Ammettiamo che i vecchi siano veramente inutili. Perchè non li portano in un posto come si deve e non li sterminano con metodi moderni? Così scrive Adolfo Bioy Casares nel “Diario della guerra al maiale”, romanzo che narra la storia fantastica e assurda di una guerra civile dove i giovani di Buenos Aires danno la caccia a chiunque abbia superato i 50 anni, perché ormai ritenuto inutile alla società. Una soluzione che sarebbe sicuramente apprezzata da chi nel nostro paese utilizza in modo ossessivo e superficiale lo spot “largo ai giovani”, facendo in realtà solo un uso strumentale e propagandistico di una retorica giovanilista molto di moda.
Il ricambio generazionale è sicuramente un elemento fondamentale e irrinuciabile per lo sviluppo di un paese ed è doveroso garantire un futuro ai giovani meritevoli, ma non bisogna per questo dimenticare che molti “vecchi” possono essere ancora una risorsa preziosa di idee ed esperienza per tutti noi. Il punto, dunque, non è tanto eliminare a priori i “vecchi” per fare spazio ai giovani, propugnando una sorta di razzismo anagrafico, quanto riconoscere il merito indipendentemente dall’età e aggiungerei anche dal sesso.
Che la storia surreale e provocatoria di Bioy Casares abbia ispirato anche Maria Chiara Carrozza, ministro di Istruzione, Università e Ricerca del defunto Governo Letta? In una intervista rilasciata il novembre scorso a Radio 24, la Carrozza infatti dichiarava che i docenti vicini ai 70 anni “se fossero generosi e onesti, dovrebbero andare in pensione” per fare largo ai giovani, aggiungendo che “chi vuole rimanere in ruolo oltre i 70 anni offende la propria università e offende i giovani”. In altre parole, nelle università i giovani precari non verrebbero assunti per colpa dei docenti 70enni che si rifiutano di andare in pensione. Ma così non si rischia di dare all’opinione pubblica un messaggio fuorviante e di fomentare, come nel romanzo di Bioy Casares, a inutili e deleterie contrapposizioni generazionali? Su Twitter la ex-Ministra si è poi lamentata che “per la questione dei 70enni si è scatenata una reazione a catena”.
Tra l’altro, i professori che hanno ottenuto nel 2013 la proroga di due anni al pensionamento, usufruendo di una norma lecita (se è così scandalosa allora aboliamola) sono una quarantina in tutta Italia. Possibile che i problemi dei precari e del reclutamento dipendano da questo ristretto manipolo di docenti? In realtà sembra che loro dipartita pensionistica non sarebbe così risolutiva, come evidenziato in un articolo apparso su Roars (https://www.roars.it/di-buone-intenzioni).
L’uscita dell’ex-Ministro è stata a suo tempo letta dai malpensanti come l’ennesima provocazione nell’ambito di una strategia antica mirata a depistare l’attenzione dai veri malanni dell’università pubblica. Infatti, i problemi attuali del reclutamento, come la Carrozza sa bene, sono in realtà il frutto avvelenato di reiterati e indiscriminati tagli inflitti da tutti i recenti governi e della riduzione al 20% del turnover voluta da Gelmini & co. Ma chi è venuto dopo, chi ha tanto a cuore i giovani, perchè non ha provveduto immediatamente al ripristino del 100% del turnover? Ma esistono anche altri problemi che affliggono università e ricerca pubbliche nel nostro paese. Alla totale sparizione dei finanziamenti che sta mandando in malora le ricerche di molti laboratori, si aggiungono le ricadute negative dell’utilizzo del nuovo sistema di valutazione di università e ricerca partorito dai “saggi” dell’Agenzia di valutazione di università e ricerca (Anvur). Un sistema bibliometrico automatico che millanta obiettività e imparzialità ed invece tende a premiare la quantità a scapito della qualità. Un sistema ritenuto inaffidabile nei paesi anglosassoni dove la valutazione è di casa. Un sistema che a pochi mesi dalla sua entrata in vigore sta già producendo risultati spesso inattendibili e surreali, come emerge dagli esiti delle recenti VQR e ASN, alla faccia della tanto sbandierata meritocrazia.
Ma immaginiamo per un momento che la Carrozza avesse ragione e che togliendo di mezzo i 70enni si possano fare ponti d’oro a eserciti di giovani precari. Come ci regoliamo con gli altri? Ovvero, quelli appartenenti alla fascia intermedia di età compesa tra 40 e 60 anni? Che farne di questi zombies dell’accademia? Sono ormai dei morti viventi: non possono andare in pensione (a meno che non venga fatta una legge ad hoc), non possono continuare a svolgere le loro ricerche grazie all’azzeramento dei fondi pubblici e di conseguenza non possono nemmeno più crescere allievi. Forse un emendamento “Salva zombie”? No, c’è già il “Salva Carroccio”. Se sono diventati inutili è meglio licenziarli in tronco, così avremmo dei baby-atenei e finalmente si risolverebbe anche la rogna dei cervelli in fuga, eliminando i cattivi maestri che hanno avuto la colpa di formarli: due piccioni con un fava. Come regolarsi con la didattica? Qualcuno sostiene che potrebbe essere facilmente appaltata alle industrie o alle università telematiche come, ad esempio, la ben nota “Marconi” di Roma.
Sembra che l’Anvur sia già al lavoro per mettere in piedi un sistema che utilizzi parametri assolutamente oggettivi e indiscutibili che permettano di azzerare questi inutili zombie. Si parla di uno z(ombie)-index che si otterrebbe dall’età accademica divisa per il numero di figli, dalla cifra ottenuta si dovrebbero aggiungere gli anni di militare e di gravidanza. Quelli che si troveranno sotto la mediana dello z-index sarebbero terminati. I genitori di gemelli riceverebbero un bonus speciale di sopravvivenza. Sulla cosa, però, al momento l’Anvur ha chiesto il massimo riserbo. Roars ha fatto notare, ad esempio, che un sistema del genere potrebbe avvantaggiare le donne soldato o che i ricercatori anziani sterili avrebbero la meglio su quelli giovani molto prolifici. L’Anvur ha prontamente emanato un comunicato dove annuncia che esaminerà con attenzione critiche e suggerimenti, ribadendo però che l’operazione “zombie termination” deve partire in tempi brevissimi, per il bene dei giovani e del paese: ogni sistema è perfettibile e per i correttivi c’è sempre tempo.
Ironia a parte, ci ha fatto molto piacere leggere la recente dichiarazione controcorrente di Stefania Giannini, neo-Ministro di ministro di Istruzione, Università e Ricerca: «un sistema sano non ha bisogno di mandare a casa gli anziani per far entrare i giovani». Speriamo che queste parole segnino l’inizio di un nuovo corso, con l’attuazione di provvedimenti urgenti per risollevare università e ricerca. I primi obiettivi potrebbero essere: 1) ripristinare il turnover al 100%; 2) ridiscutere il ruolo dell’Anvur, organizzando un sistema valutativo serio e semplice che riconosca il contributo individuale dei ricercatori e la qualità della ricerca (non la quantità); 3) avviare al più presto il bando per la Ricerca Italiana Di Eccellenza (RIDE), investendo stavolta un budget degno di questo nome: no alle elemosine degli ultimi e sventurati anni. Solo con una seria programmazione si potrà dare nuova linfa e nuove speranze ai ricercatori italiani, anche a quelli “vecchi”. Sinceramente, colpisce non poco la scelta dell’acronimo RIDE: ironia incosapevole e quasi autistica del ministero, oppure possibile allusione alla scarsa attendibilità del bando? In tempi di spending review, lanciamo speranzosi l’ennesimo appello al premier Renzi e al suo governo: Caro Matteo, facce RIDE!
Guardi, a questo punto sta diventando una parodia di se stesso, dovrebbe avere un po’ di pudore, anche se si nasconde dietro un nickname….. La invito a rileggere il mio articolo ed i miei post. Nessuna ritrattazione e nessun autocompiacimento, di articoli ne ho pubblicati anche altrove.
Lei si conferma inutilmente enfatico e denigratorio. Forse potrebbe fare di meglio e per questo l’ho invitata a dichiarare nome e cognome senza nascondersi comodamente dietro un nickname e ad investire le sue energie in un articolo serio, qualcosa di meglio che criticare quello che ho scritto, travisando, manipolando e reinterpretando il mi pensiero. Perseverare è diabolico….
Guardi io credo che sia io che lei di questo passo rischiamo l’imbarbarimento dei toni e forse su questo versante riconosco di essere stato più aggressivo di lei, io ritengo che invitare i settantenni a farsi da parte non sia retorico, semmai è inutile, in Italia servono provvedimenti non chiacchiere, lei ha un’opinione diversa dalla mia, entrambi non abbiamo condiviso le parole dell’ ex Ministro anche se per motivi diversi. A questo punto credo che possiamo lasciarci amichevolmente, magari in futuro ci saranno altre occasioni di confronto e forse la penseremo allo stesso modo, forse no, non sarà comunque un problema.
Un saluto
Leonardo
Sono d’accordo, penso sia meglio finirla qui e concludere senza ulteriori polemiche.
Vorrei solo aggiungere che sono un professore di genetica e svolgo attività di ricerca, i giovani li conosco abbastanza bene e conosco bene i loro problemi dentro e fuori l’Università. Non ritengo affatto retorico spendersi per aiutarli, ben vengano misure per i giovani. Purtroppo come ho scritto, oggi è molto di moda, e non solo in politica, parlare a favore dei giovani, ma questo poi non corrisponde a interventi concreti e puntuali, rimane solo fumo e propaganda. Inoltre, trovo sbagliato contrapporre giovani e vecchi, come se i vecchi fossero a priori merce avariata. Tutto questo per me significa fare retorica giovanilista.
Un saluto anche a lei
Patrizio Dimitri
Concordo con Patrizio Dimitri, questo non è un paese per vecchi e nemmeno per giovani.
L’autore nell’articolo invitava giustamente ad evitare le inutili e pericolose contrapposizioni generazionali, sarebbe solo la solita guerra tra poveri. Purtroppo, in questo paese la retorica giovanilista secondo la quale i vecchi sono da buttare e i giovani da santificare abbonda e porta voti, ma ai giovani non porta nessun beneficio. Questo è il vero problema.
Non capisco poi l’accanimento esasperato che mostra Leo, che è diventato anche offensivo e lesivo della dignità dell’autore.
In questo blog si dovrebbe mantenere il rispetto per chi propone gli articoli-post, anche avendo opinioni diverse.
@Frisco
forse dovrebbe leggere prima di fare certi commenti,il mio ultimo intervento è stato più che conciliante, non c’è nessun accanimento esasperato da parte mia (non sono l’unico ad aver criticato certe affermazioni), ritengo che in determinate posizioni non ci sia niente di retorico o giovanilista, ora ripeto, il mio ultimo intervento era conciliante, se poi volete continuare a polemizzare fate pure non so che dire (ognuno impiega il proprio tempo come crede) io trovo questa polemica sterile e inutile.
Saluti
L.
Signor Leo, il mio intervento si riferiva chiaramente al pregresso e quando l’ho inviato ancora non appariva la sua ultima replica. Comunque se lei espone le sue critiche anche in modo aggressivo, come ha sinceramente dichiarato, deve accettare anche quelle degli altri, sportivamente.
ho capito che non le è piaciuto il mio tono signor Frisco, me ne farò una ragione, mi pare che ci sia già stato un chiarimento “sportivo” come scrive lei, adesso la vita va avanti..