Con la spending review il governo ha dato un chiaro segnale di politica scientifica: tagliare drasticamente i finanziamenti agli enti pubblici, minacciandone la sopravvivenza, e continuare a dare ai privati. Se dunque si riduce di un quarto il bilancio dell’INFN, tra i più illustri enti di ricerca italiani e dopo il successo del bosone di Higgs, si taglia di meno del 2% il fondo di finanziamento ordinario dell’Agenzia Spaziale Italiana che, notoriamente, impiega il proprio bilancio per finanziare la ricerca delle imprese. I tagli agli enti di ricerca proposti non sono lineari, ma casuali: non rispondono ad alcuna logica apparente.

Il 2 agosto 2012 è stato reso noto il documento sulla spending review del governo.

Nel documento si individuano gli “eccessi di spesa” di regioni, province, comuni, enti di ricerca e università.

Per gli “eccessi di spesa” si specifica che “Il calcolo del valore mediano è effettuato distintamente per due parametri: il rapporto tra spesa di ciascuna sottocategoria e popolazione residente nell’ente di riferimento e il rapporto tra spesa e numero di dipendenti. Per le università e gli enti di ricerca viene utilizzato esclusivamente quest’ultimo rapporto.”

Per le università l’”eccesso di spesa” è pari a 532 milioni di euro e per gli enti di ricerca 276 milioni.

Nella tabella 1 vengono riportati alcuni dati relativi agli enti pubblici di ricerca.

Non essendo disponibili informazioni di dettaglio circa le modalità attraverso le quali il governo ha calcolato gli “eccessi di spesa” utilizzando le mediane, ed in attesa di disporne, possono essere fatte le seguenti osservazioni e considerazioni:

  1. Gli enti più colpiti in termini di tagli sono l’INFN (76 milioni), il CNR (50), l’ENEA (20), l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) (16), l’ISFOL (16), l’ISTAT (9), l’ASI (8) (colonna C della Tabella 1).

  2. Il rapporto tra “eccesso di spesa” e bilancio degli enti è variabile (colonna D della Tabella 1): tra il 4% ed il 7% per CNR, INGV, ENEA, ISTAT, ISS e di oltre il 10% per l’OGS, la Stazione Dohrn, l’ISFOL. Il rapporto assume due valori estremi per l’INFN, che subisce un taglio di quasi il 20%, e per l’ASI, a cui viene sottratto soltanto l’1%.

  3. Il rapporto tra “eccesso di spesa” e fondo di finanziamento ordinario è ben più elevato(colonna E della Tabella 1): intorno al 10% per CNR, INGV, ENEA, tra il 15% ed il 20% per ISS, INRIM, DOHRN, INDAM, oltre il 25% per l’INFN, Centro Fermi, fino ad un taglio superiore al 50% per l’ISFOL. All’opposto l’ASI subisce una riduzione dell’1,8%.

  4. Non vi è alcuna correlazione tra l’”eccesso di spesa” ed il numero di dipendenti (colonna H della Tabella 1): tale rapporto oscilla tra i 7,5 mila di euro per dipendente del CNR, al 3,2 per l’INAF, al 6,7 per l’ENEA, al 4,4 per l’ISTAT, al 10,7 per l’ISS. Valori estremi si riscontrano per l’INFN (36,2), l’ASI (35,4), l’ISFOL (39,4).

  5. L’Istituto Italiano di Tecnologia non ha subito alcun taglio (almeno stando al documento sopra citato).

  6. Il parametro “numero di dipendenti” poco si attaglia per effettuare valutazioni di tipo finanziario in organismi di ricerca molto differenti tra loro: si va dall’INFN, che gestisce in collaborazione con l’università installazioni di ricerca di grandi dimensioni e molto costose, all’Agenzia Spaziale Italiana ed al Consorzio per l’Area di ricerca di Trieste che non svolgono ricerca intra-muros, fino ad enti come il CNR che sono impegnati su tutti i fronti del sapere, dalle scienze naturali e dell’ingegneria alle scienze umane e sociali.

  7. Il ricorso alla mediana ( appare quanto meno discutibile: se può essere accettabile utilizzare tale strumento statistico per individuare il costo delle siringhe negli ospedali, o di un pasto per i bambini negli asili comunali, non è proponibile utilizzarlo per realtà così eterogenee come gli enti di ricerca, e per di più riferendolo al personale dipendente. Sembra strano che, se si toglie l’IIT ed in qualche modo l’ASI, tutti gli enti siano sotto la mediana e quindi subiscono i tagli dei finanziamenti.

Attendiamo fiduciosi di conoscere l’algoritmo utilizzato dal governo ma, soprattutto, che vi sia un ripensamento sull’intera manovra: effettuare riduzioni di bilancio di questa portata agli enti di ricerca, oggi in Italia, dopo i tagli degli anni scorsi, vuol dire metterli in ginocchio (vedi anche qui) e quindi sperperare anche le risorse che comunque vengono ancora ad essi assegnate.

Sarebbe d’altra parte esiziale un atteggiamento opportunistico da parte di quegli enti che hanno ricevuto i tagli meno devastanti: gli enti pubblici di ricerca sono tutti sulla stessa barca e devono uscire dalla procella tutti insieme. Va da sé che sarà comunque necessario mettere seriamente mano alla loro riorganizzazione ma, per favore, sapendo per davvero cosa si fa e perché, coinvolgendo gli esperti del settore e non rimettere decisioni così delicate in mano a improvvisati stregoni che utilizzano l’accetta laddove ci vuole il fioretto.

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4 Commenti

  1. “Sembra strano che, se si toglie l’IIT ed in qualche modo l’ASI, tutti gli enti siano sotto la mediana e quindi subiscono i tagli dei finanziamenti.”

    In realtà no, a quanto ho capito leggendo rapidamente il documento. A quanto mi pare di capire le spese sono divise in varie voci. Per ogni voce la spesa viene normalizzata per numero di dipendenti. Poi per la spesa normalizzata di ogni voce si calcola separatamente la mediana e la differenza fra spesa normalizzata dell’ente X e la mediana, relativamente a quella voce. Poi si sommano tutte le differenze e si ottiene l’eccesso di spesa. Così facendo è naturale che tutti gli enti (o quasi) abbiano eccesso di spesa non nullo. Semplicemente, alcuni hanno un eccesso in una voce, altri in un’altra.

    Fonte: pagina 2 del documento, “Per ciascun gruppo di enti e ciascuna sottocategoria di spesa dei
    consumi intermedi (contratti di servizio per trasporto, cancelleria e
    materiale informatico e tecnico, ecc.) è stato calcolato il valore
    mediano.”

  2. L’articolo è stato scritto subito dopo la diffusione del decumento sulla spending review del 2 agosto. Il 6 agosto il parlamento ha approvato la spending review “graziando” il sistema ricerca-università, almeno per quest’anno – siamo in attesa di avere ragguagli più dettagliati delle note dei giornali. C’è dunque da rallegrarsi per la saggezza del parlamento che ha saputo contrastare il disegno del governo. Sarà comunque nercessario tenere alta la guardia discutendo nel merito dei tagli che, comunque, anche il sistema ricerca-università dovrà, come tutte le altre aree della pubblica amministrazione, verosimilmente subire.
    Anche gli operatori – amministratori e dipendenti – sono chiamati a fare la propria parte migliorando i livelli di efficienza, riducendo gli sprechi, comportandosi come parte della classe dirigente che deve dare il buon esempio nel momento della crisi, ed impegnandosi con maggior dedizione nel lavoro, dimostrando di saper meritare appieno le risorse che il paese affida loro.

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