Come già anticipato da Valeria Pinto, vede la luce la lettera, redatta da Andrea Graziosi (*) e sottoscritta da alcune società scientifiche in difesa della “terza mediana”, ossia quella relativa agli articoli collocati in riviste di fascia A.
Il documento pare sia stato sollecitato da ANVUR anche per mettere un po’ di pressione in vista dell’udienza del 5 settembre, in cui il TAR Lazio deciderà della sospensiva richiesta con il ricorso dell’Associazione Italiana Costituzionalisti e va probabilmente letta in connessione con la mancata pubblicazione della terza mediana per l’intera area 12. In attesa di poter esaminare le liste di riviste partorite da ANVUR, che avrebbero dovuto già essere pubbliche (ricordiamo che esse servono anche a definire la scientificità di una sede editoriale, dunque sono determinanti per definire due mediane, e che il termine per il ritiro degli aspiranti commissari scade lunedì), crediamo che si tratti di una lettura per più versi interessante.
NB: nei commenti è presente una replica di Andrea Graziosi, presidente del GEV area 11.
In primo luogo sembra emergere una strategia un po’ confusa:
– ANVUR occulta la mediana di area 12 nell’ambito – diciamo così – di una strategia processuale: non pubblicando la mediana si spera che il TAR non conceda la sospensiva.
– Attraverso Graziosi, la stessa ANVUR sollecita e promuove un documento a favore della terza mediana, che pure ha fatto sparire per un’intera area.
Per tacere del fatto che solitamente i Tribunali, amministrativi e non, giudicano sulla base del diritto e non delle lettere di Tizio o Caio.
In ogni caso, nel documento, riportato in calce, si legge che:
la terza mediana è per ora l’unica che introduce un elemento “qualitativo” (occorre aver pubblicato sulle riviste ritenute migliori), la sua eliminazione danneggerebbe chi ha seguito questa strada.
Inoltre,
la selezione delle riviste di fascia A non è stata fatta in base a criteri stabiliti a posteriori, bensì in base alla reputazione goduta dalle riviste nelle rispettive comunità scientifiche. Tale reputazione è stata accertata attraverso un meccanismo complesso, certo perfettibile, ma dotato dei necessari contrappesi
Seguono nove righe relative alle opache concertazioni che hanno portato alla definizione delle liste di “eccellenza”, da parte di soggetti spesso neppure chiaramente definiti, talora in pieno conflitto di interessi, nell’assenza totale di una procedura chiara e trasparente e nel dispregio più assoluto delle regole suggerite dalle migliori pratiche internazionali.
Infatti, vi è una totale assenza di trasparenza, tanto è vero che nessuno dei passaggi della procedura citata da Graziosi risulta pubblico: mancano verbali, deliberazioni, criteri, linee guida, regole sul conflitto di interessi.
Più in generale la pretesa di misurare la “reputazione” di una rivista attraverso concertazioni è del tutto inadeguata. Semmai si sarebbe dovuto pensare a una rilevazione simile a quelle effettuate dal CNRS, attraverso una consultazione aperta dell’intera comunità scientifica. Una misura della “reputazione” ottenuta attraverso consultazioni riservate è un’operazione che non richiede troppi commenti sotto il profilo scientifico, anche se forse ne richiederebbe qualcuno per l’aspetto etico.
La mancata pubblicazione della mediana di area 12 relativa alle riviste di fascia A è un segno della debolezza dei criteri adottati da ANVUR; che ora delle società disciplinari delle scienze umane e sociali prendano posizione a favore della “terza mediana” deve indurre qualche riflessione.
Basta scorrere i valori della mediana per settore per vedere che essa ha valori bassissimi, compresi fra 0 e 3, sicché un solo articolo in fascia A (su riviste che non è detto adottino tutte una politica di peer review anonima, ma che potrebbero essere dei centri di potere scientifico-accademico volte a promuovere i giovani da “loro” ritenuti migliori) potrebbe essere considerato equivalente a 4 o 5 monografie o decine di articoli.
Delle due l’una: o le scienze umane e sociali non hanno una “produzione di qualità”, oppure qualcuno tiene moltissimo a tenere in vita quella che in gergo informatico si chiamerebbe una backdoor. Una porta sul retro attraverso la quale far rientrare in gioco soggetti che altrimenti sarebbero esclusi.
Ma si sa che la scienza talvolta cede davanti agli “interessi superiori”:
Le abilitazioni debbano svolgersi regolarmente e celermente, nell’interesse superiore del funzionamento del nostro sistema universitario e degli studi.
La lettera si può scaricare qui: Difesa Terza mediana1
(versione in pdf:Difesa-Terza-mediana1)
* Nel testo manca la firma dell’estensore, ma il nome risulta dalle proprietà del file.
Ma come andrà a finire questa storia delle riviste di classe A? Mah! Intanto mi piacerebbe sapere se le famose liste dell’Anvur relative alle riviste scientifiche(pubblicate o meno) contengono “tutte” le riviste! Mi spiego: se io ho fatto una ricerca sull’amministrazione pubblica giapponese e il mio contributo è stato pubblicato in inglese in una buona rivista giapponese (classificata nel ranking giapponese B+)…l’Anvur l’avrà presa in considerazione?
Anche stavolta credo che Roars abbia colto il punto fondamentale: “Una backdoor. Una porta sul retro attraverso la quale far rientrare in gioco soggetti che altrimenti sarebbero esclusi”.
Soggetti protetti da potenti baroni sanno o si rendono conto che con le prime due mediane non passerebbero il filtro quantitativo: poche o nessuna monografia, numero di articoli insufficiente.
I protettori inventano una terza mediana fatta apposta per loro.
Si tratta di uno stratagemma che si è reso necessario per far diventare PA o PO chi “deve” diventarlo ma che con i primi due criteri non potrebbe neppure accedere alla selezione qualitativa.
Maestri del diritto e dell’imbroglio gli italiani. Speriamo che almeno stavolta i furbi non l’abbiano vinta.
Hai esattamente colto il punto della questione, su cui siamo intervenuti: e così dietro la retorica della eccellenza e dei “giovani migliori che pubblicano sulle riviste migliori”, si cela l’ennesima possibilità di arbitrio dei gruppi di potere forti, che così, con l’avallo tecnocratico della bibliometria e dell’Anvur, potranno fare i loro comodi più e meglio di prima.
Questa volta non sono interamente d’accordo con ROARS. Ho scritto ieri un commento evidenziando come si possano penalizzare ricercatori che non superino la mediana quantitativa ma che abbiano un numero di buone pubblicazioni non necessariamente di fascia A. Sono d’accordo che alla definizione delle riviste di fascia A si debba giungere con un procedimento trasparente e condiviso come avviene, ad esempio, in Francia. Ma rifiuto con sdegno la qualifica di imbroglione rivolta a chi, con fatica e tempi di “referaggio” a volte snervanti, ha tentato, qualche colta con successo, di pubblicare su riviste che la comunità scientifica internazionale, compreso il CNRS francese, ritiene di primo piano. Facciamo attenzione poiché, imboccando questa strada, si rischia di passare da una giusta critica all’impostazione dell’ANVUR alla legittimazione di una sorta di “tutto fa brodo.” Come ho avuto già occasione di dire ieri, il problema sta nell’imposizione dei filtri, cosa che mi risulta non esista in nessun paese. Qualsiasi filtro genera ingiustizie, probablente più gravi di quelle che possano essere prodotte dal libero giudizio dei pari.
Caro Giulio,
non mi pare che la posizione di Roars sia quella cui alludi nel tuo commento. Non c’è dubbio che pubblicare su riviste prestigiose con un severo sistema di peer review sia una cosa di cui menar vanto, e in molti casi anche un indice affidabile della qualità del lavoro in questione. Mi pare che il problema che abbiamo sollevato sia di metodo – l’assoluta mancanza di trasparenza e le altre cose rilevate nel commento.
concordo. La back door serve a salvare i soliti ignoti senza qualità…
Caro Mario,
ho dato atto a ROARS di aver sollevato anche la questione del metodo, sulla quale concordo. Ritengo però che l’iniziativa dei costituzionalisti contro la terza mediana rischi di fare il gioco di chi vuole soggiogare l’accademia italiana secondo la secolare massima: divide et impera. Ci stiamo accapigliando sulle mediane invece che mettere in discussione l’intero impianto della legge 240 e della cosiddetta “riforma.” I costituzionalisti e i giuristi in generale avrebbero reso ben altro “servigio” all’accademia italiana se avessero individuato i punti, a mio modesto parere numerosi, di incostituzionalità dell’intero impianto della riforma. Mi rendo conto che la terza mediana suscita reali preoccupazioni presso i colleghi giuristi ma forse sarebbe possibile impugnare l’intero sistema delle mediane e della valutazione improvvisata che ci sta vessando da mesi.
p.s. aggiungo anche che il mio dissenso nei confronti dell’uso della bibliometria, e coerentemente dei rating di riviste basati solo su criteri bibliometrici, mi ha indotto a dimettermi dalla Società Italiana degli Economisti il giorno stesso in cui questa ha inviato il rating delle riviste di economia alla presidenza dell’ANVUR.
Avrei di gran lunga preferito che si seguisse una procedura come quella del CNRS francese da voi invocata. L’identità di vedute su questo punto quindi è fuori discussione. Non vi seguo però, per le ragini sopra esposte, nella “guerra” alla sola terza mediana
Caro Giulio,
sono del tutto d’accordo con lei. Non è detto però che non arrivino anche altri ricorsi che investano direttamente le mediane.
Anch’io trovo questa volta fuori bersaglio la redazione di ROARS.
E’ vero che la vicenda della lista dellle riviste di fascia A lascia allibiti, a partire dalla costituzione (su quali basi?) del gruppo di lavoro incaricato di ridigerla (in meno di due mesi!) sino al fatto che è tuttora “secretata”, ma la riduzione delle possibilità al fatto che ‘o le scienze umane e sociali non hanno una “produzione di qualità”, oppure qualcuno tiene moltissimo a tenere in vita quella che in gergo informatico si chiamerebbe una backdoor’ appare veramente pretestuosa.
Vorrei tanto che i pasdaran della terza mediana portassero esempi concreti e dimostrabili di riviste italiane dei settori non bibliometrici che dal 2002 operano secondo meccanismi di revisione dei pari e in double-blind. Senza questi meccanismi è fin troppo evidente, a chi frequenta l’accademia italiana, che ci sono stati, ci sono e ci saranno figli e figliastri.
E infatti il punto e’ proprio questo. Io sono curioso di vedere queste liste di fascia A. La mia impressione, per il momento poco supportata dai fatti, e’ che in questa fascia non ci saranno quelle riviste che non rispondono ai requisiti di scientificita’ accettati nel mondo. E quindi, buona parte delle riviste italiane di riferimento per i settori non bibliometrici dovrebbero essere fuori dalla fascia A. Questo spiegherebbe le mediane bassissime e, di fatto, attribuirebbe alla prima fascia il ruolo di fascia “scientifica”, o comunque piu’ scientifica delle altre. Per essere concreti, sappiamo che ERC finanzia con rigore le scienze umane in tutti i settori, e sappiamo che non considera lavori su rivista che non appaiano “in major international peer-reviewed multidisciplinary scientific journals, or in the leading international peer-reviewed journals of their respective field”. Quindi la peer review (non la double blindness) e’ condizione necessaria affinche’ un lavoro su rivista venga considerato. Secondo lo European Reference Index for the Humanities (2011) di European Science Foundation “In order to be included a journal must fulfil normal international academic standards of quality, i.e. it must have a quality control policy that governs the selection of articles. In principle, this should be achieved through peer review, but it is also accepted that some high-quality journals have other systems of ensuring quality control.” Questo, e da qualche parte ESF-ERIH lo ha anche scritto, esclude dalla fascia delle riviste scientifiche tutti quei periodici che si compongono in buona parte con articoli ad invito o che sono il prodotto di comunita’ non aperte alle “unsolicited contributions”. Se Anvur avra’ fatto proprie queste raccomandazioni per la formazione delle liste di fascia A, penso che sara’ difficilmente attaccabile, anche se gli architetti italiani continueranno a dire che Casabella e’ la loro rivista di punta.
Se le liste sono state compilate sulla base di quelle della VQR non mi aspetto nulla di buono, almeno per i settori che conosco. Comunque aspettiamo e vediamo quando sveleranno l’arcano..
Scusate se lo ricordo ancora una volta. La lista dell’ESF (oggetto comuqnue di moltissime critiche) è preceduta da questo avviso: “it is not intended as bibliometric information for use in assessment processes of individual candidates, be it for positions, promotions, research grant awards etc.” – e non è stata costruita in un mese.
Il punto è proprio quello, casabella ha un suo prestigio anche se ormai intaccato e compromesso dalla presenza di poca ricerca teorica e dall’assenza di un sistema aperto di call for papers, trasformandosi in una rivista di foto e recensioni ormai non più grande protagonista del dibattito internazionale. In queste condizioni, essendo già stata considerata dal cun come una delle sole due riviste di fascia A, potrebbe diventare un cavallo di troia per gestire la conta degli abilitati nel settore vista la terza mediana pari a zero. La stessa presenza di due su quattro del nuovo comitato riviste di fascia A, vecchi redattori di casabella, da una parte mostra la garanzia di una selezione non in linea con i gruppi meno qualificati e atrofici del settore che finora lo hanno egemonizzato col vecchio sistema delle cordate, dall’altro potrebbe tendere a rimpiazzare un vecchio modus operandi con un altro apparentemente più elitario e meritocratico. Anche per questo motivo è assurdo che l’anvur applichi la tesi più lasca per le mediane e consenta di prendere l’abilitazione con un solo articolo in fascia A. È una back door pericolosa specie per il futuro. La rivista è del gruppo mondadori e non è escluso che in futuro possa essere presa in mano da una nuova cordata di ordinari che hanno a cuore il controllo totale del settore. Staremo a vedere.
Vorrei che fosse chiaro un punto: ha ragione Codognato, ma apprezzare comportamenti virtuosi attraverso liste di riviste a mio avviso è impossibile e la redazione delle liste si traduce immediatamente in concertazioni che rischiano di aver davvero poco a che fare con la qualità. Il problema è che l’idea di sostituire la peer review con strumenti oggettivi che oggettivi non sono, è fallace e non porta da nessuna parte, anzi deresponsabilizza e rischia di legittimare comportamenti che altrimenti avrebbero fatto scandalo. Se qualcuno fosse stato fatto ordinario ieri con due articoli, sarebbe montato uno scandalo. Se dovesse accadere domani si dirà che c’è una certificazione di qualità e tutto è regolare, madama la Marchesa.
Ah, per la cronaca, la difesa della terza mediana di Graziosi è stata pubblicata sull’inserto culturale del Sole 24 Ore di oggi. Ci dobbiamo stupire?
E’ anche interessante osservare quali società di studi hanno sottoscritto l’appello e quali no. Se l’intento della lettera era comunicare che esiste, sul merito e sul metodo, un consenso della comunità scientifica ampia delle aree 10-14, basta controllare le firme per accertarsene.
Temo che solo la conoscenza della lista effettiva di riviste di classe A potrà discriminare le istanze di sospettosità (esagerata?) da quelle che rivendicano il ruolo qualificante di questa mediana. Che tale mediana rappresenti una backdoor per qualcuno con le conoscenze giuste è possibile, ma, se così fosse, non sarà facile dissimularlo, visto che, dati i valori delle mediane, la lista delle riviste non deve essere molto comprensiva. Se in mezzo a note riviste internazionali compare l’Almanacco delle Giovani Marmotte i sospetti saranno stati legittimi. Fino ad allora sono illazioni.
@ antonio banfi:
“apprezzare comportamenti virtuosi attraverso liste di riviste a mio avviso è impossibile”
Su ciò non credo di poter concordare. La retroattività dei giudizi sulle riviste è effettivamente un vulnus perché è destinato a produrre ingiustizie, ma di per sé una lista di riviste che venisse conosciuta in anticipo come sede qualificata per la pubblicazione potrebbe rappresentare un modo per indirizzare e valutare comportamenti virtuosi.
Sono d’accordo con te Andrea. C’è da dire, tuttavia, che in settori come la filosofia un ranking condiviso non c’era, e quindi molti hanno fatto delle scelte che non rifarebbero se avessero saputo che una regola così stupida sarebbe entrata in vigore in modo retroattivo. Sarà capitato anche a te di scrivere per una rivista perché sollecitato a farlo. Da noi era normale, e le regole della cortesia non avevano controindicazioni di carriera in passato.
Certo. Come metodo di valutazione di valore retroattivo sono anch’io d’accordo che il sistema delle riviste di fascia A è scorretto, e credo possa essere considerato tollerabile solo in quanto è invalso il discrimine di una mediana su tre, che alleggerisce il peso della terza mediana. Penso solo che dovremmo discernere tra i problemi dell’attuale tornata di abilitazione (francamente devastanti) ed i problemi dell’implementazione di un sistema di valutazione a medio termine che indirizzi a comportamenti virtuosi.
Mario: anch’io sono d’accordo con Andrea Zhok, e suggerirei a tutti di aspettare almeno di vedere ‘ste benedette liste prima di lanciare anatemi. Non sono d’accordo con te invece su affermazioni tranchant del tipo “in settori come la filosofia un ranking condiviso non c’era”. Le riviste di Filosofia della Scienza indicate come Internazionali A erano del tutto condivisibili e infatti non hanno destato scandalo. Questo non significa che siano buone tutte le liste di filosofia o addirittura quelle delle scienze umane e sociali. Ma non facciamo di tutta l’erba un fascio: sarebbe bello vedere su Roars delle analisi specifiche delle liste, settore per settore. Per finire, ribadisco quanto detto da altri: se la terza mediana per il mio settore è due (due!!!), o chi ha fatto la lista è un buffone totale, oppure ha scelto riviste selettive sulle quali non è facile pubblicare (tertium non datur). Ma aspettiamo un paio di giorni, accidenti!!!
Caro Francesco,
cerchiamo di intenderci. Quando ho scritto che non c’era un “ranking condiviso” intendevo dire che le valutazioni venivano formulate sulla base dell’opinione diffusa nella comunità scientifica. In alcuni casi questi giudizi potevano essere relativamente convergenti (e non ho dubbi che fosse così nel caso della filosofia della scienza), in altri meno. Rimane comunque il fatto che in passato se, faccio un esempio, “Discipline filosofiche” mi invitava a partecipare a un simposio, io accettavo. La mia scelta si basava su considerazioni diverse, in parte soggettive o comunque discutibili, e ben diverse dal ranking – retroattivo – che avremo ora. Proponendo un contributo per il simposio in questione sapevo che esso, una volta pubblicato, poteva essere valutato nel merito da una commissione in buona fede. Oggi agirei diversamente. Questo mi pare sufficiente per mostrare che il ranking retroattivo vincolante sia unfair.
Veniamo ora alle liste. Come te, ho visto quelle proposte dalle nostre società disciplinari. Immagino lo stupore di uno studioso straniero – o anche italiano, ma attivo presso università non italiane – che partecipando alle abilitazioni per la mia materia, filosofia del diritto, scoprisse che “Ethics” non era prevista nella lista di riviste di fascia A che ho visto io. Così come devo confessarti che sono rimasto io stesso stupito quando ho scoperto che il “Journal of Modern Italian Studies” – che ha pubblicato un mio lavoro sulla filosofia politica in Italia – non compare in quella delle riviste “scientifiche”. Sono sicuro che di casi del genere ce ne sono molti altri
Mi dispiace che i tuoi colleghi siano così incompetenti… i miei non lo sono stati (per ora!) e non mi sembra giusto invalidarne a priori il lavoro dicendo che è tutta una schifezza.
Riguardo alla retroattività si può discutere parecchio. Mi risulta – ditemi se mi sbaglio – che qualsiasi commissione potesse stilare “liste di riviste” anche prima che esistesse l’Anvur. Tu poi sapevi benissimo che pubblicare nel simposio della rivista poco conosciuta comportava dei costi, fra i quali: scarsa circolazione del tuo articolo, e scarso impatto sul tuo CV qualora avessi fatto domanda per un lavoro all’estero. Tutti noi lo sapevamo e tutti noi abbiamo scelto liberamente di correre il rischio oppure no. Questi sono dilemmi ben noti a tutti i dottorandi nei paesi dove per trovare lavoro non basta pubblicare nei simposi organizzati dai gentili ospiti delle conferenze. E’ dura la vita nel mondo del publish or perish!
Francesco,
scusa ma insisto. C’è una differenza sostanziale tra i costi di cui tu parli e il ranking retroattivo che viene introdotto dalla nuova normativa. Si applicano regole nuove a partite giocate nel passato. Per quel che riguarda la tua battuta finale, non mi pare pertinente. Anche nell’accademia italiana tradizionale la vita era dura per alcuni. Ma questo cosa prova?
Aggiungo che nessuno vuole invalidare a priori il lavoro dei colleghi. Qui si discute di regole stupide implementate nell’assoluta mancanza di trasparenza da un organo dalla natura ibrida che persegue obiettivi che non sono mai stati oggetto di una vera discussione politica. Ciò può produrre – e sono sicuro che avrà prodotto – problemi analoghi a quelli che ho menzionato anche in altri raggruppamenti disciplinari.
Quello che volevo dire è che la maggior parte delle valutazioni si basano su “partite giocate nel passato”. I temi di ricerca passano di moda, per esempio. E così le riviste: se nel 2000 la rivista X era considerata fighissima ma nel 2012 viene considerata un po’ sfigata, quando mando il mio CV a Cambridge lo buttano nel cestino, mentre invitano al colloquio un ragazzino che ha pubblicato sulla rivista Z che nel 2012 è considerata molto di moda. (Assunzione di sfondo: a Cambridge non leggono gli articoli per fare la shortlist, perché ricevono più di 300 CV. Chi pensa il contrario si illude.)
Fra altro il luogo di pubblicazione è l’unico o il principale criterio per la shortlist di Cambridge (e mille altre università simili), mentre in Italia la “terza mediana” è un criterio fra tre. E pure molto lasco, a giudicare dai numeri. Quindi ognuno di noi può sentirsi trattato ingiustamente (per esempio io trovo scandaloso che l’interdisciplinarità sia penalizzata), ma la retroattività conta poco. L’unica differenza è che tu non vedi come trattano il tuo CV a Cambridge, mentre qui lo sai. Contrariamente a quello che dici, la procedura italica è più trasparente. Se poi il vostro SSD lavora male, sarà meglio che vi muoviate per mettere le cose a posto. Ma senza la pubblicazione della lista non sapreste neppure che lavora male: sareste trombati ai concorsi e dovreste chiedere in giro perché sono stati così cattivi. Adesso almeno i SSD pasticcioni si espongono al pubblico ludibrio, mostrando di essere ignoranti ed estranei dai criteri di valutazione internazionali.
Cari tutti,
io sono solo un dottorando di filosofia medievale a Lovanio, ma presumibilmente potrei passare la mitica terza mediana, perché ho pubblicato su alcune buone riviste e nel settore di storia della filosofia la terza mediana è 0 per la seconda fascia (almeno un articolo in fascia A ce l’ho senz’altro, perché se non è in A la Classical Quarterly non so cosa possa esserlo).
Non proverò l’abilitazione ora, per ovvi motivi (ancora mi manca il dottorato), ma sono naturalmente interessato al processo.
Nel mio piccolo, volevo dire che pur essendo anche sopra la prima mediana, mi pare di aver faticato molto meno a starci sopra (ho tre ‘libri’, dei quali uno solo con editore internazionale; ma se basta il codice ISBN a fare un libro, permettetemi di dire che farsi pubblicare su una buona rivista è mille volte più difficile; e non serve affatto avere agganci, almeno per quel che riguarda le riviste serie).
Tutto dipenderà dagli elenchi. Ma nei ‘libri’ della prima mediana non credo che ci siano solo monografie con OUP o con Brill, che sicuramente costano fatica. Sappiamo tutti che fare un libro con la stamperia sotto casa non costa fatica, almeno finché c’era qualche soldo dei PRIN.
Per quel che vale la mia esperienza, mi sembra più che giusto inserire il criterio delle riviste anche per il mio settore. Ma forse sono viziato dall’esperienza belga.
Saluti
Da un lato la lettera, dal mio punto di vista, non é “attaccabile” se si fa riferimento all´uguaglianza di utilizzo di uno o più metri di misura validi per tutti. Se esiste una terza mediana per „il mio vicino di casa“ perché non devo averla anch´io? Fa molto “asilo nido” e “basso ragionamento”, ma quando si perseguono “interessi superiori” tutto fa brodo.. a sorry fa.. qualità! Purtroppo!
Dall´altro, tutta “la soap opera delle mediane” sembra avvitarsi ogni giorno di più in gorghi profondi e torbidi. “Sul nostro palcoscenico si affollano grida e stridori, promesse e tradimenti, proclami e furbizie.“ ma manca da parte dei “dirigenti ANVUR” (ben pagati da tutti noi!), l´umiltà intellettuale di ascoltare la coscienza che avverte che stanno sbagliando o giocando sporco o tradendo i loro stessi principi o indirizzando comportamenti opportunistici e fango. C´è sempre una soluzione alternativa, ma bisogna prima ammettere che si è sbagliato e credo che da questo ne trarrebbero una grande rivincita morale e intellettuale oltre che un riconoscimento di grande coraggio. La soluzione alternativa, visto che tanta strada contorta si è fatta, potrebbe essere molto più vicina di quanto si pensi, se solo venissero messe in atto delle analisi “razionali” e scientifiche!
Se davvero dietro alla classificazione delle riviste c’è un lavoro onesto e imparziale, per quanto segretato, direi che questa assurda lettera, firmata da alcune società, non contribuisce affatto a confermarlo ma, semmai, a metterlo in dubbio. Mi aspetto adesso una contro-lettera, firmata dalle altre (più numerose) società e associazioni scientifiche, contro la terza mediana. Mi pare francamente che si stia cadendo nel grottesco più totale, provo vergogna per l’accademia italiana nel suo complesso che rischia di uscirne (giustamente) ancor più screditata agli occhi dei cittadini di quanto non fosse in precedenza.
A Banfi, De Nicolao e agli altri di ROARS bisognerebbe fare una statua anche per l’aiuto che ci stanno dando ai fini della corretta interpretazione di questo ginepraio di norme e regolamenti. Approfitto ancora una volta della loro competenza e disponibilità per fare alcune domande. Probabilmente le troverete banali, ma credo interessino a diversi lettori che magari come me sono un po’ in ritardo nella comprensione di alcuni punti banali ma essenziali:
1) L’ANVUR dice che pubblicherà solo la lista delle riviste di fascia A (e oltretutto è in ritardo). Questo significa che prima del 20 novembre la lista delle riviste di fascia B e C non verrà proprio pubblicata? Secondo me si tratta di un’informazione che non andrebbe trascurata, anche per fare una previsione sulle valutazioni delle commissioni e quindi sulla scelta delle pubblicazioni da inserire nella domanda e su quelle da scartare. Secondo voi le liste B e C non le vedremo mai?
2) Io sono di area 13 ma ho una buona pubblicazione in area 12. Una pubblicazione su una rivista che è presente nella lista di un’altra area non vale nulla?
3) Su questa storia assurda della età accademica avrei bisogno di un chiarimento. Io ho pubblicato nel 2002 e nel 2003 ma il grosso delle mie pubblicazioni, anche dal punto di vista qualitativo, inizia solo nel 2008. Se ho capito bene, se inserissi nella mia domanda solo le pubblicazioni a partire dal 2008, potrei moltiplicare il numero delle mie pubblicazioni per 10/(2012-2008+1) = 2. Per cui, se ad esempio la mia mediana è 13, se io avessi 11 pubblicazioni queste sarebbero moltiplicate per 2, arriverei a 22 e quindi sarei dentro? Il calcolo è esatto?
4) Sempre sulla età accademica, al di là della FAQ fantasma, ci si attende una interpretazione “autentica” da parte del ministero sul metodo di calcolo? E si prevede che il ministero ci confermi che si guarderà solo alle pubblicazioni inserite nella domanda e non a quelle complessive eventualmente lasciate nel sito docente del CINECA? Perché, scusate tanto, io non voglio certo fare il furbo ma non vorrei nemmeno farmi fregare da questa bolgia interpretativa…
5) Come funzioneranno le commissioni? Per ogni SSD ci sarà un’unica commissione nazionale? e da quanti membri sarà costituita?
5) dai commenti su ROARS sembra prevalere l’idea che le commissioni si limiteranno a confermare le abilitazioni che usciranno dai criteri delle mediane. Questo dipende dal fatto che le decisioni sulle abilitazioni si prenderanno con una maggioranza di 4/5 dei membri?
Mille grazie davvero.
“Io ho pubblicato nel 2002 e nel 2003 ma il grosso delle mie pubblicazioni, anche dal punto di vista qualitativo, inizia solo nel 2008. Se ho capito bene, se inserissi nella mia domanda solo le pubblicazioni a partire dal 2008, potrei moltiplicare il numero delle mie pubblicazioni per 10/(2012-2008+1) = 2. Per cui, se ad esempio la mia mediana è 13, se io avessi 11 pubblicazioni queste sarebbero moltiplicate per 2, arriverei a 22 e quindi sarei dentro? Il calcolo è esatto?”
E stiamo qui a parlare tanto di trasparenza e correttezza delle procedure…
La domanda è lecita. La definizione di età accademica lo è meno. Così come è formulata punisce chi ha pubblicato presto (e bene, cioè su qualcosa di indicizzato) e premia chi lo ha fatto tardi e male.
Un bravo studente che ha pubblicato la sua tesi di laurea (perché no, anche triennale) è svantaggiato rispetto ad un dottorando che per prima pubblicazione ha la tesi di dottorato.
Peggio ancora un ricercatore/associato che ha vinto un concorso grazie a pubblicazioni non indicizzate può rifarsi una “verginità” e magari presentarsi all’abilitazione con una età accademica inferiore a quella di servizio! E questo caso è tanto più assurdo quando si prova a cambiare settore, infatti per definizione l’EA parte dalla prima pubblicazione “pertinente al settore”.
Invece è svantaggiato un assegnista che non ha avuto la fortuna di avere una continuità degli assegni (cosa che sappiamo bene essere spesso poco legata alla qualità della persona) e che per mesi o anni ha dovuto per necessità abbandonare la ricerca per guadagnarsi da vivere.
Eh no, bello mio. Se stai dicendo che dobbiamo perderci nel labirinto del minotauro senza prendere informazioni su come funzioni te la canti e te la suoni da solo. Io ho posto una domanda precisa, che oltretutto è ispirata dalla famigerata “FAQ fantasma” del ministero. La domanda è pertinente soprattutto per quelli, come me, che sono entrati in servizio da pochi anni e che ovviamente hanno iniziato a pubblicare in modo continuativo e a un certo livello solo a partire da un determinato momento. Di sicuro non intendo farmi fregare per pubblicazioni antidiluviane e isolate di pezzi della mia tesi di laurea o di articoli in cui il mio contributo era marginale. Non so quale sia la tua storia accademica, e proprio per questo ti consiglio di evitare giudizi affrettati su opacità e trasparenze varie.
ovviamente il “bello mio” si riferiva a fp.
I redattori di ROARS sarebbero così gentili da darmi una dritta sulle domande che ho posto e che penso interessino a molti sprovveduti come me? grazie!
Caro MaxG, la domanda che fai ce la stiamo facendo tutti. Io sono in una situazione simile alla tua. Sono comunque di poco sopra alle due meidane richieste per l’abilitazione da associato. Se eliminassi però le prime tre pubblicazioni (su 45) effettuate nei primi 4 anni di attività, i miei indicatori schizzerebbero in alto, ben sopra le mediane degli ordinari del mio settore. Che fare dunque? Purtroppo la regola (dura lex sed lex) è piuttosto chiara. Si conta a partire dalla prima pubblicazione indicizzata su Scopus o WOS. Per cui, se qualche precoce pubblicazione immatura si trova lì, come è il mio caso, saremo severamente penalizzati. Dal mio canto penso sia una follia ma il sistema questo dice e fonti interne all’Anvur mi confermano che l’età accademica verrà verificata su Scopus e WOS e che non ci si affiderà ai lavori riportati su Cineca.
Un saluto,
V.
Ciao Vladimir72, grazie per la risposta. Il problema è che nella mia area (la 13) isi e scopus avranno poco peso perché molte riviste non sono indicizzate. Certo, c’è Econlit, ma il ministero non ha mai fatto cenno alla possibilità di usare Econlit per valutare l’età accademica.
E poi quello che dici entra in contrasto con la famigerata FAQ fantasma del ministero, che espressamente ci diceva che l’età sarebbe stata valutata in base alle pubblicazioni inserite nella domanda (nemmeno nel CINECA).
Insomma, secondo me qui c’è bisogno di un chiarimento ufficiale. La legge l’ho letta, ed è assolutamente imprecisa e fumosa su questo punto fondamentale.
Ciao.
in realtà non è molto fumosa. La faq fantasma è appunto “fantasma” per cui non credo faccia testo. La faq attuale, che invece fa testo, è molto chiara in proposito e dice che in caso di discrepanza tra sito Cineca e Scopus/WOS, verrà preso il parametro più vecchio, A rigor di logica, se una pubblicazione non è presente nè su scopus nè su WOS, non conta proprio ai fini dell’abilitazione, come se non esistesse.
Rispetto all’età accademica, fonti internet mi dicono che all’anvur non hanno nessuna intenzione di passare sopra questo aspetto. Verrà controllata con scopus/WOS.
Saluti
V.
Se controlleranno tramite Scopus/Wos le età accademiche dei colleghi di area 13 ci sarà da divertirsi: ci saranno tanti “bimbi” visto che una parte non trascurabile delle riviste già presenti nella lista GEV sono sotto EconLit ma non sotto Scopus. No, mi sa che quello che dici vale per i settori bibliometrici ma per quelli non bibliometrici non può funzionare: un atteggiamento in apparenza rigoroso finirebbe per risultare lassista, perché Scopus è palesemente incompleto. Banfi o De Nicolao possono aiutarci a risolvere questo arcano?
Caro Max,
1) non credo. La lista anche senza giudizi B e C serve per identificare le riviste “scientifiche”. Quindi la lista dovrà essere pubblicata, sarei meno certo dei giudizi.
2)non vale nulla ai fini delle mediane se non è elencata nelle riviste della propria area.
3) ovviamente ridurre l’età accademica può portare dei vantaggi. Ancora non si è capito se e come verranno verificate le età accademiche. La moltiplicazione per 2 dovrebbe prodursi con età accademica di 5 anni, se non erro.
4) saperlo..tutto è possibile
5) direi di sì, per ogni settore elencato nell’elenco delle mediane una commissione di 5, 4 italiani e uno straniero.
6) personalmente ritengo probabile che almeno per i PA il superamento delle mediane coinciderà largamente con le abilitazioni, e per il pochissimo tempo disponibile, e per il rischio di ricorsi. Diversa la questione per i PO, che hanno in mano le vere leve del potere.
Gentilissimo Banfi, tu scrivi:
“La moltiplicazione per 2 dovrebbe prodursi con età accademica di 5 anni, se non erro.”
In effetti, se consideriamo il 2008 incluso, con la formula che ho usato io esce fuori un moltiplicatore di 2 proprio per una età di 5 anni. Però con quel “se non erro” intendi dire che non siamo certi che la formula che ho usato sia quella giusta? Io l’ho letta proprio su alcuni post di ROARS ma non ho capito se sia quella ufficiale o sia solo un’interpretazione non confermata. Per comodità la riposto qui sotto:
n.pubblicazioni x [10/(2012-anno prima pubblicazione+1)]
Mi confermate che è proprio così che si effettua il calcolo del numero che andrà confrontato con la mediana?
Poi ovviamente si dovrà capire come si misura l’anno della prima pubblicazione, ma su questo, se ho ben capito, non ci resta che aspettare un chiarimento dal ministero.
Grazie ancora.
la formula è quella..il se non erro deriva dalla stanchezza.
Un caro saluto
a.
grazie!
A proposito di stanchezza, qui rischio di abusare. C’è un grosso dubbio che è venuto ad alcuni di noi sulla valutazione degli articoli.
Supponiamo che uno abbia un “invited paper” su una rivista di un certo prestigio, sottoposto a referaggio ma che ovviamente non ha passato la trafila della double-blinded peer review.
In questo caso cosa conviene fare? vale la pena di metterle l’invited paper nella domanda o è meglio scegliere un articolo su rivista minore che abbia passato la double-blinded review?
Insomma, la cosa assurda di tutta questa vicenda è che nel mio come in altri settori non esiste un criterio univoco per valutare i papers. Un invited paper può essere nettamente superiore a un paper referato nel modo consueto. L’anvur e il ministero ci hanno dato dritte su questo punto?
Grazie e perdona il bombardamento! :-)
non lo so, la prima cosa è aspettare la lista di riviste..poi vedremo.
Riceviamo e pubblichiamo quanto segue da Andrea Graziosi, presidente del GEV area 11:
Da: andrea graziosi
Oggetto: terza mediana
Data: 02 settembre 2012 17:30:52 CEST
A: redazione.roars@gmail.com
Gentile redazione,
mi è stato segnalato il vs articolo “Una mediana di qualità” pubblicato oggi sul vs sito. Ognuno è naturalmente libero di avere le opinioni che ritiene migliori. Per una semplice questione di civiltà e correttezza, si dovrebbe fare tuttavia più attenzione ai giudizi sulle persone.
Sono senz’altro l’estensore della mozione in difesa della terza mediana, firmata finora da ben 20 Società scientifiche dell’area 11, vale a dire la grande maggioranza se si tolgono quelle di psicologia, non toccate dalla questione.
Mi chiamo però Andrea Graziosi, e non Anvur-Spectre, e non sono lo strumento di nessuno, se non della mia coscienza e delle mie convinzioni, che certo possono essere criticabili ma sono appunto mie.
Gradirei pertanto che pubblicaste questa mia, e non sarebbero sgradite due parole di scuse, anche perché una mail per chiedermi la storia della mozione era facile scrivermela -in genere rispondo subito.
Vi allego di seguito, per vs conoscenza l’elenco delle società che hanno firmato la mozione
cordialmente, andrea graziosi
1. Associazione Italiana per le Scienze EtnoAntropologiche (AISEA), http://www.aisea.it/
2. Associazione Nazionale Universitaria degli Antropologi Culturali (ANUAC), http://www.anuac.it/
3. Centro Italiano di Ricerca Pedagogica (C.I.R.PED.), http://www.cirped.it/
4. Centro Italiano per la Ricerca Storico-Educativa (C.I.R.S.E.), http://www.cirse.it/
5. Consulta Nazionale di Pedagogia (riunisce tutte le Società pedagogiche)
6. Società Filosofia del Linguaggio (SFL), http://www.sofilin.unical.it/
7. Società Italiana degli Storici Medievisti (SISMED), http://cisadu2.let.uniroma1.it/sismed/
8. Società Italiana d’Estetica (SIE), http://www.siestetica.it/
9. Società Italiana di Filosofia Analitica (SIFA), http://www.sifa.unige.it/
10. Società Italiana di Filosofia Morale (SIFM), http://www.sifm.it/
11. Società Italiana di Logica e Filosofia delle Scienze (SILFS), http://www.silfs.net/
12. Società Italiana di Pedagogia (S.I.PED.), http://www.siped.net/
13. Società Italiana di Pedagogia Speciale (S.I.Pe.S.), http://www.s-sipes.it/
14. Società Italiana di Ricerca Educativa e Formativa (S.I.R.E.F.), http://www.univirtual.it/siref/
15. Società Italiana di Ricerca Didattica (SIRD), http://www.sird.it/
16. Società Italiana di Ricerca sull’Educazione Mediale (S.I.R.E.M.), http://educazionemediale.it/sirem/
17. Società Italiana di Scienze Bibliografiche e Biblioteconomiche (SISBB), http://sisbb.altervista.org/
18. Società Italiana di Storia della Filosofia (SISF), http://www.storicifilosofia.it/
19. Società Italiana per la Storia della Filosofia Antica (SISFA), http://www.sisfa.it/
20. Società Italiana per lo Studio della Storia Contemporanea (SISSCO), http://www.sissco.it/
Graziosi “Mi chiamo però Andrea Graziosi, e non Anvur-Spectre, e non sono lo strumento di nessuno, se non della mia coscienza e delle mie convinzioni, che certo possono essere criticabili ma sono appunto mie.”
Sulla questione della classificazione delle riviste, Graziosi deve tener conto che le sue iniziative vengono inevitabilmente lette alla luce dei seguenti dati di fatto:
1. Come altri presidenti GEV, Graziosi è stato nominato “alto esperto di valutazione” dell’ANVUR (compenso 15KEuro annui), vedi:
http://www.anvur.org/?q=en/content/alti-esperti-di-valutazione
Quindi, è più organico all’ANVUR di quanto sia un semplice membro GEV.
2. Nell’allegato B del DM 76 “Criteri e parametri” è previsto che i GEV entrino nella definizione delle riviste di fascia A
“2. Per ciascun settore concorsuale di cui al numero 1 l’ANVUR, anche avvalendosi dei gruppi di esperti della Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR) e delle società scientifiche nazionali, effettua una suddivisione delle riviste su cui hanno pubblicato gli studiosi italiani in tre classi di merito …”
Quindi Graziosi, che è presidente di un GEV, ricopre istituzionalmente un ruolo chiave nella predisposizione delle classificazioni delle riviste.
Alla luce di questo doppio legame istituzionale da una parte con ANVUR e dall’altra con la procedura di classificazione delle riviste, non sembra che Graziosi sia nella posizione di scrivere una mozione in difesa della terza mediana a titolo puramente personale.
Inutile aggiungere che l’appellativo “Anvur-Spectre” viene evocato del tutto gratuitamente da Graziosi dato che non è mai stato usato dai redattori e dai collaboratori di ROARS.
‘excusatio non petita, accusatio manifesta’
Scusate se intervengo di nuovo ma, premesso che la vicenda della lista di riviste di classe A è davvero un capolavoro dell’ANVUR (di cui l’assenza per l’area 12 mi pare l’apoteosi) forse è bene ribadire che la situazione è molto diversa tra i diversi settori.
Sino a (più o meno) vent’anni fa, nessuno (o quasi) tra gli economisti italiani scriveva sulle riviste a circolazione internazionale (o persino, più semplicemente, in inglese). Ciò rifletteva a mio parere sia l’assenza di incentivi esplciti a farlo, sia (in minor grado) la speciale diffusione di approcci non ortodossi e minoritari, senza alcuna implicazione necessaria (sempre a mio parere) in termini della loro produttività. Il basso valore mediano riscontrato dall’ANVUR (al netto di tutti gli errori in cui potrebbero essere incorsi) per il numero di pubblicazioni in fascia A potrebbe dunque essere semplicemente dovuto alla combinazione di un’età media elevata degli economisti italiani e di una scelta restrittiva della lista delle riviste.
Infine, io sono molto scettico sulla bibliometria, ma ad Antonio Banfi dico che “apprezzare comportamenti virtuosi attraverso liste di riviste” mi sembra MENO difficile che farlo attraverso il semplice computo di articoli e monografie (ed è prassi generalmente accettata tra gli economisti). A Corrado Del Bò dico invece che nella lista di classe A che farei io di riviste italiane non ce ne sarebbero (come in effetti non ce ne sono in quella che l’ANVUR ha fatto circolare per la VQR).
Condivido il contenuto di Andrea Graziosi, e segnalo che nella in Roars non si è mai scritto di “Anvur-Spectre” nella forma, ma solo nella sostanza. Non capisco come non ci si sia ancora resi conto che l’acrimonia nei confronti della mediana sulle riviste di fascia A derivi, o per malafede (mi piace qui richiamare la fiaba, forse di Esopo, della volpe e dell’uva) o per una strutturale sua incoerenza con alcuni settori disciplinari, quelli di area 12 innanzitutto. Per la mia area, la 13, e per la maggior parte dei suoi settori, l’indicazione della fascia A è fondamentale e se la normativa non l’avesse prevista saremmo stati testimoni di una gigantesca ingiustizia. Le riviste di fascia A esistono: il loro maggior prestigio è indiscutibile con riferimento alla complessità dei metodi (si badi, multidisciplinari), alla rilevanza dei temi ed alle implicazioni dei risultati. L’accesso a queste riviste è faticoso e, per chi lo ha provato, molto snervante; forse talmente faticoso da indurre la maggior parte a desistere da ogni tentativo di submission (una delle concause del valore basso della terza mediana). Premesso questo, ammetto che anche per gli editorial board internazionali di prestigio valgono comportamenti opportunistici che possono condurre a selezione avversa. Sono però altrettanto convinto che i comportamenti distorsivi di queste riviste sono tremendamente più tiepidi di quelli relaizzati dalle riviste italiane che, lo ricordo, sono gestite da nostri colleghi alcuni dei quali sono magari anche lettori sornioni dei numerosi commenti anti-Anvur presenti in questa sede (ciò non toglie il merito di roars nell’aver aperto una porta di comunicazione in piena estate su un tema che avrebbe meritato maggiore trasparenza). E’ vero che se conosco l’editor di un journal internazionale di fascia A è possibile che abbia maggiori probabilità di altri colleghi ma, attenzione, il paper che piazzerò sulla rivista deve comunque avere dei parametri minimi di qualità di notevole spessore. Sulle riviste italiane avviene quasi il contrario, se non conosco l’editor la probabilità di mancata pubblicazione del mio lavoro è alta. Se lo conosco (anche indirettamente), la probabilità di pubblicazione è alta. Se lo conosco bene, la pubblicazione è certa (oltre che rapida) e la probabilità che il paper sia inguardabile è alta.
Le difficoltà di definire una fascia di prestigio in quei settori con sole riviste italiane è quindi molto problematica ed andrebbe affrontata in modo costruttivo e non certo demolitorio (come invece pare avvenga qui in modo frequente). La terza mediana per l’area 12 era stata costrutia dal GEV. Poi i costituzionalisti, a mio parere conservatori, hanno fatto l’italico ricorso al TAR, il cui obiettivo è per me ambiguo: vogliono ridurre o aumentare le abilitazioni? Graziosi ha spiegato che la terza mediana è inclusiva e non esclusiva (concordo). Devo quindi giungere alla conclusione che i Costituzionalisti richiedono criteri più restrittivi per ridurre le abilitazioni, bene: ma io da alcuni articoli di Onida avevo capito che erano mossi da sentimenti esattamente opposti. Forse però una soluzione, condivisibilie dai più in roars, c’è….in realtà i costituzionalisti sono stat assoldati dall’Anvur, insieme ad altri agenti segreti, per fare il doppio-gioco; il piano si chiuderà quando un corrotto (dal ministro) giudice del TAR rigetterà il ricorso, dando il via libera all’Agenzia per la disseminazione di un virus “inabilitante” e mortale.
delrosi: “in Roars non si è mai scritto di “Anvur-Spectre” nella forma, ma solo nella sostanza”
In che senso? Su Wikipedia leggo:
“La SP.E.C.T.R.E. (acronimo di SPecial Executive for Counter-intelligence, Terrorism, Revenge and Extortion) è un’organizzazione criminale immaginaria presente nella saga di James Bond.”
Nessuno dei redattori o dei collaboratori di Roars ha accusato l’ANVUR di essere un’organizzazione criminale, nemmeno metaforicamente. Le critiche nei confronti di ANVUR sono sempre state circostanziate e mosse nel merito. Per esempio, nei confronti di Graziosi è stato osservato in modo puntuale che, per il suo doppio ruolo in qualità di “alto esperto”, nominato e retribuito dall’ANVUR, e di presidente GEV, incaricato di contribuire alla classificazione delle riviste, non era nella posizione di scrivere una mozione a sostegno della terza mediana a titolo puramente personale. Sono dati di fatto riscontrabili e non equivalgono ad un’accusa di criminalità. Non è corretto equiparare le critiche argomentate ad accuse di “associazione a delinquere”.
A me pare che il punto sia semplicemente questo: è corretto un criterio di accesso alle abilitazioni fondato su un ranking di riviste introdotto nel 2012, cioè successivamente alle scelte dei candidati su dove (provare a) pubblicare i propri lavori? Evidentemente no, se il ranking non esisteva; e in molti settori delle scienze umanistiche e sociali il ranking non esisteva, nemmeno informalmente. Mi sembra un punto difficilmente contestabile in linea di principio. Dal punto di vista giuridico vedremo come decideranno i giudici.
Forse qualcuno ne ha già parlato in altri post che mi sono perso: in passato qualsiasi commissione poteva stilare “liste di riviste”, se non mi sbaglio (o invece mi sbaglio?). Qualcuno ha mai fatto ricorso, visto che si trattava ugualmente di un criterio retroattivo? E se è successo, come è andata a finire?
Francesco, a me la cosa giunge nuova. Lo dico senza alcuna intenzione di riaprire il nostro dibattito, solo per curiosità.
Ciao
A.
“Graziosi ha spiegato che la terza mediana è inclusiva e non esclusiva”. In che senso?
Inclusiva: che abilita altri aspiranti (quelli che superano la latente terza mediana ma non le altre due).
Mi riferivo al documento .doc e non al commento di graziosi, e che ricopio in parte:
” C. Ne consegue che nel mentre nessuno è danneggiato dalla presenza della terza mediana (Articoli su rivista scientifica di fascia A), la sua eliminazione danneggerebbe gli aspiranti che sono in possesso solo di essa”.
Sono stato forse infelice nell’espressione.
1. Mi sembra pacifico affermare che I risultati dell’introduzione della terza mediana dipendano dai contenuti della lista di riviste. E saranno in ogni caso inclusivi: qualcuno restato fuori entrerà. Chi entrerà dipende dalle (ancora misteriose) liste di riviste in classe A. Se, come nota Paolo Bertoletti, la lista è rigorosa, saranno ripescati studiosi selettivi, che hanno pubblicato poco ma su “riviste rigorose”. Se invece nelle liste di riviste ci saranno le riviste di chi ha gridato più forte o ha pesato di più nelle segrete riunioni ANVUR, allora saranno ripescati gli amici degli amici.
2. Il punto chiave è che nelle abilitazioni, come nella VQR, l’ANVUR ha procedure di selezione delle riviste che non hanno uguali a livello internazionale. Le liste di riviste si mettono a punto di norma in modo trasparente e con confronti aperti con le comunità scientifiche. La procedura adottata da ANVUR è invece del tutto informale e opaca (e questa è una mia opinione, che non significa che penso che l’ANVUR sia una SPECTRE). Ed i risultati per questa ragione inaccettabili.
3. Trovo infine istituzionalmente sconveniente che il Presidente di un GEV, co-estensore della lista di riviste, si faccia promotore di un documento da sottoporre alle società scientifiche per organizzare il consenso all’operato della istituzione di cui è parte.
Dire queste cose non significa contestare la terza mediana per difendere i vecchi privilegi dell’accademia. Serve invece a mostrare che per le abilitazioni, come per la VQR, l’assenza di procedure trasparenti e fair, sta semplicemente redistribuendo il potere accademico da alcuni “gruppi di baroni” ad altri, selezionati direttamente dal ministro e dall’ANVUR. Purtroppo, non molto di nuovo sotto il sole…
Credo che sia significativo il fatto che Graziosi e delrosi che lo condivide ragionino solo in temini di inclusione o esclusione. Qualcosa è buono se include più candidati/commissari (o se ne include di meno). Sento parlare di un “riequilbrio” con le aree scientifiche che consentirebbe la terza mediana, e altre amenità. Bazzecole come l’equità, la correttezza, la serietà di procedure di selezione (questa è senza precedenti, altro che internazionalizzazione), la manipolazione di pratiche di ricerca a lungo termine – “salamizzazione” della scienza, si pubblica solo articoli e solo su riviste – non contano nulla: si guarda solo a quanti entrano e quanti escono. Per la VQR a chi contestava l’affidabilità delle liste di riviste si diceva (area 10) che erano solo indicative e sperimentali, così, un esercizio. Dopo poco le si ritrova diventate criterio di selezioni di candidati e commissari (e l’area 10 si è ribellata: 31 società hanno sottoscritto un documento di condanna, ma questo Graziosi non lo ricorda). E’ possibile chiedere di alzare lo sguardo dalle prossime abilitazioni e interrogarsi che cosa signfica per l’Università italiana il precedente di introdurre criteri quantitativi ma assolutamente approssimativi di valutazione della ricerca? Chiederci cosa penseranno di noi i colleghi stranieri? Queli danni facciamo per infilare o sfilare qualche candidato o commissario in più?
E interessa ancora a chi ragiona così la correttezza e la legalità? E’ ammissibile che l’ANVUR non applichi la legge che la OBBLIGA a formulare le mediane anche per l’area 12? C’è una ragione presentabile per cui al 3 settembre – il giorno ultimo per i commissari per ritirare le domande – le liste di riviste di fascia A su cui sono basate le mediane non sono ancora note? Graziosi non se ne adonti, e non si tratta di andreottianamente pensare male per azzeccarci, ma 1) le liste devono già esserci, perché su di esse è stata costruita la terza mediana e i semafori;2) non è pensabile un problema tecnico, bastano dieci minuti per mettere in rete delle liste già pronte. Allora? La Spectre non c’entra nulla, ma la trasparenza? Qualcuno ha una spiegazione oppure importa solo quanto inclusivo o esclusivo sarà questo inspegabile ritardo?