Meglio tardi che mai, si potrebbe dire.

A volte ci sembra proprio di essere delle Cassandre, nelle nostre previsioni e analisi, visto che poi puntualmente quanto da noi detto finisce per dimostrarsi incredibilmente e tragicamente vero; ma senza che nessuno abbia nel frattempo preso le dovute misure. Nel novembre del 2012 (cioè più di sei mesi fa) avevamo pubblicato un articolo – “Commissari superuomini” – nel quale facevamo un calcolo ottimistico dei tempi necessari affinché le commissioni per l’ASN riuscissero a completare i propri lavori, in relazione a delle stime (sempre ottimistiche) dei numeri di candidati e delle pubblicazioni presentate. Stimavamo che – specie in ambito umanistico – affinché una commissione potesse leggere tutte le pubblicazioni di 200 candidati (cifra molto contenuta, perché ci sono settori disciplinari con un numero molto più elevato di domande) sarebbero stati necessari circa otto mesi a un ritmo di lavoro di 12 ore al giorno e con una velocità di lettura standard per un testo generico. Ovviamente l’Anvur ha fatto finta di niente, come anche i principali interessati all’Impresa

Ma ora i nodi stanno venendo al pettine e il buon Gian Antonio Stella ci informa sul Corriere della Sera di ieri che il presidente di una delle Commissioni (di discipline umanistiche) ha scritto al Ministero quantificando la mole di lavoro e invocando una proroga. Sarà concessa? Si prenderà finalmente atto della mostruosità amministrativo-organizzativa creata con tale modalità concorsuale? Intanto, speriamo ora che con l’autorevole intervento del Corriere qualcosa si muova.

Ma non è solo questo. Nell’articolo di Stella ci si meraviglia dell’eccessiva frammentazione dei settori scientifico disciplinari (370) e del conseguente elevato numero delle commissioni (ben 185!). Anche prendendo per buone queste cifre, è possibile notare come sia dura a morire una radicata incomprensione di cosa significhi ricerca scientifica e di come sia organizzata l’università. Criticare, infatti, l’esistenza di materie come “Filosofia e religioni dell’India” sulla base del fatto che il relativo corso di laurea non esiste, significa sconoscere che i corsi di laurea non corrispondono (né possono farlo!) alle singole discipline scientifiche (o ai settori scientifico disciplinari), in quanto in ciascuno di essi coesistono decine di discipline appartenenti a diversi settori scientifico-disciplinari; e questi tra l’altro sono stati aggregati in settori concorsuali molto più estensivi, per ciascuno di quali si deve fare uno specifico concorso per valutare chi ha i requisiti scientifici per essere idoneo al suo insegnamento.

Infine meraviglia lo stupore per il numero elevato di commissioni: queste sono sono ben lungi dell’essere troppe. Se si considera la vastità dello scibile umano e il fatto che in ciascuna commissione ci sono solo 5 commissari, si potrà vedere facilmente come il rischio sia quello che a dover giudicare dell’idoneità di certi candidati finiranno per essere studiosi che non hanno alcuna competenza specifica sulle sue pubblicazioni. Per cui, al limite, le commissioni dovrebbero essere molte di più! Ma è ovvio che questo avrebbe creato un infernale e ingovernabile meccanismo burocratico, principalmente a causa della mania italiana per il Grande Concorso Nazionale in cui tutti si presentano insieme in unica soluzione e vengono giudicati da una commissione che in sé dovrebbe racchiudere competenze assai estese (onde la necessità di quella peculiarità tutta nostra dei settori scientifico disciplinari, altrove inesistente). Anche questo avevamo sottolineato nel nostro articolo, prevedendo futuri numerosi ricorsi. Speriamo di non essere anche in questo caso delle Cassandre.

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33 Commenti

  1. di solito sono d’accordo con i vostri articoli. ma quando leggo “mania italiana er il concorso nazionale” mi viene freddo. dopo venti e passa anni di concorsi e idoneità locali, con quei risultati

  2. Un giornalista che fa questini su una disciplina come Filosofia e religioni dell’Indian sarebbe sbeffeggiato in un paese serio, invece fa l’opinion maker somministrando i suoi commenti al popolo …

  3. E’ vero il contrario: i SSD sono troppo poco frammentati. Ma quel giornalista pensa davvero che sia così semplice valutare una pubblicazione scientifica su testi filosofici indiani? Sa che dire “testi filosofici indiani” significa prendere in considerazione e avere competenza su un numero elevatissimo di testi che devono essere letti in lingue come sanscrito o come il pali? Probabilmente pensa che basti dare un’occhiata a qualche articolo in italiano o in inglese per farsi un’idea sull’argomento. Ma questo non fa parte del lavoro scientifico! Io commenterei più negativamente p.es. il fatto che l’armenistica sia stata collocata in un SSD insieme a caucasologia, turco e mongolo (perché chi è specialista di armeno dovrebbe essere anche specialista di turco o di georgiano, tanto sono tutte lingue che stanno “da quelle parti lì”), raccogliendo tutte queste lingue e letterature sotto l’etichetta impropria e assurda di “Lingue e letterature islamiche dell’Asia” (!!). La questione non è la frammentazione dei SSD, ma il fatto che la frammentazione sia stata fatta sulla base di criteri burocratici, con scarso interesse per le ragioni dell ricerca e della didattica.

  4. Un’altra proroga !!!??? No dai, ne hanno data già una. Alcune (o molte ?) commissioni hanno già stilato i giudizi. Se proprio vogliono concedere proroghe lo facciano solo per alcune commissioni non per tutte.

    • Un’altra proroga sì. O, almeno, molto probabilmente.
      Ho notizia assolutamente certa che il MIUR già da settimane ha deciso per una proroga tombale al 30 settembre per tutte le 184 commissioni. Il punto è, però, che a stabilire che alle commissioni non possa essere dato tempo oltre il 30 giugno è nientemeno che una legge, per la precisione il settorino “milleproroghe” della legge 24/12/12, la cosiddetta legge di stabilità che mi pare sia stata l’ultima legge (o almeno l’ultima importante) varata dal governo Monti. Quindi per cassare la disposizione che prevede che tutti debbano chiudere fra 30 giorni (si noti che ci sono 6 commissioni che ancora non hanno fatto nemmeno la prima riunione e quindi non hanno pubblicato i criteri di valutazione, pubblicati i quali decorre pure il periodo degli ultimi 15 giorni per eventuali ritiri, durante il quale la commissione non può lavorare) occorre un’altra legge, o meglio, data la ristrettezza del tempo rimasto, un decreto legge, che entra in vigore il giorno stesso in cui lo emana il consiglio dei ministri.
      Quindi la Carrozza sta scrivendo, o forse ha già scritto, il testo, che poi deve passare per le due commissioni cultura del parlamento e infine approdare a un consiglio dei ministri. Poiché Letta lo convoca ogni venerdì, ne restano solo 4 utili: quelli del 7, 14, 21 e 28 giugno; non arrivare all’emanazione del DL almeno per il 28/6 annullerebbe l’iniziativa.
      Quanto al ragionevolissimo suggerimento di prorogare solo per le commissioni i cui lavori sono ancora in alto mare o addirittura non sono neppure cominciati, unfortunately non lo si può-non lo si vuole accogliere. Gli ordinari dei settori di cui apparissero gli elenchi di abilitati in luglio si butterebbero subito sui pochi (o pochissimi) soldi a disposizione per chiamate nelle varie sedi, e quelli dei settori che avessero i loro abilitati a ottobre si potrebbero attivare solo allora, quando con tutta probabilità si sentirebbero dire: ci spiace, sono già state decise chiamate per gli abilitati dei settori “più fortunati”. Una simile sperequazione di destini viene sentita come ingiusta, e quindi si vuole fare apparire in rete contemporaneamente a ottobre i nomi di tutti gli abilitati, di prima e seconda fascia, di tutti e 184 i settori

    • @ Ciro: Se la sola ragione per non scandire le scadenze in modo differenziato a seconda di chi abbia o meno bisogno di proroghe è quella che tu adduci, allora la seconda sessione dell’ASN non si dovrebbe neanche tenere, tanto viene fatalmente tardi… Francamente non è una ragione che possa essere esplicitata senza far cadere tutto il processo nel ridicolo. Posticipare la scadenza a settembre per tutti credo troverebbe almeno altrettanti scontenti, e con ragioni più salde.

    • la necessità di arrivare tutti insieme ad un’unica scadenza (in questo caso 30 settembre) non era però contemplata nei precedenti decreti, che distinguevano in base al numero dei candidati con scarti anche di un mese.

    • La cosa da stupirsi non è che sia una disciplina apposita per Filosofia e religioni dell’India, ma che ci siano discipline con intitolazioni come Storia dell’arte orientale o simili, come se tutto ciò che è a Est del Mediterraneo si perdesse in una specie di nebbia indistinta in cui tutti i gatti sono grigi!

  5. Perfettamente d’accordo con l’articolo. Per quanto riguarda il modo in cui i giornalisti trattano le questioni universitarie (Stella brilla in questo senso), purtroppo c’è poco da dire. Aggiungo solo che, visto che sempre gli stessi giornalisti maneggiano disinvoltamente numeri che dovrebbero invece cercare di capire meglio, in una commissione per l’abilitazione con circa mille candidati le pagine di verbale saranno più di mille (1000): uno dei problemi sarà spiegare al membro OCSE perché deve firmare pagian per pagina il verbale.

    • In effetti, l’idea di mettere dei commissari stranieri in commissione non è stata una buona pensata: non potrà che portare ad un ulteriore discredito dell’Italia. Chissà cosa poi costoro riferiranno nei loro paesi sul bizantinismo burocratico italiano!

    • Dove il “membro straniero” c’è…in alcune commissioni, per motivi alquanto dubbi (sembrerebbe per errori formali dell’ANVUR sull’indicazione ed identificazione del membro extra-italiano), non c’è il “fatidico parere internazionale”!

  6. Per una volta non riesco a essere totalmente solidale con le critiche di ROARS. Non voglio difendere Stella, che sa badare a se stesso, ma rilevare che la lettura data da ROARS alle sue critiche mi sembra più “ingenua” delle critiche stesse.
    L’annoso problema dei settori scientifico-disciplinari (che il CUN tento’ invano di affrontare qualche anno fa, con il bell’esito di vedere strumentalizzato il proprio lavoro con la creazione dei “settori concorsuali” di cui proprio non si sentiva il bisogno) non va assolutamente confuso con il diritto all’esistenza di singole discipline
    come quelle citate da Stella. Un s.s.d. è un INSIEME (possibilmente omogeneo) di discipline, e dovrebbe servire a garantire l’assenza di autoreferenzialita’ totale che si avrebbe se ogni singola disciplina facesse “settore” per conto suo (con il bell’esito che uno o pochi ordinari avrebbero la totale e incontrollata “sovranita’” sul reclutamento nella propria materia. Ciò che colpisce Stella è ciò che colpisce gran parte della nostra opinione pubblica, e la rende reattiva (in senso negativo) verso il mondo accademico. In molti Paesi non tra i più arretrati le commissioni di reclutamento sono PER SCELTA formate da persone dotate di competenze molto differenti, perché un profilo scientifico, quando è convincente, lo è anche per chi non è super-esperto della materia, e soprattutto viceversa.
    Nessuno mi venga a raccontare che ci sono validi motivi epistemologici per cui 200 (duecento) ordinari di Informatica possono stare in un singolo s.s.d. (senza nemmeno lamentarsi troppo) mentre 70 (settanta) ordinari di Orientalistica hanno bisogno di 23 s.s.d. Chi pensasse che l’Informatica è più “omogenea” dell’Orientalistica farebbe bene a parlarne con chi ci lavora prima di spararle troppo grosse. NB: non sono un informatico,e nemmeno un appassionato di computer, tanto per essere chiari.

    • Mi pare che la critica a Stella concernesse il fatto che lui sottolineasse la superfluità di materie come “filosofie e religioni dell’India per il fatto che non esiste un corrispettivo corso di laurea. Nelle sue parole: «Per non dire di materie come “Letteratura nederlandese” o “Filosofie e religioni dell’India”. Il corso di laurea non esiste ma un domani potrebbe esserci quindi c’è chi può chiedere benissimo d’essere abilitato a insegnare quelle materie lì.». E’ ovvio quello che dici in merito al SSD come insieme di discipline e alla necessità di evitare il pericolo di autoreferenzialità. Ma non mi pare che questo venisse messo in discussione nell’articolo. Sulla questione che in altri paesi, come dici, «le commissioni di reclutamento sono PER SCELTA formate da persone dotate di competenze molto differenti, perché un profilo scientifico, quando è convincente, lo è anche per chi non è super-esperto della materia, e soprattutto viceversa», questo è vero (ad es. negli USA). Ma lì si sceglie una persona tra i curricula (pochi, non centinaia) che si mandano a un Dipartimento per ricoprire una posto specifico, spesso molto ben delineato in modo specialistico e richiedente certi requisiti, ivi compresa la capacità di integrarsi con i gruppi di ricerca già esistenti. E un giudizio di tal tipo possono darlo anche i non super-esperti. Non si fa come in Italia un concorso nazionale per discipline generiche e spesso molto ampie in cui a giudicare sono solo 5 persone per una qualificazione scientifica di qualità, senza sapere dove, con chi e perché quella persona dovrà essere assunta e dovrà far ricerca. Infine se in Informatica si accontentano di una sola aggregazione perché ritengono i 200 informatici esistenti sono in grado di giudicare su tutti gli scibili informatici e invece in orientalistica ritengono che devono essere distinti più competenze disciplinari perché non tutti gli orientalisti sono in grado di giudicare su tutto, ebbene credo che questo lo si debba lasciar decidere agli esperti della materia e penso che dipenda da tanti fattori per cui è assurdo fare una regola univoca per tutte le discipline. L’aver cercato ad ogni costo di creare criteri e procedure identiche per ogni settore disciplinare e per ogni scopo è – a mio avviso – proprio una delle patologie della ricerca scientifica italiana

  7. Marco Santagata, presidente della Commissione di Letteratura italiana, è una persona seria e così gli altri membri. Non voglio pensare a quanti (e quali) siano i candidati che devono giudicare. Hélas! Chi non si sente all’altezza di partecipare a un concorso sulla nostra letteratura nazionale? Un libretto su Verga o su Calvino (da un bell’editore di provincia, a pagamento)non è uno scritto di matematica o di economia. Pericoli simili a Storia contemporanea o a Letteratura inglese. Come minimo, andavano moltiplicati i settori. E andava eliminato il commissario Ocse (quanti si sono dimessi?). Che il ministro conceda una o più proroghe. Per non fare impazzire i commissari. I risultati saranno comunque devastanti, si prospetta una specie di massiccia ope legis (ma che dovrebbero fare i commissari?) e poi… beghe, intrighi e altro per le pochissime chiamate. Passando per concorsi locali ai quali si presenterà la massa degli abilitati per ogni settore.

  8. Avete notizia di commissioni che abbiano diffuso già i nomi degli abilitati, almeno di prima di fascia (il livello da cui in genere le commissioni partono)? Io ne conosco una, di area 10, che sta operando con criteri strettamente numerici: hanno stabilito che i nuovi ordinari dovevano essere 15 e poi hanno stilato l’elenco. O meglio, al massimo 15, perche’ poi chissà come andranno le chiamate. Come abbiano definito questo numero non è chiaro (comunque è meno di un quarto degli ordinari attualmente in servizio). Di certo è un bel modo per finire presto: ogni commissario per es fa 3 nomi a testa, tutti gli altri restano fuori, e addio lettura dei titoli. A che serve del resto? Farebbe solo conclusione con i numeri

    • Mi domando però poi come si comporteranno con gli innumerevoli ricorsi, visto che in realtà si prevede che si legga articolo per articolo e si compiti una “scheda di valutazione” per ognuno di essi con un gran numero di voci.

  9. Il motivo per cui ministri vari e anvur hanno fatto orecchie da mercante sull'(ovvia) impossibilità per le commissioni di finire in tempo utile la valutazione dei candidati a me pare ovvio: tenerci buoni per mesi, somministrandoci il bastone quotidiano in attesa di una futuribile carota. E ha funzionato, come sempre.

    • Infatti è certa. La vuole il MIUR, come ho scritto, da almeno un mese; e non si vede che cosa dovrebbero avere da ridire i cosiddetti onorevoli e governanti, tanto più che è l’occasione di dare (forse) qualche soldino in più per le (poche o pochissime) chiamate qualche mese più tardi.
      Poiché però siamo in questo paese grottesco, divertiamoci (si fa per dire) a vedere se arriverà proprio venerdì 28 giugno, cioè all’ultimo giorno utile

    • Per valutare i titoli ai fini di un’abilitazione servono esperienza, intelligenza, pareri pro veritate (anche quando ci si ritiene “esperti”!), capacità di raccogliere informazioni (la rete aiuta moltissimo in questo) e molta buona fede.
      Chi doveva assegnare la prima cattedra di fisica teorica italiana (1927) per definizione non era un fisico teorico (e spesso non ne sapeva quasi nulla). Come avranno fatto a scegliere proprio Enrico Fermi?

  10. Non si tratta di mettere in cattedra Enrico Fermi su una disciplina nuova. Si tratta di leggere titoli di letteratura italiana, storia, ecc. e lo devono fare degli italinisti, degli storici ecc. Saranno in grado di farlo? Secondo me sì, ce la possono fare. Sempre che abbiano il tempo necessario e che sappiano uscire da logiche di gruppi. conventicole ecc.
    La rete? E a che serve? Hanno i curricula con tutti i dati nella domanda

  11. Posso sentire una umana generale comprensione e benevolenza verso commissari e presidenti di commissioni, in questa circostanza melmosa delle abilitazioni nazionali. Tuttavia, di cosa si lamentano? Non sapevano cosa stavano facendo? Speravano in chissà quale miracolo fornitore di superpoteri? Non sanno fare delle previsioni sul carico di lavoro? Se si sono buttati navigando al buio – e si tratta di ordinari navigati e non di pivellini – si tengano anche gli oneri oppure si dimettano.
    Del resto si è oramai ampiamente dimostrato che non basta ricordare che due piu due fa quattro, perchè alll’Anvur e Ministero non importa la correttezza del ragionamento o del calcolo ma importa il principio politico-ideologico. Calcoli e ragionamenti sono soltanto fisime accademiche ininfluenti. Per loro ovviamente, giudicando da come stanno spingendo e pompando tutti i meccanismi valutativi, non soltanto le abilitazioni.
    Quanto a Stella, oltre a non capire niente di ssd e di altre cose analoghe, dovrebbe occuparsi forse di ricettari, se per lui Guerra e pace è un polpettone.

  12. Ripeto che il mio problema non e’ difendere Stella ma cercare di chiarire (ed e’ un tema importante, di cui si dovra’ discutere presto e bene) quale debba essere il ruolo (e di conseguenza la composizione, qualitativa e quantitativa) di una commissione nazionale di abilitazione.
    Lasciar decidere agli esperti è sacrosanto una volta che si sia identificato un livello di condivisione dell'”essere esperti” tale da garantire che sia evitata la totale autoreferenzialità.
    Un risultato scientifico dovrebbe, tra le altre cose, essere comunicabile. Se ci sono soltanto due persone al mondo in grado di apprezzarlo, personalmente non sono certo che sia qualcosa di cui meriti occuparsi.
    NB: 70:23 = 3, che non bastano neanche per giocare a tressette.

  13. Ciro scrive: ” Una simile sperequazione di destini viene sentita come ingiusta,e quindi si vuole fare apparire in rete contemporaneamente a ottobre i nomi di tutti gli abilitati, di prima e seconda fascia, di tutti e 184 i settori”. Ma io mi chiedo, il termine ultimo, eventualmente prorogato al 30 settembre, non può essere inteso semplicemente come un termine “entro” il quale ? Cioè cosa impedisce a una commissione che concluda l’iter prima di pubblicare i risultati ?

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