Vi sono molteplici analisi che è possibile effettuare partendo dai dati sull’Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN) relativi ai ricercatori universitari, con particolare riferimento a quelli a tempo indeterminato (RTI). In questo articolo verranno considerati i risultati dell’ASN unitariamente a livello nazionale, dapprima al variare delle diverse aree CUN, e successivamente in maggior dettaglio per ogni singolo settore concorsuale. In più, i dati verranno separati per genere, così da poter confrontare tra uomini e donne sia gli esiti prodotti dalle commissioni ASN (le cui valutazioni hanno valenza a livello nazionale) sia gli effetti sul reclutamento in 2^ fascia (che avviene attraverso meccanismi locali). In generale, la percentuale di prevalenza del genere maschile tra gli abilitati arriva al 67% di tutti i settori concorsuali. Rispetto a ciò che si osserva tra gli abilitati, diminuiscono sensibilmente tra i neo-professori le percentuali di prevalenza del genere femminile tra i settori di Scienze biologiche, di Ingegneria civile ed Architettura e di Scienze giuridiche. Il reale progresso per il genere femminile nel sistema universitario italiano si riscontra proprio nell’incremento della frazione di donne che accedono alla 2^ fascia, passate dal 35% al 38% nel quinquennio qui preso in considerazione.

 

Vi sono molteplici analisi che è possibile effettuare partendo dai dati sull’Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN) relativi ai ricercatori universitari, con particolare riferimento a quelli a tempo indeterminato (RTI). Nei precedenti studi presentati su ROARS (https://www.roars.it/indagine-sulla-situazione-dei-ricercatori-abilitati-in-italia/ e https://www.roars.it/i-ricercatori-a-tempo-indeterminato-dopo-lasn-2016-18-quali-prospettive/) l’analisi del reclutamento dei RTI a professori di 2^ fascia era stata condotta in funzione della posizione geografica e della tipologia di ateneo, dimostrando palesi differenze tra sedi al Nord e sedi al Sud, ma non erano state prese in considerazione né le diverse aree disciplinari né altri parametri rilevanti come, ad esempio, il genere.

Al momento attuale (febbraio 2019) per quanto riguarda l’ASN i dati sono rimasti inalterati rispetto al novembre 2018, poiché si è ancora in attesa di conoscere i primi esiti della tornata 2018-20. Il periodo iniziale di riferimento per l’indagine è, come nelle analisi sopra citate, il 31/12/2013, data nella quale risultavano in servizio 23.740 RTI. A questi, per completezza, vanno aggiunti altri 40 RTI che risultano aver preso servizio in anni successivi. Per effetto della istituzione di nuovi posti di professore associato, il numero complessivo di RTI reclutati in una fascia superiore dalla fine del 2013 è in costante ma lenta crescita, superando finora complessivamente le 9.200 unità, crescendo a un tasso che, negli ultimi mesi, si può stimare dell’ordine di una decina per giorno lavorativo. D’altronde, anche tenendo conto dei pensionamenti, il numero di RTI abilitati in attesa di progressione di carriera  è ancora molto elevato e si attesta attualmente attorno ai 5.500.

In questo articolo non si darà enfasi alla posizione geografica degli atenei italiani, ma verranno considerati i risultati dell’ASN unitariamente a livello nazionale, dapprima al variare delle diverse aree CUN, e successivamente in maggior dettaglio per ogni singolo settore concorsuale. Tutti i risultati verranno presentati in forma percentuale, in modo tale da rendere possibile il confronto tra aree oppure tra settori aventi molteplicità anche molto differenti tra loro. In più, i dati verranno separati per genere, così da poter confrontare tra uomini e donne sia gli esiti prodotti dalle commissioni ASN (le cui valutazioni hanno valenza a livello nazionale) sia gli effetti sul reclutamento in 2^ fascia (che avviene attraverso meccanismi locali).

Nella seguente tabella, per ciascuna delle 14 aree CUN (la cui denominazione compare in prima colonna) è indicato il numero di RTI in servizio a fine 2013 (in seconda colonna), anche attraverso una rappresentazione a barre orizzontali colorate in verde: si nota che il 20% (oltre 4.600 RTI) afferiva all’area 06 (Scienze mediche), mentre per quasi tutte le altre aree il numero di RTI si aggirava tipicamente tra i 1.200 e i 2.200. La scelta del momento iniziale della presente analisi (fine 2013), come per le precedenti, è del tutto arbitraria ed è guidata essenzialmente dalla necessità di individuare una fase che precedesse di poco il piano straordinario associati avviato nel 2014.

Nella terza colonna della tabella è riportato il numero di settori concorsuali (complessivamente 190) caratterizzanti ciascuna area. La molteplicità di RTI per settore concorsuale può essere estremamente variabile, passando da poche decine fino a 400 unità. Per ogni singola area CUN, nella quarta colonna della tabella viene indicata in colore celeste la percentuale di settori nell’area all’interno dei quali il numero di ricercatori uomini è maggiore rispetto al numero di ricercatrici, mentre in colore rosa si riporta la complementare percentuale di settori in cui sono le donne a prevalere numericamente. Per una più immediata lettura, oltre al testo sono utilizzati gli stessi colori anche per una rappresentazione delle percentuali tramite barre orizzontali. Tale colonna, dunque, fornisce una stima della prevalenza di genere nell’area in misura del numero di settori, e non come semplice rapporto del numero di ricercatori uomini e donne rispetto al totale. In questo modo ogni eventuale differenza può essere accentuata rispetto al semplice computo percentuale basato sul conteggio dei ricercatori: questa scelta è volutamente effettuata al fine di  enfatizzare opportunamente il confronto di genere. Si osserva pertanto che nella totalità dei settori di Scienze fisiche (area 02), di Scienze della Terra (area 04) e di Ingegneria industriale e dell’informazione (area 09) si riscontra tra i RTI una prevalenza numerica degli uomini rispetto alle donne. In maggioranza il genere maschile risulta più numeroso anche tra i settori di Scienze matematiche e informatiche (area 01), di Scienze mediche (area 06), di Ingegneria civile ed Architettura (area 08) e di Scienze economiche e statistiche (area 13). Altre aree presentano un maggiore equilibrio, mentre si rivela schiacciante la prevalenza del genere femminile tra i settori di Scienze chimiche (area 03), di Scienze biologiche (area 05) e di Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche (area 10). Nel complesso, la prevalenza del genere maschile tra i ricercatori in servizio a fine 2013 corrisponde al 60% dei 190 settori concorsuali.

La quinta colonna della tabella si basa, per ogni area, sul conteggio relativo dei settori nei quali vi è una prevalenza di genere tra i RTI che si sono abilitati almeno una volta in una delle tornate ASN fino ad oggi completate. Per molte aree si ripete grossolanamente un rapporto simile a quello già discusso nella colonna precedente, come è prevedibile dal fatto che il campione di riferimento (quello degli abilitati) corrisponde a quasi due terzi del totale dei RTI, e quindi dovrebbe essere a questo fortemente sovrapposto. Al contrario, si osservano casi di aree in cui i rapporti possono cambiare in maniera più o meno drastica. Se, da una parte, nelle due aree ingegneristiche le donne abilitate “conquistano” il 40% dei venti settori di area 09 e diventano la maggioranza in area 08, con lievi incrementi anche nelle aree 04, 13 e 14 (Scienze politiche e sociali), dall’altra le percentuali diminuiscono (o crollano) in tutte le altre aree. Proprio per le Scienze chimiche, in cui le donne sono numericamente prevalenti in 7 degli 8 settori, gli esiti dell’ASN sono invece stati positivi in maggior misura per i colleghi maschi addirittura in tutti e 8 i suddetti settori. In generale, la percentuale di prevalenza del genere maschile tra gli abilitati arriva al 67% di tutti i settori concorsuali.

Nella sesta ed ultima colonna della tabella si riporta la percentuale di settori in base al genere prevalente tra i circa 9.000 RTI del 2013 che, ad oggi, sono stati promossi in 2^ fascia (o anche in 1^ fascia, in più di 350 casi). Le percentuali sono abbastanza in linea con quelle della precedente colonna (relativa agli abilitati, senza considerare eventuali successive progressioni di carriera), sebbene non manchino alcuni scostamenti più o meno interessanti. Le donne afferenti a Scienze fisiche, ad esempio, pur essendo in minoranza in tutti i settori di area 02, indipendentemente dal possesso o meno dell’ASN, risultano progredire in 2^ fascia più degli uomini in due dei sei settori dell’area. Si nota inoltre un progresso importante tra i settori dell’area 11 (Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche), che bilancia tra donne e uomini le proporzioni numeriche del campione iniziale. D’altro canto, rispetto a ciò che si osserva tra gli abilitati, diminuiscono sensibilmente tra i neo-professori le percentuali di prevalenza del genere femminile tra i settori di Scienze biologiche, di Ingegneria civile ed Architettura e di Scienze giuridiche. Sommando su tutte le aree, il divario nelle percentuali di settori con reclutamenti in 2^ fascia a maggioranza maschile rispetto a quella femminile si allarga a 71% contro 29%.

A distanza di poco più di cinque anni, come conseguenza delle valutazioni ASN prima, e delle procedure concorsuali poi, ci sono state evidenti evoluzioni nelle proporzioni di genere: tra tutti i RTI, la percentuale di uomini è calata dal 54% al 50% e, considerando i soli titolari di abilitazione, dal 57% al 50%. Se questa tendenza verrà confermata, a breve accadrà che le donne rappresenteranno la maggioranza dei RTI, per la prima volta da quando questa figura è stata istituita, quasi 40 anni fa. La maggior frazione di passaggi a professore associato per gli uomini, comunque, è in calo rispetto a quanto era avvenuto in passato. Il reale progresso per il genere femminile nel sistema universitario italiano, infatti, si riscontra proprio nell’incremento della frazione di donne che accedono alla 2^ fascia, passate dal 35% al 38% nel quinquennio qui preso in considerazione. Per inciso, va anche segnalato che questo incremento è in parte un riflesso del più elevato numero di pensionamenti e di progressioni di carriera da parte degli uomini rispetto alle donne presenti in 2^ fascia, che rende più articolate da descrivere tutte le dinamiche di reclutamento, ben oltre gli obiettivi della presente indagine.

I dati fin qui presentati relativamente alle 14 aree CUN risultano, prevedibilmente, piuttosto variegati se si vanno a considerare i singoli settori concorsuali al loro interno. Tale dettaglio è consultabile nelle tabelle riportate di seguito. Accanto alla prima colonna, contenente la denominazione dei settori concorsuali, vi sono tre gruppi di colonne, con sfondi di colori chiari: giallo, grigio e verde. In ciascuno di questi tre gruppi sono richiamate, rispettivamente, le tre fasi del monitoraggio fin qui definite: RTI in servizio a fine 2013, RTI abilitati fino all’ASN 2016-18 e RTI promossi a professori dal 2014 al febbraio 2019. Con barre orizzontali di colore più intenso rispetto allo sfondo, sono indicate per ciascun settore le molteplicità dei RTI e, a seguire, le percentuali di abilitati e di promossi, affiancate da barre in celeste e in rosa per distinguere e comparare anche graficamente le percentuali tra uomini e donne.

Data la notevole mole di dati tabulati, solo alcuni aspetti e casi di interesse possono essere qui messi in evidenza e commentati, tanto più che in alcuni settori concorsuali il numero di ricercatori consiste in appena poche decine. Innanzitutto si può notare in quali discipline vi siano già ab origine delle “predisposizioni di genere” tra i ricercatori, che gli esiti dell’ASN in alcuni casi accentuano, in altri riducono. Sono storicamente “presìdi” dei ricercatori uomini settori tecnico-scientifici quali quelli di Scienze fisiche e Scienze della Terra, come pure i settori che riguardano la chirurgia e praticamente tutti i settori ingegneristici, con percentuali sistematicamente maggiori del 60% e punte che toccano il 90%. Le ricercatrici prevalgono uniformemente in Scienze chimiche e in Scienze biologiche, come pure in determinati settori di area medica (con particolare riferimento alle scienze infermieristiche) e in ambito umanistico-sociale (sostanzialmente letteratura, lingue, psicologia).

Fatto presente che complessivamente la percentuale di abilitati fra tutti i RTI in servizio a fine 2013 è ad oggi circa 63% (65.5% per gli uomini e 61% per le donne), va constatato che tale percentuale varia notevolmente da un minimo del 50% in area medica a un massimo del 78% in ingegneria industriale e dell’informazione, con picchi in bioingegneria (87%) più altri otto settori che si spingono sopra l’80%: si tratta di un numero di settori pressoché equivalente all’unione di tutte le altre aree messe insieme. Essendo i calcoli normalizzati ai soli RTI e non al ben più ampio spettro di candidati non strutturati, talvolta appartenenti a contesti professionali più o meno rispondenti ai criteri valutativi dell’ASN, ci si sarebbe potuto aspettare una minore dispersione dei valori delle suddette percentuali.

Per quanto concerne, infine, la questione legata al genere, mettendo a confronto per ciascun settore le percentuali di abilitati, non sono affatto rari i casi in cui le differenze appaiono elevate: se si volesse intendere come significativa una differenza in valore assoluto superiore al 10% tra uomini e donne, per settori con almeno 50 RTI a fine 2013, si conterebbero in tutto una sessantina di settori (un terzo del totale), tre quarti dei quali con prevalenza maschile. Se si dovessero ripetere le stesse considerazioni per le percentuali dei RTI promossi, si scoprirebbe che i settori con differenze di genere in assoluto superiori al 10% sono più di 90 (praticamente metà del totale), con prevalenza del genere maschile in cinque sesti dei casi. Le disparità di genere più evidenti si registrano in tutti i settori di Scienze matematiche e informatiche (a partire da Fisica matematica 01/A4) e in larga parte dei settori dell’area medica e delle aree ingegneristiche (soprattutto nei macrosettori 09/E e 09/F), mentre la situazione nelle altre aree è poco significativa oppure lo è ma a macchia di leopardo e senza una chiara prevalenza di genere.

Lo studio qui presentato si concentra sul solo campione dei RTI italiani, il quale è ben definito trattandosi di un ruolo a esaurimento, ma non è rappresentativo del mondo accademico nella sua interezza. Anche se qui non trattati, risulterebbero estremamente interessanti anche possibili studi sulle dinamiche legate sia all’assunzione di nuovi Ricercatori a Tempo Determinato (RTD), soprattutto i tenure-track (tipo “B”), sia al reclutamento di professori associati in 1^ fascia. A tal proposito si segnala qui un recente studio che approfondisce la situazione relativa all’area di Scienze matematiche e informatiche: C. Cerroni e A.M Cherubini, “A che punto è la notte?”, pubblicato in Matematica, Cultura e Società – Rivista dell’Unione Matematica Italiana, Aprile 2018.

Le nuove commissioni giudicatrici cominceranno nei prossimi mesi a produrre gli esiti delle valutazioni per la tornata ASN 2018-20. Esiste potenzialmente un campione di RTI in cerca di prima abilitazione che si aggira attualmente sulle 7.000 unità, ma vi è anche un rilevante numero (stimato attorno a 1.300) di RTI abilitati con l’ASN 2012 che non hanno più rinnovato la propria abilitazione e che nell’arco di 10-15 mesi circa da ora si potrebbero ritrovare senza più titoli validi se non vi sarà alcuna proroga. Sarà interessante verificare se le percentuali di RTI abilitati nelle aree e nei settori concorsuali saranno confrontabili o meno con quelle fin qui osservate, e in quale direzione potrà evolvere un “bilancio di genere”.

 

 

 

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3 Commenti

  1. In realtà, come spiegato nel testo, le percentuali nella prima tabella si riferiscono ai settori e non ai singoli ricercatori. In sostanza, “100%” in area 04 (Scienze della Terra) significa che in tutti e quattro i settori (04/A1, 04/A2, 04/A3 e 04/A4) vi è una prevalenza di RTI uomini su RTI donne. Ispezionando poi la seconda tabella si capisce che, in questi quattro settori, la percentuale di uomini varia tra il 59% e il 79%. Mi rendo conto che seguire perfettamente tutto l’articolo possa non essere immediato e richieda tempo, ma mi auguro che la descrizione dello scenario di genere sia adeguatamente chiara per tutti.

  2. andrea.ventura, ringrazio per la spiegazione e ammetto di non avere letto con attenzione tutto il testo. L’errore è sicuramente mio, però credo che la prima figura sia poco chiara, se per interpretarla occorre leggere tutto il testo.

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