Uno dei tre membri del Comitato di Selezione dell’area 08 (Ingegneria Civile e Architettura) è un giovane “assistant professor” che ha conseguito il dottorato in Electrical Engineering (area 09) nel 2010

Il bando prin 2010-2011 prevede che “La valutazione scientifica dei progetti di ricerca preselezionati è curata, per ogni area disciplinare, dal relativo CdS, che opera … formulando un giudizio analitico comparativo sui progetti di propria competenza. Poiché la fase di preselezione interna agli atenei si è conclusa, lo scorso 3 agosto, il MIUR, su designazione del CNGR (Comitato Nazionale dei Garanti della Ricerca), ha nominato  i comitati di selezione ( i CdS) per le proposte PRIN 2010-2011.

Per l’area 08 (ingegneria civile e architettura), i nominati sono:

  • Giulio Ballio (Ex Ordinario SSD ICAR/09 – Politecnico di Milano – a riposo);
  • Attilio Belli (Ex Ordinario SSD ICAR/21 – Università di Napoli Federico II – a riposo);
  • Michael C Forde (Professor – University of Edinburg).

Il prof. Ballio rappresenta uno dei nomi più significativi della Tecnica delle Costruzioni attuale: ha prodotto contributi fondamentali sulle strutture in acciaio e ha un “cursus honorum” straordinario, che include anche la carica di rettore del Politecnico di Milano. Anche il prof. Belli può vantare un ruolo preminente nel suo campo di attività, l’urbanistica, ed ha rivestito significative cariche accademiche.

Il nominato “straniero” ha lo status di “professor”, ed è attivo nei seguenti campi:

  • Non-destructive testing (NDT) of concrete and masonry – bridges & structures – radar, sonics, ultrasonic tomography, acoustic emission (AE);
  • Geotechnics: Earthworks & Site Investigation.

WoK gli fa corrispondere 59 pubblicazioni, 555 citazioni e un h-index pari a 12: per Scopus i numeri sono relativamente simili (59, 648 e 13).

Volendolo “italianizzare”, la sua attività scientifica lo collocherebbe a cavallo tra i SSD ICAR/07 e ICAR/08: in ogni caso, senza dubbio un ICAR.

Forde, però, ha snobbato la nomina ministeriale, per cui lo scorso 20 settembre  il MIUR, in intesa con il Comitato Nazionale dei Garanti della Ricerca, lo ha sostituito con Christian G. Claudel, in organico alla King Abdullah University of Science and Technology. Non è un nome noto in area 08, bisogna cercarlo sulla rete, scoprendo che:

  • Ha una posizione di assistant professor in Mechanical Engineering, avendo conseguito Master e Ph.D. in Electrical Engineering , peraltro nella prestigiosa University of California at Berkeley;
  • I suoi principali interessi di ricerca sono “control and estimation of distributed parameter systems, cyberphysical systems monitoring, and the use of wireless sensor networks for environmental applications”.

Insomma, una sua controparte italiana avrebbe la qualifica di ricercatore universitario nell’area 09 (ingegneria industriale e dell’informazione): è la persona adatta a valutare le proposte PRIN sui temi dell’ingegneria civile e dell’architettura?.

Per WoK, Claudel ha 10 pubblicazioni (4 su rivista, 6 in atti di convegno), 18 citazioni e un h-index pari a 3: la prima è del 2007. Scopus riporta le 6 pubblicazioni in atti di convegno, 12 citazioni e un h-index pari a 2. Le pubblicazioni su rivista sono:

  • Claudel, Christian G.; Bayen, Alexandre M, 2010, “Lax-Hopf Based Incorporation of Internal Boundary Conditions Into Hamilton-Jacobi Equation. Part I: Theory”. IEEE Transactions on Automatic Control
  • Claudel, Christian G.; Bayen, Alexandre M, 2010, “Lax-Hopf Based Incorporation of Internal Boundary Conditions Into Hamilton-Jacobi Equation. Part II: Computational Methods”. IEEE Transactions on Automatic Control
  • Claudel, Christian G.; Bayen, Alexandre M., 2011, “Convex Formulations of Data Assimilation Problems for a Class of Hamilton-Jacobi equations”, SIAM Journal on Control and Optimization.
  • Mazare, Pierre-Emmanuel; Dehwah, Ahmad H.; Claudel, Christian G.; Bayen, Alexandre M, 2011, “Analytical and grid-free solutions to the Lighthill-Whitham-Richards traffic flow model”, Transportation Research Part b – Methodological.

Tre dei quattro articoli sono relativi ad una particolare applicazione dell’equazione di Hamilton-Jacobi, un classico della Teoria dei Sistemi. La quarta è relativa all’implementazione di tale applicazione per l’utilizzo aggregato dei dati provenienti dai GPS veicolari per il controllo del traffico veicolare, ed in questo senso sfiora la declaratoria del SSD ICAR/05 (Trasporti). D’altra parte, il quarto articolo ricalca i temi della tesi di dottorato sviluppata nel 2010 nell’ambito del dipartimento di Electrical Engineering and Computer Sciences dell’UCB. La tesi è stata sviluppata d’intesa col dipartimento di Civil and Environmental Engineering per le sue implicazioni nel controllo del traffico veicolare e ha anche consentito a Claudel di vincere un premio. Insomma, il curriculum di Claudel mostra, nonostante qualche limitato accostamento ai temi dell’Ingegneria dei Trasporti, un deciso profilo di area 09.

La domanda è ineluttabile: un giovane ricercatore di area 09, che ha ottenuto il dottorato nel 2010, per quanto bravissimo, è la persona adatta a selezionare i progetti PRIN di area 08?

Traggo a caso alcuni titoli dei progetti “vincitori” del PRIN 2009 in area 08:

  • Modelli ipogei: il progetto del sottosuolo tra benessere e architettura;
  • Costruzione di un Atlante del Patrimonio Culturale Mediterraneo. Conoscenza, Comunicazione, Governance.
  • Metodologie di analisi e modellazione di murature multistrato per la conservazione del costruito storico
  • Riutilizzo di acque reflue: contaminanti emergenti e problematiche operative
  • Valutare, pianificare e gestire localmente il territorio e l’ambiente in Africa Sub-sahariana

e il dubbio, anziché svanire, aumenta.

Ma veramente nel mondo non c’è un ingegnere civile o un architetto che abbia voglia di partecipare alla selezione dei PRIN?

Preciso che sono un diretto interessato, essendo in attesa di valutazione di proposta PRIN pre-selezionata.

 

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18 Commenti

  1. Speriamo che il giovane Claudel sia in grado di capire cosa significa la frase in calce al decreto di nomina dei comitati di selezione:

    Art. 2
    Ogni comitato di selezione è autorizzato a utilizzare il parere di esperti per garantire la correttezza, dal punto di vista scientifico, della procedura di valutazione.

    Così ancora più inciuci, e ricordiamoci che per le 14 aree sono veramente stranieri solo 4/14.

  2. Non vi sembra un po’ schizofrenico usare la bibliometria per fare le pulci (giustamente) a questo commissario straniero PRIN e, allo stesso tempo, urlare allo scandalo quando l’ANVUR vuole usare la bibliometria per valutare l’idoneita’ scientifica degli aspiranti professori associati e ordinari in Italia?

    • Io la metterei in una maniera diversa. Come mai agli stranieri è concesso di non essere ordinari mentre in tutte queste nostre supercommissioni gli italiani devono essere per forza ordinari? Ci sono non ordinari nei GEV per esempio fra gli accademici italiani?

    • Mai urlato allo scandalo.
      In ogni caso, mi pare che da circa un anno roars sottolinea che la bibliometria può essere utile quale elemento di complemento per valutare uno studioso, ma non una discriminante: e questo è proprio quanto si può leggere più sopra, dove 3 righi riportano una sintesi bibliometrica e 30 sono dedicati ad una analisi delle pubblicazioni e delle attività scientifiche. Io trovo una perfetta coerenza: dov’è la “schizofrenia”?
      Piuttosto, poiché i frequentatori di questo sito, in quanto studiosi, sono adusi alla lettura critica e all’approfondimento degli scritti, mi stupisco di una certa superficialità nel commento dell’articolo.

    • Come ribadito più volte, la critica all’ANVUR non riguarda l’uso della bibliometria, ma l’uso *automatico* della bibliometria a scopo normativo (con tutti i problemi scientifici, etici e giuridici che ciò comporta). La risposta di Occhiuzzi è ineccepibile. Il dato bibliometrico non è usato *da solo* per sostenere che Claudel varrebbe poco (come a volte fa chi equipara l’h-index ad una specie di pagella), ma è usato per caratterizzare la sua produzione scientifica (di cui vengono citate per esteso le pubblicazioni su rivista). Emerge il profilo di un giovane ricercatore che pubblica (molto bene) prevalentemente su riviste di Controlli Automatici su tematiche che (per ora) hanno impatto limitato. Occhiuzzi, in modo del tutto equilibrato, si chiede se questo profilo sia quello più adatto a svolgere un ruolo di supervisione su tutti i progetti PRIN di un’area toccata marginalmente dagli interessi scientifici di Claudel. Il conteggio bibliometrico, è solo una piccola parte dell’analisi, ma è utile ad evidenziare che siamo di fronte ad un ricercatore che è ancora in una fase emergente, sia per quantità che visibilità della produzione scientifica.

    • Antonio: “Roars sottolinea che la bibliometria può essere utile quale elemento di complemento per valutare uno studioso, ma non una discriminante”
      In Italia gia’ da anni si puo’ usare la bibliometria come elemento di complemento per valutare uno studioso (vedasi ormai vecchie idoneita’ locali). Pero’ purtroppo in Italia sono continuate le porcate che tutti conosciamo. Questo prova che In Italia la bibliometria, se non viene introdotta come discriminante, non serve a niente

    • “Pero’ purtroppo in Italia sono continuate le porcate che tutti conosciamo. Questo prova che In Italia la bibliometria, se non viene introdotta come discriminante, non serve a niente”
      ___________________________________
      Evitiamo le generalizzazioni. La logica tutto-niente fa presa sull’uomo della strada ma non ha corso in ambito scientifico. Chi ha giudicato in modo equo ha usato *anche* la bibliometria dandole il giusto peso.

    • Assolutamente d’accordo che giudicare un progetto Prin dal titolo è una operazione raccapricciante. Però la scelta dei valutatori è una operazione delicata anche perché i progetti vengo approvati o scartati per dettagli infinitesimi (basta un 1/60 del punteggio visto che la soglia è stata vicina 57-58) e per questo la condizione necessaria doverbbe almeno essere la conoscenza approfondita di quel che si giudica.

  3. Sul fatto che il giovane ricercatore in questione appartenga a un’area diversa non so dare giudizio, non e’ la mia area.
    Sul fatto che essere cosi’ giovane e inesperto e quindi da scartare a prescindere (“ha ottenuto il dottorato nel 2010” in grassetto+spulciatura delle pubblicazioni) non sono tanto d’accordo. I panels della National Science Foundation di cui si parla qui (https://www.roars.it/l%E2%80%99asino-youcut/) sono infarciti di Assistant Professors (i pezzi grossi non ci vanno perche’ li reputano una perdita di tempo) e funzionano abbastanza bene. Se uno ha fatto un PhD in un’area (5.5 anni-per Claudel 6 a giudicare dalla pagina web-, diciamo 4.5 di ricerca) ed e’ assistant professor da 2, sono 6.5 anni di esperienza sul campo. A quel punto uno dovrebbe avere una buona idea della letteratura esistente e dello stato dell’arte. Poi comunque ci sono anche gli altri 2 luminari (entrambi a riposo: lo conosceranno loro invece lo stato dell’arte a proposito? nessuno se lo chiede? A voi pare normale?) ad aiutare.
    Piuttosto mi pare importante prestare attenzione al fatto che i progetti vengono scartati per dettagli infinitesimi. Non e’ questa la vera stortura?

    • ” A quel punto uno dovrebbe avere una buona idea della letteratura esistente e dello stato dell’arte.”
      _______________
      Stiamo parlando di un comitato di selezione che deve valutare progetti entro un’area molto vasta (tutta ingegneria civile e architettura). In questo tipo di attività l’esperienza aiuta parecchio. Esperienza non significa solo aver prodotto molti lavori scientifici, ma anche essere venuto a contatto nel corso degli anni con diverse sollecitazioni culturali e scientifiche, l’aver visto l’ascesa e il declino di mode scientifiche, saper riconoscere vizi e pregi nascosti dei progetti di ricerca. In 6,5 anni di esperienza sul campo si diventa dei buoni esperti di un’area non troppo vasta e, quando si è giovani, la pressione a pubblicare obbliga ad andare in profondità piuttosto che favorire l’allargamento degli interessi. Se poi aggiungiamo che gli interessi scientifici del giovane ricercatore gravitano più sull’area 09 che sull’area 08, la sfida diventa ancora più difficile.

  4. @samueleuk
    “Pero’ purtroppo in Italia sono continuate le porcate che tutti conosciamo. Questo prova che In Italia la bibliometria, se non viene introdotta come discriminante, non serve a niente.”
    Non nego, ovviamente, l’esistenza delle “porcate”, ma per quanto mi risulta, in 20 anni di vita universitaria, sono un’esigua percentuale del complesso delle valutazioni.
    Credo però che ci divida un modo di intendere la figura del docente universitario, sulla quale probabilmente abbiamo “visioni” molto differenti, entrambe legittime, per carità. La mia respinge l’equazione “h alto = bravo docente” e considera l’attività scientifica, e quindi il giudizio ad essa associato, grosso modo pari a un terzo del totale. Almeno altrettanto importante, per me, è la valutazione di quanto efficacemente un docente trasferisca il suo sapere nelle aule dell’università e, ancora paritariamente, quanto sia in grado di fare perché il sistema nel quale lavora (facoltà, dipartimento, gruppo di ricerca, SSD, etc.) offra un soddisfacente livello di servizio alla società, sia in termini di formazione che di ricerca.

    @Federico
    “1. Sul fatto che il giovane ricercatore in questione appartenga a un’area diversa non so dare giudizio, non e’ la mia area.
    2. Sul fatto che essere cosi’ giovane e inesperto e quindi da scartare a prescindere … non sono tanto d’accordo.”
    Mi scuso per la franchezza, ma l’osservazione 1 è troppo “ponziopilatesca”. La questione è indipendente dall’area: ti sembra che un PRIN sulle coronarie possa essere efficcacemente valutato da uno studioso di archeologia? Che uno di storia medievale lo possa essere da un chimico? Che io, ingegnere civile, possa esprimermi con competenza sulle scienze motorie? Sulla seconda sono quasi d’accordo, l’età non c’entra, ma la *competenza* si.
    Il ragionamento si compone di due parti, come ha ripreso anche De Nicolao: in linea di massima, chi opera in un’area non ha le competenze per valutare iniziative di ricerca in un’altra area (o vogliamo mettere in discussione anche le aree CUN?). Potrebbero esserci delle eccezioni, che però sarebbero inevitabilmente basate su una *lunga* esperienza interdisciplinare.
    Se elidi una porzione del ragionamento (sulle aree non mi so esprimere), il senso cambia: ma sei proprio sicuro, scusa di nuovo la franchezza, di non saper valutare che io, ingegnere civile che si occupa di ponti e terrremoti, non saprei affrontare con competenza quello di cui ti occupi tu?

    • Mi sono spiegato male. Se l’area e’ diversa non c’e’ dubbio che il candidato sia sbagliato, questo e’ palese. Ma la critica al candidato era fatta su 2 fronti: 1-non e’ la sua area; 2-e’ troppo giovane. Volevo solo esprimermi sulla parte 2.
      A me continua a sembrare strano che 2 dei tre esperti siano a riposo e che questo non disturbi nessuno di voi. Certo di esperienza ne avranno a iosa e avranno visto mode scientifiche nascere, morire e rinascere dalle proprio ceneri. Forse avranno coniato essi stessi delle mode che avranno nutrito con amore. Si spera pero’ che i PRIN abbiano un alto contenuto tecnico/scientifico e una forte spinta innovativa. Il merito di questo aspetto e’ molto difficile da giudicare se non si ha pubblicato lavori *di prima mano* per anni o decenni. Non vedo come un Magnifico Rettore trovi il tempo di tenersi aggiornato sulle novita’ della propria disciplina. Non si auspica che nei PRIN vengano proposti nuovi metodi o strumenti? I limiti di queste nuove tecniche saranno sconosciuti a chi non ha praticato ricerca *attivamente*, non crede? Poi chi non fa ricerca come fa a sapere dove si trova il limite della disciplina (che la ricerca dovrebbe spostare in avanti)? Le numerose sollecitazioni culturali e scientifiche cui questi luminari sono venuti a contatto temo non aiutino moltissimo a giudicare gli aspetti piu’ squisitamente tecnici che si dovrebbero trovare in progetti di ricerca veramente innovativi.
      Poi, in fin dei conti non so perche’ ne discutiamo, se si tratta di discriminare di un punto, sfido chiunque si reputi esperto della propria area a dichiarare in buona fede che si sente capace di giudicare progetti con una granularita’ di 1/60. Io ammetto candidamente che non ne sarei capace. In queste condizioni, le conoscenze tecniche o l’esperienza dei valutatori temo contino meno di altre variabili quali che so, la pressione atomosferica o la temperatura del cappuccino al bar.

    • Cerco di spiegarmi meglio anch’io. Le considerazioni sul valutatore si componevano di due porzioni inscindibili, nel ragionamento esposto: togliendone una, cade il ragionamento.

      “… contino meno di altre variabili quali che so, la pressione atomosferica o la temperatura del cappuccino al bar”.
      Si, l’esperienza PRIN insegna proprio questo. Io, però, sono un inguaribile ottimista, e pensavo che questa volta …

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