In questi giorni, avvicinandosi – forse – la conclusione della prima tornata dell’Abilitazione Nazionale, si discute molto intorno a quanto sia spendibile il “pezzo di carta” da parte degli abilitati.

Pensando di fare cosa utile, posto che le variabili in gioco sono innumerevoli e continuamente mutevoli a seconda dell’orientamento del Governo, segnaliamo ai lettori la tabella ufficiale MIUR che traduce in cifre l’assegnazione del P.S.A. Particolarmente significativo l’ammontare della terza tranche, che  – come sanno i lettori più accorti – ha dimensioni del tutto insignificanti (830.000 euro complessivi per tutto il sistema universitario).

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27 Commenti

    • 18 esterni e 146 avanzamenti interni.
      I 18 esterni ovviamente possono essere strutturati provenienti da un altro ateneo.
      C’è una definizione più efficace del concetto di “casta”?
      A cosa serve allora abilitare studiosi non strutturati?

    • “18 esterni e 146 avanzamenti interni”: non ha tanto senso dare le cifre così visto che la legge prescrive che gli esterni devono essere il 20% dei nuovi PA.
      E’ possibile sapere quanto costa un avanzamento di carriera a PA interno, uno esterno (da ricercatore di altra università) e uno esterno vero? Grazie.

    • Le cifre sono quelle della relazione tecnica. Sui costi esatti: sarebbero costi medi, immagino, non ne ho idea. Bisogna chiederlo a Paolo Rossi, che è un esperto della materia.

    • Era stato già chiarito in un altro post sempre su roars. Ricapitolo:
      – avanzamento interno a P.A.: 0.2 p.o.
      – avanzamento esterno da altra università a P.A: 0.7 p.o. MA l’università che perde il ricercatore recupera 0.5…(quindi via libera a liberi scambi…a pensar male si commette peccato ma ci si azzecca)
      – avanzamento esterno vero (non di ruolo all’interno dell’università): 0.7 p.o.

      Ora mi chiedo PERCHE ROARS non fa alcuna battaglia affinche un esterno vero abbia le stesse possibilità di un esterno strutturato?

    • Mi permetto di dire che aumentare la quota non va nella direzione “trasparente”. Una possibilità potrebbe essere quella che parte del costo venga coperto dallo Stato. Un esterno non strutturato dovrebbe avere le stesse possibilità di partenza di uno strutturato. Perchè o parliamo seriamente di merito o stiamo solo a difendere interessi di parte.

    • Non so se è corretto, ma in quel documento c’è una colonna che riporta le cifre ed un’altra che riporta i punti organico. Ora, dividendo le cifre per i po si ottiene (in media) che un po vale circa 119.500.
      Se effettivamente si tratta di 18 esterni e 146 avanzamenti il conto dovrebbe essere:
      18*0.7*119.500=1.505.700
      146*0.2*23900=3.489.400
      totale: 4.995.100 (con tutte le approssimazioni del caso).

    • @ GC
      “Perchè o parliamo seriamente di merito o stiamo solo a difendere interessi di parte”
      Hai colto perfettamente il problema.
      Come si evince chiaramente, questi 5milioni sono buttati in pasto agli strutturati perché se li sbranino tra di loro.
      Agli altri si penserà; anzi ci penseranno loro.
      E questo meccanismo, sempre uguale, spiega perché nessuna riforma, per quanto nefanda, abbia mai incontrato la resistenza del corpo accademico. Un corpo decisamente molliccio.

    • I punti organico, come dice il Ministero, sono facoltà assunzionale (i.e. licenza di assumere), non budget. Si può anche avere 100 PO, ma senza budget, si assume 0. Al contrario il Piano Straordinario – che è parte dell’FFO – sono fondi vincolati a un determinato uso (l’assunzione o avanzamento di carriera di PA).

    • i punti organico sono una frazione del turn over quindi non è possibile avere punti senza budget di spesa, semplicemente perchè sono parte degli stessi soldi liberati dai pensionamenti.

  1. Domanda ingenua: quale è la spendibilità, in termini di tempo, della tranche 2012? Nel senso che se tutto si blocca in questa tornata ASN motu proprio o in seguito a una valanga di ricorsi, la quota 2012 è congelata? E fino a quando? Io sarei un probabile, così si dice, abilitato per un settore in sofferenza nel mio ateneo che dal 2014 se non assume chiude la baracca. Ma appunto nel 2014 le necessarie assunzioni dovrebbero essere operative e si sa che la tempistica di bandi, selezioni ecc. non è mai caratterizzata da una travolgente velocità, anche per ovvie tempistiche richieste dalla normativa…

  2. Scusate l’OT (che poi tanto OT non e’), ma svariate unirversita’ hanno cominciato ad imporre limiti di eta’ (N.B. non di durata rapporto, ma proprio di eta’) per il conferimento di assegni di ricerca:
    Tor Vergata (35 anni): http://web.uniroma2.it/modules.php?name=Content&action=showpage&content_id=258
    Marche (38 anni): http://www.univpm.it/Entra/Engine/RAServePG.php/P/272210013400/FC/03

    e il 12 dic. p.v. discutera’ di limiti di eta’ anche il senato accademico della Sapienza.

    E’ legale tutto cio’?

    • I precari della ricerca sono sempre di più causa tagli draconiani e scomparsa della figura del ricercatore a tempo indeterminato. Come si può “proteggere” un “proprio” giovane se quando si bandisce il “proprio” assegno di ricerca si presenta un quarantenne con un curriculum da ordinario?

    • Veramente, gli assegni in genere vengono banditi per un tema di ricerca ben preciso (titolo della ricerca). In questo senso, potrebbero essere definiti “ad personam”, e mi pare pratica diffusa, comunque ben diversa dalla questione dei bandi RTD che, per legge, dovrebbero solo riportare l’SSD (altro problema gia’ sollevato altrove). Comunque, io 1) non capisco la “ratio” del limite di eta’: perche’ dovrebbe dar fastidio un assegnista 35enne? 2) Spesso il 35enne ha l’esperienza e la capacita’ necessaria per attrarre fondi, comunque lavorare su progetti, e quindi “ripagarsi” l’assegno (specie in facolta’/universita’ politecniche come quella delle Marche su riportata): non capisco perche’ si voglia togliere a gente che lavora la possibilita’ di guadagnarsi il pane facendo lavoro di ricerca! Questo non riesco a spiegarmelo con semplici “giochi di potere baronali”, stiamo parlando di semplici assegnisti (ormai sempre piu’ rari quelli over-35, dato lo spopolamento accademico in corso)!

    • > Come si può “proteggere” un “proprio” giovane
      > se quando si bandisce il “proprio” assegno di
      > ricerca si presenta un quarantenne con un
      > curriculum da ordinario?

      spero questa risposta sia ironica, altrimenti potremmo rispondere:

      Come si puo’ proteggere (da solo) il 40 enne con un curriculum da ordinario (ma ancora assegnista) dagli ordinari che a 70 anni sono ancora giovani per restare ordinari fino a 72, oppure sono ancora talmente giovani da dover offrire loro, per tre anni consecutivi,di stipulare un contratto per un corso da titolare pagato 16.000, euro mentre bellamente ricevono anche la loro lauta pensione?

    • Occhio, non divaghiamo appresso ai commenti troll-like. Gli ordinari c’entran poco in questi maldestri tentativi di imporre limiti di eta’ sugli assegni…(PS. Alla Sapienza il Sen. Acc. sta’ ancora “discutendo” sul limite…).

    • Pensando agli ultimi FIRB, che escludevano gli over 40, credo che porre limiti di età per la partecipazione agli assegni non sia illegale.

  3. Caro gonzoman3, FIRB significava “Fondo Investimenti in Ricerca di Base,” ma poi sull’onda “precaricida” e’ stato convertito in “Futuro In Ricerca” (oltretutto lasciando orfana la “B” della definizione originaria). Ma questa e’ un’altra “porcata”. Io parlavo di assegni di ricerca, e i tuoi “credo” o “presumo” sulla base di paralleli “non convergenti” non sono costruttivi ai fini della interpretazione della liceita’ di regolamenti esclusivi che ritengo alquanto discriminatori e ingiusti nel principio.

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