Che fine hanno fatto le liste di riviste? Avrebbero dovuto essere pubblicate entro il 31 agosto, ma non si sono viste. La mancata pubblicazione delle liste di riviste di fascia A e delle liste di riviste scientifiche ha costretto gli aspiranti commissari a scegliere se ritirarsi o meno (il termine scadeva il 3 settembre) senza sapere il loro punteggio effettivo rispetto alla seconda e alla terza mediana, e in presenza di semafori che la stessa ANVUR definisce “indicativi“.

Inoltre, da più parti si apprende dell’accensione del “rosso” per molti colleghi delle aree non bibliometriche che pure hanno una produzione scientifica molto abbondante.

Un bel mistero, che si spiega solo in tre modi, che non si escludono reciprocamente:

1) Il software implementato da CINECA ha un bug e non calcola correttamente il superamento degli indicatori.

2) Molti colleghi non hanno correttamente inserito ISBN e ISSN per i loro prodotti della ricerca.

Oppure,

3) Le liste di riviste in fascia A non sono ancora state definite per tutti i settori. E con loro l’elenco delle riviste “scientifiche” (A+B+C): infatti, solo le pubblicazioni su riviste scientifiche concorrono al superamento della seconda mediana.

Se così fosse, si potrebbe pensare che l’incolpevole software CINECA stia per mancanza di dati azzerando tutte o parte delle pubblicazioni su rivista degli aspiranti commissari di alcuni settori portandoli al semaforo rosso.

In ogni caso, l’ipotesi di una ancora incompleta definizione delle liste potrebbe spiegare alcune delle anomalie rilevate da Giuseppe De Nicolao nel calcolo delle mediane.

Nel caso fosse vera l’ipotesi 3) ci sarebbe da chiedersi come siano state calcolate e su quali dati le ormai famose seconda e terza mediana.

 

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101 Commenti

  1. Le mediane sono una follia, e l’ANVUR (che le ha proposte) ci sta mettendo di suo (chissà se il Ministro, che ieri era a Tel Aviv, è pienamente informato anche delle liste fantasma: verrebbe voglia di scrivergli …).
    Però deve far riflettere anche il fatto che molti dei colleghi più giovani, che poi magari si arrabbiano perché le liste non vengono pubblicate o perché le pubblicazioni già online ma non ancora stampate vengono escluse, considerano rassicurante la pseudo oggettività di “un numero” (come Maryacarla).

    • Sottoscrivo in pieno!

      E’ quantomeno avvilente, dopo articoli ed articoli in cui si cerca di argomentare seriamente e scientificamente l’utilizzo delle mediane come discrimine meritocratico, leggere post del tipo: “almeno abbiamo uno strumento oggettivo” o “almeno abbiamo un numero che non guarda in faccia a nessuno”, chiaramente aggiungendo poi cose del tipo “anche se questo strumento o numero potrebbe essere taroccato/pefettibile/modificabile…” e magari invocando scempi passati a mo’ di giustificazione.
      Invocare la logica del “meglio questo che una randellata in testa” è fuorviante ed ingenuo poiché, nello specifico, il “questo” equivale a una bella randellata in testa all’università (ovviamente parere mio e di molti che si sono peritati di portare prove a riguardo).

      Questo è il mio primo post su ROARS (che ringrazio infinitamente), ove mai ho visto da parte della redazione e di molti che vi scrivono critiche non argomentate e supportate da dati oggettivi. In compenso, ho talora trovato vuoti inni al merito e ai favolosi strumenti oggettivi ma perfettibili per rivelarlo :-(

    • no, non “rassicurante”. Qui di rassicurante c’è davvero poco. Il sistema delle mediane è delirante poichè non “qualitativo”. Ne sono vittima, tra gli altri, quelli che hanno impiegato anni di ricerca a scrivere volumi e prendono atto che l’ISBN equipara una traduzione o una guida per turisti ad un volume di ricerca di interesse internazionale.
      No rof. Bartoletti, “rassicurante” non è un aggettivo neanche lontanamente utilizzabile.
      Grazie

    • Premesso che posso in parte condividere il suo giudizio circa le mediane (anche se è un discorso che cambia di molto a seconda del settore), mi permetto di farle notare che la prospettiva di chi non è strutturato (per usare un eufemismo diffuso) è un po’ diversa.
      Se queste mediane fossero state adottate ad es. in un concorso da ricercatore cui ho partecipato, non avrebbe vinto un candidato che aveva meno di un terzo delle mie pubblicazioni (e le posso assicurare che il problema non era solo di ordine quantitativo).

    • Giusto, ma altri strumenti si sarebbero potuti usare per ridurre l’arbitrarietà dei risultati concorsuali (per esempio il ricorso ai requisti indicari dal CUN e spesso richiamati dai redattori di ROARS).

  2. Rileggendo le FAQ del ANVUR mi accorgo che, per il calcolo dell’età accademica (fondamentale per gli indicatori normalizzati), hanno utilizzato la piu’ antica pubblicazione presente su loginmiur al 15 luglio.

    “Come è stata effettuata la normalizzazione per età accademica? Come da delibera 50, è stato considerato l’anno nel quale compare la prima pubblicazione su loginmiur. Sia esso l’anno T. L’ età accademica (EA) è pari a ((2012 – T) +1).”

    Invece viene chiaramente detto che, per i candidati all’abilitazione, verrà preso il dato piu’ antico confrontando loginmiur e SCOPUS/ISI

    “Come si determina l’età accademica? Come evitare che possa essere manipolata eliminando dal sito docente pubblicazioni più antiche allo scopo di aumentare gli indicatori normalizzati? L’età accademica è rilevata dalla data della prima pubblicazione scientifica pertinente al settore concorsuale rilevabile dal sito docente e/o dalle banche dati utilizzate. Nel caso sia possibile rilevare divergenze tra sito docente e banche dati, verrà utilizzata la data della prima pubblicazione in ordine di tempo.”

    Ovviamente al 15 Luglio è plausibile che non tutti i ns ordinari avessero caricato TUTTE le pubblicazioni, specialmente le piu’ vecchie. Inoltre le banche dati coprono un periodo che va dal 1975 (dato ottimistico) ad oggi.

    In conclusione la seconda mediana con la qual a ci stiamo confrontando è sicuramente piu’ alta poichè valutata su età accademiche che, vuoi per incompletezza di loginmiur, vuoi per mancanza di copertura sui database, sono certamente accorciate rispetto a quelle dei “giovani candidati”!!

    (Ad esempio nel mio settore ci sono ordinari “anziani” con prima pubblicazione nel 1970, se tale pubblicazione non è presente su loginmiur di sicuro la loro età accademica si accorcia….)

    • La omissione di lavori vecchi non sempre porta ad aumentare le citazioni normalizzate. Certamente sono altri numeri. Io sono quasi certo che nel mio settore le età accademiche usate per le mediane non sono quelle reali. C’è un solo modo però di verificarlo ed è quello di avere i dati analitici, docente per docente, usati da anvur. Questo tipo di dati personali non saranno purtroppo mai divulgati. Continueremo quindi sempre a lavorare con il guanto di paraffina per scoprire nuovi indizi.

  3. Gli articoli scritti da più autori nei settori non bibliometrici in cui non è indicata la divisione dei paragrafi tra gli autori non saranno presi in considerazione per la valutazione?
    Gli autori possono certificare la suddivisione dei paragrafi con autocertificazione?

    • Io ho scritto la settimana scorsa agli indirizzi anche sopra richiamati con un quesito analogo, ma al momento non ho avuto risposta. Da quanto ho capito, al momento non è stata fatta alcuna normalizzazione per il numero di autori, e questo vale per le monografia, per i capitoli o gli articoli. Un articolo, capitolo, libro co-firmato vale quindi 1. Non appena riceverò risposta – se la riceverò – ve lo segnalerò.

  4. Qualche commento qua sopra argomenta che la mediana divide comunque – per definizione – il gruppo in due parti uguali. Pertanto non si può a rigore dire che se un PO è sotto mediana PO (relativo) o un PA è sotto mediana PA questi non siano ottimi professori (assoluto). Magari sono ottimi i primi 95/100, o 50/100, o solo 5/100. O tutti.

    Tuttavia si può porre la domanda latente in termini relativi. Se viene fuori che una larga fetta dei PA supera le mediane dei PO, o che una larga fetta di assegnisti e RI supera le soglie di PA e PO, cosa ne facciamo? Non potremo mai sapere se questi sarebbero ottimi professori (assoluto) ma sapremmo che questi sarebbero professori migliori degli attuali (relativo). E allora? Una pacca sulla spalla? Si nascondono i numeri? Si mette la testa sotto la sabbia e si aspetta che i precari si estinguano e i RU si sistemino o vadano in pensione?

    Che poi questi indicatori siano buoni descrittori del merito accademico – qualunque cosa esso sia – non saprei dire, forse no, forse in maniera incompleta – roars contiene ottime analisi in merito. Con nuovi criteri cambierebbero le posizioni personali di alcuni, o molti, ma non credo che cambierebbe la visione generale.

    • @ francesco-2:
      “Se viene fuori che una larga fetta dei PA supera le mediane dei PO, o che una larga fetta di assegnisti e RI supera le soglie di PA e PO, cosa ne facciamo? Si nascondono i numeri? Si mette la testa sotto la sabbia e si aspetta che i precari si estinguano e i RU si sistemino o vadano in pensione?”

      Beh, se viene fuori che una larga fetta di PA è più alta, bionda o simpatica di una larga fetta di PO cosa facciamo? Un tubo ne facciamo.

      Si possono trarre conseguenze solo previo accertamento che la classifica in questione misura adeguatamente il parametro pertinente. Se abbiamo un ordinamento ma non è accertato che il modo in cui è stato creato è pertinente al giudizio (qui, meritocrazia del corpo docente) non possiamo trarre alcuna conclusione. Siccome neppure l’Anvur (e figuriamoci chi lo critica) dichiara che questo dato pretende di stabilire da solo un ordinamento di merito relativo alla docenza, di cosa stiamo parlando?

    • Tutti gli strumenti di valutazione sono perfettibili, tutti valutano cose diverse e tutti sono approssimazioni più o meno adeguate di un intangibile e non misurabile, direi mistico “valore accademico”.
      Quello che mi convince meno è che ogni qual volta si pone il problema di una valutazione che potrebbe mostrare l’immostrabile, mettere nero su bianco l’innominabile, tutti si attivano per mostrare fallacità di questo (o quello, o tutti) i metodi di valutazione.

      Diciamo che un metodo di valutazione lo troviamo, e per il momento rimandiamo i dettagli. Sarei disposto anche a farlo decidere a lei, tanto sono sicuro dell’invarianza del risultato. Che si fa se i precari sono meglio dei RU e i PA meglio dei PO?

    • Premesso che non ho nulla contro la ricerca di una parametrazione il più possibile oggettiva, anzi; in effetti (come ho scritto in altri post) ritengo sia indispensabile trovare un qualche sistema di valutazione quantitativo e non negoziabile, almeno ai fini di una valutazione di tipo abilitativo, cioè tale da garantire livelli essenziali di competenza.

      Ciò detto, bisogna distinguere tra varie finalità della valutazione. Una cosa è cercare, giustamente, di non avere (o mantenere) degli incapaci nel sistema: a ciò deve servire una valutazione di tipo abilitativo. Tale tipo di valutazione non dovrebbe giudicare se Tizio è migliore di Caio, ma se Tizio e Caio sono capaci di fare il loro mestiere o meno. In caso negativo, se fosse legalmente possibile, io non avrei remore rispetto alla possibilità di mettere alla porta l’eventuale PO che risultasse ripetutamente del tutto neghittoso.

      Purtroppo il sistema abilitativo messo in piedi da Anvur, sulla base delle mediane, non è un sistema fatto per valutare abilità relative ad un compito, ma è in effetti una valutazione comparativa mascherata da abilitazione. Qui sta l’ambiguità e la fonte di confusioni. Se, in occasione di una determinata sessione di valutazione, emerge che il PO Tizio ha produttività inferiore al PA (RI, precario, ecc.) Caio, questo può essere segnalato. Eventualmente, se la differenza fosse massiccia, può incidere sull’ammontare dei finanziamenti relativi alle strutture dove rispettivamente Tizio e Caio operano. In questo modo si può dare un incentivo a conservare una certa virtuosità di comportamenti (che peraltro non dovrebbe essere valutata in base a parametri meramente quantitativi di pubblicazioni, ma dovrebbe almeno includere la didattica).

      Quello che certamente non è pensabile è che una comparazione tra produttività individuali si trasformi in un sistema di automatico upgrade dell’inferiore (PA, RI, etc.) o (più facilmente concepibile) di downgrade del superiore (PO, etc.). Basta un momento di riflessione per capire che un modello del genere produce una comunità di tagliagole, non di studiosi.

  5. Rinnovati ancora i più sinceri ringrazimenti per tutto ciò che Roars sta facendo, non riesco ad essere contro le mediane (almeno quelle non-bibliometriche).
    Potrà essere scientificamente una stupidaggine quella che sto per dire: ma se per essere sopra la mediana (io ne considero solo 2: libri e articoli; la terza credo fosse inopportuna e sono contento che manchi – almeno nella mia area 12)occorre aver scritto un po’ di più del 50% più produttivo degli associati e degli ordinari mi sembra un buon primo filtro.
    Un filtro quantitativo, certo, e allora? Infatti le commissioni saranno sovrane nel giudicare la qualità dei candidati.
    Ma quantomeno non si avranno (non si dovrebbero avere) concorrenti all’idoneità poco produttivi.
    E il concetto di produttività non mi sembra affatto arbitrario, perchè è rimesso alla stessa classe di PA e di PO (e se nel futuro si deciderà di scendere nella produttività per dar vita a mediane più comode non mi sentirei di prendermela con la mediana, ma con questa irresponsabile e infantile “strategia”).
    Dico anche (e può essere che sia un’altra follia) che una persona piuttosto produttiva difficilmente, mi sembra, potrà essere anche un perfetto imbecille e quindi un pessimo studioso.
    Da questo punto di vista, qualche pretesa quantitativa non guasta.
    Infine: certo, ci può essere il caso della persona estremamente brillante ma estremamente improduttiva; e su queste pagine si è fatto riferimento a quel o a quell’altro genio.
    Credo sia però meglio pensare a un’università fatta non già di pochi geni isolati ma di molte persone serie e appassionate; per queste ultime sapere che esiste anche un criterio quantitativo (e che esso opera da filtro) penso sia un bene, non un male.
    Se poi il genio di turno non è in grado di migliorare la propria produttività (pur fortemente indotto dal sistema accademico nel quale vive), mi sentirei di dire: peggio per lui.
    Grazie per l’attenzione

    • Vede, nel suo caso si parla di indici cumulativi anche se si guarda al periodo 2002-2012. Quando un indicatore si ottiene dal rapporto fra due numeri il suo discorso “prettamente” quantitativo salta. Non c’è paragone fra bibliometrici e non-bibliometrici (2 mediane su 3 da superare di cui 2 “normalizzate”). Quando poi le cifre delle mediane sono 2 con numeri molto maggiori della decina bisognerebbe fare i conti del numero degli autori perchè non diventa più credibile che tanta “fertilità” stia nella testa di uno solo.

    • Caro Mauro,

      confesso che il tuo argomento non mi convince affatto. Una misura quantitativa va bene forse per misurare quanti spilli dovrebbe produrre in un’unità di tempo data un operaio perché lo si consideri produttivo, ma non mi sembra affatto adeguata per giudicare il lavoro intellettuale. Nei paesi in cui questo modo di ragionare si è imposto da anni si comincia a lamentare il fatto che più nessuno è disposto a impegnarsi in progetti di ricerca di lungo periodo. Questo, sopratutto nelle scienze umane, potrebbe avere effetti deleteri. Ciò non vuol dire necessariamente che si debba rinunciare del tutto alla misura della produttività, ma dovrebbe essere un’informazione da usare insieme ad altre e non un criterio per stabilire chi può essere e chi non può essere valutato.

      Tra l’altro mi chiedo se sia poi proprio vero che i professori italiani siano così improduttivi sul piano quantitativo. Aspettiamo di vedere i risultati della Vqr, dai cui dovremmo se non altro capire quanti sono gli inattivi (o i poco attivi).

      Aggiungo che alla domanda se sia meglio scrivere due libri o quattro libri in dieci anni non si può rispondere in astratto. Dipende dai libri che hai scritto. Nel mio campo, la filosofia, fino a poco tempo fa (e non parlo dell’Italia) era considerato accettabile – e perfino lodevole – lavorare a un libro anche per un periodo piuttosto lungo. Magari anticipando o mettendo alla prova alcune delle idee in una serie di articoli. Tutto questo sta diventando impossibile e si vede.

      Ciò non ha nulla a che fare con il genio. La questione non è se Wittgenstein supererebbe la mediana. Wittgenstein per molto meno se ne sarebbe andato in Norvegia a guardare il mare. La questione è se ha senso selezionare studiosi non perché scrivono cose utili, interessanti, significative, originali, stimolanti o folgoranti, ma perché soddisfano un criterio quantitativo di produttività pensato per la catena di montaggio o la cassa di un grande magazzino che nulla ha a che fare con quel che dovremmo fare.

      Una delle cose che personalmente trovo più scandalose del modo in cui è stato impostata la valutazione della ricerca del nostro paese è il fatto che non si sia sentito il bisogno di ragionare sulla storia delle scienze e sulla natura dell’università come istituzione.

  6. Sinceramente le mediane dei settori non bibliometrici sono deprimenti per chi aspira ad essere veramente valutato e comparato: vanno a sommarsi nello stesso calderone e con lo stesso peso capitoli di libro in italiano stampati sotto casa e articoli in riviste internazionali con double peer review…

    • Io non vedo che tutto vada nello stesso calderone, se il superare la mediana non viene inteso con l’aver diritto (??) alla idoneità.
      Io non credo che esistano studiosi produttivi che abbiano stampato tutto o quasi nella tipografia sottocasa, ma se ci sono e se quello che hanno pubblicato è effettivamente scadente, essi supereranno il filtro quantitativo della mediana ma non quello qualitativo della commissione.
      Ovvio che spazio per arbitrii o abusi c’è sempre stato e sempre ci sarà, ma con questo sistema, credo, un po’ meno: lo sconosciuto diventato improvvisamente PA non dovrebbe poter succedere.

    • Si, ma lo scopo dichiarato di tutto questo circo era ridurre l’arbitrio e le manovre grazie al fatto che il filtro quantitativo avrebbe limitato le sopravvalutazioni qualitative di pubblicazioni scadenti. Sai com’è, dopo essere stata comparata con candidati il cui merito vincente era l’aver partecipato a molti convegni internazionali pur non avendo presentato nulla, una comincia a guardare ai filtri quantitativi come un miraggio!

    • Inviterei i sostenitori delle soglie numeriche a dare un’occhiata, anche a futura memoria, alle proposte a suo tempo avanzate dal CUN (e poi cestinate dal ministero). Il documento si trova qui, area per area: http://www.cun.it/media/113271/do_2011_05_24_002.pdf
      Ad esempio, nella mia area (14) per l’abilitazione ad associato si proponevano almeno due monografie e otto articoli o contributi in volumi collettanei: faccio notare che le mediane attualmente rese pubbliche sono 2 volumi e 10 articoli/capitoli di libro. Il criterio proposto dal CUN, evidentemente, era ragionevole, ed era anche più selettivo, dal momento che sarebbe stato necessario eguagliare entrambi i parametri (anziché, come ora, superarne uno pur essendo molto al di sotto dell’altro). C’è da chiedersi: non sarebbe stato più ragionevole procedere in quel modo, anziché arrivare a valori più o meno uguali, ma basati su calcoli infiniti realizzati a partire da dati raccolti in maniera molto discutibile (leggi: che presta facilmente il fianco a ricorsi)? Forse se non ci fosse stato da parte del ministero e dell’Anvur tutto questo furore contro la “corporazione” dei docenti, si sarebbe potuto mettere in piedi un processo di selezione un po’ più serio, senza “backdoors” e terze mediane fantasma.

    • Non é che io sia una fanatica della valutazione quantitativa, penso solo che, una volta che il criterio é quello, almeno la sua implementazione dovrebbe essere coerente con gli scopi dihiarati e non farsene beffa.

  7. Con tanta buona volontà ho cominciato a leggere decreti vari del Ministero e dell’ANVUR riguardanti quella “pagliacciata” delle procedure per la abilitazione scientifica (N.B. sono un associato e quindi mi interessa capire se darmi in pasto ai leoni o attendere tempi più tranquilli).
    Comunque il pensiero che vorrei condividere con tutti voi è questo: ma chi produce leggi, leggine e decreti non ha un pò di pudore ???
    è necessario un “accertamento della qualificazione scientifica degli aspiranti commissari”, cioè di professori ordinari che un concorso lo hanno vinto nel passato, e che potrebbero non avere i requisiti minimi che oggi vengono richiesti ai candidati.
    Mi piacerebbe tanto che queste liste venissero pubblicate, non solo quelle dei candidati ammessi al sorteggio!!
    A voi no?

    Daniela Zambarbieri
    Università di Pavia

    • cara DaniZ,
      per definizione, se gli ordinari del tuo settore sono 101 ce ne sono 51 che non superano la mediana, sia che siano tutti iper-produttivi sia che siano tutti nullafacenti.
      un criterio del genere lascia quantomeno perplessi in generale, ma comunque non può essere usuato per indignarsi nei confronti di chi non ha il requisito.
      certo, un ordinario che non passa nemmeno una mediana su tre difficilmente sarà iper-attivo, però quello della mediana non è un criterio adatto per fare liste di qualità intrinseca dei soggetti

  8. Per Malibranx: A non tenere tutto nello stesso calderone dovrebbe servire la terza mediana, quella sulle riviste ‘di fascia A’. Dell’elenco di queste riviste – per i settori non bibl. – stiamo aspettando ancora la pubblicazione. Credo però che nell’attesa si possa fare qualche ipotesi riprendendo la classificazione per la valutazione VQR; vero è infatti che, come è stato evidenziato, i due ranking sono fatti con criteri molto diversi, ma credo sia plausibile aspettarsi che le riviste finite in fascia A per la VQR lo siano anche nel ranking sulle valutazioni individuali. Così come credo ci si possa aspettare che tutte le altre riviste non di fascia A per la VQR (fasce B e C) vengano comunque considerate tra le pubblicazioni scientifiche. Così, nell’attesa della pubblicazione delle liste, qualche conto ‘ipotetico’ sul nostro posizionamento sulla terza mediana ce lo possiamo fare…

    • Questi sono in effetti i rumours che arrivano per l’area 13 (c’è pero anche una fascia D VQR delle riviste cui dovrebbe essere garantita almeno la “scientificità” nelle procedure per l’abilitazione).
      Tuttavia l’ANVUR ha promesso (forse, chissà, vai a capirlo dal documento accompagnatorio) liste differenziate per settore concorsuale, e questo rende difficile l’utilizzo della classificazione VQR, sopratutto per quanto riguarda le pubblicazioni “interdisciplinari”.
      E poi sembra che siano altre aree che stanno ancora (!?!) litigando …

    • Allora scommetterei che, almeno fino a dopodomani, la lista delle riviste in fascia A resterà invisibile…

    • Mi sfugge il valore processuale di (non) pubblicare la lista delle riviste per i settori non bibliometrici, visto che il bando prevede un’altra lista nota da tempo (quella dei data base WoS e Scopus) per i settori bibliometrici.
      Ma forse ormai dall’ANVUR ci si aspetta di tutto …

    • Semplice: se il TAR concederà la sospensiva, la cosa più probabile è che la terza mediana venga meno per tutti i settori, non solo per l’area 12. In caso contrario pubblicheranno le liste, sperabilmente.

  9. Scusate, chiedo aiuto nuovamente a questa comunità in quanto trovo le FAQ dell’anvur poco esaustive. Un dubbio che hanno in molti riguarda il superamento ai fini dell’abilitazione di almeno una mediana su tre per i settori non biliometrici, ciò significa che le altre due devo comunque essere almeno eguagliate? per esempio se sono richiesti 1 monografia, 16 articoli e 0 articoli su riviste in fascia A è sufficente superare la seconda mediana senza avere nessuna monografia? Altro dubbio: è stata contemplata la possibilità di sottoporre alla commissione la propria tesi di dottorato non ancora pubblicata? se si in che modo? spero che qualcuno mi risponda grazie.

  10. Leggo con ritardo la grottesca e demagogica proposta di Celenteron, che neanche Brunetta. Visto il pasticcio che hanno combinato con le mediane, io il lauto stipendio lo decurterei ai signori dell´ANVUR, altro che andare a toccare dei travet dell`accademia umiliati e offesi con stipendio bloccato per quattro anni!

  11. Leggo solo ora i commenti di Celenteron/ Alias amico dell’Artefice-
    “Non ho contato Segrè, Giacconi, Capecchi (fisica), Lauria, Levi-Montalcini e Dulbecco (medicina), Modigliani (economia) perché hanno fatto i loro lavori all’estero.”
    E no, caro mio, devi contarli poichè quasi tutti hanno studiato in Italia presso la tanto vituperata Università italiana, che evidentemente così sconquassata non è se forma tanti cervelli in fuga. molto apprezzati all’estero.
    Fra questi cervelli in fuga ci sono quelli che rientrano e poi si pentono (perchè qui la vita universitaria non è semplice), ci sono quelli che fanno finta di rientrare e si tengono un posto sicuro in Italia, mentre si fanno i titoli all’estero e ci sono quelli che vincono i premi e fanno la ricchezza di altri paesi restando all’estero …. meditate gente, meditate!

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