Pubblichiamo le osservazioni del CUN sulla legge di Bilancio 2017. Il CUN esprime apprezzamento per alcune misure e perplessità, da molto deboli a deboli, per altre. Nel complesso un documento in cui il CUN non sembra cogliere gli effetti di lungo termine di scelte di finanziamento che tenderanno a polarizzare il sistema universitario ed a accentuare il divario tra aree del paese. Non coglie neanche la farraginosità e mancanza di trasparenza delle procedure  previste dalle norme e non solleva neanche un piccolo dubbio sull’ulteriore rafforzamento del ruolo di ANVUR che sarà chiamato a classificare tutti i ricercatori e docenti italiani. Un documento a dir poco deludente, forse scritto di fretta (ma ce n’era bisogno?) che speriamo non segni una “svolta governativa” nell’attività del CUN che in questi anni non ha mai fatto mancare la sua voce a difesa dell’autonomia dell’università italiana.


 

Alla Sig.ra Ministro

Sen. Prof.ssa Stefania Giannini

SEDE

 

 

Oggetto: Osservazioni sul disegno di legge «Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019»

 

Adunanza del 10 novembre 2016

 

IL CONSIGLIO UNIVERSITARIO NAZIONALE

 

Visto il disegno di legge recante «Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019»

Apprezza che ci sia un maggior impegno finanziario dello Stato, in particolare a decorrere dal 2018, a favore del sistema universitario, ancora fortemente sottofinanziato, ma esprime preoccupazione sulla crescente centralizzazione delle scelte di destinazione dei finanziamenti che appare in contrasto con l’autonomia delle Università e rischia di deprimerne le capacità innovative e strategiche. Rileva anche con preoccupazione il prevalere di una logica di verticalizzazione delle determinazioni che investono il settore dell’Università e della Ricerca e di accentramento dei processi decisionali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

In particolare il CUN esprime vivo apprezzamento per la definitiva stabilizzazione dell’incremento di 50 milioni di euro del fondo integrativo statale per le borse del diritto allo studio stabilito nel 2016, per l’introduzione dell’esonero dal pagamento di ogni contribuzione fino al primo anno fuori corso a favore degli studenti attivi con ISEE familiare inferiore a 13.000 euro, per il calmieramento della contribuzione per gli studenti con ISEE familiare tra 13.000 e 25.000 euro. Osserva però che sarebbe opportuno innalzare queste due soglie fino a 20.000 e 35.000 euro, in modo da venire incontro alle difficoltà delle famiglie appartenenti a questa fascia economico-patrimoniale nel sostenere le spese universitarie dei loro figli, reperendo nuove risorse statali al fine di poter compensare le Università del corrispondente calo di gettito.

Raccomanda, relativamente alle disposizioni contenute nell’articolo 38, concernenti le borse di studio nazionali per il merito e la mobilità, che la loro applicazione sia attentamente monitorata al fine di valutarne l’efficacia e l’adeguatezza degli strumenti operativi.

Esprime apprezzamento per le misure previste dall’articolo 39 a favore dell’orientamento pre-universitario e del sostegno didattico e di tutorato.

Esprime altresì apprezzamento per le misure di semplificazione di cui all’art. 41, comma 9, ma si rammarica per la decisione di mantenere comunque un prelievo che incide sulle già scarse risorse disponibili. Osserva peraltro che non è inclusa nelle semplificazioni l’esenzione dalle disposizioni di cui all’art. 1, commi 450 primo periodo, e 452, primo periodo, della legge 27 dicembre 2006 n. 296, in relazione all’acquisto di beni e servizi funzionalmente destinati all’attività di ricerca, esenzione prevista invece nello schema di decreto legislativo recante semplificazione delle attività degli Enti pubblici di ricerca. Chiede che tale esenzione sia estesa anche alle Università.

Esprime inoltre perplessità per la mancata estensione alle Università, nonostante la fortissima contrazione di risorse umane avvenuta negli ultimi otto anni, della norma prevista per gli enti pubblici di ricerca che permette di anticipare dal 2018 al 2017 la possibilità di assumere personale in misura finanziaria pari alle cessazioni dell’anno precedente.

Riguardo allo stanziamento di 45 milioni di euro destinati alla ricerca libera, previsto nello stesso articolo 41 ai commi 1-8, il CUN vede con favore che si finanzino le attività di ricerca liberamente svolte dai ricercatori, soprattutto da quelli più giovani, e che si introducano misure di compensazione destinate a sostenere la ricerca di coloro che sono rimasti esclusi dai finanziamenti di progetti presentati su bandi competitivi. Tuttavia la procedura di assegnazione di questo finanziamento obbedisce ancora una volta a una logica centralistica e appare lenta e farraginosa. Questo Consesso ritiene che una più efficace procedura potrebbe essere quella di far confluire tale stanziamento sul fondo di finanziamento ordinario degli atenei in proporzione al numero dei potenziali destinatari, e vincolando le Università a destinarlo al finanziamento della ricerca liberamente proposta.

Il disegno di legge sul bilancio di previsione stanzia inoltre (artt.43-45) un finanziamento di 271 milioni di euro a favore di 180 dipartimenti del sistema universitario che rispondano a specifici requisiti e programmi. In relazione a questa misura, il Consiglio Universitario Nazionale osserva innanzitutto che la selezione dei dipartimenti che possono accedere a questo fondo di ricerca è fatta utilizzando un indicatore calcolato sulla base dei risultati della VQR. Attribuire un peso eccessivo a questo indicatore rischia di non tenere in adeguata considerazione l’articolazione complessiva degli elementi che costituiscono la produttività scientifica, la qualità e le potenzialità di ricerca e didattica di una struttura dipartimentale. Il CUN segnala inoltre che qualunque strumento puramente statistico che porti a formulare una graduatoria generale di merito tra tutti i dipartimenti italiani in base a parametri sintetici non riesce a rappresentare correttamente la multiformità delle situazioni e dei saperi e non è considerato nella letteratura internazionale di settore né stabile né affidabile per l’assegnazione diretta di finanziamenti pubblici. Questo Consesso ritiene pertanto opportuno che, almeno per quanto riguarda la seconda fase di valutazione, il punteggio attribuito in base all’indicatore standardizzato di performance dipartimentale (ISPD) venga significativamente ridotto in modo da dare maggior peso alla capacità progettuale del dipartimento.

Il Consiglio Universitario Nazionale esprime inoltre forti perplessità circa la destinazione delle risorse di cui all’art. 19 alla fondazione Human Technopole e si riserva di formulare, in proposito, osservazioni di merito in un prossimo documento.

Il CUN raccomanda infine che l’assegnazione di tutte le voci previste per il finanziamento delle Università avvengano in tempi brevi e comunque utili alla corretta gestione economico-finanziaria degli Atenei.

 

LA VICE PRESIDENTE

(Carla Barbati)

 

 

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