Per evitare che i Punti Organico siano un problema
per le Università e il Paese e per renderli utili alla comunità.
La proposta
- Abolire i Punti Organico.
- Autorizzare annualmente gli Atenei a “maggiori spese per il personale” fino al valore monetario determinato dalla normativa vigente in materia di utilizzo e di ripartizione del turnover annuale.
- Imporre che tra le “maggiori spese” siano prioritariamente conteggiati gli oneri annuali derivanti dagli scatti stipendiali dovuti per l’anno corrente ai dipendenti già in servizio.
- Permettere che l’importo residuo sia utilizzabile per effettuare reclutamenti e promozioni sulla base del costo effettivo annuale per il personale reclutato e della differenza di costo per quello promosso.
Le motivazioni
- Il sistema di calcolo basato sui Punti Organico non è stabilito da una norma con forza di legge, ma è stato introdotto con una circolare ministeriale nel 2009, con la finalità di assicurare la sostenibilità economica mediante la definizione di un costo del reclutamento basato sul costo medio del personale già in servizio nella fascia corrispondente. Tale sistema potrebbe forse funzionare (con alcune riserve tecniche) in condizioni di assoluta stabilità normativa; tuttavia la messa a esaurimento dei ricercatori a tempo indeterminato e la sospensione degli scatti d’anzianità hanno alterato profondamente il quadro concettuale su cui si fonda la definizione stessa di Punto Organico e ne hanno resa di conseguenza opinabile l’applicazione, che allo stato attuale introduce limitazioni alle spese per personale ben oltre quanto previsto dalle disposizioni di legge vigenti.
- Nel pieno rispetto della normativa vigente (e quindi senza la necessità di interventi legislativi) sarebbe invece corretto che le autorizzazioni di spesa agli Atenei fossero definite in termini monetari, applicando i vincoli di legge (di cui peraltro sarebbe bene prevedere un adeguamento volto a renderli più facilmente applicabili e più perequativi, ma questo è un altro discorso) agli importi reali derivanti dal turnover e non ad artificiali unità di conto. In questo modo si otterrebbe maggiore trasparenza e soprattutto maggiore aderenza alla lettera e allo spirito della norma primaria.
- Il problema della sostenibilità finanziaria del reclutamento in una prospettiva di medio periodo, che ha dato origine al meccanismo dei Punti Organico, è perfettamente risolto dalla previsione che le maggior spese per personale derivanti dagli scatti d’anzianità (ma non da eventuali adeguamenti ISTAT all’inflazione, che logica e buon senso vorrebbero associati a corrispondenti incrementi del F.F.O.) siano conteggiate tra gli oneri che devono essere coperti (in modo prioritario) dall’utilizzo della quota spendibile del turnover. A regime (ipotizzando carriere tipicamente trentennali) il turnover annuo dovrebbe corrispondere in media al 4% circa del costo annuale del personale, mentre gli scatti dovrebbero incidere all’incirca per il 2%, sempre in media annuale; di conseguenza sarebbe sufficiente usare circa la metà del turnover per coprire il costo degli scatti d’anzianità.
- Nella logica delle considerazioni precedenti, è evidente che la quota spendibile del turnover, una volta svincolata dagli eventuali “tagli” previsti dalle leggi di stabilità e dai costi annuali degli scatti (quando saranno ripristinati) dovrebbe poter essere utilizzata per coprire solo il costo reale annuale del reclutamento e delle promozioni, e ciò “senza nuovi e maggiori oneri per il bilancio dello Stato” e senza rischi di insostenibilità finanziaria, ma con un’assai maggiore elasticità di gestione delle risorse finanziarie e umane. Questo faciliterebbe significativamente una positiva evoluzione delle dinamiche del personale universitario proprio in una fase di particolare complessità come quella attuale.
Si tratta di una proposta molto ragionevole. A supporto, evidenzio che il punto organico è una misura nata esclusivamente per la programmazione. L’uso di tale misura (scorrelata dai costi reali) per determinare il turn-over è l’ennesimo arbitrio ministeriale (il D.lgls 49/12 parla sempre e solo di cifre reali a bilancio)! Basta considerare l’esempio di un professore associato pensionando che potrebbe diventare ordinario a costo ZERO(per sempre, poiché guadagna di più da associato che da neo-assunto ordinario) e che per il ministero necessita di 0,3 P.O., pari a 35.400 euro. Mi piacerebbe sapere se siete a conoscenza di qualche analogia con quello che avviene nel resto della pubblica amministrazione oppure se siamo gli unici a subire queste vessazioni ministeriali.
La proposta mi sembra fin troppo ragionevole (troppo per un sistema confuso e irrazionale come quello italiano), sarebbe un passo verso una vera indipendenza delle singole universita’.
L’unico appunto che mi sento di fare e’ che si imponga il limite dell’80% in rapporto all’FFO.
Ovvero ogni universita’ puo’ fare quel che vuole finche’ il rapporto spese di personale/FFO sta sotto l’80%.
Aggiungo un altra considerazione. Ovvero bisogna anche “esortare” gli atenei ad avere un sano rapporto personale docente/tecnico-amministrativo.
Non hanno senso, a mio parere, quelle realta’ dove il rapporto e’ 1 a 1 o peggio.
Molti spunti interessanti e condivisibili.
C’è tuttavia un altro elemento di cui tenere conto. Il budget in Punti Organico a disposizione di ogni Ateneo, quale esso sia, comprende sia le promozioni/assunzioni di personale tecnico-amministrativo che di personale ricercatore/docente. Queste due categorie vanno computate e considerate separatamente, perché hanno funzioni completamente diverse. Nella scuola hanno graduatorie e budget di reclutamento separati. Perché non è così nell’università?
Ci sono macroscopiche differenze tra gli atenei sul rapporto personale TA-personale docente/ricercatore. Perché non si vuole mettervi mano?
Visto che è stata sollevata la questione, aggiungo anche che il P.O. è fallace anche in questo: un dirigente vale 0.65, cioè meno di un professore associato (0.7), un tecnico-amministrativo vale 0.2, cioè meno della metà di un ricercatore, etc. Vi sembra una misura di costo sensata?
Prima di lanciarsi nelle consuete tirate contro il presunto eccesso di personale TAB, qualcuno potrebbe chiarire lo status del personale ospedaliero dei policlinici universitari (infermieri, portantini, ecc.)?
In altro thread avevo letto che figurano come TAB dell’Università (cosa forse ovvia).
Se fosse così, l’intera questione dei “troppi” TAB, solitamente impiegata per dare addosso a certi atenei non-virtuosi sarebbe assolutamente speciosa: l’ennesima bugia.
E’ difficile rispondere a questa domanda. Comunque pur essendo sicuramente un numero importante il personale ospedaliero e’ solo una parte di quello TA.
Conosco la realta’ di un ateneo in cui il personale strutturato (docente e non) ammonta a circa 1500 unita’ ognuna delle due categorie. Il personale ospedaliero e’ di circa 500 unita’, mentre quello afferente alla facolta’ di medicina e’ di circa 400.
Togliendo quindi il personale di medicina il rapporto resta piu’ o meno vicino al per me insano 1:1.
Io resto, e ormai credo che resterò per sempre, sbalordito, interdetto e quindi stremato:
Ma cosa mai vi fa credere che una proposta ragionevole e per di più anche razionale (permetterebbe quella elasticità culturale che ormai è morta) possa essere presa seriamente in considerazione (ammesso e non concesso che sia compresa) da quei quattro burocrati o da quei quattro o cinque satrapi, più o meno lascivi, che “ci comandano”?
Mah, beata gioventù!
E’ un post interessante tuttavia noto che il titolo “una modesta proposta” è già stato sfruttato per proporre riforme universitarie recentemente. Dove? E’ nel titolo del libro di Ichino e Terlizzese “Facoltà di scelta: l’università salvata dagli studenti. Una modesta proposta”.(Rizzoli) Un caso o una volontaria citazione?
Possibile plagio a parte, la proposta è assolutamente interessante e sensata. Mi riferisco specificatamente all’abolizione dei P.O. (Punti Organico) che però estenderei anche ai P.O. (Professori Ordinari). Negli ultimi anni gli avanzamenti di carriera all’interno dell’università sono state sostanzialmente bloccati. Perché? La risposta è una sola: perché mancavano i soldi. Chi avrebbe meritato una promozione non la ha ottenuta non perché non meritasse, ma a causa dei tagli al FFO. Paradossalmente, le promozioni sono diventate un meccanismo estremamente farraginoso anche nei casi in cui l’avanzamento di carriera corrisponderebbe ad un RISPARMIO per il sistema universitario (vedi il caso citato da scarcix sopra). A cosa serve tutto ciò? Qual è il beneficio di mantenere le tre classi della docenza? Dopo l’ennesimo anno di stallo totale, rimango ancora più convinto della (non solo) mia idea: creiamo un ruolo unico e differenziamo le retribuzioni in base al “merito”. Si eviterebbero gli inevitabili ricorsi che partiranno una volta che si aprirà il Vaso di Pandora delle abilitazioni. Soprattutto, ci si potrebbe concentrare su quella che è l’urgenza vera del sistema universitario: inserire persone giovani.
A Modest Proposal for Preventing the Children of Poor People From Being a Burthen to Their Parents or Country, and for Making Them Beneficial to the Publick, (Jonathan Swift 1729)