La Redazione di ROARS condivide e rilancia con convinzione la raccolta di firma lanciata su Change dalle associazioni di rappresentanza dei precari della ricerca. A sei mesi dal suo insediamento, la Ministra Fedeli – a dispetto di facili proclami immortalati da foto di circostanza, con tanto di maglietta rossa – deve dire da che parte sta. Con i fatti e le scelte concrete. E’ organica al disegno perseguito dal governo Renzi prima del suo dissolvimento in esito alla bocciatura ricevuta col Referendum del 4 dicembre scorso (bocciatura alla quale la Ministra deve la sua elevazione al Dicastero) o ha deciso di porsi in discontinuità con quel disegno? Mentre attendiamo di saperlo (ma molti segnali indicano che di quei buoni propositi non resta che la maglietta), i giovani ricercatori in Italia si estinguono per consunzione, e il futuro dell’Università italiana diventa ogni giorno più tetro.

https://www.change.org/p/valeria-fedeli-ricerca%C3%A8futuro-investiamo-sui-ricercatori


Onorevole Ministra Valeria Fedeli,
Onorevole Ministro Pier Carlo Padoan,
Onorevole Ministro Giuliano Poletti

Uno dei principali problemi dell’Università italiana è lo stato di precarietà contrattuale in cui versa la maggioranza dei ricercatori. Questo fenomeno ha radici più che decennali, ed è stato aggravato dal disinteresse della politica nei confronti della scienza e della ricerca e dal cronico sottofinanziamento del sistema universitario italiano. A partire dall’emanazione della Legge 240/2010, che ha abolito la figura del ricercatore a tempo indeterminato, la piaga della precarietà non ha fatto altro che aggravarsi.

Oggi il numero di ricercatori precari, il cui lavoro quotidiano è fondamentale nelle attività di ricerca e didattica delle nostre Università, è nell’ordine delle 40.000 unità, a fronte di un organico di docenti con contratto a tempo indeterminato che è recentemente sceso al di sotto delle 50.000 unità. Nel complesso in questi ultimi otto anni l’Università italiana ha perso più di 13.000 posizioni a tempo indeterminato, solo in parte compensate dall’uso, anzi, dall’abuso delle varie figure di ricercatore a tempo determinato (RTD, assegnisti di ricerca, contratti di collaborazione, partite iva, etc.).

Nel giro di pochi anni l’Università italiana, già in profonda crisi, rischia dunque di morire lentamente di consunzione. L’Università non può continuare ad essere la Cenerentola delle politiche governative, ed un’azione legislativa che argini e risolva definitivamente il problema della precarietà dei ricercatori non è più rinviabile.

Sono due gli interventi che, a nostro parere, sono assolutamente necessari.

Il primo, di tipo legislativo, dovrebbe essere rivolto a semplificare e riordinare l’attuale molteplicità delle figure pre-ruolo, in modo da evitare l’abuso di contratti precari e predisporre un percorso ragionevole per chi è intenzionato a dedicare la propria vita alla ricerca e alla didattica in Università. Su questo punto abbiamo proposte concrete, frutto della nostra esperienza di precari e lavoratori negli atenei, che abbiamo già espresso in diversi documenti e su cui chiediamo di poter aprire al più presto un confronto.

Il secondo, invece, è legato alla necessità di un intervento da parte dello Stato per quanto riguarda il reclutamento. A partire dall’entrata in vigore della legge Gelmini, sono stati reclutati solo 2000 ricercatori di tipo “b”, ossia l’unica tipologia di ricercatori per i quali è prevista la possibilità di essere assunti a tempo indeterminato dopo 3 anni di contratto (previo il conseguimento dell’Abilitazione Scientifica Nazionale). Se l’Italia vuole veramente cambiare rotta, dovrebbe seguire l’esempio dei suoi partner europei e iniziare ad investire sui ricercatori.

I dati parlano chiaro: 13.000 posti a tempo indeterminato persi negli ultimi anni, circa 1.500 pensionamenti annui. È necessario un reclutamento straordinario di 4000 nuovi ricercatori all’anno per i prossimi cinque anni per riportare l’organico delle Università ad un livello di minima adeguatezza e dare una possibilità di continuare a fare ricerca ai tantissimi precari che sorreggono attualmente le nostre Università.

Lo sappiamo, onorevoli Ministri: un intervento del genere richiede un impegno finanziario di non poco conto, e la particolare congiuntura economica che stiamo vivendo da troppi anni ormai non permette grandi spazi di manovra. Ma tutto ciò non farà che allontanare una possibile soluzione, aumentandone i costi o decretando, qualora la politica perseveri nel suo disinteresse, la fine del settore della ricerca nel nostro paese.

È per questo, onorevoli Ministri, che vi proponiamo di impiegare in maniera più efficace, destinandoli al reclutamento di ricercatori in tenure track per le Università e per gli Enti pubblici di ricerca, i fondi delle cattedre “Natta” (circa 75 milioni di euro all’anno, stanziati nella finanziaria 2015 e mai impiegati), provvedimento che ha ricevuto fin dall’inizio innumerevoli ed unanimi critiche, così come il cosiddetto “tesoretto” dell’IIT (circa 450 milioni di euro, secondo le indiscrezioni). Tali fondi non sono certo sufficienti a finanziare il reclutamento di tutti i ricercatori di cui il nostro Paese ha bisogno, ma di certo segnerebbero un deciso cambio di rotta, necessario per ridare una prospettiva alla ricerca in Italia e a chi la fa vivere col proprio lavoro.

Onorevoli Ministri, Vi chiediamo di farvi carico di questo impegno concreto per riformare le figure contrattuali postdoc e per il rilancio del reclutamento nelle nostre Università ed Enti di Ricerca, in modo che l’Italia inizi concretamente ad investire sui ricercatori!

Le precarie e i precari della ricerca di:

ADI – Associazione dei Dottorandi e Dottori di Ricerca

ARTeD – Associazione dei Ricercatori a Tempo Determinato

FLC-CGIL – Federazione dei Lavoratori della Conoscenza

https://www.change.org/p/valeria-fedeli-ricerca%C3%A8futuro-investiamo-sui-ricercatori

Questa petizione sarà consegnata a:

  • Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
    Valeria Fedeli
  • Ministero dell’Economia e delle Finanze
    Pietro Carlo Padoan
  • Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali
    Giuliano Poletti
Print Friendly, PDF & Email

4 Commenti

  1. “E’ organica al disegno perseguito dal governo Renzi prima del suo dissolvimento in esito alla bocciatura ricevuta col Referendum del 4 dicembre scorso (bocciatura alla quale la Ministra deve la sua elevazione al Dicastero) o ha deciso di porsi in discontinuità con quel disegno?”
    Totalmente organica, è la risposta di elementare evidenza. Inutile rivolgersi a lei, come a qualsivoglia piddino o piddina. Forse (e ribadisco forse) meno inutile votare al prossimo giro nazionale (se e quando ci sarà) diversamente da come, c’è da giurarci, continuerà a votare la netta maggioranza degli accademici (esclusi forse – e sottolineo forse – appunto i precari)

  2. Queste petizioni lasciano il tempo che trovano.
    Occorrono manifestazioni più plateali o scioperi prolungati.
    I precari della ricerca hanno armi spuntate, se non prima trovano sostegno con la classe docente strutturata e con gli studenti, non avranno mai forza a sufficienza per farsi sentire.
    Penso che l’unico modo che abbiamo per farci sentire sia l’interruzione di ogni attività didattica e degli esami, compresi quelli di Laurea.

  3. …però così, praticamente, non si chiedono davvero concorsi da ricercatore, ma da professore associato, a cui possono partecipare tutti, anche senza abilitazione, tranne che i ricercatori di ruolo, pure se abilitati.
    L’rtdb, infatti, è un ruolo “a scavalco”, secondo me incostituzionale, nella parte in cui, appunto fingendo, con una truffa delle etichette, che si tratti di un posto da ricercatore (mentre è da professore, e infatti costa 0,7), si impedisce ai ricercatori di parteciparvi (paradossalmente, in un sistema in cui, invece, sono stati tolti i concorsi per trasferimento, per cui un associato a Bari può concorrere ad un posto da associato a Milano, mentre prima ciò era escluso).
    Insomma, se si vogliono chiedere soldi per reclutare ricercatori, sono d’accorso. E’ quella la priorità: diminuire il precariato. Prima, però, bisognerebbe chiedere la cosa principale: OVVEROSIA IL RIPRISTINO DEL RUOLO DI RICERCATORE.
    Se invece si chiedono posti da associato (e gli rtdb quello sono), allora devono essere metà (per chi non è in ruolo e, magari, non è manco abilitato) e metà (per chi è già in ruolo e abilitato).
    Tom Bombadillo

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.