L’ANVUR e l’annoso problema dell’uovo e della gallina
Come scrive qualcuno, la numerologia dell’ANVUR è stata una novità assoluta nel secolare panorama concorsuale italiano, in cui si citano casi famosi: Fermi bocciato a favore di Giorgi (ed era pure giusto per certi versi…), Majorana nominato ordinario per chiara fama dal ministro (Gentile) per liberare un posto al proprio figlio in una terna concorsuale di idonei: tra l’altro la legge per le chiamate di chiara fama era stata inventata per Marconi come ordinario di Onde Elettromagnetiche all’Università di Roma… storie di ieri, di oggi e di domani verrebbe da dire ed è indubbio che per migliorare i concorsi, bisogna prima migliorare gli uomini…
La novità concorsuale dell’ANVUR sono i famosissimi indicatori bibliometrici normalizzati, meglio anormalizzati… Si deve aggiungere che le commissioni concorsuali avevano ampia discrezionalità, anche dall’ANVUR, di applicarli o meno: va a discredito delle commissioni se li hanno applicati con rigore, mentre potevano e dovevano valutare le qualità dei candidati principalmente sulle pubblicazioni inviate. Una scarsa produzione poteva essere superata da una produzione di qualità dei candidati. Manzoni ha scritto un solo romanzo nella sua vita, ma che romanzo! Ma la numerologia dell’ANVUR a molti, ma non a tutti, è sembrata la chiave magica, assoluta, per valutare la qualità dei candidati e della ricerca. Tante commissioni, tante regole concorsuali sono così proliferate con una biodiversità incontrollata e a disdoro della stessa ANVUR che ha dato delle direttive volontaristiche: ma che le ha date a fare a questo punto? E soprattutto che ha dato a fare i famosissimi indicatori bibliometrici…
A noi interessano tali fatidici indici, o meglio le citazioni, non potendo tacere che si sta scatenando un’arte delle citazioni fai da te: ti cito se mi citi: l’improvvisazione ed il buon senso italico cercano di superare l’insipienza delle normative. In particolare ci interessa il seguente quesito: può la quantità di citazioni bibliografiche dare soluzioni a problemi irrisolvibili dell’umanità? Del tipo:
-è nato prima l’uovo o la gallina? (Ovumne prius exiterit an gallina?)
-cavallo bianco non è cavallo.
Quest’ultimo non è un kōan zen ma un paradosso famoso della filosofia cinese dei nomisti (Gōngsūn Lóng) che come i sofisti nella cultura occidentale cercano le regole della logica e del ragionamento ed in ultima analisi uno strumento sicuro per la ricerca della verità… per arrivare ovviamente alla conclusione che qualsiasi strumento è insicuro… la verità è dentro di noi, non fuori, e va ricercata senza alcun strumento, ma svuotando la mente di tutti i pensieri e di tutti gli strumenti. Posizione che valorizza le posizioni taoiste del non-fare, del non-agire a cui dovrebbe ispirarsi l’ANVUR: un’ANVUR o un MIUR taoisti sarebbero un bene prezioso per l’umanità.
Nasce prima l’uovo o la gallina?
Questo problema ha una lunga storia e vari tentativi di soluzione, compresa quella che è nato prima… il gallo (il famoso gallo-adamo), ma questa è una soluzione becera e maschilista…
Il paradosso è già noto ad Aristotele, che lo risolve negli scritti biologici a favore della gallina. Aristotele scrive che questa domanda può anche essere interpretata come “è nato prima l’atto (la gallina) o la potenza (l’uovo)?”. Aristotele fa notare che l’atto sta prima della potenza: non è possibile definire fino in fondo un uovo se non si specifica di che cosa è (di gallina, di struzzo…) se invece si dice gallina chiunque comprende senza problemi (vedi http://www.heliosmag.it/2007/1/uovo.htm).
Un’altra soluzione si ha con Macrobio (IV sec dC) che, sulla base di un ragionamento sottile sull’imperfezione che viene prima della perfezione, stabilisce che l’uovo viene prima perché è più imperfetto della gallina… (soluzione contraria a quella del maestro di color che sanno).
Tuttavia la Bibbia nella Genesi non menziona la creazione delle uova, ma quella degli uccelli e degli animali terrestri: non c’è dubbio che per la Bibbia la gallina viene prima dell’uovo e così è teologicamente (genetica creazionista).
In base alla moderna genetica evoluzionistica, la prima gallina evoluta da un uccello è nata da un uovo, il primo della sua specie: l’uovo viene prima. La soluzione genetica si combina con quella paleontologica. Le uova fossili più antiche risalgono a 350 milioni di anni fa’ e relative a rettili primitivi. Gli uccelli nascono circa 140 milioni di anni fa’, ma solo circa 50 milioni di anni fa’ nasce la gallina primordiale: quando da un embrione contenuto in un uovo nasce un animale simile alla gallina: l’uovo viene prima. La domesticazione umana poi sulle galline ha fatto la biodiversità attuale: l’antenato ancestrale della gallina domestica viene probabilmente da selvatici della giungla in India o nel Sud Est asiatico. Attualmente sono allevate soprattutto galline dalle uova rosate (colore esterno del guscio) più richieste in Italia (!?) sul mercato delle uova fresche di quelle bianche, ma le galline dalle uova rosate sono più fragili delle galline dalle uova bianche (come la livornese bianca dalle uova bianche), e questo apre la strada ad un ulteriore quesito: viene prima l’uovo rosato o l’uovo bianco? Sembrerebbe l’uovo bianco come nei rettili… (sarà vero?).
In contrapposizione alcuni scienziati inglesi (Università di Warwick e Sheffield) hanno studiato la proteina OC17 (Ovocledidina 17) che è fondamentale per la formazione del guscio delle uova: influenza la trasformazione del carbonato di calcio in cristalli di calcite che fornisce la durezza al guscio. Tale proteina è presente solo nelle ovaie delle galline per cui è nata prima la gallina.
Non è facile raccapezzarsi in tutto questo guazzabuglio insensato tra uovo e gallina, ma abbiamo un articolo mirabile comparso nel 1988 sull’Am. J. Agr. Econ. di W.N. Thurnam — M.E. Fisher Chickens, Eggs and causality or Which Came First? Il metodo usato è il test di causalità di Granger (premio Nobel per l’economia nel 2003) applicato alle serie storiche delle galline ovaiole e delle uova negli Stati Uniti dal 1930 al 1983: detto in termini semplici il test di causalità di Granger permette di stabilire se date due serie storiche X ed Y, è X che causa Y o viceversa. Bene l’applicazione del test di Granger alle due serie storiche USA delle galline e delle uova, permette di stabilire che le uova causano le galline e quindi vengono prima delle galline: un risultato finalmente indiscutibile statisticamente. Anche un commento nel 2004 al precedente articolo, con un armamentario statistico ancor più raffinato, permette di concludere che le uova vengono prima. La stranezza dello studio è tuttavia che le serie non vengono normalizzate facendo pesare anvurianamente i valori degli ultimi anni di più di quelli più lontani nel tempo: ma le galline o le uova fresche dell’anno corrente, non pesano di più di quelli antecedenti? Ma forse l’effetto di questa pesatura si elide vicendevolmente.
Non vogliamo ora ripetere l’esercizio statistico per le serie storiche mondiali delle galline e delle uova, forse disponibili negli annuari FAO, ma consci dei nostri limiti vogliamo trovare nella banca dati SCOPUS una soluzione semplice-semplice, sulla quantità di documenti, cercando se possibile una normalizzazione (concetto da paura), sempre con il dubbio atroce: normalizzare o anormalizzare?
Consultando la banca dati SCOPUS il 6/6/2014 per Document search, Article Title-Abstract-Keywords alla voce EGG risultano 186.562 documenti, mentre alla voce CHICKEN 169.198 ed è evidente che le uova battono le galline in un rapporto di circa 1,1:1 e così possiamo affermare che l’uovo viene prima della gallina anche bibliometricamente. Se poi si vuole forzare meglio il risultato un po’ al limite, senza inventarsi un test statistico di significatività, basta normalizzare per la produzione mondiale delle uova e del pollame (nel rapporto in peso per il 2010 di circa 0,7:1 rispettivamente) o con un tocco di fantasia in più per il peso medio dell’uovo e della gallina. Allo stesso livello, se non peggio, sono le normalizzazioni degli indici bibliometrici utilizzati dall’ANVUR. Sarebbe interessante verificare se Einstein, nell’ultimo periodo della sua vita, avrebbe vinto un concorso in Italia con gli indici ANVUR normalizzati con sbarramento di soglia a livello di commissione*. Del resto nulla di nuovo sotto il sole: Einstein ebbe il premio Nobel per l’effetto fotoelettrico, non per la relatività per l’opposizione forse di un commissario. Tuttavia per questo risultato fondamentale sull’uovo e la gallina, dobbiamo ringraziare l’ANVUR che ci ha aperto il nuovo mondo della bibliometria, ricco di tante applicazioni.
Il nostro metodo bibliometrico, infatti, è applicabile in tutti i campi e confessiamo ai nostri due lettori che quando l’abbiamo trovato, come Archimede, siamo schizzati fuori dalla vasca da bagno nudi, gridando come forsennati il famoso eureka! Tale metodo infatti si può applicare a tutto: per esempio ai nomi della divinità nelle varie religioni per stabilire la più citata e quindi la più importante: pur tuttavia è questo un esercizio che potrebbe offendere fanatici integralisti anche normalizzando per numero di credenti i risultati, per cui lasciamo stare. E così ai nomi dei vari libri sacri nelle varie religioni.
Meglio applicarlo per verificare il più grande scrittore di sempre: l’esplorazione in SCOPUS di SHAKESPEARE (traduzione di un cognome italiano secondo alcuni, forse siciliano, SCROLLALANZA) e TOLSTOI(J) fornisce come pubblicazioni 5.551 e 337 (38) rispettivamente: proviamo a normalizzare con i parlanti inglesi e russi rispettivamente (WIKIPEDIA, stime ONU 2007) 850 e 285 milioni, si ottengono i valori normalizzati 6,5 e 1,2 citazioni per milione di parlanti. La conclusione è che il drammaturgo inglese batte il romanziere russo: ma sarà vero? Se lo sarebbe aspettato l’ANVUR un risultato così sorprendente?
L’ultimo impressionante risultato si può ottenere per stabilire la pin-up più citata di sempre, tra
- Elena di Troia, indicata come bellachioma da Omero e bionda da Saffo (fr. 23 LP). Ma anche Menelao è indicato come biondo da Omero: ma gli spartani erano tutti biondi? I trecento di Leonida tutti biondi ci lasciano un po’ perplessi: ma è pur vero che i dori erano immigrati… una volta tanto nordici…
- Cleopatra, raffigurata forse nella splendida Venere esquilina dei Musei Capitolini
- Marilyn Monroe, altrettanto splendida nelle foto di Tom Kelley del 1949.
La consultazione fornisce i seguenti numeri: Helen of Troy 26, Cleopatra 827 e Marilyn Monroe 52. Non c’è nemmeno bisogno di inventarsi una normalizzazione, e per carità no in funzione degli anni trascorsi fino ad oggi: le pin-up sono giovani in eterno come le dee, e la più importante della storia risulta Cleopatra. Grande personaggio femminile non solo di una bellezza straordinaria, ma secondo le fonti affascinante conversatrice, poliglotta e di grande cultura. Non sorprende che fece innamorare il grande Cesare e il meno grande Marco Antonio, ma non le riuscì con Ottaviano Augusto e fu la fine. Questo risultato lo dobbiamo ancora all’ANVUR, non la fine di Cleopatra ovviamente… però… a pensarci bene…
Cavallo bianco non è cavallo
Anche qui le soluzioni si sprecano nella spiegazione del paradosso, mettendo in campo anche la diversità di pensiero tra cultura occidentale e cinese. Chi vuol approfondire l’argomento può leggere un qualsiasi manuale sul pensiero o sulla filosofia cinese ad esempio A. Cheng, Storia del pensiero cinese, Einaudi 2000 o tanti altri simili disponibili. Ci appoggiamo ad un articolo: I Paradossi logico-linguistici nella tradizione cinese ed europea: analisi di una esperienza di M. Ajello — F. Spagnolo. Gli autori scrivono:
-nella logica fuzzy questa proposizione potrebbe essere contemporaneamente vera e falsa. Rappresenta la situazione di massima ambiguità
-nella logica aristotelica questa proposizione è falsa in quanto l’insieme dei cavalli bianchi è un sottoinsieme dei cavalli
-nella cultura cinese classica la parola “cavallo” denota una forma, “bianco” denota un colore. Ciò che denota la forma non denota il colore. Quindi un cavallo bianco non è un cavallo (in quanto tale). I due universali “cavallo” e “bianco”vengono percepiti separatamente.
Con la nostra spada gordiana delle citazioni consultiamo SCOPUS per cavallo e per i diversi mantelli: ma per la verità nascono subito delle difficoltà: nella classificazione dei mantelli si definisce un cavallo grigio (dal bianco candido al grigio scuro) quindi consultiamo per cavallo bianco o cavallo grigio? Dando credito al saggio cinese interroghiamo anche per bianco, ma non è che il saggio cinese intendesse un cavallo albino?
Interroghiamo SCOPUS per HORSE, GRAY HORSE e WHITE HORSE: risulta come numero di articoli rispettivamente: 97.478, 383 e 1.917. Possiamo solo stabilire una gerarchia per numero di pubblicazioni forse normalizzando in funzione delle varie popolazioni cavalline per mantello, ma i dati in proposito sono introvabili. Le citazioni per HORSE e WHITE HORSE mostrano i numeri più elevati con un rapporto 51:1. L’insieme cavallo è lapalissianamente molto più numeroso di quello cavallo-bianco e se si ribalta la frase Cavallo non è cavallo bianco, il paradosso è più stemperato invece di Cavallo bianco non è cavallo e più stemperato ancora se scriviamo che Cavallo grigio non è cavallo bianco o viceversa. Siamo convinti di addentrarci in un terreno scivoloso e che la nostra soluzione non è una soluzione, ma forse una commissione ad hoc, su diabolici criteri numerologici ANVUR, può portare alla giusta soluzione del paradosso.
Non possiamo che concludere con la proposizione 7. ed ultima del Tractatus… di Wittgenstein Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere: forse tutto ciò che sappiamo è che non sappiamo. Ma l’ANVUR…? Scrive il vangelo (Matteo 7, 1-2): Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati... E ce lo dice l’Europa**, ce lo dice pure Catone il saggio: ANVUR delenda est.
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*A. Einstein (1879-1955) nel decennio 1933-1942 pubblica 18 articoli con una media di 1,8 articoli all’anno (http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_scientific_publications_by_Albert_Einstein): 3 su Science (uno come Review, ma un altro ripubblicato parzialmente su Nature), ed alcuni altri su Physical Review e Annals of Mathematics. Siamo felici di scrivere che Einstein con una commissione normale italiana non avrebbe problemi di sorta, solo limitandosi alla produzione di questo decennio, ma “l’età accademica” rimane sempre un’assurdità italica. Che accadrebbe se gli articoli su Annals of Mathematics non gli venissero conteggiati in un concorso per Fisica Teorica?
**Scrive Giorgio Israel sul Messaggero del 2/6/2014: “…L’ultimo dei trucchi da abbandonare è contrabbandare scelte vecchie e cattive dietro lo slogan «l’Europa ce lo chiede». Non esistono normative europee cogenti in materia.” Israel ha scritto più volte sull’Europa ce lo chiede (la giustificazione forte che viene data per i sistemi di valutazione sia per la scuola che per l’università), un grido che sembra soppiantare il medioevale Deus vult, ma l’attuale riferimento è forse in una lettera del presidente ANVUR in cui si scrive, per giustificare la valutazione a breve degli Atenei, che esistono normative e accordi europei in proposito: in sintesi l’Europa ce lo chiede: va a finire che la colpa è di frau Merkel…
Un commento dal primo dei due lettori, aspettiamo il secondo.
L’articolo è delizioso: il problema del cavallo mi era ignoto, ed è fantastico.
Io proporrei di usare sia Scopus sia Google Scholar per l’analisi dell’importanza dei nomi: i patiti di Publish or Perish lo apprezzerebbero.
Sul problema dell’uovo ricordo una felice sintesi di Emanuele Padoa (Storia della vita sulla terra, ed. del 1974): La gallina è un espediente dell’uovo per fare un altro uovo.
Stavo disperando nemmeno un lettore? Le critiche burlesche non sono accademiche e per questo non apprezzate?
Ti ringrazio delle tue buone parole: ma gli indici bibliometrici almeno servono a qualcosa… e dopotutto giustificano l’ANVUR…
Quale altro problema possiamo risolvere con l’ANVUR dopo quello dell’uovo e della gallina? Dammi un soggetto…
Ciao