1. Puntuali come i bollini rossi e neri delle autostrade, riecco le Riviste a Cucù
Puntuali come le canzoni tormentone, i servizi dei telegiornali sull’esodo ed i bollini rossi e neri delle autostrade, con l’estate arrivano le Riviste a Cucù di ANVUR.
ANVUR ha ripubblicato in data 21 luglio 2016 nuove liste di riviste scientifiche e di classe A per le Aree 13 e 14. Ci eravamo persi alcune delle puntate precedenti. Perché ormai ANVUR ed i Gruppi di Lavoro non ritengono neanche più di dover segnalare le loro decisioni. Le liste vengono modificate e pubblicate a piacere, in barba a regolamenti scritti dalla stessa ANVUR, che prevederebbero tempi precisi di modifica.
Ed a proposito di regolamenti, ANVUR modifica all’uopo anche quelli. Il 28 luglio 2016 è stato infatti pubblicato un nuovo Regolamento per la classificazione delle riviste delle Aree non bibliometriche, molto diverso dal precedente.
E ad ogni cambiamento, dal sito istituzionale ogni volta sparisce ogni traccia della documentazione precedente. ANVUR ha di fatti inventato una modalità di comunicazione delle sue decisioni di stampo orwelliano: il tempo delle decisioni di ANVUR è un eterno presente senza alcuna memoria storica delle decisioni.
Da questo punto di vista la pagina attuale dedicata alla classificazione delle riviste è un capolavoro. Il testo della prima parte, descrittivo delle attività svolte dall’Agenzia, è stato pubblicato nella forma attuale il 15 febbraio 2016 (lo abbiamo ricostruito con una wayback machine). (Sia detto tra parentesi, tutte le delibere cui si fa riferimento, devono essere chiuse in qualche cassetto dell’Agenzia, perché sul sito ad oggi nessuna di quelle è disponibile. Per cui neanche per i gruppi di lavoro è possibile ricostruire nomine, dimissioni, avvicendamenti.)
Questa descrizione serve da introduzione a documenti variamente datati. Le liste di Area 8 sono quelle dell’8 febbraio 2016, quindi ancora quelle originali. Tutte le altre liste sono state modificate, senza nessuna comunicazione, in varie altre date nel periodo tra il 22 marzo e il 21 luglio 2016. Nella figura sotto la pagina disponibile al 15 marzo 2016 è confrontata con quella attuale.
In mezzo ci sono stati altri passaggi, di cui non siamo riusciti a ricostruire una traccia visiva. Sicuramente c’è almeno l’aggiornamento delle liste di Area 12 ed Area 13, avvenuto il 29 marzo 2016.
Di tutte le varie versioni di liste “definitive” di riviste prodotte dai gruppi di lavoro non esiste documentazione pubblica. Per cui non è possibile sapere né quante, né quali modifiche sono state introdotte, né perché. Per l’Area 13, il 18 aprile 2016 è stato fissato un “Termine per invio memore (sic)”. Di cui non ci risulta ci sia alcuna traccia documentale pubblica seguente, se non la modifica della lista appena pubblicata.
2. Ora e sempre: sottomissione!
Le liste di riviste sono adesso accompagnate
- da un “Regolamento per la classificazione delle riviste nelle aree non bibliometriche” pubblicato in data 28 luglio 2016, che quindi non è servito per stilare le classifiche attuali;
- da un “Documento di accompagnamento” del gruppo di lavoro di Area 13, non datato. Dalle “proprietà” del documento risulta che esso è stato modificato l’ultima volta il 29 marzo 2016. Quel documento accompagnava le liste del 29 marzo. Ed ora accompagna, immodificato, le nuove liste.
La costruzione di questa pagina è indicativa del tipo di rapporto che ANVUR mantiene con le comunità scientifiche e con i singoli studiosi. Il termine più adatto per descriverlo è quello inaugurato nella VQR 2010-2014 e poi adottato estesamente dall’agenzia:
“sottomissione”.
E’ interessante notare che nella nuova VQR il termine sia scomparso, sostituito dal neutro “conferimento”. Ed è altrettanto interessante che il termine ricompaia nel regolamento sulle riviste appena varato. (Perché è dalla definizione delle liste di riviste che dipende la sottomissione delle comunità scientifiche di area non bibliometrica.) Vi si legge:
“Salvo il disposto del successivo art. 7 del presente Regolamento, non sono ammesse alla fase successiva le riviste che non presentino la sottomissione di lavori alla VQR in almeno due esercizi VQR successivi …”
(La frase non rivela solo il significativo lapsus. Ma anche, per usare un aggettivo caro all’ex-presidente Fantoni, la “cialtroneria” degli estensori del documento che o non sanno che alla VQR non sono le riviste a “sottomettere” i lavori, o, in alternativa, non sanno scrivere in italiano corretto).
3. Il lucchetto per blindare la classe A
Il regolamento prosegue così:
3. Ai fini delle verifiche previste dal comma precedente, ai sensi dell’art. 5, lett. a):
a) Salvo il disposto del successivo art. 7 del presente Regolamento, non sono ammesse alla fase successiva le riviste che non presentino la sottomissione di lavori alla VQR in almeno due esercizi VQR successivi ovvero che per almeno due esercizi successivi presentino un eccessivo squilibrio tra i contributi pubblicati annualmente e quelli sottomessi alla VQR;
b) Accedono alla fase successiva di valutazione esclusivamente le riviste che, presenti nell’ultima VQR, risultino avere ottenuto nella stessa una valutazione media dei lavori in esse pubblicati superiore almeno del 20% rispetto alla valutazione media ottenuta dalle riviste della medesima area scientifica.
4. Ai fini delle verifiche previste dal comma precedente, ai sensi dell’art. 5, lett. b) dell’allegato D del DM 7 giugno 2016 n. 120, non sono ammesse alla classe A le riviste che non risultino indicizzate in almeno una delle banche dati bibliometriche maggiormente diffuse a livello internazionale (WoS e Scopus) e che non raggiungano adeguati livelli di prestigio ed impatto, anche sulla base di una valutazione informata derivante da un’analisi dei principali indicatori bibliometrici disponibili.
Per chi non avesse la pazienza di cercarsi l’art. 5, dell’allegato D, eccolo qui:
5. Ai fini della classificazione delle riviste in classe A, nell’ambito di quelle che adottano la revisione tra pari, l’ANVUR verifica, rispetto alle caratteristiche del settore concorsuale, il possesso di almeno uno dei seguenti criteri:
a) qualità dei prodotti scientifici raggiunta nella VQR (Valutazione della qualità della ricerca) dai contributi pubblicati nella rivista;
b) significativo impatto della produzione scientifica, laddove appropriato.
Lasciamo un attimo da parte le riviste indicizzate in Wos e Scopus e concentriamoci sulle altre riviste, che in buona parte sono il vero oggetto del contendere in quanto è in questa categoria che si concentrano le riviste italiane nate e sviluppatesi intorno alle scuole scientifiche nazionali. Essere o meno catalogati in “classe A” farà spesso la differenza tra sopravvivere o estinguersi e, insieme alla rivista, questo è quello che potrebbe accadere alle scuole scientifiche che orbitano intorno ad esse, con tutte le conseguenze del caso sulle carriere e i destini dei singoli ricercatori.
Ora, è lecito domandarsi se abbia senso legare la procedura di classificazione agli esiti della VQR e per quale ragione ciò sia stato fatto. Pensando al numero delle riviste e ai numeri dei lavori presentati (due per ogni soggetto valutato nella scorsa VQR), è difficile pensare sia questa la strada per raccogliere un campione statisticamente significativo ai fini di una valutazione corretta e accurata della qualità di una rivista. Perché, dunque, è stata messa in piedi una procedura la cui aleatorietà rischia di condurre a valutazioni poco affidabili? Per dare una risposta, è utile richiamare un recente lavoro apparso su Scientometrics a firma di due redattori di Roars (Do they agree? Bibliometric evaluation versus informed peer review in the Italian research assessment exercise, vedi anche Reply to the comment of Bertocchi et al.). Se i GEV e i revisori sono al corrente della classificazione delle riviste, la valutazione peer concorda meglio con la valutazione bibliometrica dei contenitori. Questo è già successo nella prima VQR nell’ambito dell’esperimento bibliometrico che doveva verificare la concordanza tra peer review e valutazione bibliometrica (concordanza che – per inciso – risulta essere debole).
Morale della favola: si è già visto che le procedure valutative dei GEV possono “aiutare” i giudizi VQR a seguire le classificazioni delle riviste stabilite da Anvur. Come? Non è difficile immaginarlo: basta scegliere bene i revisori e, se proprio dovesse verificarsi un caso di dissenso, la decisione finale del GEV aggiusta ogni problema. Conclusione: i lavori su una rivista di classe A prendono il massimo dei punti o quanto meno una valutazione “superiore almeno del 20% rispetto alla valutazione media ottenuta dalle riviste della medesima area scientifica”.
Per le riviste che sono già nell’Olimpo, l’inadeguatezza del campionamento offerto dalla VQR non sarà un gran problema: infatti, il corto circuito tra VQR e classificazione delle riviste finirà per dare luogo a una self-fulfilling prophecy: chi presenta i lavori per la VQR sa già che Anvur non ha nessuna convenienza a smentire le proprie liste, soprattutto se nel GEV siedono i membri dei comitati editoriali. Presentare un lavoro apparso in una rivista di classe A diventa un buon viatico per un punteggio “superiore almeno del 20% rispetto alla valutazione media ottenuta dalle riviste della medesima area scientifica”. Di contro, questo incentivo aiuta le riviste in classe A a non cadere nel limbo delle “riviste che non presentino la sottomissione di lavori alla VQR in almeno due esercizi VQR successivi”.
Inutile dire che per le riviste fuori dell’Olimpo della classe A, diventa difficile uscire da quel limbo, perché, ogni volta che si può scegliere, si opterà per la presentazione di un lavoro “di classe A” (in realtà, non è il lavoro ad esserlo, ma la rivista, ma questo farà poca differenza ai fini delle scelte dipartimentali).
Ma ciò che rende il “criterio VQR” un vero e proprio lucchetto per blindare la classe A sono le conseguenze delle stroncature in ambito VQR dei lavori apparsi su riviste “nemiche” che magari avrebbero tutti requisiti formali per aspirare alla classe A. Se in un GEV una certa scuola scientifica è meglio rappresentata di altre (in alcuni GEV ci sono persino partiti politici che sono molto ben rappresentati), non è difficile immaginare, grazie a un’accorta designazione dei revisori, che gli articoli delle altre scuole otterranno una valutazione non “superiore almeno del 20% rispetto alla valutazione media ottenuta dalle riviste della medesima area scientifica”.
Insomma, se un revisore della VQR stronca il lavoro pubblicato sulla rivista di una scuola concorrente, prende i classici due piccioni con una fava:
- Abbassa il voto VQR della concorrenza;
- Mette nero su bianco un dato “oggettivo” che permetterà di chiudere le porte della classe A in faccia alla rivista della concorrenza.
Vale la pena di ricordare che Anvur ha preso schiaffi tremendi dalla magistratura amministrativa in tema di classificazione di riviste (Il Consiglio di Stato esautora ANVUR sulle classifiche di fascia A: una sentenza pilota?) ed ha un drammatico bisogno di appigli “oggettivi” per dare solidità a scelte che finora si sono rivelate particolarmenti fragili.
4. Due domande molto serie
A questo punto sono due le domande da farsi. Molto serie.
La prima è perché il sistema istituzionale italiano continui a fare operare al suo interno una agenzia governativa che si muove al di fuori delle regole e delle procedure amministrative normali di uno stato di diritto. A volte si ha la sensazione che ANVUR rappresenti una specie di “esperimento sociale”: cosa accade se si innesta un pezzo di “pianificazione centrale sovietica” tra le istituzione di una democrazia liberale occidentale.
La seconda è collegata alla prima. L’esperimento sociale serve forse anche a verificare, se un gruppo sociale, l’accademia italiana, sia in grado di sviluppare gli anticorpi per fermare i pianificatori. ANVUR ormai da anni opera da modernizzatore sovietico, senza incontrare sostanziali ostacoli. E di anticorpi in giro se ne vedono davvero pochi. Anche se i recenti documenti di Area 9, del Politecnico di Torino, dei Presidenti e direttori di Scienza e tecnologia sembrano finalmente segnalare che qualcosa si sta muovendo. Vediamo se questa nuova puntata estiva delle riviste a cucù dei settori non bibliometrici riuscirà a risvegliare qualche collega economista o politiologo. Ci sia permesso di dubitarne.
APPENDICE.
A beneficio dei lettori ed a futura memoria, qua sotto si trovano le liste di riviste nella versione attuale ed in quella immediatamente precedente. Alleghiamo anche i due regolamenti, quello scomparso dal sito ANVUR e quello attuale.
Liste di riviste aggiornate al 21 luglio 2016
Area 13 Documento di accompagnamento
Liste di riviste aggiornate al marzo 2016
Regolamenti per la classificazione delle riviste a fini ASN
Regolamento riviste 11 novembre 2015
Regolamento riviste 28 luglio 2016
Valutare le persone in base alle riviste è assurdo ed apre a pratiche scorrette.
Il parametro da usare è somma_i C_i/N_i
C_i = citazioni ricevute dalla pubblicazione i
N_i = numero degli autori
Sicuramente tra i due preferibile. Ma non è difficile immaginare pratiche scorrette su questo indicatore. In particolare ring citazionali tra autori diversi (per un esempio di citational ring http://retractionwatch.com/2014/07/08/sage-publications-busts-peer-review-and-citation-ring-60-papers-retracted/).
IL sacro-graal della bibliometria ancora non l’ha trovato nessuno…
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