Gli studenti di Link hanno lanciato l’allarme, confermato da un articolo de Il Fatto Quotidiano. Il Governo del cambiamento si appresta a lanciare i prestiti d’onore per studenti universitari del Sud. Il sogno della Gelmini, di Ichino e Terlizzese troverà realizzazione, anche se solo in una parte del paese. Non sappiamo ancora in quale forma, né con quali regole. Sembra che gli uffici del viceministro Fioramonti siano in imbarazzo. E si difendono dicendo che si tratta di un progetto ereditato dalla Ministra Fedeli e che in ogni caso ce lo chiede l’Europa. E se ce lo chiede l’Europa, il governo del cambiamento non può che obbedire, anche se i prestiti agli studenti non erano nel contratto di governo. Tanto si parla di 8000 studenti del Sud, mica di MiniBot.
Nella foto: Il Ministro Bussetti, Valeria Fedeli e, a destra, il Viceministro Fioramonti.
Gli studenti di Link hanno lanciato l’allarme, confermato da un articolo del Fatto Quotidiano. Il Governo del cambiamento si appresta a lanciare i prestiti d’onore per studenti universitari del Sud. Il sogno della Gelmini, di Ichino e Terlizzese troverà realizzazione, anche se solo in una parte del paese. Non sappiamo ancora in quale forma, né con quali regole. La lunghissima discussione degli scorsi anni che aveva contribuito ad allontanare questa ennesima pessima riforma, appare ormai dimenticata. E si ricomincia daccapo.
Pare che la questione imbarazzi un po’ il Movimento Cinque Stelle. Si legge sul Il Fatto Quotidiano che “si tratta di un progetto ereditato dal Ministro Fedeli” e che
“Negli uffici del sottosegretario Fioramonti, l’idea di finanziare i prestiti non era proprio la benvenuta. A un certo punto hanno però dovuto decidere: non fare nulla avrebbe voluto dire perdere i soldi europei.”
Dal che si ricava che negli uffici del sottosegretario si preferisce prendere soldi per una pessima politica, piuttosto che rinunciare a quella politica. Siamo ad una versione “imbarazzata” del “ce lo impone l’Europa” dei governi che hanno preceduto il governo del cambiamento.
Ad essere imbarazzato dovrebbe essere anche il Ministro Bussetti che, circa un anno fa, commentando il lancio da parte del MIUR di un sondaggio sui prestiti d’onore, dichiarava alla Stampa che “non era una sua iniziativa” e che comunque non era sua intenzione introdurre il prestito d’onore.
Evidentemente il Ministro ha cambiato idea. E noi non dubitiamo che al MIUR ci sia chi si frega le mani nel vedere finalmente realizzata una politica che riuscirà a sottoporre alle regole della finanza anche gli studi universitari anche in Italia, come al solito in ritardo e dopo che quella politica si è dimostrata già fallimentare pressoché ovunque. A fregarsi le mani ci sono anche, ovviamente, anche gli intermediari finanziari che saranno prescelti dal MIUR per l’attuazione della misura e che vedranno aprirsi un nuovo e lucroso business. Ed a pagare saranno le famiglie e gli studenti del Sud.
Così potranno andare tutti al nord, dove prospera l’eccellenza, lasciando morire di inedia le università del sud con i loro territori.
La prima cosa che ho pensato anch’io.
Carissimi,
mi pare un fatto di enorme gravità, e spero che possa essere scongiurato.
Dimostra, per altro, quello che chiunque voglia può vedere, ovverosia che le politiche di austerità non sono strumentali al risanamento economico (in una crisi di domanda, l’austerità, ovviamente, contrae ulteriormente la domanda), ma -creando deflazione (e quindi rendendo più lucrosi gli interessi: che appunto non vengono erosi dall’inflazionr), rarefazione monetaria, e contrazione dell’intervento pubblico (entrambi fattori che costringoni i privati a prendere più soldi a prestito)- solo agli interessi dei prestatori professionali di denaro.
Credo che noi docenti non dovremmo lasciare gli studenti soli in questa “battaglia”.
Se vogliono coinvolgere anche noi, a livello di petizione aut similia, io ci sono.
Tom Bombadil
Avranno questi studenti anche delle famiglie? Ma guardando a certi comportamenti di bambini o di ragazzi giovani, certi genitori sono più infantili e deresponsabilizzati dei figli.
Mauro Moretti mi prega di postare a commento di questo post le righe finali di una sua recensione apparsa su Ricerche di Storia Politica.
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“[…] Forse con una punta di pessimismo l’A. oppone all’ideale da New Deal dell’ampliamento dell’accesso all’istruzione superiore come parte di un progetto di elevazione della cittadinanza e di ricerca del pubblico bene a fondamento dello Stato la distruttiva visione corrente: «Education for the neoliberals is by no means a public right but rather a potentially profitable private investment which produces rational consumers and disciplined workers. Such ideas can only lead to the undermining of the bourgeois form of the democratic state» (p. 187). Una postilla finale. Mentre scrivo queste righe, leggo che in Italia si torna a parlare di prestiti d’onore agli studenti. I dati sull’indebitamento studentesco negli Usa sui quali l’A. si sofferma, sono impressionanti, di scala tale da far temere conseguenze finanziarie di ordine generale. E in questo quadro, in alcune università statunitensi i rappresentanti degli enti che concedono prestiti agli studenti siedono negli organi di governo: ovvero, gli atenei diventano gli usurai dei loro stessi studenti. Mi domando a chi, da noi, piacerebbe far parte di un sistema con queste caratteristiche. Forse a quei commentatori, di solito di area bocconiana, che nell’ultimo quindicennio ed oltre hanno infestato il discorso pubblico sull’università italiana valendosi degli spazi loro largamente concessi dai giornaloni. A me no.”
da: Moretti M, (2018) rec. di H. Heller, The Capitalist University. The Transformation of Higher Education in the United States since 1945, London 2016 in RICERCHE DI STORIA POLITICA, Vol.XXI, pag. 335-338, ISSN 1120-9526
A proposito di quanto sopra, cito da un libro di Luciano Canfora, “1956. L’anno spartiacque”, Sellerio, I ed.2008, pp. 24-5, per la precisione dalla traduzione it. di una parte del discorso di Stalin al XIX congresso del PCUS, 1952. Spero non scandalizzi nessuno. “Un tempo la borghesia si permetteva di fare del liberalismo, difendeva le libertà democratico- borghesi, e in tal modo si creava una sua popolarità. Oggi del liberalismo non è rimasta traccia, non vi è più libertà individuale e i diritti della persona sono riconosciuti solo a chi possiede il capitale. Tutti gli altri sono considerati [NB] grezzo materiale umano, adatto ad essere sfruttato. […].” 1952 vs 2016