Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Leggo con notevole stupore l’intervento pubblicato su Roars dal titolo: “Partono le università di serie A e saranno al Nord“. Lo stupore è legato sia al cotè di notizie del tutto destitute di fondamento circa un presunto scontro fra una linea Valditara ed una linea Livon/Chinè, ovvero circa gli “esclusivi” beneficiari di questo “decreto”. In realtà il documento, veicolato alla giunta della Crui riservatamente al Presidente della CRUI per un primo parere informale(1) dal direttore Livon, è semplicemente una prima bozza elaborata da un gruppo di lavoro coordinato dal direttore Livon e composto da diversi docenti, alcuni dei quali autorevoli ed ascoltati commentatori di Roars. È il primo atto di un dibattito che sarà certamente approfondito e che per mia volontà dovrà coinvolgere tutte le componenti accademiche. Dopo la Crui sarà la volta del Cun e di altre associazioni rappresentative. Obiettivo è quello di dare sempre maggiore autonomia all’intero sistema universitario per realizzare prima di tutto un principio costituzionale e quindi una esigenza di efficienza e di responsabilizzazione del sistema. Proprio per far sì che anche le università meno avvantaggiate possano accedere a sempre maggiori livelli di autonomia ho avviato una serie di incontri al Ministero con i rettori e i direttori generali di queste università per discutere su piani individualizzati di rilancio e di miglioramento infrastrutturale. Ed è la prima volta che ciò accade. Solo al termine di una ampia consultazione il documento sarà da me personalmente licenziato nella bozza conclusiva e verrà poi inviato al Gabinetto e quindi sottoposto al Ministro per il suo definitivo e decisivo parere.
Anziché dunque fare polemica “politica” e strumentale sarebbe auspicabile da tutti un contributo serio e costruttivo che abbia il fine di realizzare un forte grado di autonomia per il più ampio numero di realtà accademiche.
L’unico atteggiamento che non sarà considerato sarà quello di immobilismo e di un vecchio centralismo burocratico- ministeriale che non è più compatibile con le esigenze di dinamismo e di rapidità delle decisioni.
Giuseppe Valditara
Capo Dipartimento
Dipartimento per la formazione superiore e per la ricerca
(1)Rettifica su richiesta del Capo Dipartimento Prof. G. Valditara (13.05.2019)
Negli stretti limiti della replica del prof. Valditara, è significativo, come già notato da altri, che il primo interlocutore (e nemmeno istituzionale, perché si tratta di un’associazione privata) sia stata la Crui. Alla quale si è “veicola”ta la bozza. “Obiettivo è quello di dare sempre maggiore autonomia all’intero sistema universitario per realizzare prima di tutto un principio costituzionale e quindi una esigenza di efficienza e di responsabilizzazione del sistema.” Finalmente si ricordano del principio costituzionale relativo all’istruzione (superiore, in questo caso) e alla ricerca, il quale è al centro di una serie di discussioni ed analisi fin dal 1989 (cito a caso ma credo appropriatamente: https://www.regione.emilia-romagna.it/affari_ist/rivista_2_3_2004/263-283%20Balduzzi.pdf
https://www.unipi.it/ateneo/personale/t-a/mobilitori/archoriz/2009/orizz/catbc/marini.rtf); principio o meglio principii collegati inoltre alle questioni inerenti alle autonomie regionali, che a loro volta sono collegate anche al tema dell’articolo 6 (minoranze). Dunque la materia è complessa. La “sempre maggiore autonomia“ dell’intero sistema universitario non e’ dilatabile all’infinito, perché limitata proprio dai dettati della Costituzione, se su di essa si vuole e si deve fondare detta autonomia. D’altronde la “autonomia” non è sinonimo di “efficienza e di responsabilizzazione del sistema”, e non lo è nemmeno nella Costituzione. L’efficienza e la responsabilizzazione del sistema riguarda appunto l’intero sistema, a prescindere dall’autonomia, sistema facente capo al Miur, da cui dipendono anche le appendici Anvur e Invalsi e forse altro ancora. La autonomia non garantisce efficienza e responsabilizzazione (genera in cambio competizione non necessariamente virtuosa), come si è visto quando sono stati elaborati o inventati ‘creativamente’ e caoticamente i nuovi percorsi di studio del cosiddetto 3+2, distribuzione dei cfu compresa. A me sembra che tutto il discorso miuriano segnali e voglia prescrivere lo scivolamento verso una gestione semiprivata o parastatale, finalizzata all’alleggerimento del bilancio, come sta avvenendo nella sanità pubblica.
Menziono anche una sciatteria linguistica, ché se si vuole usare una parola francese, del tutto inutile (cotè anziché côté “parte, lato”), la si deve comunque scrivere correttamente; questo é simile a quando si dice-scrive fake news, intendendolo al singolare.
Interviene l’ADI, Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia.

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https://dottorato.it/content/riforma-gelmini-fase-2?fbclid=IwAR1IKMSn3Wq_fYjkhGQKMZvqV01YEY3cYZwZmg_SLMaGUqmhZYQJO-pgscc
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[…] il MIUR ha approntato una bozza di DM con cui si dà attuazione all’art.1 comma 2 della riforma Gelmini, ovvero quello che permetterà alle università “virtuose” di variare il proprio modello organizzativo e di funzionamento. In pratica, si tratta del tanto propagandato modello delle università di “serie A” e di “serie B”. A decidere chi è “virtuoso”, ovviamente, in questo quadro sarebbe l’ANVUR. Non solo questa ipotesi emerge al termine di un trend pluriennale di crescenti disuguaglianze territoriali, con un costante concentramento di risorse negli atenei del Nord; ma, con l’attuale distribuzione dei poteri negli atenei, è pronosticabile che alcuni Rettori si ritroveranno nelle mani un potere pressoché assoluto.
Pertanto, alla fase 2 della riforma Gelmini, alla ulteriore restrizione degli spazi di democrazia e della libertà di ricerca nelle nostre università, noi diciamo “non oggi”!
Né mai.
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