In una lettera aperta indirizzata alla Ministra Fedeli, il Rettore dell’Università di Genova attacca duramente il Ministero guidato da Carlo Calenda. «Non voglio entrare nel merito degli aspetti formali che hanno condotto il Ministero dello Sviluppo Economico a questa esclusione. Non lo voglio fare per due ragioni. La prima è l’evidente e, mi perdoni, inaccettabile superficialità con cui questo elenco è stato reso pubblico (una semplice FAQ sul sito web del MISE, che priva l’interlocutore accademico di ogni possibilità di verifica e che sembra basarsi su criteri non chiari, rifacendosi a un Decreto Direttoriale lacunoso finanche sul piano lessicale). La seconda è che tale esclusione invoca esplicitamente un utilizzo dei dati della VQR che, a parer mio, solo una visione primitiva e scopertamente tendenziosa della stessa VQR può giustificare.» A dire il vero, il MISE si è limitato a prestare fede a quello che andavano ripetendo l’Anvur e i ministri: alla domanda “Per chi la VQR?”, Sergio Benedetto (Anvur) rispondeva «Le imprese e gli enti pubblici per indirizzare la domanda di collaborazione alle istituzioni che ospitano gruppi di ricerca validi per qualità e massa critica». E Valeria Fedeli confermava che la VQR offre «… attraverso un’analisi dettagliata della produzione degli atenei, la possibilità da parte del MIUR di effettuare una policy consapevole finalmente basata su dati attendibili e affidabili». Cosa si può rimproverare al MISE, se ha preso sul serio Anvur e MIUR e ha usato i voti VQR per decidere quali atenei hanno le carte in regola per promuovere lo sviluppo dell’Industria 4.0? Beh, si può rimproverargli di non leggere i quotidiani, dato che ormai persino un ex presidente dell’agenzia di valutazione ammonisce che la classifica VQR «non deve essere impiegata in nessuna circostanza per rappresentare la reale posizione di un Ateneo». Tra ordini e contrordini è finito che Calenda ha dato il via libera al CEPU e alla Kore di Enna, lasciando al palo Genova e Trieste.
Università degli Studi
Genova
Il Rettore
Lettera aperta alla
On.le Senatrice Valeria Fedeli
Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Ho appreso oggi con stupore e, non Le nascondo, con molta amarezza che il mio Ateneo non è compreso nell’elenco delle Università ammesse a presentare una proposta di progetto per la costituzione di un centro di competenza nell’ambito del piano Industria 4.0. Non voglio entrare nel merito degli aspetti formali che hanno condotto il Ministero dello Sviluppo Economico a questa esclusione. Non lo voglio fare per due ragioni. La prima è l’evidente e, mi perdoni, inaccettabile superficialità con cui questo elenco è stato reso pubblico (una semplice FAQ sul sito web del MISE, che priva l’interlocutore accademico di ogni possibilità di verifica e che sembra basarsi su criteri non chiari, rifacendosi a un Decreto Direttoriale lacunoso finanche sul piano lessicale). La seconda è che tale esclusione invoca esplicitamente un utilizzo dei dati della VQR che, a parer mio, solo una visione primitiva e scopertamente tendenziosa della stessa VQR può giustificare.
Vorrei, invece, se mi permette, entrare nel merito dell’aspetto più sostanziale che questa esclusione comporta. Privando l’Università di Genova del diritto di presentare una proposta di progetto per un centro di competenza si impedisce all’unico Ateneo della Regione, a un’università generalista che rappresenta il principale punto di riferimento in formazione, ricerca, trasferimento tecnologico e sviluppo culturale per più di un milione di cittadini, di contribuire, con la serietà e le competenze che contraddistinguono i nostri ricercatori, allo sviluppo del Paese in una sfida decisiva per il futuro, in particolare, delle giovani generazioni. A quel progetto, Senatrice Fedeli, avevamo già cominciato a lavorare, con tempestività ed entusiasmo: chiamando a raccolta il mondo imprenditoriale attorno al tema, cruciale per la Liguria, della protezione delle infrastrutture strategiche; individuando nelle soluzioni intelligenti per la sicurezza informatica e per quella idrogeologica le metodologie di elezione; scegliendo il porto e le infrastrutture energetiche e ospedaliere come campi privilegiati di applicazione; valorizzando, in questo scenario secondo noi già di per sé promettente, l’esistenza a Genova del primo Impianto Faro per Industria 4.0, quello di Ansaldo Energia, alla cui attività l’Università di Genova ha dato e sta dando un contributo indispensabile.
Questa mia lettera è, La prego di credermi, non solo e non tanto lo sfogo sterile di un Rettore ferito da una palese ingiustizia commessa verso il proprio Ateneo, quanto, soprattutto, la rivendicazione orgogliosa del ruolo fondamentale che l’Università di Genova ricopre e intende continuare a ricoprire per la propria comunità di cittadini, di imprenditori, di lavoratori. Noi intendiamo proseguire nel nostro impegno di ricerca e formazione nell’ambito della protezione delle infrastrutture strategiche e, più in generale, di Industria 4.0; rafforzeremo tale impegno, lo valorizzeremo cercando finanziamenti e collaborazioni, diventeremo comunque un punto di riferimento nazionale ed europeo su questi temi. Il rammarico per il fatto che le potenzialità di questo impegno e di queste competenze siano state mortificate da un uso distorto di una valutazione parziale e incoerente della qualità della ricerca del nostro Ateneo, tuttavia, rimane.
Con immutata stima, Le invio un cordiale saluto
Paolo Comanducci
La domanda sorge spontanea:
Cosa ha fatto il rettore dell’ Università di Genova per contrastare l’evidentemente bacato sistema di valutazione anvur? Va bene protestare “dopo”, ma sto ancora aspettando una presa di posizione ferma dei rettori e della CRUI contro le assurdità anvur. Evidentemente va bene così, salvo quando un ministro più ingenuo degli altri decide di usare davvero le classifiche anvur per ripartire risorse.
Giorgio Pastore: «Cosa ha fatto il rettore dell’ Università di Genova per contrastare l’evidentemente bacato sistema di valutazione anvur?»
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Qualche volta l’archivio di Roars torna utile. Qui sotto il link al nostro articolo del 25 marzo 2016 che, a sua volta, rimanda a quanto riportato dal Secolo XIX:
https://www.roars.it/il-rettore-di-genova-la-vqr-e-davvero-una-schifezza/
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Concludo osservando che rimane sacrosanta (e vana) l’attesa per una presa di posizione della CRUI. I meno smemorati ricorderanno anche il boicottaggio della VQR e quello che fece la CRUI per vanificarlo. Si raccoglie quel che si semina. Avrei voluto commentare questo post con la famosa poesia “prima vennero …” (https://it.wikipedia.org/wiki/Prima_vennero…), ma poi mi sono ricordato delle dichiarazioni di Comanducci nel 2016.
Dire, all’ interno di un convegno organizzato all’ interno della “primavera delle università” di matrice CRUI, che la VQR è una schifezza è il minimo sindacale per non essere considerato un tifoso-anvur. Da qui a considerarla un’ azione diretta vorso MIUR e anvur ce ne passa. Guardando indietro a quella “primavera delle università”, il giudizio su CRUI e rettori non può che essere negativo al massimo, come categoria. Non hanno fatto e non stanno facendo niente di serio per contrastare le follie ministerial-anvuriane.
Anzi, il recente passo falso circa lo sciopero dei docenti lo conferma, la CRUI si propone come cane da guardia del sistema.
Usque tandem lo permetteremo?
Di questi tempi, il minimo sindacale fa già notizia, tanto è vero che lo avevamo segnalato in un post. Permetteremo questa deriva fino a quando nell’accademia la somma di rassegnati e collaborazionisti sarà ampiamente maggioritaria.
Bravo!
i rettori tuonano sui giornali e nei convegni organizzati ad hoc.
poi tornano a farsi gli affari loro.
non che molti strutturati non facciano lo stesso.
aspetto un giorno in cui tutti i precari che giustamente si lamentano della loro situazione si decidano a cambiare aria e a non ‘servire’ più questo assurdo mondo dell’istruzione.
Contesto solo la parola “tuonare”. Al massimo ho sentito sospiri e sbuffi che qualcuno non è riuscito a trattenere ;-)
qualcuno su Facebook ha commentato: “mah, io sarei onorato dall’essere escluso da una graduatoria farlocca”
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Ho risposto così:
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ormai è chiaro che qualsiasi graduatoria non viene usata solo una volta ma è destinata a innumerevoli ricicli. Pensate alla VQR riciclata per accreditamento dottorati e per, appunto, bando Competence Centers Industria 4.0. E lo stesso vale per i dipartimenti di eccellenza. Ingenuamente, mi ero chiesto come mai la lista dei 350 ammessi alla fase 2 era stata allungata a 352. Poi scopri che essere in quella lista ti abilita a concorrere per i fondi Industria 4.0. Facile immaginare che la lista del MISE (che esclude Genova e Trieste) verrà ancora usata per bandi e fondi di vario genere. Il danno dei numeri tossici deriva anche dal fatto che, una volta in circolo, continuano a venir usati
nota a margine: ho apprezzato molto, nella trascrizione della redazione, l’originale formula di saluto,
“Le invio un cordiale saluton”
che presumo sia dovuta ad un errore di battitura, ma che trovo molto superiore all’originale. Sta a meta’ tra “un gelato al limon” di Paolo Conte ed l’ancor valido ma gia’ desueto “ciaone”, incolpevole vittima di questa interminabile sagra dell’effimero in cui ci capita di vivere.
errore di battitura (forse complice il software OCR con cui è stato estratto il testo dal pdf). Dato che va di moda favoleggiare sulle risorse di cui dispone Roars (https://www.roars.it/non-potevo-verificare-perche-e-a-pagamento-de-biase-sole24-non-lo-sa-ma-le-liste-degli-highly-cited-sono-gratis/ ma anche https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1707100262683384&set=a.149437521783007.31321.100001502801164&type=3&theater), mi affretto a precisare che l’OCR era uno di quelli gratuiti.
Nonostante il refuso avesse un suo fascino (ben catturato da Francesco Vissani), ho provveduto a correggere.