Forniamo qui il link al testo della relazione tenuta dal Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco al XXX Congresso nazionale dell’Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia, tenutosi a Catania il 25 novembre scorso, in quanto essa ci pare meritevole di attenta considerazione, specie per quanto riguarda il capitale umano, la ricerca scientifica e la necessità di investire in formazione.
Ignazio Visco già nel 2009 aveva pubblicato un agile volume, avente lo stesso titolo della relazione: Investire in conoscenza e per sottotitolo, Per la crescita economica (Il Mulino, Bologna) che si segnalava – nel clima che allora imperava di profondo disprezzo per la cultura, la ricerca scientifica e di svalutazione del ruolo dell’università – per aver messo l’accento sull’importanza del “capitale umano”, ovvero di una elevata qualificazione professionale e culturale della popolazione italiana, che si può ottenere estendendo e migliorando gli studi sia nella scuola dell’obbligo sia all’università; non è un caso che il numero dei diplomati e dei laureati in Italia sia largamente al di sotto della media dei paesi Ocse e dell’Eu27. Questo fattore, insieme all’importanza della ricerca scientifica, veniva messo al centro della crescita economica che, in una società della conoscenza, deve essere fondata sull’innovazione e sulla creatività e quindi sulla capacità di sviluppare il capitale cognitivo posseduto all’interno di un paese. Insomma il volume si segnalava fortemente per la «convinzione che investire in istruzione, capitale umano, conoscenza costituisce oggi un fattore essenziale di crescita della produttività e dell’economia» (p. 123). Ed erano evidenziati i limiti e le insufficienze della spesa per istruzione, di ogni ordine e grado, fatta in Italia rispetto al Pil degli altri paesi sviluppati, per cui veniva sottolineata l’importanza di interventi incisivi nella scuola e nell’università che non possono consistere solo nella razionalizzazione e nell’aumento dell’efficienza e dell’efficacia del sistema, ma anche in un incremento dei finanziamenti ad esso destinati.
Tuttavia, l’investimento in conoscenza e formazione non deve essere inteso, per Visco, solo come un fattore fondamentale per la crescita economica, ma anche in un contesto più ampio, in quanto «un forte impegno, a livello pubblico come a livello privato, a investire nel capitale umano del nostro paese potrà anche contribuire a rafforzare il senso civico, il rispetto delle regole, l’affermazione del diritto, di cui vi è estrema necessità in ampie zone del paese, contro la corruzione, l’abuso e la criminalità, freno essi stessi allo sviluppo equilibrato dell’economia, a una crescita economica sostenuta e continua» (p. 127). Queste parole, che concludevano il suo libro del 2009, e che vengono riprese in modo diverso anche nella relazione qui pubblicata, devono essere tenute a mente da coloro che ritengono la formazione e la ricerca come esclusivamente finalizzata alla loro immediata ricaduta produttiva e quindi pensano che tagliare in generale sulla formazione per privilegiare i filoni maggiormente applicativi e di eccellenza, possa costituire il viatico al progresso e allo sviluppo. Ignazio Visco ci mette in guardia contro questa illusione e, anche se su certe sue particolari soluzioni si potrebbe dissentire, esso ci indica un cambiamento di rotta sostanziale rispetto a quanto sinora si è fatto.
Speriamo proprio che dalla sua nuova carica di Governatore della Banca d’Italia possa fornire maggiore impulso all’affermarsi di un nuovo modo di pensare alla cultura, alla formazione e alla ricerca scientifica. Di questo nuovo inizio la relazione che qui pubblichiamo (che riprende in sintesi e aggiorna i contenuti del volume del 2009) è un significativo indicatore. Auspichiamo ora solo che alle parole di un così autorevole esponente di una delle più prestigiose istituzioni del paese, possano seguire anche i fatti, con un governo e una classe politica all’altezza del compito in esse indicato.
(Francesco Coniglione)