Ridurre la mobilità il più possibile: è questo il messaggio che arriva dai medici, e in particolare da quelli direttamente impegnati negli ospedali e nelle terapie intensive. Dopo gli infelici hashtag #milanononsiferma e gli apericena per combattere la paura del virus, si sta facendo faticosamente strada un po’ di buon senso, anche fra gli amministratori locali (fra i tanti, ad esempio il Sindaco Gori: “stiamo tutti a casa”).
Del resto è proprio questo il senso del DPCM adottato dal Governo, per quanto a giudizio di molti troppo timido, e della direttiva emanata dalla Funzione Pubblica. Detto in altri termini: i dipendenti dovrebbero lavorare da casa e solo quando ciò sia impossibile muoversi per raggiungere la sede di lavoro.
In questa situazione, gli Atenei dovrebbero adottare comportamenti esemplari. Però non tutti la vedono così.
Ad esempio, gli Atenei lombardi, hanno appena pubblicato un “appello” in cui si sottolinea come “il contenimento sociale sia la singola e più efficace manovra di ostacolo alla diffusione del virus.” I Rettori sottolineano di aver “immediatamente dato seguito alle richieste delle autorità nazionali e regionali sospendendo le attività didattiche in presenza e implementando, non senza un grande impegno sia tecnico che di personale, le lezioni a distanza”.
Peccato che, forse suggestionati dalle prese di posizione di Assolombarda (“business as usual”!), alcuni atenei abbiano già svolto e stiano organizzandosi per svolgere le lauree in modo telematico, ma solo a metà. I candidati infatti sono collegati in remoto, mentre le commissioni devono riunirsi fisicamente nelle aule. Ad esempio Repubblica ci regala un bel pezzo di colore (ma quanto siamo smart!) sulle lauree telematiche del PoliMi (l’Ateneo del neo-presidente CRUI, Resta): “41 commissioni con oltre 200 professori nelle aule vuote”.
Altri atenei lombardi, proprio alla luce del DPCM, invitano i docenti a recarsi in sede per presenziare alle sedute di laurea e non solo, ricordando che possono procurare il “titolo” che consente a tutti di muoversi in libertà. Secondo l’adagio ben noto: “fatta la legge trovato l’inganno”.
Sia i professori universitari che il personale precario che, ricordiamolo, spesso fa parte a pieno titolo delle commissioni, spesso non risiedono nella provincia e talora neanche nella regione dell’Ateneo. Quindi bisogna dedurne che numerose decine di persone sono state fatte muovere o si vorrebbero far muovere in lungo e in largo in contrasto con la lettera e spirito delle disposizioni vigenti al solo scopo di apparecchiare la recita di commissari togati che proclamano i neo-dottori. O per dimostrare una vuota, e ormai pericolosa, operosità apparente.
L’operosità apparente riguarda ovviamente anche il personale tecnico amministrativo che, abbiamo notizia, incontra difficoltà ad accedere a modalità di telelavoro.
Sicuramente peggio fa Napoli Federico II, l’ateneo del ministro Manfredi, che ripristina esami e tesi di laurea in presenza dal giorno 11 marzo. Come se non fosse in corso una progressione esponenziale dell’epidemia, come spiegato per esempio qui.
Allo stato attuale, alcune università stanno fornendo un pessimo esempio di indifferenza per l’interesse collettivo, in nome di vuote apparenze.
Si distingue la CRUI che non ha saputo fare di meglio che adattare un infelicissimo slogan di un operoso architetto milanese.
Non è questo il contributo alla responsabilità sociale che proprio le università dovrebbero per prime fornire alle ragazze ed ai ragazzi che studiano presso di loro, e alla collettività.
Da parte nostra non possiamo che invitare i colleghi a rispondere con #iostoacasa alle sollecitazioni eventualmente provenienti dagli atenei. Ed a rafforzare l’impegno a seguire studentesse e studenti nel loro percorso di studio con tutti i mezzi disponibili.
Il ministro Gaetano Manfredi, già presidente della CRUI, non ha proprio niente da dire ai suoi ex-colleghi a capo degli atenei italiani?
Spero che, quando si potrà prevedere la progressione del virus, ci vengano date disposizioni. Ci sono lauree, esami lezioni…come fare tutto? Quando?
La salute è tutto, però. Ho grande ammirazione per chi sta prendendo decisioni a nostra tutela
La chiusura delle università è una barzelletta! Si obbligano docenti e studenti a fare e seguire lezioni online, poi nei laboratori di ricerca 10 persone si affollano in laboratori da 20 mq, studenti pendolari che viaggiano in treno o autobus vanno e vengono ogni giorno, riunioni nello studio del professore con 6/7 persone gomito a gomito! Certo, la strada per Stoccolma è lastricata di virioni e la ricerca non può attendere nemmeno 15 gg! Ma dire università chiuse è una menzogna vergognosa e – perché no- un pochino criminale
Dire Università chiuse significa obbligare chi non ha una buona connessione domestica a un viaggio di 5 ore di treno giornaliero per recarsi a fare lezione online (tralasciando le “riformulazioni” che toccano in gran parte anche le Frecce). Io sono in questa paradossale situazione. Nessun decreto rettorale prevede una soluzione/alternativa di lezione (materiale, lezioni registrate e poi caricate, ecc.) a una simile situazione. Perciò da lunedì, e per l’intera settimana, mi recherò presso il Dipartimento del mio Ateneo a fare lezione e poi esami (sempre online ah ah ah). Dimenticavo di aggiungere che per 2 ore di lezione parto alla mattina all’alba e rientro alle 20, proprio per diminuzione dei trasporti pubblici. Buon lavoro a tutte/i. E mi raccommando non dimentichiamo che sarebbe più onesto #iononpossostare a casa
Qui a Parma l’Universita’ e’ completamente chiusa. Non solo gli studenti, ma anche docenti, dottorandi e assegnisti sono stati fermamente invitati a stare a casa.
Laboratori chiusi.
Io non metto piede in dipartimento da 3 settimane e da due non esco di casa.
E’ giusto cosi’.
Il sistema teledidattico di ateneo (Elly) e’ al limite, per fortuna molte attivita’ come lezioni, esami, lauree, etc. sono state trasferite su MS Teams, che invece funziona molto bene.
Stamattina sessione di laurea online, ognuno da casa propria, oltre 40 persone collegate e tutto ha funzionato bene.
Basta organizzarsi ed usare gli strumenti giusti, e ce la possiamo fare!
E’ una situazione triste e difficile, ma qualche piccolo risvolto positivo ne e’ venuto fuori.
Ad esempio, finalmente ci e’ stato consentito di firmare digitalmente da casa le autorizzazioni al pagamento fatture, cosa che chiedevo da 3 anni (cioe’ da quando l’ateneo si e’ dotato di un moderno sistema di firma digitale per tutti i dipendenti)…
Bisogna dirlo. Come lo stanno dicendo gli operai nelle fabbriche.
Sono legali gli esami online?
Segnalo questa discussione in merito alla leggerezza con cui si stanno affidando funzioni pubbliche delicatissime, quali la didattica e la giustizia, a software proprietario e a datacenter esteri. Una scelta che è certo motivata dalle ristrettezze economiche e culturali, ma che non sarebbe affatto inevitabile.