A conclusione dell’adunanza dell’11 novembre 2015, il Consiglio Universitario Nazionale raccomanda alla Signora Ministra “di sospendere le procedure della VQR, in accordo con le osservazioni che la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane avanza dallo scorso luglio”.
La raccomandazione, indirizzata alla ministra Giannini e firmata dalla vice presidente prof.ssa Carla Barbati, sottolinea che l’esercizio di valutazione può concorrere ad un “reale miglioramento del sistema universitario” solo se la comunità accademica partecipa e collabora all’iniziativa. Allo stato attuale, rileva il CUN, le numerose mozioni di protesta di dipartimenti e Senati accademici, nonché le numerose dichiarazioni individuali di non partecipazione alla valutazione, rischiano di “inficiare la correttezza dei risultati” della VQR.
Carissimi,
io non sono sicuro che boicottare la vqr sia la cosa più opportuna da fare. Se veramente ottenessimo il risultato di farla saltare o, comunque sospendere, cosa accadrebbe?
Il giorno dopo, su tutti i media, i soliti noti incomincerebbero ad inveire contro la casta, i dipendenti pubblici fannulloni che hanno causato l’esplosione del debito pubblico e, quindi, la crisi economica, e adesso, per giunta, si sottraggono alla valutazione.
Ora, noi lo sappiamo che questa crisi è da rarefazione monetaria auto-indotta, da debito privato, da squilibrio del bilancia dei pagamenti, per via dell’adozione di una moneta unica all’interno di un’area non-ottimale. Lo sappiamo che l’esplosione del debito pubblico è frutto del divorzio, e nulla più. Ma sappiamo anche che, per l’italiano medio, la verità dei fatti è quella auto-razzista, dell’italiano corrotto e fannullone, del perimetro pubblico da restringere sempre più…in modo che ci possano prestare i soldi per far tutto, curarci, istruirci, assicurarci una vecchiaia dignitosa.
La morale?
Secondo me, dovremmo inventarci qualcosa di meglio.
Non dico di avere la ricetta in tasca, anzi sul punto chiedo suggerimenti. Ma in questa cosa della vqr vedo un possibile effetto boomerang di non poco momento.
Tom Bombadill – Tom Bombadillo
Vito Plantamura: “… in questa cosa della vqr vedo un possibile effetto boomerang di non poco momento.”

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Per rendersi conto che l’effetto boomerang è stato ampiamente previsto, prendendo anche le contromisure, basta leggere il testo delle mozioni. Per esempio, la prima frase della “mozione Semplici”:
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“Sono i soldi dei cittadini a mantenere la libertà della scienza e del suo insegnamento come un bene di tutti e per tutti. Per questo le università e i loro docenti devono essere valutati in modo rigoroso e devono essere introdotte tutte le procedure che consentano di valorizzare i migliori, eliminare i privilegi, ridurre le inefficienze.”
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Anche il secondo paragrafo della “bozza di motivazione” diffusa da Carlo Vincenzo Ferraro, non lascia molti dubbi:
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“Procederò all’invio solo quando le mie pubblicazioni saranno valutabili non solo per la VQR, ma anche per ottenere, legittimamente, il mio avanzamento di classe o scatto. Ritengo infatti che le due valutazioni debbano essere contestuali.”
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L’impossibilità di alzarsi in difesa dell’istituzione universitaria a causa dell’effetto boomerang mi ricorda le argomentazioni con cui nel 2010 i vertici accademici dipingevano come suicida la mobilitazione dei ricercatori. Quella stessa mobilitazione che, seppure sfortunata, non solo fu uno dei pochi sprazzi di dignità, ma portò quanto meno al varo del piano straordinario associati, che nel disastro generale è stata una delle poche boccate di ossigeno. Ma, come sempre, c’è chi si fa diligente interprete del ruolo di pompiere. Tutto già visto.
Ed è già stato visto anche l’esito finale.

Se a fronte dello smantellamento messo in atto, documentabile con numeri inoppugnabili sia sul fronte del diritto allo studio, del turn-over e del sottofinanziamento che su quello della pretestuosità delle accuse di inefficienza scientifica, non ce la sentiamo di mettere in atto una moderatissima forma di disobbedienza civile che non tocca l’utenza, non possiamo fare altro che mettere la testa sul ceppo e attendere il colpo di grazia. Sappiamo bene che ci sono colleghi per i quali ogni forma di protesta o è estrema o è inutile o ci espone a effetti boomerang. Penso che anche Bencardino e Dionigi fossero dello stesso parere. Sarei stato felice se le loro raffinatissime strategie si fossero dimostrate efficaci.
…sinceramente, io le mozioni non le ho lette, anche perché, per impossibilità oggettiva, non ho partecipato alle apposite riunioni che si sono svolte nella mia università.
A me non pare che la protesta dei ricercatori abbia avuto un qualche effetto boomerang, e, francamente, non mi è chiaro quale mai sarebbe dovuto essere, e perché mai si sarebbe dovuto produrre; di contro, tale protesta non mi è affatto piaciuta, quando, più di una volta, è passato il messaggio paradossale che gli rti fossero dei precari.
Da parte mia, me la sentirei pure di mettere in atto una forma di disobbedienza civile -per mutuare la tua espressione- non moderatissima, e neppure moderata, ma addirittura estrema. Però, strumentalmente, non credo che quella di dire “non ci facciamo valutare”, per quanto moderata, sia proprio la cosa più furba e producente.
Forse, se fosse legalmente possibile -la lancio come mera provocazione-, sarebbe meglio dire: noi presenziamo alle sedute di laurea, ma, fino a quando non sbloccano gli scatti anche a noi (oltre che a tutti gli altri), in Italia non si laurea più nessuno. E’ solo un esempio, e una provocazione, ho già scritto che accettavo consigli, e che si tratta di una questione sulla quale non ho riflettuto a lungo, però, mi sbaglierò, ma il “non ci facciamo valutare” corre il rischio di trasformarsi in un autogoal clamoroso.
Tanto, scusa, che noi non ci facciamo valutare al cittadino medio “nun gliene pò fregà de meno”, non mi sembra questa grande arma di pressione. Di contro, così corriamo il rischio di essere fraintesi, perché se non vogliamo farci valutare è perché siamo dipendenti pubblici fannulloni, non abbiamo lavorato, e non vogliamo che emerga: l’italiano ormai ragiona così, bisogna essere realisti su questo.
Però, lo ripeto, le mie sono sol considerazioni “a caldo”, su di una questione che non ho potuto seguire. Magari mi sbaglio. Magari no. Vedremo, se la cosa dovesse andare in porto, cosa succederà.
Tom
Plantamura: “…sinceramente, io le mozioni non le ho lette”
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Ok, abbiamo capito tutto.
…no, De Nicolao, non farti prendere anche tu dalla sindrome del piddino: lasciamo che siano solo loro quelli che hanno capito tutto. In più, mi pare che tu non ti stia soffermando su una questione centrale, per quanto semplice. Qui si tratta di uno sciopero. Lo sciopero è uno strumento di pressione. Se noi non ci facciamo valutare che pressione è? Non importa a nessuno. Nessuno ne ha un danno o disagio. Neppure il Miur che, nella peggiore, userà i dati precedenti. Però, in compenso, la categoria rischia un ulteriore danno di immagine, per come la cosa sarà strumentalizzata dai media, che ci andranno a nozze. Tu che sei un infaticabile lettore di mozioni, riesci a rispondere nel merito a queste obiezioni? Perché se tu mi rispondi nel merito, mi mostri dove il mio ragionamento erra, io magari mi convinco. Ma se tu per argomentare tiri fuori questioni vecchie che non hanno attinenza, o fai battute, trincerandoti dietro una sorta di argomento per autorità di conoscitore di mozioni, mi convinci solo del fatto, poi sicuramente sbagliato, che non hai argomenti di merito per ribattere.
Tom
No, non si tratta di uno sciopero. Basta leggere. Ed è buona norma leggere le cose prima di commentarle. Una pratica che non dovrebbe essere ignota a chi si dedica allo studio e all’insegnamento e che non ha nulla a che fare con l’essere piddini o meno. E quello delle strumentalizzazioni dei media è un punto ben presente a tutti. In particolare a chi ha scritto e sottoscritto la mozione Semplici che, non a caso, mette al primo posto il diritto allo studio e anche il turn-over (essenziale per dare qualche possibilità ai precari), Ma, dimenticavo, per sapere tutto ciò bisognava averla letta.
…ho letto la mozione. Non è uno sciopero, ma una protesta di noi lavoratori (ora che abbiamo cambiato il nome, cambia tutto), per -letteralmente- costringere Governo e Parlamento a cambiare rotta, non solo sbloccando gli scatti (pensavo si trattasse solo di quello), ma sbloccando pure il turn-over e dando le giuste risorse per il diritto allo studio. Basta così? Con una simile arma di pressione, visto che ci siamo, possiamo costringerli anche ad abolire il jobs act.
Scherzi a parte, già mi sembrava un’arma del tutto spuntata per ottenere una banalità, ormai quasi doverosa e scontata, come lo sblocco degli scatti, che tutti gli altri hanno già ottenuto.
Ma così l’unica cosa che mi viene in mente è il paltò di Napoleone.
Anche dopo la lettura, cioè, i miei argomenti rimangono gli stessi. Sottrarsi alla vqr non è un’arma di pressione, non costringi Governo e Parlamento a fare proprio niente, non importa a nessuno: neppure se ne accorgono, altro che costringerli a fare questo o quello. In compenso, se la cosa dovesse passare, sui media faremo la parte dei dipendenti pubblici fannulloni, che non si vogliono fare valutare perché -questo è ovvio nella mentalità distorta dell’italiano medio- non hanno lavorato e hanno la coda di paglia.
Però, è uno di quei casi in cui uno si augura di sbagliarsi…se poi si dimostrerà che invece avevi ragione tu, ne sarò contentissimo.
Tom
…ah, metto il link per chi non avesse capito la citazione..
https://www.youtube.com/watch?v=PonaBLyh1Bw
Beh, un primo risultato l’abbiamo ottenuto ed era forse il più difficile. Plantamura ha letto la mozione. Il resto, al confronto, è una strada in discesa ;-)
Noto che nelle diverse mozioni sulla VQR 2011-14 è poco presente il criterio di nomina dei GEV. A parte il generico riferimento al “publish and kill”. A ben guardare i nomi dei GEV della tornata “2011-14” si assiste, in alcuni casi, alla provenienza di alcuni GEV dallo stesso dipartimento della stessa università, rispetto alla tornata VQR precedente (2014-10). In questo modo è chiaro che quel dipartimento (e/o quel gruppo di potere) facciano il cavolo che gli pare. Chiedo a Roars se esiste da qualche parte una proposta per la nomina dei GEV attraverso il sorteggio da una lista di “sorteggiabili” degni di questo incarico, come avviene per le commissioni dell’ASN.
Non che io sappia. La nomina dei GEV appare un passaggio assai opaco, come osservato a suo tempo:
https://www.roars.it/nuovi-gev-lavviso-di-bibi-e-bibo-e-cocorico-e-ben-strano-ohibo/
A suo tempo Roars aveva proposto alcuni criteri per la nomina dei GEV leggibili qua. Ovviamente nessuno ci ha ascoltati. Ed adesso ci troviamo con GEV costituiti in modo perfettamente opaco come la volta precedente. Ad occhio si potrebbe pensare che in alcuni gev ci sia stata sostituzione uno ad uno. Come si usava nelle banche tanto tempo fa: chi è uscito ha indicato il nome del figlio accademico cui lasciare il posto…