Segnaliamo la lettera inviata dal Presidente dell’A.I.S. circa il workshop sulla valutazione della ricerca nel campo delle human and social sciences, svoltosi recentemente a Roma.
Segue il testo.
Roma, 13 novembre 2014
Al Presidente dell’ANVUR, prof. Stefano Fantoni
e p. c.
Al Capo del Dipartimento MIUR per l’Università, l’AFAM e la Ricerca, prof. Marco Mancini
Al Presidente del CUN, prof. Andrea Lenzi
Ill.mo Presidente,
il workshop sul tema della valutazione della ricerca nel campo delle Humanities e delle Social Sciences, che si terrà a Roma il 17 novembre, prevede la partecipazione di studiosi stranieri, che dovrebbero fare il punto sui problemi della valutazione in una prospettiva internazionale. Appare dunque evidente che, per gli organizzatori del seminario, non siano individuabili studiosi italiani capaci di guardare al tema in quella prospettiva internazionale, che è invece riconosciuta agli altri ricercatori, solo in quanto stranieri.
L’ampio e articolato dibattito che si è aperto in Italia prima, durante e dopo il primo esercizio di valutazione della ricerca, ha dimostrato in modo incontrovertibile che molti dei nostri studiosi, che si sono espressi sia a livello individuale sia attraverso le associazioni scientifiche, hanno idee chiare e precise su che cosa sia la valutazione e come la si possa/debba fare nel migliore dei modi possibili, rifuggendo dal luogo comune secondo cui ‘meglio una cattiva valutazione che nessuna valutazione’.
È dunque fonte di rammarico che l’ANVUR continui nella ricerca affannosa di rassicurazioni internazionali, senza mai confrontarsi con quanti, in questo ultimo quinquennio, la valutazione – così come è stata realizzata in Italia – l’hanno vissuta e resa possibile con il loro contributo, pur nella consapevolezza di alcuni suoi vistosi limiti. Questi ultimi investono, ancor prima che le specifiche technicalities, le conseguenze, sul futuro delle HSS, del quadro normativo e delle strutture di governance del sistema universitario e della ricerca che si stanno modificando anche attraverso l’introduzione delle diverse forme di valutazione. Un confronto che avesse incluso anche studiosi italiani della valutazione tra gli interlocutori dell’ANVUR avrebbe costituito un nuovo passo, nella direzione di una maggiore condivisione degli obiettivi e delle strategie della valutazione tra l’Agenzia e l’ambito delle Humanities and Social Sciences nel nostro Paese. Da questa prospettiva, purtroppo, un’iniziativa così importante appare essere un’altra occasione perduta.
Per il Direttivo AIS,
Le uscite dell’AIS le trovo sempre più imbarazzanti. Davvero non capisco come l’organizzazione di una conferenza con ospiti internazionali possa essere vista come un’occasione perduta.
Inoltre, guardando il contenuto delle presentazioni qui: http://anvur-miur.cineca.it/eventi/index.php/showevento/58 mi sembra FALSO dire che non ci fossero contributi di studiosi italiani. Perché ci sono.
Molta sociologia italiana invece farebbe bene uscire dal suo provincialismo.
cordialmente,
martino comelli.
Infatti, ci sono anche relatori italiani. Dal 17 novembre sono trascorse due settimane, penso che ci siano stati partecipanti di tutte le università italiane, ma, per lo meno da queste parti, nessuno che ci avesse raccontato qualcosa. Tutto si svolge nelle alte e irragiungibili sfere. Credo però che il punto possa essere anche un altro. Se guardo ai risultati congiunti di abilitazioni e concorsi di vario tipo, impostati con calcoli e formule astrusissimi, i risultati sono pressapoco quelli che potevano essere ottenuti anche con i normalissimi e ‘artigianali’ concorsi precedenti. Tutta questa pseudomatematizzazione è soltanto fumo negli occhi, fonte di stress inutile e gioco sociale dispendioso. E se c’erano baroni prima, ora ce ne sono di ancor più baroni.