Documento promosso dalla Società di Storia delle Matematiche

GLI STUDI ITALIANI DI STORIA DELLE MATEMATICHE MINACCIATI

In Italia sono in corso grandi cambiamenti, che modificano l’impianto stesso del sistema universitario, portati avanti da gruppi ristretti di operatori che sono stati scelti e lavorano in modo poco trasparente e fuori dal controllo della comunità scientifica. Il DM 7 giugno 2012 rischia di espellere dalle Università italiane le ricerche in storia delle matematiche, facenti parte del settore disciplinare Mat/04, inserito in SC A01, per il quale prevede un sistema di valutazione basato sull’uso di sistemi bibliometrici.

SC A01 è un settore nel quale sono confluiti ricercatori che hanno metodologie diverse di lavoro e differenti abitudini di pubblicazione: i logici matematici, che hanno una produzione affine agli algebristi, i didattici della matematica che hanno una produzione mista e gli storici delle matematiche.

L’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, ANVUR, si è avvalsa per la valutazione di banche dati, e in via principale di Scopus e ISI, che non prendono in considerazione il cuore della produzione in storia delle matematiche rappresentata da libri, contributi in volume, edizioni critiche, curatele, oltre che dagli articoli su riviste.

Se si afferma questo criterio di valutazione si tornerà indietro di trent’anni. In Italia si rinuncerà a documentare in modo professionale, attraverso edizioni, bibliografie, analisi dell’ingente materiale presente nelle nostre biblioteche e dei nostri archivi, l’attività scientifica del passato nel campo delle scienze matematiche. L’Italia è stata per cinque secoli (XII-XVII), dalle traduzioni dall’arabo di Gherardo da Cremona Platone da Tivoli e da Leonardo Pisano, alle opere di Galileo, Cavalieri e Torricelli, la sede principale della cultura matematica del mondo, in primo luogo nelle sue università. La lingua italiana è stata la prima lingua vivente delle matematiche con i maestri  d’abaco. Tutto questo materiale tornerà nell’oscurità come lo è stato per decenni.

Un criterio sbagliato non è preferibile all’assenza di criteri numerici. Anche su prestigiose riviste ci sono articoli di dignitosa routine e articoli che hanno meritato una medaglia. Il numero delle citazioni è del tutto insufficiente come criterio di valutazione:  una formula particolarmente utile in informatica è molto più citata dei lavori sulla soluzione delle equazioni polinomiali di quinto e sesto grado.

I criteri valutativi sono di grande importanza per orientare le scelte dei ricercatori: basti ricordare come sia stato attraverso l’uso di criteri valutativi errati che l’algebra in Italia ha dovuto aspettare gli anni ’60 del Novecento per entrare nella formazione del matematico italiano.

Gli storici di Mat04 sono la prova che in Italia non si può più essere a cavallo dei due settori, che la cultura letteraria e scientifica devono essere rese impenetrabili l’una all’altra e che l’interdisciplinarità deve essere resa impossibile. Inoltre gli storici di Mat04 sono l’esempio da manuale di un’ingiustizia commessa in nome di un “obbiettivo superiore”, quello di emarginare i docenti non meritevoli secondo i criteri Anvur. Ma il perseguimento di “scopi supremi” a costo di lasciare vittime sul terreno è il contrassegno tipico delle visioni totalitarie.

Sottoscrivendo questo scritto intendiamo manifestare il nostro apprezzamento la nostra stima e solidarietà per i professori italiani di storia delle matematiche che abbiamo avuto modo di apprezzare nel corso degli anni attraverso i loro scritti e le loro conferenze e che vediamo ingiustamente discriminati da criteri iniqui. Noi auspichiamo che il Governo italiano possa porre fine a questa grave discriminazione, nell’interesse generale degli studi e in quello specifico del patrimonio culturale italiano. Se valutazioni si vogliono fare, oltre a quelle alle quali i nostri colleghi sono stati sottoposti per decenni o a quelle che in grande abbondanza si possono ricavare, consultando ad esempio i cataloghi delle principali biblioteche del mondo, non si scelgano impossibili scorciatoie, ma si ricorra al giudizio tra pari della comunità scientifica internazionale.

 

Italian Studies in History of Mathematics under Threat

Italian studies on the History of Mathematics are part of a long tradition which dates back to the beginnings of the discipline in the sixteenth century and continued throughout the nineteenth and twentieth centuries. At present Italian historians of mathematics rank high among the International community.

This tradition is being put at risk as a result of the indiscriminate use of questionable evaluation criteria (h-index, quotation index and so on), adopted by the Italian Ministry on the advice of a small group of people whose selection and method of work is all but transparent and, moreover, outside the control of the scientific community.  These criteria, erroneously presented as “objective”, work in such a way that historians of mathematics are evaluated in competition with mathematical logicians and scholars of mathematics teaching, three categories that are clearly different. Moreover, they only consider the works published in (some) journals and thus exclude the most important part of the production in history of mathematics, which includes critical editions, books, and contributions to volumes.

The classifications that result from this method of evaluation consistently place mathematical logicians at the top, followed by scholars of didactics and, in a lower position, historians of mathematics, which means that the latter do not have access to an assessment of their own works by competent reviewers, thus excluding them a priori from making a career within the university.

We are all perfectly aware of the need for a rigorous selection of university staff. However, granted  that the proposed criteria, a subject of wide discussion nowadays however, are suitable for their purpose, we cannot but observe that the pursuit of “supreme goals” whatever the cost is the earmark of a totalitarian vision.

By endorsing this document we intend to show our esteem for and solidarity with the Italian professors of the history of mathematics whose works and conferences we have had the opportunity to appreciate over the years and whom we have seen discriminated by unjust criteria. We sincerely hope that the Italian government may put an end to this serious discrimination, in the general interest of  study and research and, more specifically, of the cultural heritage of Italy. If  evaluation is necessary, besides that which our colleagues have undergone for decades, we demand that fallacious shortcuts should not be chosen, but rather that peer assessment of the International scientific community should be applied.

 

Les études d’histoire des mathématiques menacées en Italie

En Italie, les études sur l’histoire des mathématiques font partie d’une longue tradition qui remonte au XVIe siècle, début de cette discipline, et s’est prolongée tout au long des XIXe et XXe siècles. Aujourd’hui, les historiens des mathématiques italiens tiennent un haut rang dans la communauté internationale.

Cette tradition est en train de courir un grand risque du fait d’un usage aveugle de critères d’évaluation contestables (facteur h, index de citations, etc.), adopté par le Ministère italien, conseillé par un petit groupe de gens dont la sélection et la méthode de travail sont tout sauf transparents et, en outre, hors de tout contrôle de la communauté scientifique.

Ces critères, faussement présentés comme “objectifs”, ont pour résultat que les historiens des mathématiques sont évalués en compétition avec les logiciens et les didacticiens, trois catégories clairement différentes. De plus, ils ne considèrent que les travaux publiés dans (quelques) journaux et excluent ainsi la partie la plus importante de la production en histoire des mathématiques, qui comprend les éditions critiques, les livres et les contributions à des ouvrages collectifs.

Les classements qui découlent de cette méthode d’évaluation placent, pour l’essentiel, les logiciens au sommet, suivis par les didacticiens et, en position inférieure, les historiens des mathématiques, ce qui signifie que ces derniers n’ont pas accès à une évaluation de leurs propres travaux par des critiques compétents: il devient ainsi a priori exclu qu’ils puissent faire une carrière dans l’université.

Nous sommes tous parfaitement conscients du besoin d’une sélection rigoureuse des personnels universitaires. Cependant, en admettant même que les critères proposés (ce qui est d’ailleurs l’objet d’une vaste discussion aujourd’hui) soient adaptés à leurs objectifs, nous ne pouvons pas nous empêcher d’observer que la recherche des “buts suprêmes”, quel qu’en soit le coût, est la marque distinctive d’une vision totalitaire.

En soutenant ce document, nous voulons exprimer notre estime et notre solidarité avec les professeurs italiens d’histoire des mathématiques dont nous avons eu l’occasion d’apprécier les travaux et conférences depuis des années et que nous voyons victimes d’une discrimination sur des critères injustes. Nous espérons sincèrement que le gouvernement italien mettra un terme à cette grave discrimination, et cela dans l’intérêt même des études et de la recherche, en particulier, quant à l’héritage culturel de l’Italie. L’évaluation est certes nécessaire, d’ailleurs nos collègues s’y sont soumis depuis des décennies, mais nous demandons de renoncer à des faux raccourcis et, au contraire, d’utiliser plutôt une évaluation par les pairs de la communauté scientifique internationale.

Ciro Ciliberto, Univ. Roma Tor Vergata; Gianni Dal Maso, SISSA Trieste; Giuseppe Anichini, Univ. Firenze; Claudio Bernardi, Univ. Roma La Sapienza; Alessandro Verra, Univ. Roma Tre; Antonio Di Nola, Univ. Salerno; Giuseppe Sambin, Univ. Padova; Carlo Toffalori, Univ. Camerino; Giuseppe Rosolini, Univ. Genova; Gian Paolo Brizzi, Univ. Bologna; Francesco Altomare, Univ. Bari; Hykel Hosni, SNS Pisa; Andrea Cantini, Univ. Firenze; Mario Piazza, Univ. Chieti; Francesco di Giovanni, Univ. Napoli Federico II; Daniele Mundici, Univ. Firenze; Salvatore Coen, Univ. Bologna; Silvio Valentini, Univ. Padova; Gabriele Lolli, SNS Pisa; Pietro Battiston, Univ. Milano Bicocca; Paolo Gentilini, IMATI-CNR, Genova, Massimo Galuzzi, Univ. Milano Statale, Luca Roversi, Univ. Torino, Alberto Conte, Univ. Torino, Fabio Bevilacqua, Univ. Pavia, Rossana Tazzioli, Univ. Lille; Sergio Invernizzi, Univ. Trieste; Ettore Casari, SNS Pisa; Franco Parlamento, Univ. Udine; Francesco Tuccari, Univ. Torino; Giorgio Chiosso, Univ. Torino; Irma Naso, Univ. Torino; Enrico Pasini, Univ. Torino; Ester De Fort, Univ. Torino; Alessandro Bargoni, Univ. Torino; Lucio Fregonese, Univ. Pavia; Pierluigi Pizzamiglio, Univ. Cattolica Brescia; Patricia Radelet, Université de Louvain; Albina Malerba ,Centro Studi Piemontesi, Torino; Paola Novaria, Archivio Storico dell’Università di Torino; Luigi Bonanate, Univ. Torino; Pierangelo Gentile; Dipartimento di Studi Storici, Università  di Torino; Vittorio Marchis, Politecnico di Torino; Italo Tamanini, Univ. Trento; Valerio Zanone, Presidente della Fondazione Filippo Burzio, Univ. Torino; Giacomo Giacobini, Presidente dell’Associazione Nazionale Musei Scientifici;  Moritz Epple, Goethe-Universitaet Frankfurt am Main; Lewis Pyenson,Western Michigan University;  Jean Mawhin, Université de Louvain; Frédéric Brechenmacher, Ecole polytechnique & Université d’Artois; Philippe Nabonnand, Univ, de Lorraine, Archives Poincaré; Eberhard Knobloch, Technical University of Berlin, Past chairman of the International Commission on the History of Mathematics, President of the International Academy of the History of Science; Michel Blay, Directeur de recherche au CNRS; Ahmed Djebbar, professeur émérite à l’Université de Lille; Jens Hoyrup, Roskilde University; Jeanne Peiffer, CNRS, Head of the Centre Alexandre Koyré, Paris, Associate Professor at the University of Luxembourg; Roshdi Rashed, Directeur de recherche émérite au CNRS, Professeur honoraire à l’Université de Tokyo;  Klaus Frovin Jørgensen, Associate Professor in Philosophy of Science Roskilde University; Rosanna Roccia, Direttore della rivista “Studi Piemontesi”, Commissione Nazionale per la pubblicazione dei Carteggi del Conte di Cavour; Jeremy Gray, Professor of the History of Mathematics, Open University, Milton Keynes U.K.; Giorgio Patrizio, Università degli Studi di Firenze; Claudio Citrini, Politecnico di Milano; Andrea Bacciotti, Politecnico di Torino; Paolo Valabrega, Politecnico di Torino; Gianluca Vinti, Univ. Perugia; Judith Goodstein, The Caltech Archives. California Institute of Technology; Franco Pastrone, Associazione Subalpina Mathesis; Marino Badiale; Univ. Torino; Antonio Banfi, Univ. Bergamo; Pierre Crépel, Univ. Lyon 1; Sabine Rommevaux , Univ. Paris 7; Jackie Stedall, Univ. Oxford; Ken Saito, Univ. Osaka; Maria Rosa Massa Esteve, Univers. Polit.  Catalunya; Arielle Saiber, Bowdoin College, USA; Antonio Di Nola, Univ. Salerno; Giangiacomo Gerla, Univ. Salerno; Maria Transirico, Preside della Facoltà di Scienze Univ. Salerno; Mercede Maj, Univ. Salerno; Patrizia Longobardi, Univ. Salerno; Beatrice Paternoster,  Univ. Salerno; Sara Monsurrò, Univ. Salerno; Luca Vitagliano, Univ. Salerno; Mario Annunziato, Univ. Salerno; Mario Ferrari, Università di Pavia;  Marina Gandellini, Università Cattolica Brescia;  Maria Paola Negri, dirigente scolastico, Cremona;  Annalisa Santini, Presidente Mathesis di Brescia; Antonio Vitolo, Univ. Salerno; Guido Cimino, Univ. Roma 1; Christian Gilain, Univ. Paris 6; Philippe Ellia, Univ. Ferrara; Paolo Maroscia, Univ. Roma 1; Mariolina Bartolini Bussi, Univ. Modena-Reggio Emilia; Luis Saraiva, Univ. Lisbona; Pietro Passerin d’Entrèves, Univ Torino; Nicolas Roudet,  Univ. Strasbourg; Efthymios Nicolaidis, National Hellenic Research Foundation; Erwin Neuenschwander, Universität Zürich; Raffaele Pisano, University Pilsen; Olivier Bruneau,  Université Nantes; Michal Kokowski, Institute for the History of Science, Polish Academy of Sciences; Christine Phili, National Technical University of Athens; Serguei Demidov, Institute for the History of Science and Technology of the Russian Academy of Sciences; Enrico Giusti, Direttore del Bollettino di Storia delle Matematiche; Luigi Rodino, Univ. Torino; Alessandro Andretta, Univ. Torino; Angelo Negro, Univ. Torino; Mauro Francaviglia, Univ. Torino; Giampietro Allasia, Univ. Torino; Paolo Bianchini, Univ. Torino; Enrico Pasini, Univ. Torino; Karin Reich,  Univ. Hamburg; Ivor Grattan-Guinness, K. O. May Medallist in the history of mathematics, Emeritus Professor of the History of Mathematics and Logic, Middlesex University; Elena Ausejo, Univ. Zaragoza; Leo Corry, University  of Tel Aviv;  Ferdinando Arzarello, Univ. Torino e Presidente ICMI;  Marino Badiale, Univ. Torino;  Ezio Venturino, Univ. Torino;Lucia Caporaso, Univ. Roma 3;Marina Marchisio, Univ. Torino; Fabio Minazzi, Univ. dell’Insubria; Marc Moyon, Univ. de Limoges; Carlo Viola, Univ. Pisa; Catherine Goldstein, Institut de mathématiques de Jussieu, Paris; Mauro Fabrizio, Univ. Bologna; Elena Marchisotto, California State University, Northridge; Mariano Giaquinta, Scuola Normale Superiore Pisa.

 

Il Comité de rédaction della Revue d’histoire des mathématiques (Société mathématique de France, Paris) all’unanimità ha firmato il documento. Rédacteur en chef:Norbert Schappacher; Rédacteur en chef adjoint: Philippe Nabonnand; Membres du Comité de rédaction:Tom Archibald, Alain Bernard,Frédéric Brechenmacher, Marie-José Durand-Richard, Étienne Ghys, Hélène Gispert,Jens Høyrup, Agathe Keller, Laurent Mazliak, Karen Parshall, Jeanne Peiffer, Sophie Roux,Joël Sakarovitch, Dominique Tournès.

per adesioni: pep@unife.it

 

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3 Commenti

  1. L’articolo dei colleghi matematici dimostra che questa nostra bistrattata Università non meritava una riforma basata su slogan, luoghi comuni, chiacchiere da bar e voglia di distruggere il sistema pubblico della istruzione superiore (viva CEPU).
    Mi permetto di porre all’attenzione di tutti una mia breve nota già presente su ROARS che scrissi di getto dopo la pubblicazione degli indicatori per i settori non bibliometrici.

    “Un effetto collaterale, forse desiderato, con queste mediane è la certificazione che esistono almeno due mondi universitari con comportamenti “scientifici” (ma probabilmente anche didattici) completamente diversi ottenendo il risultato di aver distrutto il concetto di Università che si basa sulla universalità dei saperi e la loro unica collocazione nella istituzione universitaria. Penso che sia un danno. Prima o poi avremo Università (se si chiameranno ancora Università) che privilegeranno solo le aree più produttive in senso quantitativo. Non faccio parte dei settori cosiddetti non bibliometrici, ma troverei inaccettabile che il oltre il 50% dei colleghi ordinari non hanno mai sviluppato nella loro carriere un prodotto la cui mediana è attualmente individuata in Zero. Stesso discorso per le mediane 1 o similia. Queste sono le possibili interpretazioni: a) i siti non sono stati popolati correttamente; b) il prodotto individuato non è pertinente al settore; c) la gran parte dei professori ordinari non fanno e non hanno mai fatto attività di tipo scientifico. Personalmente non credo alla ipotesi c), ma sono sicuro che quei numeri, se accettati, saranno usati contro quei settori e non è una cosa buona, se vogliano che l’Università (nel senso della universalità delle conoscenze) continui. “

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