Quanto spende un paese per le pubblicazioni scientifiche che sono uno dei principali strumenti di lavoro dei ricercatori? Verso quali editori si indirizzano principalmente i fondi stanziati? La conoscenza di queste informazioni è fondamentale per poter orientare le politiche di acquisto di un Ministero (quello dell’università) che gestisce fondi pubblici. Segnaliamo dal sito di AISA un breve contributo di Paola Galimberti che presenta il recente report del Ministero dell’istruzione superiore e della ricerca francese sulla evoluzione in chiave storica e prospettica delle spese per APC e per gli abbonamenti alle riviste digitali in Francia.
La quantità e la qualità dei dati, la loro velocità possono essere elementi posti al servizio della crescita delle persone e delle comunità. Possono consentire di superare arretratezze e divari, semplificare la vita dei cittadini e modernizzare la nostra società. Occorre compiere scelte adeguate, promuovendo una cultura digitale che garantisca le libertà dei cittadini.
Sergio Mattarella, Messaggio di fine anno 2022
È doveroso che un paese che spende ogni anno parecchi milioni di euro per acquisire le risorse necessarie ai propri ricercatori monitori il mercato delle pubblicazioni scientifiche e la spesa annuale anche in senso diacronico per capire meglio le scelte dei propri ricercatori e quali strategie adottare in un mercato che si fa sempre più concentrato e sempre più anelastico.
E così la Francia che da anni lavora sulle tematiche di promozione dell’Open science, che ha prodotto due piani nazionali sulla scienza aperta (qui e qui), che ha definito infrastrutture e finanziamenti a supporto di questi piani e che periodicamente monitora gli effetti di queste politiche, a fine dicembre ha pubblicato un rapporto che analizza la spesa della Francia per gli APC (article processing charges) dal 2013 al 2020 e sulla base di queste analisi ipotizza dei possibili scenari da qui al 2030: come e verso quali soggetti economici evolverà la spesa? Sono dati importanti per un Ministero che gestisce fondi pubblici.
Il rapporto è archiviato in HAL (l’archivio nazionale francese), i dati sono disponibili nel repository dei dati nazionale (una istanza di Dataverse), il codice utilizzato per estrarre i dati è disponibile in Zenodo.
Gli autori del rapporto hanno creato un dataset che raccoglie gli articoli con corresponding author francesi che si suppongono aver quindi pagato l’APC. Le fonti sono di vario tipo: il BSO Baromètre da la science ouverte, Unpaywall, e il database Open APC. I dati sono stati poi arricchiti con altre informazioni che provengono da WOS e da Open Alex.
- Il primo risultato della analisi riguarda la spesa per APC, che appare triplicata fra il 2013 e il 2020. Questa crescita è dovuta in parte agli aumenti fisiologici in parte all’incremento delle pubblicazioni in riviste OA Gold.
- La seconda evidenza che si ricava è la crescita sensibile del numero degli APC pagati da corresponding author francesi a Springer Nature, Wiley e MDPI.
- Il terzo punto importante è l’aumento della spesa media per APC sempre nel periodo 2013-2020.
I dati raccolti permettono di fare diverse previsioni per il futuro (in caso di un trend costante, in caso di accelerazione verso l’OA gold e nel caso di una crescita del green open access e di una transizione dell’ibrido al gold).
Il rapporto è ricco di dati interessanti che il consorzio francese che si occupa della contrattazione con gli editori per l’acquisto delle risorse secondo diversi modelli potrà (e dovrà) utilmente impiegare.
Se si vuole trovare un difetto a questa opera davvero meritoria per l’accuratezza e la trasparenza con cui i dati vengono condivisi con il resto del mondo e fondamentale per i decisori che devono investire milioni di fondi pubblici, è che si ipotizzano scenari economici all’interno di un sistema che si suppone resterà immutato per i prossimi 7 anni.
Ma siamo davvero sicuri che sarà così? Ci sono almeno tre elementi che potrebbero modificare sensibilmente la situazione:
- le evoluzioni all’interno del sistema della comunicazione scientifica che vede una crescita del riconoscimento dei preprint peer reviewed da parte degli enti finanziatori e valutatori e un disaccoppiamento dei processi di validazione rispetto a quelli di pubblicazione
- l’evoluzione delle metodiche di valutazione della ricerca (ricordiamo qui la firma dell’Agreement sulla riforma della valutazione della ricerca sottoscritto per l’Italia da oltre 40 istituzioni compresa Anvur) che tendono a prendere le distanze dal valore attribuito al contenitore e dal brand
- le riflessioni ormai in atto in molti paesi sulla necessità di passare a piattaforme di pubblicazione delle ricerche scientifiche scholarly-led.
I. Per quanto riguarda l’evoluzione del sistema della comunicazione scientifica possiamo ricordare la nuova politica di elife che prevede la pubblicazione di tutti i lavori di cui si è deciso di fare la peer review, insieme ai report di revisione, o l’iniziativa PCI che prevede il deposito del proprio preprint in qualsiasi repository di preprint, la sottomissione a PCI per la peer review, la validazione dell’articolo attraverso un sistema di revisione aperto e tracciabile che, quando accettato, viene accompagnato da una testo di raccomandazione e può essere sottoposto ad una rivista PCI friendly o pubblicato gratuitamente nel Peer community journal.
II. Per quanto riguarda la riforma della valutazione della ricerca una delle raccomandazioni della Commissione Europea è quello di considerare il contributo degli autori e delle strutture alla apertura della scienza in termini di dati, codice, software oltre che ovviamente delle pubblicazioni scientifiche.
III. Per quanto attiene al terzo punto, cioè a una modifica radicale delle responsabilità e dei ruoli all’interno del sistema delle pubblicazioni scientifiche, è molto utile la lettura di un breve intervento fatto da alcuni ricercatori dell’università di Granada alla 26. Conference on science and technology indicators. Il testo è illuminante perché descrive la progressiva concentrazione del mercato nelle mani di pochi soggetti. L’open access che sembrava essere una alternativa e una possibile soluzione alla crisi dei periodici finisce per spostare semplicemente il momento del pagamento mantenendo però inalterati i meccanismi di domanda e offerta e per incrementare le disuguaglianze fra paesi che possono permettersi di pagare e paesi che non lo possono fare.
From the serials crisis to transformative agreements, it now seems apparent that the way scholarly communication is currently implemented has in many cases grave structural deficiencies that Open Access alone cannot solve. In this vein, the BOAI20 steering group, in the 20th anniversary of its initial declaration, issued a set of recommendations that highlight the importance of developing open infrastructure that is controlled by the community, the need to reform research assessment and of equitable publishing channels, and a reminder that Open Access is a means to facilitate communication, not an end in itself (BOAI20 Steering Group,2022).
L’invito alle istituzioni come già aveva fatto la rettrice della università di Amsterdam a proposito del suo Digital University Act è ad avere maggiore cura dei propri dati e dei risultati delle proprie attività.
Moving from a publishing-centric vision of scholarly communication to one focused on records management would require that academic institutions make drastic changes in their priorities, taking a much more proactive role in the generation and control of the part of the scholarly record that they are responsible for. Institutions would need to stop thinking of academic documents as commodities that can be bought and sold, and instead would need to think of them as integral elements of their local record, and at the same time as elements of the global scholarly record. This would also require that they stop thinking of themselves as customers in a market, and that they start thinking as managers that are responsible for maintaining the memory of their institution, and a fraction of the collective scholarly memory.
Sono punti su cui ciascun Paese dovrebbe riflettere.