Ho letto di questa interessante proposta (dal sito web omonimo) già ripresa dal IlFattoQuotidiano che riassumo:

“#ScienceBulletChallenge è un’iniziativa nata da un gruppo di ricercatori con varie forme contrattuali a termine che ha come obiettivo quello di denunciare le condizioni in cui versa la Ricerca Pubblica Italiana. Cercando l’hashtag #ScienceBulletChallenge già si possono trovare i video girati da chi ha deciso di partecipare al gioco virale, ricercatori o simpatizzanti che sono simbolicamente “colpiti” e “fatti sparire” da svariati bullet, a rappresentare la pioggia di colpi che – abbattutasi negli anni sulla ricerca – ha ridotto in macerie un intero sistema.

L’indagine Ricercarsi 2014 (promossa dalla FLC CGIL e in corso di pubblicazione) ha stimato che solo il 6,7% dei ricercatori con contratti a tempo determinato è stato assunto negli ultimi dieci anni. Ovvero il 93,3% è sopravvissuto grazie a contratti temporanei o assegni di ricerca. Il 73,1% del campione preso in considerazione dal rapporto di cui sopra, non ha figli nonostante l’età media di 35 anni e nonostante il 57% sia rappresentato da donne.

Una pioggia di colpi si è abbattuta negli anni sulla ricerca pubblica. L’insidia si nasconde anche dietro gesti apparentemente innocui e, a volte, si cade sotto un fuoco che si direbbe “amico”.

In gioco non c’è solo il futuro dei ricercatori. La Ricerca Pubblica è un bene da preservare perché significa tecnologia per tutti, cure migliori, costi ospedalieri minori, benessere. La ricerca migliora e allunga le vite di tutti”.

Hanno ragione questi ricercatori? Com’è stato l’andamento dei finanziamenti alla ricerca negli ultimi anni? Ecco la fonte principale, il PRIN (Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale). Gli ultimi due anni: i finanziamenti sono stati zero. I dati non sono neppure corretti per l’inflazione.

TITOLO FIGURA: Andamento dei fondi PRIN negli ultimi anni.1

A dire il vero, nel 2014 c’erano pochi soldi (47 milioni di euro), che sono stati dirottati su un nuovo programma: i fondi SIR (un pomposo acronimo per “Scientific Independence of young Reseachers”). Qui, nonostante le buone intenzioni, si sta rischiando una figuraccia europea degna di Roma-Bayern 1-7 oppure come quando Matteo Renzi prova a dire due parole in inglese.

L’ERC (European Research Council) è una prestigiosa istituzione europea che finanzia lautamente progetti di eccellenza scientifica a giovani e meno giovani. In generale nei progetti di ricerca europei, il nostro paese ci mette un sacco di soldi e porta a casa relativamente poco (dell’ordine di 60 centesimi per ogni euro). Il Regno Unito e gli altri paesi che si dividono i circa 500 milioni che l’Italia regala alla ricerca europea ogni anno ringraziano sentitamente. I finanziamenti dell’ERC ai progetti più meritevoli sono molto generosi, si parla di cifre nell’ordine di 1-2 milioni di euro a ricercatore, ma per ottenere il finanziamento occorre dimostrare la propria indipendenza scientifica (no soldi allo studente del prof. X che continuerà a lavorare per il prof. X sui progetti del prof. X) e soprattutto la capacità di gestire i soldi. Chi affiderebbe mai un milione di euro a chi non ne ha mai gestiti da solo neppure mille?

Evidentemente al ministero dell’università non si sono chiesti se il modello ERC fosse buono o meno per l’Italia ma si è deciso di scopiazzarlo. Tuttavia c’era un problema: non si potevano mica far valutare questi progetti dagli universitari italiani, capaci di qualsiasi nefandezza! Si è quindi formulato nel bando un provvedimento che prevedeva che i valutatori sarebbero stati nominati dalla rosa dei membri della stessa commissione scientifica esaminatrice dell’ERC. Nessun altro paese aveva mai utilizzato un metodo così trasparente per una semplice ragione. Solo dopo la scadenza del bando è stata inviata una lettera al presidente dell’ERC per chiedere dei nomi e i contatti dei possibili valutatori. La risposta è stata (presumibilmente) del tipo: “Cari italiani, ma cosa volete? Lo dovreste sapere che per tutte le agenzie che erogano fondi e le riviste scientifiche i contatti dei valutatori sono riservati! Che cosa vi è saltato in mente di formulare in questo modo bando pubblico senza chiedercelo prima?”. A questo punto (dopo soli 7 mesi dalla scadenza del bando), dietrofront del ministero, si ritorna ai valutatori italiani (quelli capaci di qualsiasi nefandezza!). Le commissioni, da marzo, sono state nominate solo la scorsa settimana. Il sito del ministero annuncia che entro aprile 2015 si dovrebbero tenere le audizioni per la seconda fase. Nel miglior caso possibile, i risultati arriveranno a maggio 2015, dopo un anno e tre mesi dalla chiusura del bando. E i ricercatori che aspettano di sapere qualcosa del loro futuro, non escluso qualcosa riguardo il loro stipendio? Che campino d’aria, perché si sa: nell’università italiana è possibile qualsiasi nefandezza.

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14 Commenti

  1. 1) con riguardo alla situazione nazionale:
    dato il casino dell’ASN, non sarebbe il caso di sospendere un po’ tutto e di concentrarsi di più sul reclutamento dei ricercatori?. Almeno così si metterà l’accento sul RECUTAMENTO, anche perché di fatto l’ASN è una sorta di promozione di PERSONE GIA’ STRUTTURATE (la competizione, all’interno dell’ASN, tra i non strutturati e gli strutturati è impari per i seguenti motivi:
    a) si abilita chi è già strutturato, poiché costa di meno all’ateneo
    b)chi è già strutturato, ha più potere, può votare in cons. di facoltà, non si mai ecc……
    c) chi è già strutturato ha naturalmente “più curriculum” di un precario che deve scrivere anche la notte, facendo il cameriere di sera e lavorando al mercato ortofrutticolo di giorno.

    2)con riguardo alla situazione ERC, c’è un’incomprensione di fondo:
    i criteri sono gli stessi, ma non si tiene conto della peculiarità delle discipline: ad es. chi è del ramo scientifico, è naturale che abbia scritto in inglese su riv. internazionali, chi è del ramo giuridico no perché il diritto è un fenomeno “nazionale” e peraltro molti prof. ordinari di diritto non conoscono la lingua inglese (si badi, non è una colpa) e quindi i lavori in lingua ingl. non sarebbero valutabili in sede nazionale.

    dico bene?

    Condividete?
    grazie,
    anto

    • Cara/o Anto,
      In effetti all’interno dell’accademia italiana si parla tantissimo di “abilitazione” e molto poco di chi non è sicuro di portare tutti i mesi lo stipendio a casa, che invece dovrebbe essere una priorità. Riprendo qui alcuni temi dei quali mi convinco sempre di più con il passare del tempo. Dopo cinque anni di blocco di carriere e stipendi, ha poco senso mantenere tre fasce separate per la docenza, sarebbe molto più sensato averne una unica ma con stipendi diversi. Una valutazione rigorosa ed approfondita dovrebbe esistere per chi è immesso in ruolo, mentre per le promozioni un meccanismo più elastico sarebbe auspicabile. Buona parte dei ricercatori che hanno ottenuto l’abilitazione (soprattutto quelli meno giovani) costeranno paradossalmente DI MENO come associati, lo stipendio sarà lo stesso grazie all’assegno aggiuntivo ma ci vorranno anni per riassorbirlo. Orientativamente, chi è nella quinta classe di stipendio non vedrà un aumento dello stipendio ma solo del carico didattico…
      L’ASN è costata tantissimo, non solo di soldi pubblici ma anche ai candidati per ricorsi a causa di norme niente affatto chiare. Se paradossalmente si fossero promossi TUTTI i ricercatori ad associati, lo stato ci avrebbe probabilmente risparmiato. L’ASN si è rivelata uno strumento costoso e soprattutto inadeguato allo scopo. Gli atenei sono costretti a ragionare ancora in termini di punti organico. Se fosse possibile invece considerare i costi effettivi sarebbe stato possibile gratificare con avanzamenti di carriera le persone che si impegnano davvero. In ultima analisi, si sta mortificando una generazione di ricercatori per discutere di questioni bizantine sulle promozioni.

  2. Marco Bella,
    grazie per aver condiviso la mia tesi sull’eccessivo peso dato, da parte del Parlamento e da parte dei vari ministri e dalle varie discussioni, all’ASN,
    come pure sulla scarsa considerazione riservata al reclutamento dei ricercatori e, in genere, come ho spiegato, alla differenza tra reclutamento e promozione.

    mi piacerebbe che qualche ordinario importante e l’attuale ministro riconoscessero l’importanza dell’ingresso di chi, ricercatore precario da una vita (con curriculum grande), di notte scrive e di giorno e di sera lavora come cameriere.

    bisogna sottolineare 2 punti:

    1) Nell’Università, chi è DENTRO è DENTRISSIMO (e continuerà ad essere promosso), chi è FUORI è FUORISSIMO (e non entrerà mai neppure con un CURRICULUM ENORME!”

    2)NO alla PROMOZIONE, SI al RECLUTAMENTO!!!!!!!!!!!!!1

    Avanti, chi è cosi coraggioso da darmi torto?
    C’è qualcuno?
    Grazie,
    Anto

    • Scrive Anto:
      —————–
      2)NO alla PROMOZIONE, SI al RECLUTAMENTO!!!!!!!!!!!!!1
      Avanti, chi è cosi coraggioso da darmi torto?
      C’è qualcuno?
      ——————
      Ci sono io perché in mia opinione il punto 2 è una stupidaggine enorme. Il problema non è fomentare una guerra intestina tra “promozione” e “reclutamento” ma capire che alcuni meccanismi sono errati o appartenenti ad un’altra epoca, tipo i “punti organico” e andrebbero corretti. I due processi sono entrambi vitali per un’università sana: il reclutamento perché non si può continuare a ridimensionare l’accademia italiana con pensionamenti senza nuovi ingressi ma anche le promozioni servono a motivare chi c’è già dentro a fare del proprio meglio. In particolare, ci sono delle promozioni che non solo sono a costo zero, ma addirittura convengono allo stato! Prendiamo il caso dei ricercatori anziani che hanno ottenuto l’abilitazione. Per quale motivo non si dovrebbe promuoverli senza concorsi arzigogolati? Buona parte di queste persone insegna già. Ma non sarebbe stato più conveniente per tutti destinare la massima parte delle risorse per il reclutamento, e una parte minore per dare davvero una gratificazione economica a chi se lo merita, senza il moloch ASN?

  3. Però vi sfugge un piccolo particolare, e cioè che in questo momento l’abilitazione è la condizione necessaria anche per il reclutamento a TI, non solo per la progressione di carriera. Quindi, rebus sic stantibus, chi non ha l’abilitazione non può neanche aspirare ad un posto stabile.
    Ne abbiamo parlato tante volte e Tom ha anche proposto una soluzione sulla quale concordo almeno in questo periodo storico: invece di reclutare RTDa per 0.4 punti budget, che poi ritornano al dipartimento ma non sono riutilizzabili per più di 2 volte per la stessa persona, si stabilizzi l’RTDa per gli stessi 0.4 po, a vita.
    Ma bloccare l’ASN in questo momento vuol dire bloccare anche i precari. No problem però, perché è stato già fatto in due modi: già saltata la tornata 2014 e di quella 2015 non si sa più nulla, la progressione di un PA a PO non è più vincolata al reclutamento di un RTDb.

  4. @Lilla:

    il tuo discorso va benissimo, però poi ci saranno i soliti inconvenienti di cui sopra, che ripropongo:

    a)si abilita chi è già strutturato, poiché costa di meno all’ateneo
    b)chi è già strutturato, ha più potere, può votare in cons. di facoltà, non si mai ecc……
    c) chi è già strutturato ha naturalmente “più curriculum” di un precario che deve scrivere anche la notte, facendo il cameriere di sera e lavorando al mercato ortofrutticolo di giorno.

    queste osservazioni ai punti a), b), c), purtroppo rimangono nelle menti dei commissari……….

    lasciando come reclutamento solo l’ASN è stato come eliminare la serie B e costringere tutti a giocare in A: quello che gioca bene in B, in seria A starebbe sempre in panchina e così è per il precario

    per me, l’unica soluzione è lasciare perdere l’ASN ed aprire molto sugli RTD tipo b, anche se so che ciò non avverrà mai.

    • c) chi è già strutturato ha naturalmente “più curriculum” di un precario che deve scrivere anche la notte, facendo il cameriere di sera e lavorando al mercato ortofrutticolo di giorno.

      Piuttosto che questo caso estremo, io farei riferimento al semplice fatto che il “precario” ha sempre uno strutturato di riferimento per il quale scrive articoli, progetti, lezioni, etc.
      Quindi anche situazioni normali portano ad uno squilibrio strutturale ed una impossibilità di competizione tra strutturati e non.

  5. @Marco Bella:

    hai ragione, ma nelle menti dei commissari, l’ASN non era un’abilitazione ma un concorso (e questo risulta da alcune ordinanze Tar), e di conseguenza hanno pensato di fare una selezione forzata (procedendo con il freno a mano tirato) e mettendo “uno candidato contro l’altro”; per i motivi sopra esposti hanno promosso l’anziano.

    Questa promozione del ric. anziano non è sbagliata, sicuramente è meritata, ma nel ragionamento dei commissari, se promuovo uno DEVO bocciare l’altro.

    ERGO: dato che se devo sparare, sparo sulla croce rossa (il precario)e salvo il ric. anziano.

    in altre parole la promozione si deve fare,

    ma se questo va CONTRO IL RECLUTAMENTO dei precari, è meglio dare il pane a chi muore di fame.

    ora mi capisci?

  6. mi ero dimenticato: soltanto se blocchi o sospendi l’ASN, puoi affrontare il problema dell’ingresso dei PRECARI (di quelli che se lo meritano e che hanno un curriculum grande, ovviamente).

    per me, si potrebbero portare avanti entrambe le cose, ma non secondo il Ministro, non secondo i Professoroni importanti, non secondo il Parlamento; prova ne è il fatto che da 4 anni si parla SOLTANTO di ASN e si tace (ad eccezione di un articolo su roars) sui concorsi rtd a fotografia.

  7. @Plymouthian:

    è vero, ci sono già squilibri tra precario e professore di riferimento, però è anche vero che:

    il prof. di riferimento ha fatto, in gioventù, un percorso solitamente graduale:
    1)dottorato
    2)ricercatore a tempo ind.
    3)professore (ass. e/o ordinario)

    ora, togliendo il punto 2) (l. gelmini lo ha abolito) il precario si vede l’asticella salire vertiginosamente e deve (non essendoci neanche più posti RTD attualmente disponibili o se lo sono, lo sono “a fotografia”) partecipare all’ASN, perché c’è rimasta solo quella.

    Da considerare ora i seguenti punti:

    A) purtroppo, c’è una concorrenza “sleale” tra precario e ric. a t. ind., in quanto il ric. a tempo ind. che a aspira ad essere abilitato ha obbiettivamente più esperienza ed un curriculum che ha avuto la possibilità di ingrandire con la tranquillità del posto fisso.

    B)il ric. a tempo ind. ha più insegnamenti da far valere. Io, da precario di insegnamenti a contratto ne ho avuti diversi, ma ora con la l. gelmini o sono pagati o vengono dati agli strutturati; data la mancanza di fondi vengono dati agli strutturati e il curriculum rimane fermo per quanto riguarda gli insegnamenti.

    C) poi il ric. a tempo ind. ha, appunto, il titolo da ric. a tempo ind., che conta di più, come titolo, di un semplice assegnista.

    D)il ric. a tempo ind. ha avuto più tempo e tranquillità per le pubblicazioni.

    E) è già dentro il sistema, può fare comodo in futuro, quindi si tende ad abilitarlo, come ho detto, se si deve sparare contro qualcuno, si spara contro la “CROCE ROSSA”, CHE E’ APPUNTO, IL PRECARIO.

    QUESTI SONO 4 OSTACOLI PER IL PRECARIO CHE è COSTRETTO A PRESETARSI ALL’ASN.

    Qualche obiezione?
    anto

  8. da strutturato: secondo me nella sostanza ha assolutamente ragione “anto”; in un momento come questo per l’università italiana non ha molto senso investire in promozioni, chi è strutturato comunque può riuscire a sopravvivere, chi non lo è, dopo tutti questi anni no (mi pare che siamo ben oltre i livelli di una comunque necessaria e naturale selezione). I fondi del piano straordinario associati sembrano completamente vincolati per le promozioni ad associato e questo conferma quanto dice “anto”: ci perdono solo quelli che sono nelle posizioni precarie, da questo le corrette deduzioni di sylos-labini (per come le ho capite io) sul fatto che alla fine ci perderà il sistema italia.

  9. @sorrenti

    “chi è strutturato comunque può riuscire a sopravvivere, chi non lo è, dopo tutti questi anni no”

    finalmente una persona che capisce l’urgenza del precario, che invece, nell’ambito delle iniziative universitarie (tra tutte ASN)è destinato a soccombere.

    grazie, almeno me ne vado, umiliato e deriso dal sistema (con tutte le copie dei libri ci accenderò il fuoco per l’inverno – così risparmio sul riscaldamento”, ma con un briciolo di comprensione.

    mi dispiace che gli altri parlino solo dell’ASN, non riconoscendo che in sostanza l’ASN premia chi è già dentro e penalizza chi è già fuori.

    grazie ancora.

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