Le riviste on line non sono né casi isolati né rivoluzionari. In Italia ce ne sono quasi 300 fra le quali molte di scienze umane e sociali.
Dario Musolino e Paolo Rizzi hanno da poco pubblicato un post dedicato alle riviste on-line. A loro conforto, forse è utile far notare che in questo momento, nel mondo, le riviste on-line non sono né casi isolati né, tanto meno, rivoluzionari.
Per quanto concerne l’Italia, la Directory of Open Access Journals indicizza quasi 300 riviste in lingua italiana, fra le quali molte proprio di scienze umane e sociali. Per entrare nel DOAJ occorre richiedere l’inclusione e dimostrare di soddisfarne i criteri: il suo indice, dunque, contiene solo una porzione di un numero probabilmente molto più ampio.
È possibile mantenere in vita una rivista ad accesso aperto che non imponga costi agli autori? Certamente sì: alcune importanti università italiane – tramite il sistema bibliotecario o la university press – offrono gli strumenti per pubblicare riviste on-line senza gravare su chi fa ricerca. Ecco alcuni esempi:
- http://riviste.unimi.it/
- http://www.sba.unibo.it/it/almadl/servizi-almadl/pubblicare-riviste-scientifiche-di-qualita
- http://www.ojs.unito.it/
- http://www.fupress.com/riviste
Il sito francese Revues.org, dal canto suo, non nasce dalla collaborazione fra riviste, ma è una piattaforma offerta da Open Edition, un editore che ha abbracciato l’accesso aperto e il modello “freemium”.
E proprio perché le riviste on-line non sono più una novità, esiste anche una ricca riflessione e sperimentazione volta a superare la prassi di trasferire semplicemente la stampa in rete.
Per esempio l’overlay journal del matematico Tim Gowers applica la revisione paritaria tradizionale, ma sugli articoli pubblicamente disponibili in ArXiv; The Self Journal of Science è invece un archivio multidisciplinare con servizi comunitari di revisione, classificazione e discussione.
Nel mondo delle scienze umane, vale la pena segnalare almeno il testo di K. Fitzpatrick, che, essendo stato sottoposto a revisione paritaria aperta tramite Commentpress, è esito di una pratica coerente con la teoria. Perché, infatti, selezionare prima e pubblicare dopo, se non abbiamo più i vincoli tecnologici ed economici dell’età della stampa? In rete si può fare molto di più che scambiarsi i link, com’era comune negli anni ’90 del secolo scorso. Chi non si accontenta di una prospettiva sul passato e desidera uno sguardo sul presente e sul futuro può riflettere sulla tesi esposta da J.-C. Guédon nel numero d’esordio della rivista Nordic Perspectives on Open Science.
Non soltanto alcune importanti università italiane ma anche qualche Istituto Cnr pubblica in open access. TD Tecnologie Didattiche è un bell’esempio di rivista Cnr in Open Access su piattaforma Ojs offerta a basso costo dal Cineca. Speriamo che altre riviste Cnr si aggreghino sulla stessa piattaforma .
http://www.tdjournal.itd.cnr.it/index
Hi there. For your perfect information, OpenEdition is not a (commercial) publisher but a public infrastructure supported by four academic institutions in France : CNRS, EHESS, Université d’Aix-Marseille, Université d’Avignon. OpenEdition’s platform dedicated to journals : Revues.org actually emanates from a collaboration between journals (it was created in 1999 with 4 journals) and evolved into an infrastructure supported by public funding.