Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Per una volta possiamo affermare con orgoglio e senza paura di essere smentiti che in Italia non sarebbe potuto accadere.
Ci riferiamo ovviamente all’assegnazione del Premio Nobel per la fisica da parte dell’Accademia delle scienze svedesi. Questa mattina tutti i giornali italiani si avventurano in lodi dei due vincitori, ma nessuno si è accuratamente documentato sul loro reale spessore scientifico. I dati oggettivi che presentiamo di seguito mostrano chiaramente che, ancora una volta, l’assegnazione del Nobel per la fisica ha seguito logiche che, spiace dirlo, sono chiaramente baronali.
Peter Ware Higgs copre la carica di professore emerito ad Edinburgh, una discreta università, ma non certo nelle posizioni di testa delle classifiche internazionali. Il prof. Higgs nella sua carriera accademica ha prodotto un numero così esiguo di lavori di qualità che il database ISI-WoS di Thomson-Reuter registra solo due articoli a suo nome. Per non essere ingenerosi abbiamo fatto la stessa ricerca su Scopus di Elsevier, database bibliometrico notoriamente meno selettivo, e possiamo documentare che il prof. Higgs in 50 anni di carriera scientifica ha prodotto solo 13 lavori. Come di può vedere i 13 lavori sono intervallati da lunghi anni di silenzio.
Come si può notare dalla tabella seguente, dei 13 lavori solo 9 sono articoli. Non è inoltre inutile notare che in una produzione tanto esigua il premio Nobel Higgs non si sia fatto mancare un erratum che, statisticamente, finisce per rappresentare il 10% della sua produzione scientifica complessiva.
Veniamo ora alla qualità delle riviste su cui sono stati pubblicati i lavori di Higgs. Come ben sappiamo, dalla qualità della rivista si evince la qualità degli articoli, perché le migliori riviste attuano procedure di revisione più severe e selettive. Solo tre degli articoli di Higgs, tutti ormai risalenti indietro nel tempo, sono stati pubblicati su riviste di qualità elevate, o più precisamente su una stessa rivista di qualità elevata: Physical Review Letters, che è nel top 20% delle riviste di fisica ordinate secondo l’Impact Factor (Fonte: Journal Citation Reports). Altri tre lavori, anche questi risalenti nel tempo, sono stati pubblicati da Higgs sul Journal of Chemical Physics, rivista che non entra nel top 20% delle poche riviste settoriali (Fonte Journal Citation Report). Questi lavori secondo le stringenti regole della VQR italiana, non potrebbero aspirare a raggiungere un giudizio superiore al buono.
I due lavori più recenti sono apparsi su riviste di scarsa qualità. Una è l’International Journal of Modern Physics A che sta nel 50% inferiore della distribuzione delle riviste per IF, con un IF di appena 1,13 modestissimo quando comparato -come sappiamo essere corretto fare – con le riviste di migliore qualità del campo della fisica. Poco migliore la qualità dei Comptes Rendus Physique rivista che con un IF di 1,8 non riesce ad emergere dal 50% delle peggiori riviste di fisica. Se poi guardiamo più a fondo, scopriamo che i due contributi più recenti non sono da considerarsi a tutti gli effetti articoli scientifici, visto che raccontano aspetti di contorno relativi alle “ricerche” del prof. Higgs. Se questi ultimi due lavori fossero stati presentati alla VQR italiana, sarebbero stati sicuramente penalizzati (punteggio -1) perché di tipologia non ammissibile: si tratta infatti di lavori didattici o al più divulgativi.
E veniamo infine al dato che riassume tutti i precedenti in modo oggettivo ed esemplare: l’h-index dell’emerito prof. Higgs, anche quando calcolato sulla base dei generosi dati Scopus, si ferma ad un modestissimo h=6, che, lo ricordiamo ai lettori più disattenti, indica che il professor Higgs in tutta la sua carriera accademica ha scritto solo 6 lavori che hanno ricevuto più di 6 citazioni.
E veniamo all’altro premio nobel per la fisica 2013, il prof. François Englert, anch’egli emerito di fisica all’Université Libre de Bruxelles –struttura, sia detto per inciso, fuori dalle top 100 della classifica ARWU. Certo la produzione scientifica del prof. Englert appare consistente se confrontata a quella del prof. Higgs. Se per Higgs ISI-WoS registrava solo due articoli, per Englert gli articoli sono ben 40. Ma anche in questo caso vogliamo essere generosi e utilizzare il database bibliometrico più favorevole al soggetto valutato. Scopus registra ben 89 prodotti di Englert.
Negli anni Settanta e Ottanta Englert ha sicuramente pubblicato alcuni contributi di qualità che sono apparsi infatti su riviste di qualità, in particolare Physics Letters B, rivista che con un IF di 4,57 sta nel top 20% delle riviste di fisica. Ed anche negli anni successivi al 2000 ha pubblicato qualche articolo di qualità perché apparso in riviste di qualità, in particolare Nuclear Physics Section B (IF: 5,62). Se ci concentriamo sui lavori che avrebbero potuto essere sottomessi al giudizio del GEV di fisica della VQR italiana, i risultati non sono però esaltanti. Come si vede nella figura seguente tre lavori –il primo, il secondo ed il quinto della lista, sarebbero con ogni probabilità stati giudicati di qualità limitata o al più accettabile, data la modesta qualità delle riviste che li hanno pubblicati. Gli altri tre lavori sul Journal of High Energy Physics, pur apparsi su rivista di ottimo livello, hanno ricevuto un numero di citazioni assai modesto, per cui difficilmente avrebbero potuto aggiudicarsi un Eccellente (1 punto) nell’esercizio italiano di valutazione.
Ma non c’è bisogno di tante parole. E’ sufficiente considerare l’indicatore per eccellenza della qualità della produzione scientifica di uno scienziato, l’h-index che anche nel caso di Englert si ferma al modestissimo h=10 come illustrato nella figura qua sotto.
A fronte di questi indicatori oggettivi della qualità scientifica –ma ne potremmo aggiungere di altri anche più complessi- non si può non restare stupiti della scelta dell’accademia delle scienze svedesi. Che d’altra parte non è affatto nuova a decisioni che non trovano riscontro nell’oggettività degli indicatori bibliometrici. Come documentato qua, i Nobel per la fisica sono stati attribuiti con logiche che appaiono inspiegabili se si adottano le migliori pratiche della comunità scientifica internazionale: nel 2009 il premio Nobel per la fisica fu attribuito a W.S. Boyle (h-index= 7), G.E. Smith (h=5) e C.K. Kao (h=1); nel 2008 a T. Maskawa (h=1) e Y. Namby (h=17); nel 2011 il Nobel per la chimica D. Shechtman si fermava ad un modesto, anche per la chimica, h=17.
Per una volta possiamo davvero essere orgogliosi del nostro paese. Se il Nobel venisse attribuito secondo le regole bibliometriche rigide che sono state adottate in Italia grazie alla meritoria opera dell’ANVUR, casi come quelli appena ricordati, ed in particolare vogliamo stigmatizzarlo, casi come quello di Higgs, non si verificherebbero. Sia detto per inciso: “scienziati” come Higgs e Englert con le regole attuali non solo non potrebbero mai diventare emeriti nell’università italiana, ma avrebbero ricevuto un sacrosanto “semaforo rosso” dall’ANVUR se solo si fossero candidati a far parte delle commissioni per l’Abilitazione Scientifica Nazionale; di più, in Italia non potrebbero neanche aspirare ad un posto di professore associato in fisica per cui sono previste mediane ben più alte in termini di numero di articoli e h-contemporaneo.
L’università italiana è stata a lungo dominata da baroni autoreferenziali. Ma grazie alle nuove regole concorsuali e agli incentivi e disincentivi previsti dalla VQR, stiamo rapidamente cambiando la rotta. Ci auguriamo e con noi se lo augura la maggioranza sana, ma silenziosa della comunità accademica italiana, che i risultati della VQR diano luogo ad una distribuzione efficiente del FFO alle università, che penalizzi chi non fa ricerca di qualità. E ci auguriamo che la Ministra Carrozza voglia farsi ambasciatrice in Europa di questo nuovo corso dell’Italia, promuovendo le best practices bibliometriche italiane in tutte le sedi che contano, anche presso l’Accademia delle Scienze svedesi. E’ ora che ci si avvii sempre più speditamente in Italia ed in Europa verso l’abolizione della prassi per cui “si garantisce una cattedra a vita ai professori universitari” solo perché, e cito un recente articolo di Boeri, “non si vuole che si oppongano alle assunzioni di ricercatori più bravi per tema di perdere il posto” . Non è accettabile che nel 2013 sopravviva e venga addirittura insignito di una onorificenza –diciamocelo francamente, sempre più screditata- un signore che dopo aver scritto alcuni articoli scientifici “non si dedicò più alla ricerca e non scrisse più articoli scientifici, continuando solo ad insegnare”. Per di più nella università dove ha svolto tutta la sua carriera accademica. (Ci meraviglia non poco che il fisico del CERN Gian Francesco Giudice sembri addirittura approvare questo comportamento di Higgs su La Repubblica di questa mattina). Le scelte rese pubbliche ieri dall’accademia svedese delle scienze dovrebbero essere stigmatizzate dalla comunità scientifica tutta. Non c’è un futuro per l’Europa senza meritocrazia nella ricerca.
ma con questioni così importanti come per es. il pareggio dell’Italia in Danimarca… noi stiamo ancora a dissertare su questa idiozia?
GC. Certo, io penso che ci possano essere ricercatori di quel tipo assolutamente più bravi e capaci di ricercatori universitari. E’assolutamente necessario che questi soggetti si confrontino in un concorso vero, nel quale possano mostrare la propria cifra culturale. Il mio rammarico è che dal confronto siano (o possano essere) esclusi attori importanti sulla base di pregiudiziali non di tipo scientifico-culturale, vale a dire:
La prolificità (questa discussione ha dimostrato che non significa un granchè…);
La popolarità (citazioni fortemente dipendente dalla numerosità della platea interessata ad un determinato argomento)
Questi parametri piuttosto grezzi possono servire per eliminare la coda. Per qualche tempo si sarebbe potuto fissare ad esempio il 25°perc. Con la mediana la probabilità di commettere errori è troppo, troppo elevata
GC (Giuseppe Calabrò). Condivido post e possibile soluzione. Sarebbe anche importante capire per ogni pubblicazione a più nomi come individuare il contributo del candidato (tramite testo??). Spero questo possa essere fatto (in futuro??) nelle pubblicazioni scelte per essere giudicato (12 o 16).
E la cosa più triste, ma non sorprendente. è che tutto questo pasticcio sia stato legato alla parola “merito” (quando si parla di merito…truffa in vista..). Comunque io invito i lettori a gustare nell’articolo di Baccini anche lo stile tipo Italia anni venti…
Segnalo un articolo e un editoriale pubblicati su PLOS Biology su IF, citazioni et similia:
http://www.plosbiology.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pbio.1001677
http://www.plosbiology.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pbio.1001675
Ovviamente siete a conoscenza dell’articolo su Science relativo alle falle dell’open access.
Il fin troppo noto articolo di Science ha gravi difetti metodologici sia per la selezione del campione – solo riviste open access “authors pay” – sia per la mancanza di un gruppo di controllo composto da riviste ad accesso chiuso. Questi limiti lo rendono pertinente, anche se niente affatto originale, solo per quanto concerne l’editoria scientifica commerciale e il suo intreccio con i sistemi di valutazione accademica.
Non a caso, l’articolo di Bohannon è stato oggetto di molte critiche. Repubblica, curiosamente, si è affrettata a ripubblicarne il contenuto senza offrire nessuna informazione di contesto e senza far parola delle reazioni che ha suscitato – anche se sarebbe stato facilissimo trovarle in rete, come si può vedere a partire da qui: http://minimacademica.wordpress.com/2013/10/05/chi-ha-paura-dellaccesso-aperto/
Leggo con interesse tutti questi commenti sulle parametrizzazioni, sugli aggiustamenti, sulle normalizzazioni e cintestualizzazioni. Tutto molto interessante, sembra quasi scientifico, davvero.
Mi avevano insegnato, tanto tanto tempo fa, che esisteva un principio detto rasoio di Occam che prevedeva di tagliare tutto quello di inessenziale. Ho provato ad incominciare ad applicarlo a questo argomento e ho scoperto che, tagli taglia taglia, non rimaneva nulla perché parametrizzavo una cosa che interessava solo ai parametrizzati, mentre tutto il resto della società del trovato, eventuale, dei parametrizzati non gliene importava una pippa ovvero rispondeva alla domanda:”cosa me ne faccio della ricerca?” Con un “non lo so” .
Però è una discussione interessante, si imparano un sacco di cose: mediane, pesi relativi, correzione delle code…
in campo medico e di laboratorio si parla di SPECIFICITÀ e di SENSIBILITÀ, si definiscono con la capacità di evitare una i FALSI POSITIVI e l’altra i FALSI NEGATIVI.
Poi non si discute più.
Qui secondo me la stiamo tirando un po’ per le lunghe, perché se all’ANVUR c’eravamo noi lettori di ROARS stavamo ancora a discutere dei criteri e il bando non era ancora uscito.
No, se c’eravamo noi, si stavano già facendo le chiamate dei vincitori dei concorsi locali riservati agli abilitati perché le abilitazioni erano finite da un pezzo. Senza criteri bibliometrici dalla verificabilità problematica le commissioni sarebbero state tutte sorteggiate il 21 novembre 2012 e non ci sarebbero 3000 candidati sui cui indicatori si sta ancora lavorando oggi.
Leggete il mio lungo commento con l’elenco di articoli e prese di posizione di organizzazioni. Solo a chi vive con la testa sotto la sabbia (leggi: non si informa su quanto accade nel mondo scientifico internazionale) sfugge la natura abnorme delle regole escogitate dall’ANVUR. I cui fan assomigliano sempre più agli ultimi giapponesi nella giungla che credono che la valutazione bibliometrica individuale possa ancora affermarsi a livello mondiale. Qualcuno dica loro che Okinawa è caduta in mano agli americani (leggi: andate a scorrere l’elenco delle 400 e più organizzazioni che hanno firmato DORA, la San Francisco Declaration on Research Assessment).
se c’eravate VOI di ROARS allora sí, tutto ok!, ma io mi riferivo a NOI lettori, che mi pare non si sia tutti d’accordo!
Giuseppe Calabrò. Scusi Prof. De Nicolao, se non sbaglio lei è commissario di un SSD. Qui lei c’è. Le critiche si possono fare, ma smontare tutto non credo sia il caso.
“Così un ecclesiastico è tenuto a insegnare il catechismo agli allievi e alla sua comunità religiosa secondo il credo della Chiesa da cui dipende perché a questa condizione egli è stato assunto: ma come studioso egli ha piena libertà e anzi il compito di comunicare al pubblico tutti i pensieri che un esame severo e benintenzionato gli ha suggerito circa i difetti di quel credo, nonché le sue proposte di riforme della religione e della Chiesa. In ciò non v’è nulla di cui la coscienza possa venir incolpata.”
Immanuel Kant, Risposta alla domanda: che cos’e’ l’Illuminismo? (1784)
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Fatte le debite proporzioni, un commissario dell’ASN è tenuto a rispettare e applicare le norme concorsuali (“insegnare il catechismo agli allievi … secondo il credo della Chiesa da cui dipende”), “ma come studioso egli ha piena libertà e anzi il compito di comunicare al pubblico tutti i pensieri che un esame severo e benintenzionato gli ha suggerito circa i difetti di quel credo”.
In ogni caso, sono sempre stato favorevole ad un’abilitazione nazionale e la consapevolezza sui limiti dei criteri bibliometrici, lungi dal’essere associabile all’intenzione di “smontare tutto”, è stata fatta propria anche da un ministro del MIUR che in una sua nota (http://abilitazione.miur.it/public/documenti/Nota_circolare_754.pdf) ha esplicitamente menzionato che “il superamento delle mediane degli indicatori bibliometrici è uno dei fattori di cui le commissioni giudicatrici delle procedure di abilitazione dovranno tener conto ma non è condizione necessaria, né peraltro sufficiente, per conseguire l’abilitazione”. Tuttavia, come menzionato nell’articolo di Baccini, il superamento delle mediane è rimasto condizione necessaria per gli aspiranti commissari.
Caro Prof., grazie della sua risposta. Un mio amico mi diceva che ciò che differenzia l’età adulta da quella adolescenziale e’ che in età adolescenziale siamo guidati dal senso di colpa in età adulta dal senso di responsabilità.
Senza mediane per i commissari c’e’ il rischio per il candidato di capitare in mano a persone NETTAMENTE piu’ scarse di lui.
Ben vengano anche le commissioni esterne per le “chiamate locali” se fatte da commissari bibliometricamente selezionali.
Cosi forse un abilitato forte ha qualche (anche se debole) speranza di essere chiamato dall esterno.
P.S. Qui nella giungla di quest’isola dell’Oceano Pacifico la connessione Internet non funziona bene.
Fantastico: siamo a livello di alcune scuole elementari dove il genitore per motivi religiosi non parla con la maestra, perche’ donna, e comunica con il bidello, che poi riferisce alla maestra…
E se non si capisce cosa voglio dire, amen.
Scusi Prof. De Nicolao, leggo: “No, se c’eravamo noi, si stavano già facendo le chiamate dei vincitori dei concorsi locali riservati agli abilitati perché le abilitazioni erano finite da un pezzo” Potrebbe essere anche vero, ma queste presuppone che tutti i dipartimenti abbiano già fatto la programmazione triennnale che è obbligatoria entro un paio di mesi? E’ stata redatta da tutte le università? E come si fa a stabilire le quote punti organico interni ed esterni senza conoscere gli abilitati? Può qualcuno della redazione spiegare cosa accadrà da qui a fine anno tra programmazione triennale e conclusioni lavori asn? Grazie, Giuseppe Calabrò
Faccio notare all’autore dell’articolo che il Premio Nobel per la Fisica e’ dato in base a specifici criteri che sono comprensibilissimi e non c’entrano niente col numero di pubblicazioni (Vedere testamento di Alfred B. Nobel). Viene dato alla persona (o persone) che ha fatto la scoperta o invenzione che viene ritenuta piu’ importante nel ramo della Fisica. Il vincitore avrebbe potuto anche scrivere un solo articolo in tutta la sua vita. Tutti quelli che fanno fisica sapevano che il premio sarebbe andato agli scopritori del bosone di Higgs, il quale ha completato l’apparato teorico del modello standard. Un fisico potrebbe anche avere un h=100, ma non essere mai neanche considerato candidabile al premio Nobel.
Cordiali saluti,
Roberto Lalli
Appunto. E’ scandaloso che l’Accademia delle scienze svedesi ignori in modo così lampante l’evidenza bibliometrica, è lì sì che si annidano i veri baroni da estirpare, non trova? Chi se ne frega se il bosone di Higgs è alla base del concetto stesso di massa, se le citazioni sono così basse, vuol dire che non è una scoperta poi così importante. In fondo si è andati avanti così a lungo con la fisica aristotelica, c’era davvero bisogno di elucubrazioni mentali come il bosone di Higgs? Il prossimo passo sarà sostenere che un corpo non sottoposto a forze possa essere in movimento. Balle!
Appunto. L’articolo serviva a mostrare proprio questo.
L’articolo con cui Higgs ha proposto l’impianto teorico basato sul bosone che porta il suo nome e’ stato citato quasi 700 volte ed e’ alla base di lavori sperimentali costati miliardi di euro. Non penso che trovera’ un artiolo di fisica teorica scritto nel 1964 (o dopo) citato 699 volte. Per quanto concerne la fisica, l’Accademie delle Scienze Svedesi si rifa’ espressamente a quanto chiesto da Nobel. Ossia i premiati devono aver fatto una scoperta fondamentale, punto. Non e’ un premio alla carriera, o alla qualita’ dell’intera opera. Non penso c’entri molto con il problema dei baroni. Anzi, se fosse un baronato Higgs insegnerebe in una universita’ piu’ prestigiosa, ed e’ stato considerato sempre un outsider. Una domanda piu’ interessante sarebbe se sia giusto premiare Higgs e Englert ed escludere altri che hanno previsto tale bosone e/o il Cern che ha compiuto gli esperimenti. Anche in questo caso, il regolamento del Nobel parla chiaro. I premiati devono essere stati nominati da qualcuno nell’anno in cui il Premio viene dato. Per cui, Higgs e Englert sono stati certamente nominati da ex premi Nobel e da fisici esterni all’Accademia, mentre altri non e’ detto siano stati nominati. Per quanto riguarda il Cern, c’e’ un problema concernente il premio a istituzioni. Fino ad ora il dibattito interno all’Accademia delle Scienze Svedese se sia possibile premiare istituzioni non ha portato e nessuna conclusione. Di fatto nessuna istituzione e’ mai stata premiata e si e’ sempre preferito premiare persone fisiche (al contrario del Nobel per la Pace).
Saluti
Lalli: il post è una presa in giro dei criteri di valutazione Anvur e non dell’Accademia delle Scienze di Stoccolma. Nessuno ha messo in dubbio che il Nobel sia meritato, ma è stato messo in dubbio (diciamo così) che i criteri di valuazione di Anvur siano lontanamente sensati proprio per il fatto che Higgs e Englert non solo non sarebbero stati all’altezza di essere commissari dell’abilitazione nazionale, ma non sarebbero neppure stati abilitati a diventare professori nel sistema italiano.
Me ne sono accorto subito dopo aver postato il secondo commento.
Chiedo Scusa.
L’ironia era cosi’ sottile che non l’ho capito subito. In effetti, ci sono molte controversie sul premio Nobel e pensavo che l’articolo fosse in quel contesto. Non ho presente molto chiaramente i criteri Anvur. Mi puniro’ calcolando gli indici bibliometrici di tutti i candidati a struttura teorica della materia.
il problema infatti è che non seguendo le vicende anvuriane da vicino non ci rende conto del problema. in un certo senso questo post ha cercato (con un certo successo) di attirare l’attenzione su un problema che da lontano sembra di lana caprina o di “chi è contro la valutazione” vs. “chi è per la valutazione” o “chi difende lo status quo” vs “chi lo vuole cambiare” ecc ecc. E buon divertimento col calcolo degli indici bibliometrici, anche se la vera punzione sarebbe di calcolare l’hindex contemporaneo (diabolico).
Se togliamo gli anonimi chi parla più dei Preti, delle Monache e di tutte le confraterniti??
In molti stati delgi USA vice la pena di morte. In Italia abbiamo il 41bis. Si tratta di paradossali mezze misure all’italiana (?).
Sono contrario sia al 41bis che alla pena di morte, ma non saprei cosa proporre in alternativa.
Quello che è certo, è che ogni paese ha le sue prerogative.
Anche a livelli meno drammatici, non ci sarà più emergenza che in altri paesi, ma qualcosa bisogna fare.
confratirnite e vige :-)))
OK lasciamo perder, vado a dormire. Buona notte :-)
Nel passato, cosi come la castita’ era una virtu’ che i preti si tramandavano di padre in figlio, anche la cattedra universitaria seguiva lo stesso destino.
La cosa non e’ cambiata con la riforma universitaria della fine degli anni settanta, anche se i rampolli designati hanno dovuto sopportare di avere come colleghi i figli di commercianti, contadini, ed anche operai.
Dagli anni novanta in poi pero’ il gioco si e’ rotto: non e’ piu’ sufficiente per il catedrattico mandare il figlio laureato per qualche anno all’estero (possibilmente in USA) per assicurargli un ritorno glorioso nell’accademia italica.
Masse enormi di figli intelligenti e preparati di piccoli borghesi e sinanche di proletari premono alle porte dell’accademia ostacolando o addirittura impedendo ai rampolli la loro ascesa.
Che fare? I politici, che cercano il consenso delle grandi masse non possono essere di aiuto, e allora?
Per aiutare i rampolli e’ necessario attuare altre strategie:
i) aumento generalizzato del numero dei posti (anche i rampolli si sistemano);
ii) delegittimazione della bibliometria (rischia di svantaggiare i rampolli);
iii) gestione locale del reclutamento (e’ piu’ facile sistemare i rampolli).
Tra il 1880 ed il 1920 c’è stata una incredibile fioritura delle scienze matematiche in Italia. Questo sviluppo era in grandissima parte attribuibile a matematici ebrei. L’apertura dei ghetti italiani aveva infatti consentito a giovani socialmente “figli di nessuno” di intraprendere con successo la carriera universitaria in ambito scientifico, mentre pregiudizi di classe ed un più o meno latente antisemitismo, ne ostacolavano il successo altrove. A me sembra che tutt’ora la carriera scientifica sia quella più aperta ai figli di nessuno.
Se dovesse essere presa sul serio, questa lettura della politica universitaria degli ultimi lustri sarebbe un filo “cospirazionista”. Come divertissement ci può anche stare non fosse che un’amplificazione esasperata del fenomeno del nepotismo biologico (che riterrei assai meno rilevante numericamente e funzionalmente di quello accademico) è stata una delle mazze mediatiche che hanno ridotto in fin di vita il sistema universitario italiano.
Io sono per l’aumento del numero dei posti, così entra sempre qualche non-rampollo, ma hanno tolto il ruolo a tempo indeterminato proprio per limitare gli accessi di chi non si può permettere il precariato.
Aggiungerei che quasi tutti questi ebrei geniali, che hanno dato veramente lustro all’italia, avevano una formazione classica.
Tra questi matematici italiani:
Vito Volterra (1860-1940) studio’ alla Scuola tecnica “Dante Alighieri” e successivamente presso l’Istituto tecnico “Galileo Galilei”, a Firenze.
Tullio Levi Civita (1873-1941) studio’ al Liceo Classico “Tito Livio” di Padova, lo stesso liceo dove ha studiato (so che sembra strano ma e’ cosi) Giorgio Napolitano, ma anche alcuni degli avvocati di Berlusconi…
Guido Castelnuovo (1865-1952) studio’ al Liceo Classico “Marco Foscarini” di Venezia.
Va detto pero’ che il Liceo Scientifico fu istituito solo nel 1923 con la riforma Gentile.
Tra i fisici della mia generazione c’e’ una netta predominanza del liceo scientifico.
Devo dire che (come ex docente di scuola secondaria) a mio avviso il programma di matematica che si fa al liceo classico non e’ adeguato se si vuole proseguire con Ingegneria, Fisica o Matematica.
In generale secondo me le ore di matematica che si fanno nelle scuole secondarie sono TROPPO poche. Pur avendo fatto il liceo scientifico, io me la sono cavata bene all’universita’ solo perche’ mia madre (era un po’ fissata) ai tempi del liceo mi mandava a ripetizione tutto l’anno di matematica: voleva tanto che facessi lo scienziato…
Ho due proposte:
1) Effettuare un’analisi della distribuzione dei commenti in base alla comprensione dell’ironia dell’articolo. Scopo dell’analisi? Valutazione post anvuriana sulle capacità dei ricercatori italiani: nell’analizzare e contestualizzare un elaborato, del tempo medio impiegato ad affermare una conclusione considerata degna di pubblicazione (in un blog), di correttezza dell’argomentazione proposta.
2) Riapplicare il metodo delle citazioni ai Nobel per l’economia assegnati poche ore fa. Scommetto che le differenze disciplinari contano nell’affermare l’attuale andamento della valutazione italiana.
Caro Francesco SL leggo che interverrà http://www.flcgil.it/files/pdf/20131011/convegno-nazionale-valutazione-roma-16-17-ottobre-2013-brochure-e-scheda-iscrizione.pdf sulla valutazione. Le posso chiedere di farci poi un resoconto a cui non potrà esserci qui su Roars? Grazie.
con piacere :-)
Grazie. Comunque @FSL e @tutti per chi fosse interessato sulla “Higgs Physics” segnalo https://agenda.infn.it/conferenceDisplay.py?confId=6837
Salasnich, Lei ha ragione, ma pensi che la Gelmini ha stroncato la sperimentazione di matematica rinforzata al classico togliendo ogni risorsa per le ore aggiuntive!
Vero. Con il PNI (Piano Nazionale Informatica) gli studenti del classico (e non solo) potevano fare ore in piu’ di matematica.
Cos’, tanto per gradire. Togliamo ore e addestriamo gli studenti a fare test che si preparano meglio!
[…] del sistema che è stato implementato in conseguenza della legge Gelmini è dunque paradossale: il famoso premio Nobel Higgs non verrebbe preso né come membro di una commissione di selezione e né passerebbe la soglia per essere considerato […]
[…] del sistema che è stato implementato in conseguenza della legge Gelmini è dunque paradossale: il famoso premio Nobel Higgs non verrebbe preso né come membro di una commissione di selezione e né passerebbe la soglia per essere considerato […]
[…] che è stato implementato in conseguenza della legge Gelmini è dunque paradossale: il famoso premio Nobel Higgs non verrebbe preso né come membro di una commissione di selezione e né passerebbe la soglia per […]
Ecco il serafico Higgs che dichiara che “he became “an embarrassment to the department when they did research assessment exercises”. A message would go around the department saying: “Please give a list of your recent publications.” Higgs said: “I would send back a statement: ‘None.’ ”
http://www.theguardian.com/science/2013/dec/06/peter-higgs-boson-academic-system