Le notizie concernenti lo svolgimento di prestazioni di chiunque sia addetto ad una funzione pubblica e la relativa valutazione sono rese accessibili dall’amministrazione di appartenenza.

          Questo è il testo dell’art. 19 del Codice della Privacy che, secondo i professori Andrea e Pietro Ichino (Corriere della Sera, 14 giugno) imporrebbe all’Agenzia Nazionale per la Valutazione dell’Università e della Ricerca (ANVUR) di rendere pubbliche le valutazioni individuali di alcuni lavori scientifici dei docenti universitari, utilizzate dall’ANVUR per valutare i dipartimenti universitari.

E, in effetti, perché mai i professori dovrebbero sottrarsi ad una regola applicata agli altri impiegati dello Stato? Del resto molte università richiedono a tutti i docenti di mettere “in rete” l’elenco delle loro pubblicazioni scientifiche. Già esiste una banca dati che per ogni docente ne accoglie l’elenco delle sue pubblicazioni, da lui stesso compilato. Purtroppo l’accesso a questa banca dati non è pubblico né può essere reso pubblico dal docente stesso.  Ben venga dunque l’apertura al pubblico di questa banca dati, in nome della trasparenza. Ognuno potrebbe allora, con la propria competenza, ed i propri criteri, valutare la ricerca scientifica di ogni docente.

Naturalmente chi non ha competenze specifiche troverebbe difficile operare una valutazione comparativa, tra due docenti che si occupano di argomenti diversi (mettiamo due matematici che si occupano il primo di analisi reale e l’altro di analisi complessa). Anche tra scienziati che si occupano dello stesso argomento il paragone non è facile. Ma è naturale che la ricerca scientifica sia valutata da persone competenti, mentre succede spesso che la valutazione mal si presti ad una “graduatoria di merito”. La pubblicità dell’elenco delle pubblicazioni scientifiche consente comunque una valutazione a chi ha gli strumenti per valutare.

Tuttavia i professori Ichino chiedono qualcosa altro. Chiedono cioè che alcuni passi intermedi del processo di valutazione di intere istituzioni, passi che consistono in una valutazione di alcuni lavori scientifici dei professori, siano resi noti per consentire anche a chi non è competente della materia, un giudizio sull’attività scientifica dei professori.

Giustamente il Presidente dell’Agenzia di Valutazione non ha aderito a questa richiesta, perché le inevitabili semplificazioni ed arbitri che si compensano in una valutazione collettiva, non sono tollerabili per una valutazione individuale. Possiamo aggiungere che nessuna valutazione individuale di un funzionario pubblico può basarsi su giudizi anonimi che non consentono di replicare. Invece sono proprio i giudizi di “anonimous referees” (letteralmente: arbitri anonimi) che vengono utilizzati dall’ANVUR. Non parliamo poi della pratica (giustificata per i grandi numeri) di giudicare un lavoro scientifico sulla base di una possibile graduatoria delle riviste, magari basata su un indice statisticamente criticabile e facilmente manipolabile come il cosiddetto “Impact Factor”. Infine, mentre è  sensato che una valutazione collettiva prenda in esame, per ogni autore, solo tre articoli degli ultimi anni, questa limitazione non ha più senso per le valutazioni individuali. In quanti articoli e con quale continuità si registrino i risultati della ricerca scientifica di un individuo dipende dalle caratteristiche della ricerca e dallo stile individuale.

         Fa bene quindi l’ANVUR a resistere a richieste demagogiche.

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4 Commenti

  1. Un limite della valutazione ANVUR oltre ad alcuni altri (ad esempio nel campo scientifico secondo l’ANVUR in lavori con multipli autori chi sta in panchina e chi invece è il centravanti o il preseidente della squadra, valgono uguali) è il suo concentrasi sulle strutture e non suoi docenti. Ma forse questo è il vero scopo.
    Può accadere che ad un docente molto produttivo venga chiesto di riunciare ad un suo ottimo lavoro nel quale è autore principale, in favore di un altro docente meno produttivo co-autore in quel lavoro, perchè il secondo non ha molti altri lavori da proporre.
    Tutto per il bene della struttura.

    • Il secondo punto è stato fatto con forza dal presidente dello INFN che ha dichiarato che per quanto riguarda lo stesso INFN l’attribuzione dei lavori con multipli autori era fatta dai vertici dello stesso INFN. Il video con l’intervento del presidente dello INFN è stato già citato da Sylos Labini e si trova in http://youtu.be/Ao0hVg_vU8I. Da notare che molti lavori attribuibili allo INFN hanno decine di coautori.

  2. Quindi possiamo serenamente affermare che le valutazioni ANVUR sono completamente fuorvianti per fare classifiche individuali degli scienziati, al massimo possono essere usate per individuare docenti completamente inattivi sul piano delle pubblicazioni

  3. Hai ragione, caro Alessandro. I giudizi sui singoli docenti, come su qualunque altra persona, non possone essere basati su un campionamento molto parziale del suo curriculum (tre lavori!!). Il docente universitario svolge le tre diverse funzioni della ricerca, dell’insegnamento e del servizio all’istituzione. Tre pubblicazioni sono, di norma, una frazione molto piccola dela produzione scientifica, e caratterizzano male anche solo la fase ricerca. Non contribuiamo a mettere alla gogna tanti validi docenti ed esaltarne alcuni, in un modo molto spesso ingiustificato, in quanto parziale. Stiamo attenti; a voler giudicare un fenomeno guardando dal buco della serratura si possono commettere errori sostanziali. Si tenga presente che questi parziali giudizi potrebbero influenzare la valutazione di professionisti quali medici, avvocati, ingegneri, in modo distorcente per il gran pubblico!!

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