Una lettera a Monti, Profumo, MIUR, CUN e CRUI scritta da commissari delle aree 10 e 11. “Per 250 domande ciascun commissario dovrà leggere 3750 pubblicazioni in 90 giorni, vale a dire 41,6 pubblicazioni al giorno, compresi i festivi; per 600 domande, 75 al giorno; per 800 domande, 66,6 al giorno. Un simile piano di lavoro non solo è materialmente inattuabile, ma, soprattutto, non offre alcuna garanzia che i candidati vengano valutati con quella ponderazione di giudizio ai quali essi hanno pieno diritto.”

_______________________________

Al Presidente del Consiglio dei Ministri

Sen. Prof. Mario Monti

Palazzo Chigi

P.za Colonna 370

00187 Roma

Al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Prof. Francesco Profumo

P.za Kennedy 20

00144 Roma

e, p. c.

al Direttore Generale per l’Università,

lo studente e il diritto allo studio

Dott. Daniele Livon

P.za Kennedy 20

00144 Roma

al Presidente del Consiglio Universitario Nazionale

Prof. Andrea Lenzi

P.za Kennedy 20

00144 Roma

ai Consiglieri CUN rappresentanti delle Aree 10 e 11

Prof. Stefano Tortorella

Prof. Giacomo Manzoli

Prof. Laura Restuccia

Prof. Domenico Raimondo

Prof. Ivo Biagianti

Prof. Franco Biasutti

Prof. Sergio Zilli

Prof. Mario Morcellini

al Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane

Prof. Marco Mancini

P.za Rondanini 48

00186 Roma

9 febbraio 2013

Signor Presidente del Consiglio,

Signor Ministro,

i sottoscritti docenti universitari, componenti delle commissioni per l’Abilitazione Scientifica Nazionale nelle Aree 10 (Scienze dell’antichità, filologico‐letterarie e storico‐artistiche) e 11 (Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche), portano all’attenzione delle SS. LL. il grave disagio causato dai vincoli temporali che le commissioni stesse sono obbligate a rispettare, assolutamente inadeguati rispetto alle esigenze di una seria valutazione dei titoli e delle pubblicazioni presentati dai candidati. Come è ben noto, l’intera procedura è stata avviata con gravi ritardi e incertezze causati da (1) l’emanazione assai anticipata del bando (20 luglio 2012) rispetto alla sua scadenza (20 novembre), in presenza di una norma di legge che prevede il termine dei lavori da parte delle Commissioni entro cinque mesi (prolungabili di 60 giorni); (2) la diluizione nel tempo delle procedure di sorteggio delle commissioni. In conseguenza di quest’ultimo fatto, le commissioni sono state nominate in un periodo compreso tra il 30 novembre e pochi giorni fa. Tenendo conto del mese di non attività per eventuali ricusazioni, di rinunce e sostituzioni, la grande maggioranza delle commissioni non si è ancora insediata o lo ha fatto da pochi giorni, e tutte sono tenute a una ulteriore sospensione dell’attività per quindici giorni al fine di consentire la pubblicazione dei criteri e l’eventuale ritiro dei candidati. Al momento attuale quasi nessuna commissione conosce il numero esatto dei candidati, né ha avuto modo di prendere visione dei titoli e delle pubblicazioni.

Prendendo atto dell’evidente insostenibilità della situazione creatasi, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha recentemente emanato un decreto direttoriale (n. 47 del 9 gennaio 2013) col quale i termini sono stati prorogati (sulla base del comma 389 della Legge 228/2012 (“Legge di stabilità 2013”) in misura diversa a seconda del numero dei candidati che hanno fatto domanda per ciascun settore concorsuale: al 30 aprile per le commissioni che devono esaminare fino a 500 candidati, al 31 maggio fino a 750, al 30 giugno oltre 750. Un calcolo esemplificativo, basato su un numero medio di domande per ciascuno di questi gruppi e su un numero medio di pubblicazioni presentate dai candidato ipotizzato in 15, e supponendo che i lavori effettivi abbiano avuto inizio il 1° febbraio (ciò che non è avvenuto per la grande maggioranza delle commissioni), porta a queste facili conclusioni:

per 250 domande ciascun commissario dovrà leggere 3750 pubblicazioni in 90 giorni, vale a dire 41,6 pubblicazioni al giorno, compresi i festivi;

per 600 domande ciascun commissario dovrà leggere 9000 pubblicazioni in 120 giorni, 75 al giorno c.s.;

per 800 domande ciascun commissario dovrà leggere 12000 pubblicazioni in 180 giorni, 66,6 al giorno c.s.

Alla lettura si devono ovviamente aggiungere i tempi necessari all’analisi degli altri titoli, alla stesura dei giudizi, alla discussione collegiale e alla verbalizzazione. Immaginiamo che la situazione relativa alle altre aree non sia molto differente. Il semplice buon senso dice che un simile piano di lavoro non solo è materialmente inattuabile, anche col massimo dell’impegno (e nemo ad impossibilia tenetur) ma, soprattutto, non offre alcuna garanzia che i candidati vengano valutati con quella ponderazione di giudizio ai quali essi hanno pieno diritto. In questo modo si rischia di vanificare un’operazione che rappresenta un lodevole tentativo di far valere nell’università italiana, oggetto continuo di attacchi non sempre giustificati, il riconoscimento del merito e del valore scientifico.

Per i motivi sopra esposti, chiediamo alle SS. LL. di applicare immediatamente quanto previsto dal comma 394 della Legge di stabilità 2013, emanando un decreto unico di proroga, valida per tutte le commissioni, del termine dei lavori almeno fino al 31 ottobre 2013, data in cui dovrebbero aver inizio i lavori della seconda tornata di Abilitazione. Sicuri di trovare un riscontro nella Loro sensibilità di studiosi e di docenti universitari, prima ancora che di rappresentanti delle istituzioni, ci è gradito porgere alle SS. LL. i più distinti saluti.

 

estensore

Prof. Fabrizio Emanuele Della Seta

Università di Pavia

Dipartimento di Musicologia e Beni culturali

Corso Garibaldi 178

26100 Cremona

f.dellaseta@unipv.it

 

 

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48 Commenti

  1. Buongiorno, i tempi di lavoro delle commissioni sono effettivamante impossibili… e portano ad una serie di illazioni sconcertanti.
    Per esempio, sento sempre piu’ insistentemente (almeno nel mio settore 08/C1) la voce che le abilitazioni nazionali saranno di fatto riservate agli strutturati e che per gli “esterni”, come me, non ci siano grosse possibilità!!! Mi sembra una cosa indecente, in primo luogo perchè non c’è traccia di indicazioni del genere in tutto l’apparato normativo concorsuale e in secondo luogo perchè si tratterebbe dell’ennesima presa in giro di chi, per anni (anche decenni), ha contribuito al corretto funzionamento dell’Università italiana investendo impegno, tempo e denaro senza nessun riconoscimento!!! Chi è a conoscenza di manovre discriminatorie del genere ne parli! Penso che i precari abbiano diritto almeno ad un atteggiamento intellettualmete onesto! Solo così potremo cominciare ad avere un’Università trasparente!

    • Questo problema è studiabile a posteriori. La lista e i curricula dei candidati verranno resi pubblici sul sito abilitazione.miur.it (anche se non mi è chiaro quando) quindi sarà relativamente semplice confrontare i candidati abilitati con quelli non abilitati e rilevare discriminazioni di questo genere.

    • Quel che conta sono i criteri della commissione; se non verranno rispettati, lo spazio per ricorsi ci sarebbe.
      Temo però che, per i non strutturati, il problema non sarà tanto ottenere l’abilitazione, ma cosa farsene dopo averla ottenuta…

    • in effetti queste voci stanno circolando. a mio avviso è puro terrorismo psicologico. molti preferirebbero che non strutturati ben titolati non si presentassero (ritirassero la domanda) poichè metterebbero in seria difficoltà commissioni che probabilmente “dovranno” fare passare gente strutturata più “scarsa”, aumentando il numero di abilitati. con i CV on line le commissioni non potranno fare opera discriminatoria. si giocano la faccia e rischiano ricorsi da più parti. cmq ho chiesto un pò in giro, dei colleghi mi hanno fatto notare che all’abilitazione si è presentato un esercito di persone che ha tentato la sorte e che è dipendente di PA, docente di scuola e quant’altro. gente cioè che non ha titoli accademici forti. probabilmente ci si riferisce a queste persone quando si parla di non strutturati che verranno tagliati fuori, non ai precari della ricerca.
      stiamo sereni e speriamo bene.

  2. Il tal caso però dite al ministro o chi per lui di CONGELARE e PROROGARE i punti organico per il piano straordinario chiamate RU a PA… Altrimenti gli atenei si PAPPANO tutto per chiamare idoneati vecchio stile che sono in giro da alcuni anni, compagni di merende e novelli einstein in giro per il mondo…

  3. Il calcolo proposto e’ un’arma a doppio taglio.
    Infatti ripetendo il calcolo con 4 mesi aggiuntivi per le commissioni con 800 candidati, il numero di pubblicazioni da leggere si dimezza, ma resta alto, ovvero 33 al giorno.
    Se si deve fare questo tipo di calcolo neanche ottobre e’ una data di fine accettabile.
    La vera soluzione sarebbe l’uso estensivo di revisori esterni, ma per questo ci vogliono soldi.

  4. Il problema non mi sembra affrontabile a posteriori, se si viene esclusi si perdono due anni… Parlando con ordinari del aettore è venuta fuori la tendenza a rendere idonei solo gli strutturati per calmarne gli animi. E degi nostri animi non interessa a nessuno? E’ necessario sapere prima quale sia la reale tendenza, senza nascondersi dietro i criteri (come peraltro è spesso successo nei concorsi in passato…)altrimenti i precari rischiano il perdurare della ghettizzazione!
    L’abilitazione non sarà utile a breve, ma resta il primo riconoscimento ufficiale dopo anni e anni di lavoro… se ci tolgono anche questo per i soliti giochi, allora siamo davvero nella repubblica delle banane…

  5. Ci sono alcune cose allarmanti 1. Discriminazione a favore degli strutturati, che è illegittima; e anche se solo se ne parla è veramente scandaloso. 2. Questa discriminazione porterebbe a non aumentare il corpo docente strutturato, il che è autolesionistico. 3. Il carico di lavoro dei commissari; al dire il vero non mi impietosisce più di tanto anche se è l’ennesima cosa assurda e insostenibile che succede in questa abilitazione; i calcoli si erano già fatti – vedi sopra al primo commento – e i potenziali commissari sapevano a cosa andavano incontro. E’ da questo che deriva la tendenza a favorire gli strutturati? Per accelerare e snellire la procedura?

    • I rischii sono esattamente questi… e il fatto è che si tratti di argomenti che non vengono mai apertamente affrontati, ma rimangono sempre sottotraccia…
      Quindi solleviamo tutti insieme il problema affinchè le commissioni non si sentano protette dai soliti criteri “elastici” e non agiscano in maniera discriminatoria nei confronti di chi è già stato discriminato per anni e anni.

  6. Ovviamente circolano atteggiamenti isterici. Un po’ di chiarezza, per favore. E’ evidente che, a priori, non si puo’ pensare di privilegiare nessuna categoria. I meritevoli possono essere strutturati o no. Va pero’ fatta attenzione. Nel campo giuridico, ad esempio, pare vi siano aspirazioni di esterni, magistrati e avvocati, che guarda caso sono in ottime relazioni con alcuni circoli accademici, ma che notoriamente pubblicano monnezza. Qui e’ indispensabile una vera valutazione sul merito scientifico e non sulla quantita’ di immondizia presentata.
    Inoltre, Liberiamoci ancora dall’illusione che avere l’abilitazione sia un diritto, purche’ si superino le mediane di terracotta. Va valutato il merito e le mediane stanno crollando piano piano, anche grazie alla recente giurisprudenza. Quanto ai tempi delle commissioni, e’ naturale che i lavori possano durare mesi e mesi se bisogna leggersi i lavori dei candidati. Speriamo che il nuovo governo intervenga subito per prorogare i termini. Cosa si voleva? Che le commissioni facessero due calcoli e chiudessero subito i lavori? Suvvia non scherziamo!

    • giusto, non scherziamo.

      nel resto del mondo si valuta sulla base dei cv, senza inviare pubblicazioni.

      appena fatto un concorso da senior lecturer in uk (equivalente a pa) e chiedevano solo cv e cover letter. poi coloro che saranno selezionati in una shortlist sosterranno un colloquio.

      stessa cosa negli usa: appena vinta una fellowship a ucla mandando solo il cv.

      va bene dire che i commissari devono valutare nel merito, ma per farlo non serve leggersi tutto. del resto, pensate davvero che nei vecchi concorsi i commissari si leggessero tutto? ma per favore…i pacchi non li aprivano nemmeno.

      si è sempre valutato solo sulla base dei cv, anche da noi, dunque non prendiamoci in giro

    • Alcune commissioni hanno anche scritto che terranno conto della collocazione editoriale dei 12-20 lavori allegati. Cioè non li leggeranno neanche.

  7. @insorgere
    in mia opinione il problema principale non è chi prenderà servizio (strutturati o non strutturati) grazie a questa procedura ma principalmente chi NON ne avrà alcun vantaggio, e sono tantissimi, troppi. La quasi totalità di chi ha presentato le 70.000 domande.
    Nella migliore delle ipotesi, ovvero procedure di ASN concluse entro luglio 2013, niente ricorsi, concorsi locali iniziati e terminati in cinque mesi, avremo i nuovi prof”meritocratici” che inizieranno a Gennaio 2014 (ipotesi tanto ottimistica da essere quasi irreale). Quanti? Circa 3000 nuovi prof. associati, non parliamo di prof. Ordinari perché le risorse non ci sono. Insomma, una procedura che è partita a novembre 2011 che porterà come beneficio la promozione al massimo di 3.000 ricercatori di ruolo su 26.000, oppure un certo numero di non strutturati. Inoltre, se i ricercatori promossi sono avanti con gli anni (oltre la V classe stipendiale, che vuole dire in servizio da più di tredici anni) per i “fortunati” vi è addirittura una beffa, perché il loro stipendio da prof. associati sarà identico a quello da ricercatore, o peggio, non aumenterà per un numero cospicuo di anni, con un’ironica penalizzazione economica per essere stati promossi!
    Quindi il quadro che si profila al momento è benefici minimi per pochissimi e grande frustrazione per la stragrande maggioranza. Funzionerà meglio per gli utenti (studenti e società in generale) un’università “meritocratica” nella quale oltre l’85% degli strutturati e una quota enorme di non strutturati non ha alcuna prospettiva di veder riconosciuto il proprio impegno didattico o scientifico in tempi ragionevoli?
    In mia opinione, dopo anni di blocchi di concorsi (in pratica dal 2008) la situazione è di assoluta emergenza. E’ assurdo dire ad un ricercatore, ad un prof associato o ad un non strutturato “tu non vieni assunto/promosso NON perché non hai la qualifica richiesta ma perché mancano le risorse”. Questa è la negazione del merito e un involontario strumento per frustrare tutto il personale universitario trasformandolo in fannulloni demotivati.

    Come uscire da questo vicolo cieco? Non c’è una soluzione semplice, ma camminare piano nella direzione giusta è meglio che correre in quella sbagliata. Teniamo presente che licenziare gli strutturati/baroni improduttivi, recuperare risorse dagli stipendi e assumere giovani ricercatori non strutturati meritevoli potrebbe essere una proposta affascinante di un movimento populista, ma non è una soluzione realizzabile praticamente.

    Direi:

    1) istituire un ruolo unico per gli strutturati. La qualifica di PA o PO dopo anni di blocco dei concorsi ha poco senso, perché corrisponde sempre meno alla reale qualificazione scientifica.
    2) utilizzare l’ANVUR non più come un’istituzione che valuta i passaggi di ruolo degli strutturati, ma piuttosto come un’agenzia che valuta seriamente la qualificazione scientifica delle persone. Premiamo un docente bravo e produttivo con uno scatto stipendiale, piuttosto che un’abilitazione che difficilmente potrà spendere a livello locale.
    3) Concentrare le risorse sia per la valutazione che per il personale sull’immissione di non strutturati all’interno dell’università. Questa deve essere una valutazione davvero approfondita, perché è qui che si migliora davvero l’istituzione.

    Ovviamente, sperando che il prossimo governo, qualsiasi esso sia, decida di investire seriamente sull’università e ricerca, perché altrimenti senza risorse qualsiasi valutazione/riconoscimento del merito è impossibile praticamente.

    • Il “Ruolo unico” che inglobi PO e PA non mi e’ chiaro dal punto di vista economico. Attualmente a fine carriera un PA puo’ arrivare (non io) a circa 4000 Euro netti al mese, mentre un PO a circa 5000 Euro netti al mese.

      Questi 1000 Euro netti al mese di differenza nel “ruolo unico” se li terrebbe lo Stato? Se e’ cosi sarei contrario al ruolo unico.

      Se invece ruolo unico vuol dire che il “professore unico” avrebbe lo stesso trattamento economico dell’attuale PO, allora sarei favorevole al ruolo unico. Ma sono chiaramente di parte.

    • Caro Luca,
      Gli stipendi a fine carriera di associati ed ordinari ATTUALI sono da dimenticare, perché spariranno gradualmente dall’università con i pensionamenti. Come sai, la legge Gelmini ha abolito la ricostruzione di carriera e trasformato gli scatti di anzianità da biennali a triennali. Risultato netto: per arrivare alla decima classe stipendiale degli ordinari, (che non è certo l’ultima!) adesso ci vogliono 30 anni. Ovvero, solo gente che è diventata ordinario prima dei 40 anni (quanti?) vi può ambire. Se a questo aggiungiamo che gli scatti di anzianità sono sospesi da più anni ( e sinceramente non sarei troppo sorpreso se qualsiasi fosse il governo prolungasse il blocco), ci rendiamo conto che gli strutturati più sono giovani e maggiormente riceveranno un danno economico. In questa situazione, sono davvero (molto) pochi coloro che beneficeranno davvero dell’abilitazione come vincitori degli eventuali (molto) futuri concorsi. In mia opinione, uno strumento per motivare davvero i docenti strutturati sarebbe ad esempio creare una progressione di carriera “ibrida” tra le tre fasce e dare uno scatto di anzianità differenziato in base ad una valutazione seria. Sul come, si può discutere quanto si vuole. In questo modo, chi è veramente bravo potrebbe aspirare ad uno stipendio maggiore. Mantenere il sistema delle tre fasce della docenza aveva senso molti anni addietro, quando i concorsi erano relativamente regolari e una persona capace aveva ragionevoli aspettative di veder riconosciuto il proprio impegno e la propria maturità scientifica. Oggi non vedo una differenziazione dei ruoli reale delle varie fasce della docenza, e per certi versi neppure tra molti non strutturati che in pratica hanno gli stessi compiti dei ricercatori di qualche anno fa. In pratica i ricercatori in massima parte già insegnano corsi in modo autonomo. Riconoscere questo impegno secondo me sarebbe un bene per le persone e per l’istituzione. Capisco che quello che propongo, a titolo puramente personale, sia chiaro, potrebbe far storcere la bocca a tanti. Il ruolo unico potrebbe sembrare un’enorme ope legis, che non è assolutamente. Tuttavia, rispetto agli scenari drammatici che si prospettano, ovvero investire enormi risorse per valutare decine di migliaia di persone e promuoverne una manciata senza reali benefici per questi, l’introduzione ragionata del ruolo unico sarebbe forse l’unico strumento in grado di riportare un minimo di meritocrazia e motivazione all’interno dell’università.

    • Per i docenti assunti secondo il nuovo regime (post Gelmini), assumendo la classe 9 (27 anni nel ruolo), si hanno i seguenti costi annui lordi per l’Universita’ (stipendio, indennita’, contributi):

      PA -> 116 kEuro,

      PO -> 166 kEuro.

      C’e’ una differenza di 50 mila Euro!!

      Ecco, io preferisco avere questi 50 mila Euro in piu’.

    • Con il nuovo regime a scatti triennali il gap fra PA e PO è aumentato e, in generale, per i PA con meno di 22 anni alle spalle il passaggio conviene. Va detto che tre anni stanno passando senza lasciare traccia e chissà se si sbloccherà la situazione (altro che 300 milioni in FFO, c’è pure l’ISTAT). Le idee su un ruolo unico si sono sprecate ma non esiste un progetto da cui si capisca qualcosa. Comunque non riguarderà più i ricercatori a meno che non si reintroduca una figura di ingresso pre PA a tempo indeterminato. Si dice che il lupo perde il pelo ma non il vizio. Credo che le idee non siano tanto distanti da quelle del 2008:
      http://download.repubblica.it/pdf/2008/PD-proposte-universita.pdf

    • Caro Luca,
      ti auguro davvero di ottenere l’abilitazione (quando?) che siano ripristinati gli scatti di anzianità (speriamo!) e soprattutto di vincere il concorso locale prima possibile, quindi che la tua università abbia le risorse per chiamarti come PO. Al momento, ci sono risorse per 3.000 posizioni PA (ci sono 26.000 RU nell’università italiana, senza contare i non strutturati) per il 2013 e 200 posizioni PA per il 2014 (ci sono oltre 300 settori scientifico-disciplinari). Per gli ordinari, al momento non ci sono risorse. Zero. Insomma, buona fortuna a te a tutti quelli nella tua posizione (che sono tantissimi) perché ne avrai davvero bisogno. In alternativa, penso che in mia opinione sarebbe molto meglio che l’ANVUR desse a chi se lo merita uno scatto di anzianità extra, così che alla fine potresti raggiungere PER DAVVERO lo stipendio da ordinario al quale aspiri. E’ assurdo quello che dico?

    • Caro Thor,
      Qualsiasi sarà il prossimo governo, dubito fortemente che una priorità sara quella di destinare risorse sufficienti per chiamare gli idonei dell’ASN nei concorsi locali. Nessun movimento politico la ha messa nel programma, figuriamoci se ciò avverrà! Forse, nella migliore delle ipotesi, avremo indietro i 300 milioni del FFO (neppure tutti, aggiungerei come malignità..). Spero questo scenario sia chiaro.

      A questo punto possiamo dilungarci in discussioni sull’età accademica, sui probabili ricorsi per poi dividerci (chissà quando) le scarsissime risorse come un magro leprotto lanciato in un branco di lupi affamati… Ripeto: nella migliore delle ipotesi, circa un ricercatore strutturato su nove sarà promosso. E aggiungo una considerazione personale: quel ricercatore non sarà visto troppo bene dagli altri otto suoi colleghi… Non parliamo poi dell’anello debole della “catena alimentare”, ovvero i non strutturati.
      Penso che chi a a cuore le sorti dell’univeristà, rendendosi conto della inevitabile situazione che si creerà dovrebbe davvero pensare a soluzioni alternative che non siano la legge della giungla.

    • Caro Marco,
      ma perchè delegare ancora qualcosa all’ANVUR, o meglio a questa ANVUR? Personalmente, dal prossimo governo, vorrei l’azzeramento dell’ANVUR. Per uscire da questa melma servirebbe anche questo. Sono responsabili di un autentico disastro.
      Non ti capisco poi sul ruolo unico. Come la intendi tu vorrebbe dire scatti di merito fino alla soglia del passaggio di fascia. E poi? Chi passa aumenta il proprio reddito e chi no (pur avendo titoli per eventuali scatti ormai però finiti) sta fermo e non cresce più. Nella proposta PD c’era poi una flessibilità in ingresso (si entra nella nuova fascia a tempo determinato).

    • Caro Thor,
      Non credo che il prossimo governo azzeri l’ANVUR, qualsiasi esso sia, soprattutto se come probabile sarà un governo di coalizione. Le scelte di Profumo/Fantoni non erano personali, ma sostenute da un’ampia maggioranza. Mi permetto di osservare che un cambio di rotta a 180 gradi sia improbabile.
      Se le commissioni ASN si occupassero di distribuire incentivi (scatti) magari con le dovute correzioni, piuttosto che decidere in modo irreversibile delle carriere di tante persone, questo avrebbe una ricaduta non permanente sulle persone. Si tratterebbe, di ritornare a quella che è stata definita “valutazione distribuita” rispetto a quella che è diventata “valutazione amministrata”, secondo la mia interpretazione dell’articolo di Francesco Coniglione.

      https://www.roars.it/dalla-valutazione-distribuita-a-quella-amministrata-alle-origini-della-svolta-bibliometrica/

      Mi scuso con l’autore se ho dato una lettura personale non in linea con il suo pensiero.

      Sul COME implementare il ruolo unico e la progressione di carriera, possiamo discutere tanto. Non è affatto un problema semplice, perché richiede tante competenze normative. Ma sul fatto che sia LA DIREZIONE MENO SBAGLIATA, per uscire da quella che tu hai definito “Melma” ho sinceramente pochi dubbi…

    • Secondo i documenti ufficiali, a unipd sono previste per il 2013-2014 circa 100 assunzioni di PA e circa 20 di PO. In particolare, nel mio dip. sono previsti circa 12 PA e circa 0 PO.

    • Marco Bella:”..Mi permetto di osservare che un cambio di rotta a 180 gradi sia improbabile.
      Se le commissioni ASN si occupassero di distribuire incentivi (scatti) magari con le dovute correzioni, piuttosto che decidere in modo irreversibile delle carriere di tante persone, questo avrebbe una ricaduta non permanente sulle persone. ”
      ————————————-
      Non sarà un inversione di rotta, ma quello che ti immagini corrisponde ad una profonda revisione della ASN, diciamo a partire dal 2014. La macelleria 2012 andrà in porto comunque.

  8. Chi propone il ruolo unico (tanto, si generalizza, i ricercatori già fanno lo stesso lavoro), ha presente come è avvenuto, nella gran parte dei casi, il reclutamento dei ricercatori e prima degli assistenti ordinari? visto che qualcuno sembra non ricordarselo, lo dico io: secondo la regola (che tante volte ho sentito declamare) per cui “non si è mai visto cche si imponga ad un professore il suo assitente”. Cioè con concorsi, diciamo così, ben poco partecipati, in cui vinceva al 95% l’interno.. Almeno nella mia materia, solo gli ultimi posti a tempo indeterminato (con commissioni estratte) hanno visto qualche interno (finalmente!) trombato. Tutti sappiamo invece che i posti di professore, pur nelle varie patologie del sistema e nell’eccessiva apertura che ha caratterizzato gli anni post legge Berlinguer, sono stati assegnati in modo quantomeno più aperto.
    Mi chiedo e vi chiedo: è proprio il caso di far ascendere al ruolo di professori persone che non sono mai riuscite a vincere un concorso degno di questo nome, pur spesso essendo nei ruoli universitari da anni e quindi anche in un periodo che, per almeno 10 anni buoni, è stato tutt’altro che di chiusura? è davvero nell’interesse dell’università, oppure solo nell’interesse dei ricatori stessi?

    • Concordo. Personalmente un posto da RU non sono mai riuscito a vincerlo, e ci ho provato almeno 60 volte (sul serio). Mentre ne ho vinto uno da PA al 5to tentativo.

    • Caro Teo,
      Concordo: una quota significativa di chi ha vinto un concorso da ricercatore è rappresentata da quello che era il candidato “interno” piuttosto che il candidato più meritevole. Tuttavia, ritenere che le cosiddette patologie del sistema di reclutamento universitario fossero limitate o anche presenti in misura diversa nei concorsi da ricercatore rispetto ai concorsi da PA o PO mi lascia perplesso.
      La mia impressione che una posizione da PA o PO non si negasse a nessuno progredendo con l’età, grazie al sistema delle idoneità multiple se non addirittura alla (quella così correttamente definita) ope legis degli anni 80 che ha lasciato un segno inequivocabile nella distribuzione delle età nella classe docente universitaria.
      Assumiamo però che il reclutamento dei PO e PA avesse seguito NEL PASSATO un percorso molto più virtuoso di quello dei RU. Sinceramente, dubito che il reclutamento attuale, basato sull’ANVUR e risorse minime possa continuare su questo ipotetico percorso virtuoso. Ma soprattutto; è utile investire significative risorse per mantenere NEL FUTURO una divisione per “caste” RU, PA, PO che ripeto ha scarsi vantaggi per la collettività, quando tutti assieme si è aggrediti da forze che con la scusa di una c.d “meritocrazia” tagliano a TUTTI risorse fondamentali per il funzionamento dell’università pubblica?

    • La differenza sostanziale stava nel numero di idonei e di commissari. RU, 3 commissari e 1 idoneo, PA e PO, 5 commissari e 3 o 2 (solo in fine 1) idonei. La cosa non merita nessuna analisi più approfondita di questa.

    • Marco Bella: d’accordo che anche i concorsi per PO e PA sono stati spesso troppo facili. Ma anche per questo non è proprio il caso di pensare a promozioni ex lege di chi non è riuscito a passare nemmeno quei non certo impossibili concorsi (di cui l’ultimo, invero più serio perché con commissioni estratte, nel 2008, non 100 anni fa). D’altra parte, mi pare illusoria anche sul piano materiale l’idea del ruolo unico: non è che oggi è quasi impossibile, per es., progredire da PA a PO perché è difficile prendere l’abilitazione (ben sappiamo che i concorsi in atto ne produrranno moltissime) ma perché non ci sono (o comunque non si vogliono dare) i soldi per le promozioni, ossia per le c.d. prese di servizio. Se questo è il problema, come si può pensare ad una promozione generalizzata? Chi li mette i soldi? Dunque bisogna lottare per avere più soldi per l’università pubblica, non per una maggior facilità per ottenere il titolo giuridico della promozione (a questo ci ha già pensato la Gelmini, con la sua grottesca moltiplicazione ad infinito delle abilitazioni).

  9. possibilità di finanziare o meno gli idonei, mi sembrerebbe comunque il minimo che un prossimo governo SERIO stili almeno delle policies nei confronti degli idoneati. Qualcosa che parli concretamente di numeri e procedure.
    Non robe generiche stile programma della Ghizzoni ma una programmazione.
    Quanti siamo, per quanti ci sono i soldi, con quali vincoli, in quanto tempo.

    • Non sono idonei e non è indispensabile arruolarli tutti. Uno dei motivi per i quali questa ASN è una iattura è che i molti abilitati faranno pressioni che condizioneranno le politiche (se mai ve ne saranno) di sviluppo.

    • A fronte di una operazione così massiccia di abilitazione, un governo serio dovrebbe investire una quantità congrua di fondi per assumere vecchi idonei e nuovi abilitati, che provengano dalle file dei già strutturati o meno. Occorre un incremento sostanzioso e costante del FFO nei prossimi anni, accompagnato eventualmente da piani straordinari di reclutamento. Non per “assumere tutti gli abilitati”, ma semplicemente perché ci sono moltissime “risorse umane” che non sono valorizzate solo per una questione economica e burocratica.

    • Sarebbe meglio fare pressione sul governo (o su chi per esso) anche prima delle abilitazioni, per garantire trasparenza ed equità… come ho già scritto sono preoccupato per le possibili discriminazioni nei confronti di noi non strutturati che da anni contribuiamo al funzionamento del sistema universitario.

  10. A proposito delle discriminazioni che mi erano state ventilate, cito parte del documento, appena pubblicato, relativo ai criteri del settore 08/C1 per l’abilitazione dei professori di seconda fascia:

    POSSESSO DI ALTRI TITOLI (DM 76/2012, art. 5, comma 4 lettera h)
    1) percorso della carriera scientifica seguito nell’ambito del settore concorsuale 08/C1 e dei settori scientifico disciplinari ICAR 10, ICAR 11, ICAR 12, ICAR 13, in ordine di rilevanza, in qualità di ricercatore a tempo indeterminato, ricercatore a tempo determinato, dottore di ricerca, titolare di diploma di scuola di specializzazione, titolare di assegno di ricerca, come documentato nel curriculum presentato dal candidato.

    E’ UNA COSA INDECENTE!!! ADDIRITTURA SI HA IL CORAGGIO DI FORMALIZZARE UNA “GRADUATORIA” CHE PORTA A UNA DISCRIMINAZIONE VERA E PROPRIA!!! E TUTTO FACENDO RIFERIMENTO A CRITERI DI CUI NON C’E’ TRACCIA IN TUTTO L’APPARATO NORMATIVO CONCORSUALE!!!

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