Ma chi scrive queste cose, non è che la sera magari prima di addormentarsi ha un momento di rimorso? Quando è cominciato tutto questo?” Nanni Moretti, da “Caro Diario”
Per quelli che negli anni ’60 guardavano Carosello (bei tempi…), la parola AVA evoca la famosa reclame di Calimero, il pulcino piccolo e nero: AVA come lava! Mentre agli appassionati di cinema americano hollywoodiano viene subito in mente la bella Ava Gardner. Ma l’AVA in voga di questi tempi è qualcosa di molto più serio, è nientepopodimeno che l’acronimo di Autovalutazione, Valutazione periodica, Accreditamento. Sul sito dell’ANVUR si legge che AVA è “un sistema di accreditamento iniziale e periodico dei corsi di studio e delle sedi universitarie, della valutazione periodica della qualità, dell’efficienza e dei risultati conseguiti dagli atenei e il potenziamento del sistema di autovalutazione della qualità e dell’efficacia delle attività didattiche e di ricerca delle università. L’ANVUR ha il compito di fissare metodologie, criteri, parametri e indicatori per l’accreditamento e per la valutazione periodica”. Perbacco: quanti e quali contenuti si possono nascondere dietro un semplice acronimo!
A proposito di AVA, in una comunicazione apparsa il 12 maggio scorso nel sito della ormai mitica Agenzia Nazionale di Valutazione di Università e Ricerca viene comunicato quanto segue :
Pubblichiamo oggi nella sezione AVA/documenti la tabella con i valori del fattore correttivo Kr per ciascun ateneo. Come descritto nel DM 1059/2013 Allegato B, il fattore Kr corregge in senso moltiplicativo l’indicatore relativo alla quantità massima di didattica assistita (DID). Ai fini del calcolo le università sono state divise in grandi, medie e piccole secondo il numero di prodotti attesi. All’interno di ciascun gruppo sono stati calcolati i quartili della distribuzione dell’indice di miglioramento, calcolato in base alla differenza percentuale tra l’indicatore finale VQR ed il peso dell’Università sul proprio gruppo in termini di prodotti attesi. Alle università appartenenti al primo quartile della distribuzione, per ciascun gruppo, viene attribuito il valore massimo del fattore correttivo Kr (Kr = 1,2), per quelle nel secondo quartile il valore Kr = 1,1 , mentre per le altre università Kr=1. Quindi il Fattore Kr non riduce mai il valore del DID.
L’ANVUR ci ricorda così che il fattore Kr serve per correggere l’indicatore DID della didattica assitita che comprende tutte le forme di didattica diverse dallo studio individuale erogabile. Il DID di un ateneo, per chi non lo sapesse, è definito dalla seguente formula: DID = (120 x Nprof + 90 x Npdf +60 x Nric) x (1 +0.30).
E’ triste e a dir poco preoccupante che un’attività importante e delicata come la valutazione della ricerca e della didattica venga ridotta ad un mero esercizio solipsistico e automatico di numerologia, fatto di definizioni, indici, fattori, formule, algoritmi, correttivi, regolette, dividendi e moltiplicandi. Costringere i docenti a cimentarsi con una tale selva intricata di regole che hanno poco a che fare con il buon senso e con la cultura, spingerli ad un uso così controproducente e perverso della numerologia significa solo allontanarli dalle loro vere e principali attività: l’insegnamento e la ricerca.
Dietro la scelta del fattore Kr potrebbe, però, nascondersi una fine conoscenza linguistica e forse anche un messaggio criptato: nella famiglia delle lingue indoeuropee, la radice kr rimanda al verbo “fare” e, secondo alcuni, anche al verbo “piangere“. Non a caso, un tale sistema di valutazione non può che far piangere!
Che i saggi dell’ANVUR, tra ASN, VQR e AVA, si siano fatti prendere la mano dal sistema di cui sono artefici e ormai dediti all’abuso della numerologia tout court, siano costretti a dare i numeri a vita? Per il loro bene e per evitare il rischio di overdose, auspichiamo che qualcuno al Ministero li aiuti a smettere. Ci sarà pure da qualche parte, una comunità per il recupero e la riabilitazione dei numero-dipendenti.
Agli ostinati seguaci dell’ANVUR, a chi propone la numerologia a tutti i costi e sostiene che sia oggettiva e democratica, consiglio di riflettere sulle numerose anomalie prodotte dai risultati delle recenti ASN e VQR e suggerisco di leggere l’approfondito intervento di Fabio Siringo, pubblicato di recente su Roars .
Nelle tabelle di cui a http://www.anvur.org/attachments/article/661/fattore%20correttivo%20Kr.pdf
qualcuno potrebbe gentilmente tradurre i titoli di rubrica
Prodotti attesi (% sul totale)
IRFS1 x 100
% miglioramento ?
Per quanto riguarda la formula della DID(attica)
DID = (120 x Nprof + 90 x Npdf +60 x Nric) x (1 +0.30)
rispuntano numeri di cui si discute da tempo. Lasciando stare le 120 ore frontali di prof. ord.ass. a tempo pieno (sempre che di questo si tratti), che è un altro paio di maniche, le 60 ore per i ricerc. temp.indet. hanno una tale storia recente dietro (sentenza TAR Bari e conseguenze) che ci si può domandare come può essere semplificata nelle 60 ore della formula e null’altro (retribuzione supplementare se l’ateneo ha soldi, 30 ore se non ne ha e altre varianti sul tema).
Grazie per ogni chiarimento, perché veramente si è mortalmente esausti.
Magari fosse solo questione di dare i numeri… Il problema e’ quelsta numerologia non ha nemmeno uno straccio di giustificazione.
L’ assurdo del DID, incluso il fattore Kr (ma sta per Kriptonite ?) e’ che, evidentemente per evitare la possibilita’ di Atenei basati sulla sola didattica esterna, si arriva al capolavoro di mettere un tetto anche alle attivita’ didattiche interne. Alla faccia di qualsiasi autonomia.
Poi, la relazione logica tra buone performances nella ricerca come precondizione per la possibilita’ di fare maggior didattica sfugge a qualsiasi tentativo di comprensione.
A quando una richiesta corale (CRUI e CUN in primis) di dimissioni dell’ attuale direttivo anvur ?
L’aspetto numerologico ha veramente dell’incredibile: in base a quale criterio per esempio i coefficienti a seconda dei quartili siano 1.2, 1.1, 1 e 1 è per me un mistero totale. Ma mettiamolo tra parentesi. Se ben capisco, in soldoni lo spirito del fattore kr mi pare il seguente: «se un’Università complessivamente fa molta ricerca, i suoi docenti complessivamente hanno il diritto di fare più didattica». Se erro nell’interpretazione, sarei dinceramente grato a chi volesse correggermi. Ma se l’interpretazione giusta è questa, mi rimane doppiamente misterioso il senso di questa correzione. O meglio, lo intuisco ma mi pare veramente deviante: come se i corsi laurea fossero un premio che l’Università deve in qualche modo guadagnarsi, non un servizio che essa presta alla nazione. Ripeto: può essere che sbaglio, ma tra gli effetti di questa numerologia delirante c’è anche quello di dissimulare gli orientamenti e le poste in gioco, e di impedire quindi un dibattito su tutto ciò, mascherando sotto procedure «oggettive» di calcolo le impostazioni ideologiche più ottuse.
Il direttivo ANVUR è figlio degli orientamenti politici che stavano alla base della 240/2010. Uno dei pilastri di quella visione era che c’era “troppa università”. Come se la vera missione dell’ANVUR fosse quella di dare una drastica potatura ad un sistema sovradimensionato e inefficiente. Se ne fosse confermata l’esistenza, questo pregiudizio ideologico spiegherebbe tante assurdità della valutazione all’italiana in cui il rigore scientifico e tecnico sembrano continuamente inquinati da un preciso finalismo.
Una piccola antologia può aiutare a mettere a fuoco.
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In Italia abbiamo 100 università, una per provincia. Sono troppe? Dipende … Il problema è che tutte e 100 le nostre università offrono, oltre ai corsi di triennio, corsi di biennio e di dottorato (F. Giavazzi, 2010)
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Che nell’università ci siano troppi professori è un fatto (F. Giavazzi 2010)
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È inaccettabile che ci siano 5500 corsi di laurea, mentre in Europa ne troviamo la metà (M. Gelmini 2008)
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È risibile il tentativo di qualcuno di collegare la bassa qualità dell’Università italiana alla quantità delle risorse erogate. Il problema, come ormai hanno compreso tutti, non è quanto si spende (siamo in linea con la media europea) (M. Gelmini 2009)
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Siamo sicuri che questo paese davvero abbia bisogno di più laureati? (F. Giavazzi 2012)
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la spesa italiana per studente equivalente a tempo pieno diventa 16.027 dollari PPP, la più alta del mondo dopo Usa, Svizzera e Svezia (R. Perotti 2008)
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l’università italiana non ha un ruolo significativo nel panorama della ricerca mondiale (R. Perotti 2008)
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Affermare che l’Italia spende poco per l’università è falso. Il nostro Paese spende molto ma lo fa male, alimentando sprechi e privilegi non più sostenibili (M. Gelmini 2010)
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Tutte le università dovranno ripartire da zero. E quando la valutazione sarà conclusa, avremo la distinzione tra researching university e teaching university. Ad alcune si potrà dire: tu fai solo il corso di laurea triennale. E qualche sede dovrà essere chiusa. Ora rivedremo anche i corsi di dottorato, con criteri che porteranno a una diminuzione molto netta. (S. Benedetto, membro del Direttivo ANVUR)
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Su Roars abbiamo smontato queste mitologie una ad una (https://www.roars.it/universita-miti-leggende-e-realta-collectors-edition/), ma per gran parte dell’opinione pubblica e, viene da pensare, anche per il Direttivo ANVUR sono ancora vere e costituiscono la stella polare di ogni intervento sull’università e la ricerca.
Certo, ormai le università sono soggette ai dettami dell’ANVUR, e gli effetti sono disastrosi!
Non dimentichiamoci che alla burocrazia numerologica dell’ANVUR, si è aggiunto il vincolo degli ordini di articoli e di prodotti scientifici tramite Mepa, con un rallentamento enorme dei tempi di consegna e un danno al lavoro di ricerca.
Per quel che ho intuito io, il fattore correttivo Kr (=korrettivo), è una specie di amplificatore dei risultati ottenuti dagli atenei, espressi nelle prime tre colonne che però non capisco cosa significano (Prodotti attesi % sul totale, IRFS1 x 100, % miglioramento). Il Kr distanzia meglio gli atenei ‘virtuosi’, i primi due quartili hanno risultati ingranditi del 1,2 – 1,1 . Le altre due categorie, in negativo, rimangono dove sono. A che cosa serve? Probabilmente per premiare i primi due quartili, in base ai dati delle prime tre colonne, per cui essi possono assumere più personale per la cosiddetta didattica assistita (lezioni, esercitazioni, seminari, laboratori). Per studio individuale erogabile si deve probabilmente intendere lo studio che si basa sul materiale presentato a lezione, esercit. ecc. e sulla bibliografia.
Ciò che è sconvolgente e scandaloso è l’uso di questo linguaggio KRiptico e la volontà determinata di NON farsi capire. E’ tale lo sforzo di stare sempre appresso a queste mostruosità concettuali e verbali, che la maggior parte si rassegna ad essere condotta come un gregge (al pascolo, la macello, verso un precipizio), sperando sempre che le ultime due non si verifichino.