Il nuovo Piano Nazionale della Ricerca, approvato dal CIPE il 1 maggio 2016 e presentato dalla ministra Giannini il giorno seguente, mobilita risorse di diversa provenienza:
- Fondi di diretta competenza del MIUR, quindi stanziati con la Legge di stabilità anno per anno (FIRST – fondo per la ricerca fondamentale, FFO – fondo delle università, FOE – fondo degli enti di ricerca, FISR – fondo integrativo per interventi specifici)
- Fondi strutturali nazionali (PON)
- Co-finanziamento di fondi strutturali europei (FSC – Fondo di Sviluppo e Coesione)
per alimentare 6 programmi. Di gran lunga il più rilevante è quello relativo al capitale umano (bandi competitivi, matching funds per vincitori di bandi europei, dottorati, chiamata di ricercatori), seguito dal finanziamento alla ricerca industriale (prevalentemente centrato sui 12 cluster tecnologici nazionali), il programma per il Mezzogiorno (prevalentemente su infrastrutture di ricerca e tecnologie abilitanti), e il co-finanziamento delle infrastrutture di ricerca (tramite l’apposito piano, PNIR).
Il totale, per il primo triennio, ammonta a 2,5 miliardi di Euro, di cui il 20% proviene appunto da fondi strutturali europei. Viene naturale confrontare tali risorse con quelle previste dalla prima bozza (febbraio 2014) del PNR, elaborata durante il dicastero Carrozza, per le quali però non era indicata analiticamente la provenienza.
Infine, giova sottolineare che le risorse indicate dalla matrice riportata nel testo definitivo del PNR sono solo quelle di diretta competenza del MIUR e non sono incluse le risorse concorrenti, ovvero quelle provenienti dai programmi regionali (POR) e dai fondi competitivi europei (Horizon 2020).
ok, i contenuti sono seri …
ma davvero alla categoria capitale umano (citazione di Virzì?) hanno avuto il coraggio di usare i due acronimi FARE RIDE ??
per non parlare degli startupper (il ritorno dello Jedi) e dei contamination lab (virus letale)
UN giorno questi documenti saranno studiati per capire come è stato possibile il suicidio di un paese.
Suvvia!
Con il suono di questi termini moderni spira il vento dell’innovazione, dobbiamo lasciarci trasportare verso la modernità!
(Ogni tanto, mi chiedo sgomento quanto manchi all’adozione ufficiale della Newspeak…)
Suicidio-omicidio incomprensibile di una comunità con 800 anni di storia alle spalle, con molte tradizioni illustri, biblioteche, musei, laboratori, docenti …
Tutto al macero, le persone esaperate, i ragazzi in fuga. SUA, RAR, RAD, percentuali di prodotti, documenti deliranti,
questionari anonimi.
Dio santo, ma perché tutto questo?
Economia di mercato, o neo-liberismo. L’università pubblica non rende abbastanza ai privati. Ergo, deve scomparire, sostituita da magnifiche università per ricchi in stile USA.
Temo che ci riusciranno.
Forse hanno una versione un po’ semplicistica di quello che il sistema delle università negli Stati Uniti. Fatta di “Ivy league” ma anche di “Community College”, “State Univerisity”, “Liberal Art College” e varie altri tipi di studi superiori. Quello che manca in Italia e’ la volontà delle classi privilegiate di pagare per essere classi privilegiate. Vogliono l’università da classe privilegiata ma pagata dallo stato. In Italia non e’ vietato fondare un Università privata, chiedere 50.000 Euro anno per le tasse di iscrizione, quello che manca e’ un mercato di persone che sono disposte a pagare 200.000 Euro per dare un istruzione superiore ai loro figli. Se ci fosse una domanda per questo tipo di offerte ci sarebbe un offerta corrispondente. Se non c’e’ domanda allora non c’e’ l’offerta corrispondente questa è una delle regole del libero mercato. Ora sembra che si voglia creare il mercato per un prodotto che non è richiesto eliminando i prodotti alternativi ovvero eliminando le università statali.
Ah, de.pietri, ma è così che funziona il capitalismo: creando bisogni che poi soddisfa (a caro prezzo).
1. Nessuno paga 20.000 € / anno per un’Università privata, se c’è un’Università statale che funziona a 1.000 € / anno.
2. Quindi, si convince chi di dovere che l’Università statale è inefficiente, corrotta, piena di fannulloni.
3. Per ridurre gli sprechi, si taglia.
3. Ovviamente, tagliando i finanziamenti, l’Università non funziona più.
4. Quindi, a maggior ragione, bisogna tagliare perché l’Università non funziona, è corrotta, sprecona, ecc., fino al collasso.
5. Quando l’Università statale è eliminata, si fanno delle Università private (o si privatizzano quelle pubbliche: ricorda niente?).
6. A questo punto, DEVI pagare 20.000 € / anno per avere un’Università privata che funziona, perché quella pubblica non c’è più, o se c’è non funziona.
Ecco fatto! Creata la domanda e creata l’offerta.
Ciliegina sulla torta: lo Stato ti finanzia perché tu, privato, fai qualcosa che spetterebbe a lui fare.
E notate bene che lo stesso sta succedendo con la sanità pubblica. Cercate di conservarvi la salute, ne avremo tutti MOLTO bisogno.
aaaarrgh!!!! è il massimo concetto che riesco a esprimere dopo aver letto le voci di ‘capitale umano’; d’accordo come sempre con Sylos Labini; a indrani che si chiede il perché: mi pare che le strategie globali del capitale (mi spiace non so come altro chiamarlo) siano piuttosto evidenti, con buona pace dei neo-lib anche infiltrati in ROARS… – come diceva un altro post? se non risorgeremo come collettivo saremo annientati come individui? se per risorgere bisogna prima morire, siamo sulla buona strada!
[‘fare ride’ è però un delizioso effetto dell’astuzia della ragione (chissà)]
Sì, tutti dicono che il progetto è questo. Ma non sorgeranno magnifiche università per ricchi, resterà solo il deserto …
Ma che fine ha fatto il PNR?