Nel formulare proposte educative e politico-culturali non dovremmo dimenticare, come storici dell’arte, il carattere finzionale, pedagogico delle Grandi Narrazioni, tra cui la storia dell’arte nel suo paradigma classico-idealistico, lineare e evolutivo. Consideriamo il caso italiano. Ricondotta a unità, dispiegata nei termini giuridico-amministrativi del “patrimonio”, la storia dell’arte, al pari della storia letteraria, costituisce incitamento per i patrioti preunitari e mito retrospettivo per gli italiani dei decenni successivi all’unificazione. La familiarità con i “padri”, Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Tiziano, diviene “un rituale di riconoscimento, di ammissione e al tempo stesso di rifiuto” per le classi dirigenti nazionali. Questo specifico uso pedagogico ci impegna ancora? Ne dubitiamo: faremmo meglio a distaccare la riflessione sul futuro della disciplina da opinabili assunzioni continuistiche su “identità” e “memoria”. L’Italia attuale è una nazione con molte storie, provenienze, comunità, “patrie”: talvolta discordanti tra di loro. Parliamo di immigrazione, certo, ma non solo. Parliamo anche di appartenenze geografiche, sociali, politiche e sessuali; e perfino generazionali. Difficile immaginare un’”eredità culturale” che possa essere rilevante per tutti o istanze emancipative “universali”. Una società tollerante e libertaria, non prescrittiva, fiorisce a patto che i processi di trasmissione della conoscenza siano quanto più possibile qualificati e diffusi – a patto cioè che esistano buone scuole, invitanti e accessibili a tutti. Al tempo stesso riconosce il diritto all’inappartenenza, all’aleatorietà, all’ironia, al rifiuto, alla separazione.
Una nuova versione dell’articolo, ampliata, modificata e datata 28.12.2014, è adesso disponibile qui.
Guardi, con l’andazzo attuale neppure le classi agiate avranno più una buona tradizione umanistica alle spalle, visto che nei programmi della scuola dell’obbligo si mira a un’accurata rimozione di qualsiasi riferimento alla storia, alla cultura, alla tradizione, le quali sono sostituite dai più vari e disparati concetti, demagigicamente articolati, basta che non si faccia riferimento ad arte e letteratura.
[…] _ROARS, 16.6.2013, qui […]
[…] il 2014 (vd. tweet). Questa è una buona notizia. Speriamo che @ MIUR si sappia anche riflettere sui modi e le finalità della reintroduzione di una disciplina inesplicabilmente depotenziata (o soppressa) da Mariastella […]
[…] miei testi recenti qui, qui e qui (e anche qui e qui) Condividi:CondivisioneTwitterFacebookLinkedInGooglePinterestTumblrRedditEmailGoogle+ Michele […]
[…] https://www.roars.it/come-cambia-la-storia-dellarte-mutazione-di-una-disciplina-tra-prima-e-te… Condividi:CondivisioneTwitterFacebookLinkedInGooglePinterestTumblrRedditE-mailGoogle+ Michele DantiniMi piace:Mi piace Caricamento… […]
[…] di nuovo a guardare". La sua preoccupazione si volge soprattutto ai piccoli e agli adolescenti. Come potranno sopravvivere al caos visivo? E interessarsi al mondo là fuori, "con i suoi doveri e i…? Legioni di immagini sollecitano quotidianamente la nostra attenzione ammiccando dagli schermi di […]