Il Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria ha predisposto un insieme di provvedimenti che, oltre a riformare il reclutamento e la progressione di carriera dei docenti universitari, intervengono sulla ricerca di base e il dirittto allo studio. Diritto allo studio: il fondo integrativo statale per le borse di studio è incrementato di 60 milioni di euro nell’anno 2021, 120 nel 2022, 180 a decorrere dal 2023. È istituita un «Fondo per il finanziamento delle attività base di ricerca», con uno stanziamento di 218 milioni di euro per l’anno 2021 e 318 milioni di euro a decorrere dall’anno 2022. Una figura unica di Ricercatore a Tempo Determinato, della durata di 6 anni, avente le prerogative dell’attuale figura di RTDB. Una “clausola di salvaguardia” per assicurare l’assunzione di almeno 1.500 Ricercatori a Tempo Determinato, del nuovo tipo, per tutti i sei anni dal 2021 al 2026, che salgono a 10.500 nel 2027. Abolizione delle figure degli RTDA e degli RTDB. Gli attuali RTDA, allo scadere del triennio, previo parere favorevole dell’Ateneo, transitano nella nuova figura di RTD, con riconoscimento dei 3 anni da RTDA: passeranno a PA dopo 3 anni, non 6. Professori associati che abbiano già l’abilitazione a PO: se hanno i 16 anni di “attività universitaria”, di cui almeno 8 da PA, presentano domanda di passaggio a PO. Ricercatori a Tempo Indeterminato che abbiano già l’abilitazione a PA (o che la acquisiscano nel primo triennio), presentano domanda di passaggio a PA. Ricercatori a Tempo Indeterminato che non abbiano già l’abilitazione a PA, ma che abbiano tenuto corsi o moduli curriculari in almeno tre degli ultimi cinque anni: se superano un giudizio di idoneità basato su attività scientifica, didattica, organizzativa, gestionale, diventano PA. Quanto proposto assicura nel sessennio 2021- 2026, l’assunzione di 9.000 nuove leve, e 10.500 entro il 2027, e nel contempo garantisce la progressione di carriera agli Associati e ai Ricercatori a Tempo Indeterminato.
- Le proposte del Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria:: https://www.roars.it/wp-content/uploads/2020/06/Proposte_per_Universita_Movimento-Dignita_23_5_2020.pdf
- Sintesi proposte: https://www.roars.it/wp-content/uploads/2020/06/SintesiProposteperUniversita_MovimentoDignita.pdf
- Principali benefici degli articoli 4-7: Benefici articoli 4-5-6-7
D’accordo per la figura del ricercatore unico.
Tutto il resto rafforza l’abilitazione nazionale come selezione con automatico passaggio di ruolo dopo un tot di anni.
Sono disposizioni che legittimano l’uso e l’abuso della asn per decidere chi deve restare al palo.
Se vi pare il modo…
Tutte le critiche alla ASN sono legittime, ma ora c’è e se vogliamo liberare le persone ingabbiate, dobbiamo usare quello che c’è.
A mio parere però i tempi proposti sono troppo lunghi e i numeri troppo esigui. Sembra che i pensionamenti previsti siano molto più alti dei 1.500 all’anno e c’è l’esigenza urgente di risalire dal fanalino di coda tra i 36 paesi Ocse o i 27 EU.
Ora ci sono le risorse straordinarie dell’emergenza e si può e si deve fare di più.
Tutto bene se funzionasse. Sono bloccate anche le persone giudicate non idonee.
E agli esterni (o non-strutturati che dir si voglia) che in anni ormai lontani (I o II tornata) hanno conseguito l’abilitazione a PA chi ci pensa più?
I professori a contratto che hanno conseguito l’ASN, hanno i requisiti per i concorsi a PA. Se hanno anche tre anni di assegni o contratti di ricerca, anche non consecutivi, hanno anche i requisiti per i bandi a RTDB.
Gli atenei ora hanno le risorse assunzionali per farlo. Se vogliono.
Tutto dipende da quale è l’università in cui si ha avuto la ventura di formarsi. Quella in cui mi sono formato io non dà né assegni né contratti di ricerca nel mio settore da tempo ormai immemorabile (certamente da più di 20 anni), né borse post-dottorato. Concorsi da ricercatore a tempo determinato non ne farei, perché dovrei dimettermi dalla scuola, dove sono di ruolo da 20 anni, ma rinunciare a un posto sicuro per una cosa che dura tre anni e poi si vedrà di questi tempi (e a quest’età) sarebbe pura follia.
La verità è che dipende dalle politiche delle università, da quali settori hanno il potere ed incrementano clientelisticamente posti.