Con il decreto del FARE, il governo aveva dimostrato la sua attenzione per l’università rimodulando il turn-over, “una svolta storica che crea nuove opportunità di reclutamento per i giovani”, diceva il Ministro Carrozza che prevedeva “di assumere 1.500 ricercatori di tipo B e circa 1.500 ordinari“. Ieri sul sito del governo, si annuncia che la Legge di stablità porterà un incremento di 150 milioni del Fondo di Finanziamento Ordinario. Però, la limitazione del turn-over viene prolungata di altri due anni, frustrando speranze di reclutamento e progressione di carriera. Come si spiegano questi provvedimenti apparentemente contraddittori? Una glossa presente nella bozza del 13 ottobre – e scomparsa in quella del 16 ottobre – spiega che le limitazioni del turn-over comporteranno risparmi tali da consentire “una contestuale riduzione del FFO” per un ammontare pari a “28 mln per l’anno 2016, 70 mln di euro per l’anno 2017 e 84 mln di euro a decorrere dall’anno 2018”. Dare oggi per togliere domani?

1. Adelante …

Sul sito del Governo sono state presentate le slides relative ai principali interventi realizzati dal governo con la Legge di stabilità.

Fra queste, una è dedicata all’università:

L’Università avrebbe dunque tutto da guadagnare dal provvedimento. In effetti l’art. 9 c. 5 dispone per il 2014 l’incremento di 150 milioni di euro dell’FFO, un’ottima cosa. Anche se, va ricordato, si tratta solo del parziale recupero di un recente taglio di ben 300 milioni di euro. Insomma, più che di un “incremento” si tratta della restituzione di una piccola parte dell’ultimo taglio, talmente pesante da far dire a Francesco Profumo, Ministro del MIUR allora in carica:

i tagli ai fondi per l’università rischiano di affondare il sistema degli atenei, facendone fallire la metà

Repubblica, 19 dicembre 2012

2. … con juicio

Osserviamo comunque che in rete, ma solo per chi fosse molto abile nella ricerca, è ancora disponibile una copia annotata della bozza della legge, datata 13 ottobre 2013, ore 22.00 (14 ottobre, ore 18:09, secondo le proprietà del file pdf). La potete scaricare anche qui: bozza13ottobre.

All’art. 11 c. 13 (pag. 40-41) si legge quanto segue:

All’articolo 66 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modifiche e integrazioni, sono apportate le seguenti modifiche:

[omissis]

c) al comma 13-bis, il secondo periodo è sostituito dal seguente: “La predetta facoltà è fissata nella misura del cinquanta per cento per gli anni 2014 e 2015, del sessanta per cento nell’anno 2016, dell’ottanta per cento nell’anno 2017 e del cento per cento a decorrere dall’anno 2018”;

[omissis]

A lato si legge la seguente glossa:

3. La glossa fantasma

Nell’ultima bozza disponibile della legge di stabilità, datata 16 ottobre 2013, ore 14 (17 ottobre ore 10:55, secondo le proprietà del file pdf, la potete scaricare qui: bozza16ottobre), all’art. 11 c. 13, si legge quanto segue:

 All’articolo 66 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modifiche e integrazioni, sono apportate le seguenti modifiche:

[omissis]

b) al comma 13-bis, il secondo periodo è sostituito dal seguente: “La predetta facoltà è fissata nella misura del cinquanta per cento per gli anni 2014 e 2015, del sessanta per cento nell’anno 2016, dell’ottanta per cento nell’anno 2017 e del cento per cento a decorrere dall’anno 2018”;

[omissis]

Come si vede, la parte della disposizione che in questa sede ci interessa (vale a dire le modifiche al comma 13-bis) è rimasta identica. In compenso è sparita la glossa.

4. Indietro tutta!

Vediamo ora di capire cosa è successo.

Da un canto il governo incrementa l’FFO relativamente all’anno 2014. Dall’altro, interviene sul turnover, sul quale era già intervenuto con il decreto FARE (poi convertito in legge). Ecco l’art. 58 c. 1 del FARE:

Art. 58 Disposizioni urgenti per lo sviluppo del sistema universitario e degli enti di ricerca

1. Al fine di favorire lo  sviluppo  del  sistema  universitario  e della ricerca all’articolo 66 del decreto-legge  25  giugno  2008  n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge  6  agosto  2008,  n. 133, sono apportate le seguenti modificazioni:   a) al comma 13-bis, le parole «triennio 2012-2014» sono  sostituite dalle seguenti «biennio 2012-2013» e le parole «per l’anno 2015» sono sostituite dalle seguenti «per gli anni 2014 e 2015»;   b) al comma 14, le parole «quadriennio 2011-2014»  sono  sostituite dalle seguenti «triennio 2011-2013» e le  parole  «per  l’anno  2015» sono sostituite dalle seguenti «per gli anni 2014 e 2015».   2. Il ((Fondo per  il  finanziamento  ordinario  delle  universita’ statali)) e’ incrementato di euro 21,4 milioni nell’anno 2014 ed euro 42,7 milioni a decorrere dall’anno 2015 e il  ((Fondo  ordinario  per gli enti di ricerca)) e’ incrementato di euro 3,6  milioni  nell’anno 2014 ed euro 7,1 milioni a decorrere dall’anno 2015.

In sostanza, al di là di un piccolo rifinanziamento dell’FFO, si interveniva sul turnover. Ecco come risultava l’art. 66 c. 13 bis dopo le modifiche introdotte dal FARE:

13-bis. Per  il  biennio 2012-2013  il  sistema  delle universita’  statali,  puo’  procedere  ad  assunzioni   di  personale a tempo indeterminato e di  ricercatori  a  tempo determinato nel limite di un contingente corrispondente  ad una spesa pari al venti per cento  di  quella  relativa  al corrispondente  personale  complessivamente   cessato   dal  servizio nell’anno  precedente.  La  predetta  facolta’  e’ fissata nella misura del cinquanta per cento per  gli  anni 2014 e 2015 e del cento per cento a decorrere dall’anno 2016.

Ora, dopo la legge di stabilità ecco cosa otterremmo:

13-bis. Per  il  biennio 2012-2013  il  sistema  delle universita’  statali,  puo’  procedere  ad  assunzioni   di  personale a tempo indeterminato e di  ricercatori  a  tempo determinato nel limite di un contingente corrispondente  ad una spesa pari al venti per cento  di  quella  relativa  al corrispondente  personale  complessivamente   cessato   dal  servizio nell’anno  precedente.  La  predetta  facolta’  e’ fissata nella misura del cinquanta per cento per  gli  anni 2014 e 2015 del sessanta per cento nell’anno 2016, dell’ottanta per cento nell’anno 2017 e del cento per cento a decorrere dall’anno 2018.

Questo spiega perché il glossatore (governativo) della bozza del 13 ottobre abbia scritto che si potevano prevedere tagli all’FFO per “28 mln per l’anno 2016, 70 mln di euro per l’anno 2017 e 84 mln di euro a decorrere dall’anno 2018“.

In sostanza, il governo ha rifinanziato l’FFO 2014, confermato l’innalzamento al 50% del turnover per il 2014, una misura che secondo Maria Chiara Carrozza “consentirà di assumere 1.500 ricercatori di tipo B e circa 1.500 ordinari“. Al di là della solidità dei numeri citati dal Ministro (che in precedenza aveva parlato di un piano straordinario ad hoc per i ricercatori di tipo B e non di un mero innalzamento del turnover, che in mancanza di risorse non è detto produca i risultati attesi), resta il fatto che il momento in cui il turnover potrà tornare al 100% è posticipato di due anni, dal 2016, al 2018.

Qualcuno evidentemente ritiene che a tale posticipo possa accompagnarsi qualche risparmio: precisamente 84 milioni di euro o, se le cifre devono essere sommate, 182 milioni fra 2016 e 2018. In pratica, se dobbiamo prestare fede alla nostra glossa, il governo avrebbe compiuto simultaneamente due operazioni:

1. il gioco delle tre carte e …

2. … kicking the can

Insomma, si rifinanziano 150 milioni nel 2014, ma si stimano maggiori risparmi a fine 2018.

E’ vero che una riduzione del turnover non produce automaticamente una riduzione dell’FFO, che dev’essere deliberata ad hoc. Resta quindi da capire se i destinatari della beffa siano gli accademici italiani (o aspiranti tali) o qualche controllore europeo al quale saranno rifilate – forse – le cifre di questi futuribili risparmi.

In ogni caso – se non si può parlare di tagli immediatamente operativi – l’inversione di rotta del Governo con lo spostamento della soglia del 100% di turnover al 2018 lascia molte perplessità relativamente al destino degli abilitati delle tornate 2012 e 2013.

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6 Commenti

  1. La verita’ e’ che la scienza non interessa a nessun politico. Siamo solo un costo. E ci prendono per i fondelli. Fanno i soliti trucchetti contabili per prendere in giro tutti. E’ storia vecchia!

  2. Scusate se mi ripeto: questi ci vogliono annientare. Sono i nuovi crociati di una causa sbagliata. Qui dove lavoro io nel 2018, se non si fanno assunzioni, CHIUDIAMO. Non ci sono più docenti! In alcuni settori rimangono zero persone! A me sembra una situazione intollerabile, completamente occultata dai media. Il rettore ci dice che per fare cassa dobbiamo far laureare anche le bestie! Ma a cosa ci siamo ridotti?

  3. Scusatemi l’inesperienza (studio Fisica, non Giurisprudenza/Economia), ma ho un paio di domande…
    Se voglio prendere i dati per completare il primo grafico di questo articolo, mi basta prendere la prima cifra sparata nei decreti di ripartizione 2012 e 2013?
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    Inoltre qualcuno ha capito se i “risparmi” basati sul blocco del turn over sono da intendersi da sommare per ottenere quello dell’anno in questione o anno per anno?

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