È vero o no che Roberto Cingolani (IIT) è «uno dei dieci scienziati più citati del mondo per le scienze dei materiali»? Recentemente abbiamo sottoposto a fact checking questa affermazione contenuta in un articolo del Sole 24 Ore. Nel mondo scientifico, ma anche su Google, sulla stampa italiana e nelle classifiche internazionali degli atenei, quando si parla di ricercatori Highly Cited ci si riferisce agli elenchi pubblicati e aggiornati periodicamente da Clarivate Analytics. E in questi elenchi Roberto Cingolani non c’è né tra i 152 Highly Cited di Materials Science né nella lista di nessun’altra materia.

L’autore dell’articolo, Luca De Biase, Editor di innovazione al Sole 24 Ore e Nova24, ha pubblicato sulla pagina web di Nova una replica in cui difende la notizia oggetto di contestazione. «Clarivate non è molto interessata alle nanotecnologie, ma soprattutto offre risultati sorprendenti». La fonte? Parola di «un conoscente del Politecnico di Milano», secondo il quale «tra i “molto citati” non c’è non c’è il premio Nobel per la chimica del 2016 Fraser Stoddart che su Scopus ha un H-index di 134». Eppure, basta un attimo per verificare che nelle liste Clarivate il Premio Nobel Fraser Stoddart c’è.

Ma la giustificazione principe (lo ripete due volte) per aver usato una classifica sconosciuta e non accreditata al posto di quella più nota e diffusa è che «la consultazione di Clarivate è possibile a pagamento e Roars può usare un abbonamento a quella risorsa. A differenza del sottoscritto.».

Siamo i primi a comprendere le difficoltà economiche del Sole 24 Ore, che nel 2016 ha registrato un rosso di 92 milioni. Ma non sono i potenti mezzi finanziari di Roars ad averci permesso il fact checking. Anche se l’Editor di Nova non se n’è accorto (nemmeno con l’aiuto del conoscente del Politecnico), le liste Clarivate degli Highly Cited sono consultabili gratis. Cliccare qui per credere.

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P.S. L’unico dato da noi riportato la cui estrazione richiedesse un abbonamento era la 2700-ma posizione di Cingolani, ma la sua assenza dalle principali liste pubbliche dei ricercatori Highly Cited era verificabile gratuitamente da chiunque avesse la voglia di spendere tre minuti del suo tempo per cercare questa informazione. Non era difficile. Il primo passo era aprire www.google.com e cercare highly cited:

A questo punto si posiziona il mouse sulla prima risposta e si preme il pulsante. Immediatamente, si apre la pagina http://hcr.stateofinnovation.com/ intitolata Highly Cited Researchers:

Non lasciatevi distrarre dal Subscribe su fondo verde: come è spiegato nelle righe soprastanti si riferisce ad una newsletter (gratuita). Piuttosto, selezionale il riquadro Last Name (quello evidenziato in rosso) e digitate “Cingolani”. Non c’è nemmeno bisogno di premere return o il pulsante del mouse. Il risultato appare da solo:

Facile, no? E tutto senza spendere un centesimo.

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19 Commenti

  1. Capisco che il piacere di polemizzare con le sciocchezze del Sole24 sia forte, ma onestamente non si può discutere di queste metriche come fossero cose serie. Mischiano su tutto, ci trovi qualcuno bravo, maree di cialtroni provenienti da sistemi accademici deboli, dove la bibliometria serve come legittimazione rispetto alla politica. Invito chiunque a guardare il proprio settore ed osservare che la distribuzione di cialtroni x settore è più alta di quella che darebbe una distribuzione random. La correlazione tra qualità e appartenenza alla lista è nulla, l’ unica correlazione è forse tcon i comportamenti accademici discutibili. La risposta da dare al Sole 24 ore è che il nostro sistema accademico non deve farsi condizionare da questa robaccia. La qualità della ricerca è materia di credibilità e reputazione, tutta roba che non si misura con i numeretti.

    • Non siamo certo noi a riporre grande fiducia nelle classifiche. Ma ci sembra degno di nota che, per qualche misteriosa ragione, ci siano dei giornali, fan delle classifiche, che non riescono nemmeno a darle giuste (la classifica alfabetica di Shanghai, per esempio) oppure santificano qualcuno con classifiche del tutto improbabili. Dato che sono gli stessi che invocano competenza, meritocrazia e criteri oggettivi, non si può fare a meno di evidenziare la contraddizione. Nell’epoca delle fakenews è utile sapere quali sono gli standard di affidabilità delle testate (e dei singoli giornalisti).

    • Questa volta son d’accordo con Marcati. Chiunque può citare (anche correttamente) un indicatore che ‘certifica’ l’eccellenza di qualcuno e/o qualcosa. Pochi giorni fa la mia negletta università è risultata migliore di altre ed il mio negletto dipartimento è tra gli eletti per l’eccellenza. Forse, se avessi voglia, troverei che anche io non sono male. Evidentemente sono tutte cavolate. Il nostro compito è non consentire a nessuno di magnificare o magnificarsi per degli indicatori che non hanno senso!

    • Io do la solita risposta. Chi conosce la termodinamica sa che la realizzazione del moto perpetuo è una bufala. E se nel suo paese di campagna arriva un tizio che vuole vendere marchingegni “a moto perpetuo” gli ride dietro. Ma se i suoi concittadini, che non conoscono la termodinamica, sono pronti a farsi svenare dal tizio, allora ha senso aprire il marchingegno e mostrare che ci sono le pile e che se le togli si ferma. Semplicemente perché vedere con i propri occhi le pile e gli ingranaggi che si fermano è più veloce e alla portata di tutti che assimilare i principi della termodinamica. E smascherare il trucco può anche essere un modo per persuadere qualcuno che ha senso studiare la termodinamica (se credo al moto perpetuo perché me lo vedo davanti, non mi metto a studiare una disciplina che afferma la sua impossibilità). Alcuni sanno decifrare bene il vuoto che c’è dietro le classifiche e dietro certe campagne di stampa per la riforma di istruzione e università. Ma molti altri guardano incantati e anche affascinati dalla (presunta) autorevolezza dei pulpiti. Smontare le macchine miracolose e fare debunking delle #fakenews cambia poco la vita di chi ha già capito. Ma la maggioranza non ha capito e si fa abbindolare (inclusi molti colleghi). Si tratta di aiutare ad aprire gli occhi insomma e a mettere a fuoco chi è autorevole e chi no (autorevole anche solo nel riportare dei numeri, che è poco, ma se non si riesce a fare nemmeno quello, figuriamoci il resto).

    • Sono per De Nicolao, questo chiarimento è un regalo fatto al mondo; GDN già sapeva, ma ha fatto lo sforzo di scrivere: roars ha molti lettori che poi riportano ad altri quanto letto.

    • Sarò io forse eccessivamente pitagorico, ma se una cosa ‘non si misura con i numeretti’, ma comunque si misura, bè non saranno ‘numeretti’ ma pur sempre numeri sono..magari complessi, iper-complessi o quant’altro, se sono oggetto di misura, per definizione sono una quantificazione. Oppure non sono oggetto di misura punto e basta. Ma quest’ultima eventualità dobbiamo escluderla perché la cosa ha un impatto economico: bisogna stabilire come dividere certe risorse. Se il criterio è ‘il più bravo ha uno stipendio più alto e più risorse’ allora i numeretti ci sono eccome, e precedono la parola ‘Euro’.
      Non conviene allora discutere di quali possono essere i criteri di misura ‘giusti’, anziché proclamare per principio l’incommensurabilità del lavoro accademico?

  2. Insomma, quel conoscente gli ha passato i dati e lui li ha presi per buoni. Non solo, per lui valgono quanto valgono gli altri (riportati da Roars). In ungherese, come in tutte le lingue, ci sono dei detti il cui significato è che ciascuno deve fare quel che sa fare, per cui , ad es., se non sai l’arabo non cercare di parlarlo, oppure ecco cosa capita se il pollo vuol fare la rondine. La redazione dovrebbe mandarlo a ripetizione, non solo di giornalismo culturale, ma anche di comprensione del testo (mi riferisco all’articolo Roars) e di stilistica e retorica, per capire la differenza tra una descrizione e un panegirico.

  3. Il “conoscente del Politecnico di Milano” (sulla cui identità misteriosa fioriscono le ipotesi più varie) assume sempre più i connotati di “mio cuggino” (vedi sotto). Ecco cosa scrive Luca De Biase:
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    «Ho chiesto a un conoscente del Politecnico di Milano che mi fa notare come Clarivate non è molto interessata alle nanotecnologie, ma soprattutto offre risultati sorprendenti: tra i “molto citati” non c’è Vincenzo Barone, Direttore della Normale di Pisa, non c’è Vincenzo Balzani e non c’è il premio Nobel per la chimica del 2016 Fraser Stoddart […]»
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    Nel post abbiamo mostrato che il “conoscente del Politecnico” si sbaglia sull’assenza del Nobel Stoddard. Basta un attimo per trovarlo nella lista più recente. Ma le sviste non si fermano qui. Un collega ci ha fatto gentilmente notare due cose:
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    1. Vincenzo Barone e Vincenzo Balzani sono anch’essi presenti nelle liste, anche se non in quella più recente. Basta andare a vedere i file che contengono i precedenti elenchi degli Highly Cited (HC). Se si scarica quello del 2001, si scopre che sono presenti sia Vincenzo Barone che Vincenzo Balzani:
    http://hcr.stateofinnovation.com/sites/default/files/content/hcr/archive/2001_HCR_List_as_of_December_31_2001.xlsx
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    2. Non è così sorprendente che Barone e Balzani fossero presenti in una precedente lista e non in quella più recente. Basta leggere la pagina che Clarivate dedica agli scopi delle liste HC:
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    “Those researchers who, within an Essential Science Indicators-defined field, published Highly Cited Papers were judged to be influential, so the production of multiple top 1% papers was interpreted as a mark of exceptional impact. Relatively younger researchers are more apt to emerge in such an analysis than in one dependent on total citations over many years. To be able to recognize early and mid-career as well as senior researchers was one goal for generating the new list.”
    http://hcr.stateofinnovation.com/page/purpose
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    L’analisi infatti non fa riferimento all’intera carriera ma ad un decennio recente. Senza alcun disonore, scienziati che hanno dato contributi pure importanti e citati possono cedere il posto a ricercatori più giovani.
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    Conclusione: anche per responsabilità del non meglio identificato “conoscente del Politecnico di Milano” De Biase ha infilato due fake news + due semifake news nella sua replica:
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    1. Le liste degli Highly Scientist non richiedono un abbonamento per essere consultate.
    2. Il Nobel Stoddard è incluso negli Highly Cited 2016
    3. È vero che Vincenzo Barone non è tra gli HC 2016 ma era tra quelli del 2001.
    4. È vero che Vincenzo Balzani non è tra gli HC 2016 ma era tra quelli del 2001.
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    Inoltre, chiunque avesse letto le spiegazioni di Clarivate non si sarebbe meravigliato della possibile uscita dalla lista di scienziati maturi, perché uno degli scopi è proprio “to be able to recognize early and mid-career”.
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    E ora un intermezzo musicale con “mio cuggino”, una canzone che mette in fila diverse fake news … ma per scherzo.

  4. Mi sono appena vista un documentario sulla carriera di politica e di ‘scienziata’ di Elena Ceausescu. Verso la fine uno dei commentatori fa la seguente domanda: va bene, da noi in Romania contrastarla era impossibile e inutile, e finché le onorificenze le venivano assegnate in paesi deboli o marginali, per ragioni diplomatiche, anche questo sarebbe comprensibile , ma perché anche in Gran Bretagna o in altri paesi occidentali con accademie prestigiose che in fondo non ci guadagnavano niente? Per l’Accademia dei Lincei di veda a http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/03/17/elena-ceausescu-accademica-italia.html.

    • Non vedo l’ora che al posto delle cattedre Natta, l’ANVUR istituisca le cattedre Ceausescu (anche lei chimica a quanto pare).

    • ”Ora che è morta, le sue benemerenze vengono riconosciute per i falsi che furono: con imbarazzo di chi gliele concesse, in Romania e altrove.”

      bè..c’è falso e falso. C’è il ‘palesemente falso’ e il ‘subdolamente falso’. Un esempio splendido di subdolamente falso è proprio l’affermazione sopra citata di ‘Repubblica’: una affermazione non falsa, ma talmente spudoratamente OMISSIVA che di fatto equivale ad una falsificazione…
      E’ piuttosto singolare dire che Elena Ceausescu ‘dopo che è morta’ si è rivelata per quello che era, omettendo il piccolo particolare che E.C. non ‘è morta’ di cause naturali, ma è stata fucilata, assieme al marito, da un gruppo di militari. Il potere attuale in Romania SI FONDA su quella fucilazione, un po’ come in Italia la Repubblica si fonda sulla fucilazione di Mussolini.
      Se un potere si fonda sulla fucilazione di un certo personaggio, è piuttosto falsificante dire ‘dopo che è morto’ …..

  5. Vi accanite contro questo grande scienziato che in una recente intervista ha profetizzato di future connessioni tra i nostri neuroni e internet. Cattivoni, ingrati, bisognerebbe raddoppiargli subito i 415 milioni di euro.

  6. Luca De Biase non è certo il primo venuto. Ricopre ruoli di un certa importanza ed è coinvolto in molte iniziative. Questi sono i “Progetti in corso” che riporta nella pagina “Chi sono” del suo blog personale (http://blog.debiase.com/chi-sono/)
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    Editor di innovazione al Sole 24 Ore e Nova24 (del quale è stato fondatore, che ha guidato dall’ottobre2005 al giugno 2011; e che ha ripreso a guidare dal luglio 2013); editor della Vita Nòva, magazine per tablet
    Docente al master di comunicazione della scienza all’Università di Padova; membro del comitato scientifico del master di comunicazione della scienza alla Sissa di Trieste; membro del comitato scientifico del master in Big data analytics della Luiss di Roma
    Contributor di Edge.org, Annual Question dal 2012
    Co-fondatore dell’associazione ItaliaStartup
    Componente del Tavolo permanente per l’innovazione e l’agenda digitale italiana, 2014; Membro della Commissione sulle garanzie, i diritti e i doveri per l’uso di internet, alla Camera dei Deputati, 2014; Membro del comitato scientifico per l’Agenda Digitale in Emilia Romagna, 2014. Nel 2012 aveva lavorato con il ministero italiano per lo Sviluppo economico in una task force dedicata a migliorare l’ecosistema delle startup innovative; nel 2013 è stato membro dell’unità di missione per il Presidente del Consiglio sull’Agenda Digitale italiana
    è stato Presidente Fondazione Ahref, centro di ricerca sulla qualità dell’informazione nei media sociali; dalla nascita nel 2010 fino all’aprile 2014 ma prosegue il lavoro sui media civici
    Membro della Commissione sui Big Data dell’Istituto Nazionale di Statistica
    Membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Golinelli di Bologna
    Member of the board of trustees at Nexa
    Membro del comitato scientifico della Fondazione Think!
    Membro dell’Organismo di controllo del Codice di autoregolamentazione Netcomm, consorzio del commercio elettronico italiano
    Curatore di TEDxRoncade
    Membro dello steering committee di State of the Net
    Luca è stato invitato a parlare in numerose occasioni dall’Ocse di Parigi, dall’StsForum di Kyoto, dal Mit-MediaLab di Cambridge Massachusetts, dall’Atomium Culture di Bruxelles, dall’International Journalism Festival di Perugia, da Falling Walls di Berlino, dall’Università della Svizzera Italiana, da State of the Net di Trieste. Ha tenuto corsi a docente a Sciences Po, Parigi, Master of Public Affairs dal 2007 al 2012.
    Premio Web Italia 2012, Premi Città Impresa Fabbricatore di idee 2012, Premio Cultura di Rete 2007, Premio Sele d’Oro 1994; per la Vita Nòva: Moebius 2011, The Lovie Awards 2011, M20, Spd, iTunes Rewind 2011.

    • “Membro del comitato scientifico della Fondazione Think!”
      Vorrei sapere se il punto esclamativo l’hanno messo i fondatori della fondazione. Ma in fondo mi interessa poco. Cioè no, manca il premio Nobel.
      E da tutti questi membership vengono fuori dei dindini? Deve avere una giornata lunga 72 ore come minimo. Punto semplice, due punti, punto e virgola.

    • Insomma, è ‘membro’ di un sacco di comitati..
      Mi fa venire in mente un vecchio professore americano, ormai defunto, che amava proclamare orgogliosamente in pubblico: ‘I’m a non-member!’.

  7. Luca De Biase ha aggiunto il seguente post-scriptum alla sua replica:



    http://lucadebiase.nova100.ilsole24ore.com/2017/08/21/roars-cingolani-e-le-classifiche/
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    Al di là dell’autocritica, De Biase continua a mancare di precisione. Lamenta “aggettivi diffamatori, aggressività, dietrologia campata per aria” e scrive di “altri errori che rendono falsa l’informazione risultante” senza fornire virgolettati o indicazioni precise.
    Riguardo alla mancata indicazione della fonte, è vero, non lo abbiamo sottolineato. Abbiamo fatto di meglio: siamo riusciti a ricostruirla e a mostrare che era Google Scholar, con le sue classifiche non certificate, fortemente dipendenti dalla scelta dei “tag” da parte dell’utente e incapaci di riconoscere a quale settore scientifico si riferiscono le citazioni ricevute. Anche citandola, una fonte così convince assai poco, soprattutto se deve rimpiazzare una lista di Highly Cited nota in tutto il mondo e ampiamente rilanciata anche dalla stampa italiana.
    Comunque sia, quello di De Biase con le fonti sembra un rapporto davvero problematico e anche sfortunato. La fonte su cui si basa la sua replica è un non meglio precisato “conoscente del Politecnico”. Che tra le cose riferite a De Biase ne ha azzeccate ben poche. Come quando sostiente che nelle liste Clarivate non è incluso il Nobel Fraser Stoddart, che invece c’è (una verifica che richiede pochi secondi, anche perché le liste sono accessibili gratuitamente, nonostante De Biase si giustifichi per la mancata verifica perché “a pagamento”).

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