Negli ultimi giorni, il CNR è assurto agli onori della cronaca per la incredibile situazione nella quale si trova, essendo privo di presidente e vice-presidente e con un CdA ridotto a soli due membri effettivi (su cinque). In pratica, il più grande ente di ricerca italiano non ha in questo momento un rappresentante legale, ed è dunque immobilizzato: per citare un esempio, non è detto che siano validamente presentati i progetti al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, la cui scadenza è fissata al 22 febbraio.

A differenza dell’Università, che elegge i propri organi di governo, il Presidente del CNR è di nomina politica, essendo scelto dal Ministro vigilante.

Pertanto, per cercare di spiegare come si sia potuti arrivare a questa incredibile (o piuttosto incresciosa) situazione non si può prescindere da una domanda.

Qual è l’interesse politico nella nomina del Presidente del CNR?

Certamente, il prestigio dell’incarico, vista la reputazione scientifica dell’Ente, ma non solo. Infatti, il CNR gestisce, in modo sostanzialmente libero svariate decine di milioni di euro all’anno, distribuendoli a vari soggetti, in particolare con il meccanismo dei fondi vincolati nel FOE, fondi probabilmente destinati a crescere con l’arrivo del Recovery Fund. Questo retaggio del tempo in cui il CNR era “agenzia”, si concretizza in una formidabile opportunità per implementare delle politiche scientifiche nel migliore dei casi o per alimentare clientele nel peggiore, visto che essi sfuggono a qualsiasi meccanismo di selezione competitiva. Non ultima, c’è poi la gestione delle assunzioni visto che, in base ad un regolamento del personale che vìola apertamente la Carta Europea dei Ricercatori, le commissioni di concorso del CNR sono nominate in modo autocratico dal solo presidente.

Questa chiave di lettura getta una luce diversa su quanto è accaduto negli ultimi 12 mesi e ha portato oggi a questo inedito stallo che sta spingendo la comunità scientifica interna a chiedere, con sempre maggiore forza, una modifica legislativa che accordi ad essa un pieno autogoverno del CNR.

Vediamo, quindi, cosa è accaduto nell’ultimo anno, cercando di analizzarlo sotto una prospettiva critica.

Il mandato del presidente Inguscio scade il 20 febbraio 2020 e un’apposita call per viene lanciata dal comitato di selezione nel dicembre 2019. Attorno a questa call si accavallano 3 ministri. La call è infatti lanciata dal ministro Fioramonti, ma è relativa a un comitato di selezione nominato dal predecessore Bussetti. Nelle more dell’espletazione della selezione, Fioramonti si dimette, e subentra Manfredi (per Università e Ricerca).

È in questa frammentazione (e diversità di colore dei vari Ministri) che si può intravedere l’origine, inconfessata ed inconfessabile, dei problemi odierni.

Quando, a metà/fine febbraio 2020, la cinquina selezionata arriva sul suo tavolo, il ministro Manfredi prende infatti tempo, ritarda la decisione: probabilmente nessuno dei nomi proposti è di suo gradimento. Si arriva così a metà marzo, quando Inguscio era in proroga di legge da ormai un mese (cosa mai accaduta nella storia recente del CNR).

A questo punto, la storia prende il sopravvento, con lo scoppio della pandemia. Il governo decide di prorogare i mandati dei presidenti degli Enti di Ricerca (EPR) fino al 31 luglio 2020 e così Manfredi, novello temporeggiatore, trova un modo per mettere in pratica qunato stava già facendo rimandare, senza alcun motivo, la scelta del nuovo presidente. Ciò malgrado fosse stato pubblicamente invitato a superare questo immobilismo da una lettera aperta inviatagli ad aprile e sottoscritta da oltre 500 ricercatori del CNR e sebbene, nelle successive proroghe (luglio e ottobre 2020), il parlamento avesse precisato che le proroghe non interrompono le procedure di selezione in corso [1], imponendo il 31/1/2021 come limite massimo entro cui procedere “in ogni caso” [2].

Non curante di queste indicazioni, Manfredi continua a non fare nulla, fino a quando si trova nel mezzo della crisi di governo. A quel punto infatti, l’Ente si chiede cosa avverrà il 31/1/21, visto che un primo parere dell’ufficio legale del MUR ha indicato quella data come la scadenza della proroga di Inguscio. In tutta fretta, il solerte ufficio legale del MUR ci ripensa e modifica il proprio parere, indicando nel 14 febbraio 2021 la scadenza della proroga di Inguscio sulla base di una nuova interpretazione delle norme, uno sport piuttosto diffuso presso quel ministero.

Dopo questo scambio, si arriva all’11 febbraio quando, Manfredi il Temporeggiatore, ormai dimissionario, ha un sussulto e nomina ben 3 membri del CdA dell’Ente (Patrizio Bianchi, Gabriele Fava, Lucio D’Alessandro) senza nominare il presidente e con la precisa indicazione di nominare, nelle more un vicepresidente.  Una cortesia istituzionale pensano alcuni, per lasciare al nuovo ministro la scelta del presidente del principale ente. Ma a ben guardare le nomine si intuisce una ben diversa strategia.

L’ormai ex-presidente Inguscio, ad un giorno dalla sua definitiva decadenza, convoca (in ossequio al diktat ministeriale) un CdA per lo scorso 13 febbraio che però non avrà luogo per mancanza di numero legale. Infatti, Patrizio Bianchi nominato ministro rassegna le proprie dimissioni, come pure l’avv. Fava che, scelto nella rosa indicata da Confindustria, è incompatibile in quanto membro del Consiglio di presidenza della Corte dei Conti. Infine, Lucio D’Alessandro, rettore del Suor Orsola Benincasa, un’università privata che ha alcuni contratti e progetti in essere con il CNR, possibile fonte di incompatibilità, non si presenta alla riunione.

E così, dal 15 febbraio 2021 il CNR è privo di un rappresentante legale.

Intanto al MUR è stata nominata la ministra Maria Cristina Messa che, ironia della sorte, pare fosse al quarto posto nella cinquina per la presidenza consegnata a suo tempo al ministro Manfredi. La neo ministra si impegna a risolvere la questione rapidamente, anche perché a partire dal giuramento del giorno 13 è nella pienezza delle sue funzioni.

Tuttavia, i giorni passano senza che il MUR dia segni di vita, fino al 19 febbraio quando la Ministra nomina nel CdA Nicoletta Amodio, in sostituzione dell’avv. Fava, attingendo dalla terna proposta da Confindustria. Ancora una volta, e ci sarebbe da ridere se la situazione non fosse drammatica, la scelta ricade ancora su un soggetto di cui appare chiaro il profilo di incompatibilità. Infatti, Nicoletta Amodio è dipendente di Confindustria dove si occupa di trasferimento tecnologico. Come tale, la sua posizione è in contrasto con le norme statutarie di incompatibilità, poiché Il CNR ha rapporti di ricerca e contratti passivi con imprese, anche con società di Confindustria [3].

Come se non bastasse, il MUR, nel comunicare la nomina di Nicoletta Amodio, non si priva di praticare il suo sport interpretativo, dettando all’Ente, teoricamente autonomo, la propria interpretazione dello statuto.

Eh già perché a norma dello statuto il CdA è convocato dal presidente, in assenza del presidente il vice può sostituirlo ma se non ci sono né presidente né vice chi convoca il CdA? La vena creativa del MUR non conosce limiti e quindi citando degli articoli dello Statuto in modo quasi casuale ha raccomandato di far convocare il CdA dal membro con maggiore età anagrafica [4].

In mancanza di una norma statutaria, potrebbe essere accettabile una certa elasticità per uscire da una situazione di stallo venutasi a creare per motivi imprevedibili, ma la situazione attuale non è casuale ma frutto di precise decisioni, ovvero di omesse decisioni ministeriali.

Il CNR è privo da una settimana di un rappresentante legale perché la ministra, pur avendo tutti gli elementi per poter procedere alla nomina ed in presenza di una precisa previsione di legge che la obbliga a procedere “in ogni caso” alla nomina ormai già da 20 giorni, non provvede.

Perché non lo fa?

Teoricamente in Italia, i ministri come gli altri cittadini, sono sottoposti alla legge e la legge prevede che il ministro scelga il presidente da una rosa che gli è sottoposta proprio per mitigare la ferita all’autonomia costituzionale di un Ente di Ricerca, qual è una nomina politica effettuata da un ministro. Per questo il ministro non può effettuare una scelta in modo arbitrario ma deve attenersi alla rosa selezionata da un comitato che appartiene alla comunità scientifica.

L’attuale situazione di stallo è quindi determinata da una pervicace omissione del ministro Manfredi, prima, e della ministra Messa poi, in perfetta continuità e con un’apparente comunione di intenti.

A cosa mira questa strategia? Appare evidente la volontà di non nominare un presidente dalla rosa che è stata sottoposta e dell’altra la spinta a nominare un vicepresidente, forzando un po’ lo Statuto. Il Vicepresidente chiaramente è persona gradita e a lui sarà affidato di una reggenza senza limiti di tempo.

Il tutto in spregio della legge e senza alcun rispetto verso chi opera nel CNR.

La comunità scientifica del CNR saprà trovare la forza per prendere in mano e rivendicare il proprio futuro?

Una lettera-petizione per chiedere il pieno autogoverno dell’Ente ha già raggiunto le 2900 firme in pochi giorni. Che sia l’inizio di una lunga battaglia?

[1] Il D.L. 14 AGOSTO 2020, N. 104 ha soppresso il secondo periodo dell’art. 100, c. 2, del d.l. 17 marzo 2020, n. 18,

[2] art 1 comma 4 bis DL 125/2020 come  modificato in fase di conversione con la Legge 27 novembre 2020, n.159     https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/12/03/20G00182/sg.

[3] Se è possibile comprendere le motivazioni che hanno spinto il legislatore a consentire a Confindustria di indicare dei nomi da nominare nel CdA del CNR (motivazioni che io non condivido perché ledono profondamente l’autonomia dell’Ente tutelata dalla Costituzione) perché il componente rappresenta l’interesse generale della ricerca applicata per il mondo delle imprese e per l’economia, il caso di una dipendente di Confindustria è in palese contrasto con le norme statutarie di incompatibilità. Il CNR ha rapporti di ricerca e contratti passivi con imprese e Il CNR di fatto e di diritto favorisce certe imprese conferendo loro know-how, il  CNR fa i contratti di fornitura elettricità, telefonia, impianti, buoni pasto, anche con società di Confindustria. Un dipendente di Confindustria è nelle condizioni strutturali di conflitto di interesse tra gli interessi del CNR e quelli delle aziende associate a Confindustria che le pagano lo stipendio e difatti lo Statuto prevede, esplicitamente, questa come causa di incompatibilità.

[4] il messggio del MUR recita testualmente “…raccomanda di voler procedere, ai sensi del combinato disposto dell’art. 6, comma 4 e dell’art. 7, comma 2 lett. n) del vigente statuto, alla convocazione del Consiglio di Amministrazione da parte del Consigliere anagraficamente più anziano ai fini dell’elezione del vicepresidente, che dovrà rimanere in carica fino alla ricostituzione del collegio perfetto del Consiglio di Amministrazione”.

Lo statuto prevede in tali articoli che il vicepresidente sostituisca il presidente e che il CdA nomini un vicepresidente, peccato che la nomina del vicepresidente avviene, ai sensi dello statuto, su proposta del presidente anche perché non ha senso la nomina di un vicepresidente scollegata a quella di presidente.

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2 Commenti

  1. “A differenza dell’Università, che elegge i propri organi di governo, il Presidente del CNR è di nomina politica, essendo scelto dal Ministro vigilante”

    Questo vale per tutti i presidenti degli EPR, mentre per i membri del CdA, o una loro frazione, e’ diverso per ogni ente secondo il proprio Statuto (p.es. noi all’INAF eleggiamo due dei membri del CdA e alcuni del CS). In ogni caso nominare un presidente rapidamente e’ possibile, come e’ avvenuto per noi a causa del decesso del Presidente D’Amico, con nomina di un altro presidente dalla “rosa” prodotta dal precedente search committee … e abbiamo sempre avuti come presidente “uno di noi” (staff o associato).

    “Qual è l’interesse politico nella nomina del Presidente del CNR? Questo retaggio del tempo in cui il CNR era agenzia …”

    Forse perche’ un ente monodisciplinare come INAF (o l’astrofisica) desta pochi interessi politici ? … forse, quasi cent’anni dopo Volterra, anche il CNR dovrebbe scindersi in enti monodisciplinari ? Dopo di che chi farebbe la funzione di agenzia in modo imparziale ?

  2. Di commenti ne ho due (almeno):

    1) Il CdA del CNR è intrinsecamente in conflitto di interessi. Infatti, oltre la Confondustria rappresenta la CRUI, e la conferenza Stato-Regioni. E’ ovvio che questi rappresentanti sono divisi (per essere ottimisti) tra fare gli interessi delle istituzioni che li nominano, e quelli del CNR. Mi sembra che nessun altro EPR abbia una così massiccia presenza esterna, piuttosto ci sono due rappresentanti elettivi

    2) Uno degli effetti nefasti della proroga del CdA, a mio avviso gravissimo, è stato il procrastinarsi del blocco delle assunzioni di ricercatori TD, anche su fondi di progetti europei. Forse far scappare all’estero i giovani più preparati non è valutato così negativamente da tutti (e al diavolo i progetti, si arrangino con gli assegni di ricerca!)

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