“Imperversa in Italia il dibattito sulla valutazione, e più specificamente il dibattito sulla valutazione del sistema universitario che si va definendo in vista delle prossime scadenze di abilitazione e concorsuali. È vero che la valutazione non è esattamente qualcosa di nuovo e dirompente per l’università italiana. È da molti anni ormai che esistono negli atenei italiani nuclei di valutazione che già determinano l’allocazione di parte del fondo di finanziamento ordinario (lo stesso che ha subito tagli drastici negli ultimi dieci anni). Ma la valutazione è indubbiamente destinata ad intensificarsi. Una delle novità è che la nuova agenzia, l’Anvur, ha avviato il processo di selezione e classificazione delle riviste accademiche secondo tre fasce che poi determinano il valore da dare ad ogni pubblicazione sottoposta dai docenti al sito Cineca. Queste classificazioni hanno provocato grande scandalo per l’alto numero di riviste non propriamente scientifiche incluse (si pensi al lavoro del sito roars.it nell’evidenziare le scelte a dir poco controverse dell’Anvur in questo senso). Inoltre ha prodotto numerosi (e spesso confusi e contraddittori) documenti in cui vengono specificati i criteri per la formazione delle commissioni e di abilitazione a ciascuna delle tre fasce docenti”.
“Unità di Misura per l’Eccellenza”, di Tiziana Terranova
Segnaliamo l’articolo di Tiziana Terranova “Unità di Misura per l’Eccellenza”, uscito su Il Manifesto il 6 novembre 2012.
Potete leggere il resto dell’articolo qui.
sapete se l’abilitazione conseguita in Italia ha valore nei paesi dell’est (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia), dove già c’è un’abilitazione che vale in questi quattro stati?
grazie
Scusate per la domanda off-topic, ma non riesco a capire se per un dato settore concorsuale si possono inviare due applications: una per ordinario e una per associato.
A chi mi risponde oggi, possibilemnte inviandomi anche un link a un documento “ufficiale”, in regalo gelato con panna !
Dal DD 222 del 20 luglio 2012 la doppia domanda pare possibile.
Grazie in anticipo,
Alberto d’Onofrio
Quel che so per certo è che molti colleghi ricercatori lo stanno facendo. A me pare un’asurdità, dal momento che un’unica commissione valuterà entrambe le domande, ma a quanto pare non è vietato…
le commissioni vedranno quante domande ha fatto il candidato o no? fare domanda per più settori è penalizzante o no?
Nel 2013 saremo ancora vivi o no?
fp: grazie per la info, ti inviero’ un gelato. AL cosa non e’ assurda in quanto la commissione potrebbe giudicare un candidato maturo per essere associato ma non ancora per essere ordinario.
marinella: perche’ mai dovrebbe essere penalizzante applicare per piu’ settori ? se si fa ricerca interdisciplinare (per di piu’ in settori non uffucilamente esistenti in italia, come la theoretical biology) e’ una cosa naturale, direi quasi inevitabile.
Tutte considerazioni interessanti, per carità, ma forse una piccola precisazione all’articolo della Terranova va fatta. La classificazione delle riviste in tre fasce è stata predisposta per la VQR anche se, come è stato ribadito più volte e come provano i giudizi chiesti in questi mesi ai valutatori esterni, non viene tenuta in conto per la VQR 2004-2010. Proprio per questo motivo l’ANVUR ha proceduto (senz’altro in modo pasticciato e con esiti a volte aberranti) a un’altra classificazione per l’abilitazione nazionale, classificazione che ha distinto solo tra fascia A e riviste scientifiche. Tra queste ultime (e non nella classificazione per la VQR) sono finiti titoli che di scientifico hanno poco o nulla.
Tutto ciò non per pignoleria, ma perché prima di discutere di materia così rilevante e delicata sulla stampa nazionale si deve partire da un’esatta conoscenza dei dati, proprio come di solito fanno correttamente gli autori degli articoli di ROARS.
Rita Librandi: “La classificazione delle riviste in tre fasce è stata predisposta per la VQR anche se, come è stato ribadito più volte e come provano i giudizi chiesti in questi mesi ai valutatori esterni, non viene tenuta in conto per la VQR 2004-2010.”
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In base ai documenti ANVUR non sembra corretto affermare che la classificazione predisposta per la VQR non viene tenuta in conto per la VQR 2004-2010. A tale proposito, rimando a quanto scritto a suo tempo da Antonio Banfi e che riporto per comodità dei lettori:
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“Spesso gli estensori dei documenti delle diverse aree ricordano che occorre grande cautela nell’applicazione dei criteri e insistono sul valore “sperimentale” delle classifiche di riviste. Non è però del tutto chiaro cosa si intenda con il termine sperimentale. Se i reviewers si troveranno con circa 20 prodotti a testa da valutare, mi pare assai probabile che – vista la mole del lavoro – si possa produrre un trasferimento più o meno automatico della valutazione dal contenitore al contenuto.
Inoltre, anche se è più volte ribadito che non vi è alcun automatismo di questo tipo, mi pare molto significativo quanto afferma, ad esempio, il GEV 11: “i saggi pubblicati su riviste internazionali di fascia A” saranno inviati a un solo revisore “per tener conto del fatto che essi sono già passati attraverso filtri molto rigorosi e premiare […] lo sforzo di internazionalizzazione”.
Il criterio può anche essere ragionevole, ma rende evidente che i rankings, non sono “sperimentali”, dato che si riconosce un livello di merito superiore, da premiare, per i prodotti collocati in certe sedi. Del resto, l’uso dei termini “sperimentale” o “sperimentazione valutativa” sembra per certi versi voler tranquillizzare i lettori; basti vedere la disciplina del conflitto fra valutazioni (GEV 11), secondo la quale “in caso di divergenza fra il giudizio dei revisori […] e la classificazione delle riviste […] il primo prevarrà se concorde; se uno solo dei revisori produce una valutazione che si discosta dalla classificazione […] la divergenza viene trattata come una fra revisori”.
In determinate circostanze, dunque, la classe della rivista è equiparabile al giudizio di un peer.”
https://www.roars.it/osservazioni-sulla-valutazione-della-ricerca-nelle-scienze-umane-e-sociali/
Provo a rispondere alle domande “tecniche”.
La validita’ dell’abilitazione italiana negli altri Paesi deve essere decisa dai Paesi stessi. Se applicheranno un principio di reciprocita’ non riconosceranno la nostra abilitazione, visto che noi non riconosciamo la loro (e neanche quella di altri Paesi, compresa la durissima Habilitation tedesca).
Si puo’ applicare contemporaneamente per ordinario e associato, e la cosa non e’ cosi’ insensata come sembra, perche’ se si e’ bocciati per ordinario si puo’ benissimo essere contemporaneamente promossi per associato, ma solo se lo si chiede. Non occorrono “documenti ufficiali”: cio’ che non e’ vietato e’ permesso.
Non si vede perche’ la domanda per piu’ settori dovrebbe essere penalizzante, e certamente non ci saranno controlli incrociati (non credo che sarebbe nemmeno legale). Non penso però che siano molti i casi in cui la cosa ha senso, visto che anche prescindendo dalle declaratorie di solito le commissioni sono abbastanza rigide sul tema “pertinenza”.
Non so se nel 2013 saremo ancora vivi, ma secondo l’ANVUR la meta’ di noi dovrebbe esserlo.
Sempre più difficile: un ricercatore che venga abilitato da ordinario (e non faccia domanda da associato) potrebbe partecipare a una selezione locale o chiamata diretta come associato?
“… visto che noi non riconosciamo la loro (e neanche quella di altri Paesi, compresa la durissima Habilitation tedesca).”
In un recente passato sono state chiamate persone nel ruolo di associato avendo ricoperto il ruolo di lecturer e maitre de conferences all’estero.
Grazie mille per la esaustiva risposta ! Le inviero’ il gelato di cui al mio commento originale.
Diciamo che per la vqr c’e’ stato quello che, in sicilia, si chiama “babbio” e cioe’ provare non costa nulla. Piu’ esattamente per i gev 11 la classifica conta eccome. Ma anche i gev 12 hanno tentato surrettiziamente di raggiungere un risultato simile, ma poi hanno fatto marcia indietro. Purtroppo, questo “babbio”, come ha segnalato valeria pinto, ha prodotto un effetto perverso. Molti di noi, a digiuno di tecniche di valutazione, si sono fatti fuorviare dal rating delle riviste e hanno preferito inviare i prodotti pubblicati nelle riviste collocate nelle fasce alte della classifica, anche se ne avevano di migliori pubblicati in altre sedi. Ora, se le informazioni sulle sedi di pubblicazione dei prodotti inviati verrano usate per costruire future classifiche e’ evidente che la perversione si moltiplichera’ all’infinito. Il pericolo e’ reale, perche’ e’ quello che vorrebbero fare i gev 12.
Questo, mi pare, ha più che altro a che fare con l’eterna, ineliminabile confusione (mentale) che molti colleghi fanno tra le pubblicazioni sulla base delle quali si calcola la famigerata “mediana” (e qui le cosiddette “fascia A” contano) e le pubblicazioni da sottoporre alla commissione (e qui si dovrebbero mandare quelle reputate migliori). Constato quotidianamente che tale distinzione, elementare e di semplice comprensione, risulta impossibile da capire a persone, come i docenti universitari, che dovrebbero possedere strumenti cognitivi superiori alla media.
Certo che sti giornalisti dovrebbero informarsi prima di scrivere articoli. Veramente poco professionali.
Come si fa a scrivere che
“La valutazione inglese cioè valuta sempre più in maniera predominante la capacità degli atenei di autofinanziarsi”
quando la capacita’ di attrarre finanziamenti e’ uno tra vari parametri della componente chiamata “Environment”?
La componente “Environment” conta solo il 20% di tutta la valutazione. La componente di gran lunga predominante della valutazione inglese (REF) sono le pubblicazioni (60%).
Tutte queste informazioni sono freely available online. Ma chiaramente questa giornalista non fa neanche lo “sforzo” di navigare online.
Correggo. la componente envinroment e’ ancora piu’ piccola, 15% !!! Mi sono confuso con la componente impact (20%) che e’ la vera novita’ della valutazione della ricerca in UK. In pratica, veniamo valutati sull’impatto non accademico della nostra ricerca. Per esempio, se la ricerca porta a cambiamento della pratica professionale, se la ricerca crea delle spin-offs, etc.
Stanno uscendo diverse liste dei candidati stranieri per le commissioni sul sito dell’ANVUR. Forse sono ancora incomplete in quanto in alcuni casi non si arriva a 4.
ma cosa succede se non riescono a trovare 4 stranieri?
Chi e’ abilitato a ordinario puo’ concorrere a un posto di associato, purche’ non sia gia’ in ruolo come ordinario.
Se non si trovano gli stranieri se ne fa a meno e si aggiunge un italiano, almeno così dice la norma.