L’ Associazione per l’Informatica Umanistica e la Cultura Digitale (AIUCD) denuncia le gravi circostanze emerse con la pubblicazione dei risultati dell’Abilitazione Scientifica Nazionale, che rischiano di compromettere in modo serio e preoccupante il futuro della formazione e della  ricerca  in  un  settore,  quello  dell’informatica  umanistica  e  delle digital  humanities, concordemente giudicato di importanza strategica per l’innovazione tecnologica e per la conservazione del patrimonio culturale. Le declaratorie vigenti nei diversi settori scientifico-disciplinari hanno frapposto un invalicabile ostacolo strutturale all’effettivo riconoscimento di validi contributi di ricerca nel campo dell’informatica umanistica, peraltro riconosciuti in sede di giudizio di rilevante valore scientifico. La sopravvivenza della pratica di ricerca della nostra comunità di studiosi ne impone con urgenza l’adeguamento.

Da ogni parte viene esaltata l’importanza delle digital humanities, soprattutto nelle sedi in cui si promuovono iniziative per la tutela e la conservazione del patrimonio culturale, ma la disciplina resta di fatto priva, a differenza di quanto avviene già da tempo e in misura sempre crescente in altri paesi, di ogni effettivo riconoscimento accademico e istituzionale. L’esame dei risultati dell’Abilitazione Scientifica Nazionale suscita forte preoccupazione. Nella sostanza e nella quasi totalità dei casi, le competenze, che risultano oggettivamente acquisite e che hanno prodotto titoli scientificamente validi nel campo dell’informatica umanistica, benché accertate e valutate positivamente, non vengono giudicate sufficienti ad una piena qualificazione nei settori scientifico-disciplinari statutariamente riconosciuti a cui rispettivamente afferiscono. La frequenza di simili giudizi valutativi, statisticamente verificabile, mette chiaramente in luce una difficoltà strutturale di fondo legata alla natura stessa della disciplina, che coniuga competenze disciplinari specifiche dell’area umanistica con competenze teoriche attinenti propriamente al campo dell’informatica. Con tutta evidenza, tali competenze di natura eminentemente e costitutivamente interdisciplinare, non trovano adeguato riconoscimento accademico nell’attuale sistema di articolazione istituzionale delle discipline, che le esclude di fatto dall’ambito degli specifici settori scientifico-disciplinari attualmente definiti e riconosciuti.

Il problema non riguarda quindi, semplicemente, la revisione di questa o quella valutazione particolare, o la critica da più parti sollevata all’intero impianto valutativo della presente abilitazione, ma riguarda piuttosto il riconoscimento di una grave e pericolosa disfunzione strutturale. Alla denuncia di questo stato di cose non può non seguire, conseguentemente, un appello alla considerazione del problema nelle sedi istituzionalmente competenti. La nostra Associazione non presume di poter proporre, essa sola, una risposta esauriente al problema del complesso rapporto tra le singole specificità disciplinari e le molteplici competenze mutuate da discipline diverse, quali si richiedono nel campo di studio che essa fa proprio. L’Associazione ritiene tuttavia di poter contribuire attivamente all’analisi e alla soluzione del problema, a partire dalla precisa e rigorosa conoscenza del carattere teorico e metodologico, oltreché meramente applicativo, della propria indagine.

Una possibile e ragionevole direzione di intervento pare essere quella rivolta alla revisione delle declaratorie dei settori scientifico-disciplinari pertinenti e direttamente interessati. A questo proposito, l’Associazione sente di potere a buon diritto riaffermare la motivata convinzione che solo movendo da una conoscenza adeguatamente fondata della pratica di ricerca che le è propria, si possa giungere, per ogni rilevante settore scientifico-disciplinare, ad una specificazione soddisfacente delle competenze richieste per il conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento universitario nel suo ampio campo di applicazione. Una definizione adeguata delle competenze non pare tuttavia sufficiente alla soluzione del problema, ove essa non sia contestualmente regolata da norme rigorose che ne garantiscano l’osservanza e l’applicazione effettiva in sede di valutazione. Lo stato attuale degli ordinamenti vigenti prevede, nei percorsi formativi delle scuole di area umanistica, insegnamenti variamente denominati, diretti all’acquisizione di competenze specifiche nell’area dell’informatica umanistica. Solo la presenza di un funzionale sistema di accertamento che garantisca l’effettivo riconoscimento di competenze scientifiche adeguate e pertinenti alla formazione dei formatori può scongiurare il rischio che venga compromesso in modo irrimediabile il futuro della ricerca e della didattica nel settore, concordemente giudicato di cruciale   importanza   strategica   e   culturale,   dell’informatica   umanistica  e  delle digital humanities.

24 Febbraio 2014

p.  il Consiglio Direttivo AIUCD
il Presidente
(Dino Buzzetti)
Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII
già Università di Bologna
<buzzetti@fscire.it>

 

 

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2 Commenti

  1. […] [35] Malgrado ciò, la valutazione scientifica in positivo dell’Umanistica Digitale che include anche il lavoro degli storici con il digitale, è tuttora penalizzata nei suoi aspetti transdiciplinari dall’accademia italiana. L’Associazione per l’Informatica Umanistica e la Cultura Digitale (AUICD) ha denunciato sul sito ROARS, “le gravi circostanze emerse con la pubblicazione dei risultati dell’Abilitazione Scientifica Nazionale, che rischiano di compromettere in modo serio e preoccupante il futuro della formazione e della ricerca in un settore, quello dell’informatica umanistica e delle digital humanities, concordemente giudicato di importanza strategica per l’innovazione tecnologica e per la conservazione del patrimonio culturale”. (Osservazioni critiche dell’AIUCD sull’ASN). […]

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