Angelo D'Orsi

“La cancellazione del sistema 3+2 (che, come ha impietosamente mostrato un caustico pamphlet di Gian Luigi Beccaria, è «uguale a zero») costituisce il punto essenziale di un programma che davvero vuole rilanciare l’università, il quale non può non configurarsi come un vero e proprio ritorno, ma non all’indietro, bensì al futuro, in quanto se non si correggono gli errori – gravissimi – del passato, non è possibile costruire un futuro e si andrà verso l’estinzione del sistema educativo e dell’intero comparto ricerca nel nostro paese. (…) La riforma Berlinguer è stata in vero ampiamente ripresa e continuata, nei suoi elementi più deteriori, dalla signora Letizia Moratti – fortunatamente infine scacciata dal regno milanese che il cavaliere di Arcore le aveva donato – e in parte anche dai successori di costei, in una strabiliante continuità nella differenza, che ha finito per accumulare macerie su macerie: sotto quelle tonnellate di cemento, tubi di gomma, pietre, catrame, cavi di acciaio spezzati, giace la grande scuola italiana (…).
La logica che dovrà guidare le nuove politiche per l’università e la ricerca dovrà essere del tutto estranea a quella attuale, mercantilistica e aziendalistica, fondata su un malinteso concetto di efficienza, sull’esiziale combinato disposto tra lassismo e didattocrazia (come l’ha chiamata Giorgio Bertone), tra la mitizzata «autonomia» (fasulla e insieme pericolosa) e il persistente burocratismo centralistico. La nuova università dovrà altresì rifiutare l’idea di un sistema, opportunamente aziendalizzato, che gerarchizza gli atenei, in modo che ogni classe, ogni individuo, ogni ambiente sociale abbia la «sua» università (…)”.

Anticipazione da Micromega/il Manifesto (25/10/2011)

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