Ammissione ai corsi di laurea a numero chiuso: d’ora in poi nella graduatoria conterà anche il voto di maturità. Ma i criteri sono quelli giusti? Come si calcola il punteggio aggiuntivo?

Da quest’anno scolastico, il MIUR ha stabilito dei nuovi criteri per il cosiddetto numero chiuso nei corsi di laurea ad accesso programmato, cioè quelli per cui l’ammissione è subordinata al superamento di un test di ingresso.

L’intento di uniformare su base nazionale le molteplici prove di ingresso e i relativi criteri è – almeno in teoria – lodevole. Ma come ha proceduto davvero il MIUR?

La normativa di riferimento è il Decreto Ministeriale 24 aprile 2013 n. 334, intitolato Modalità e contenuti delle prove di ammissione ai corsi di laurea ad accesso programmato a livello nazionale a.a. 2013/2014. Gli studenti interessati sono le aspiranti matricole dei corsi di laurea in Medicina, Odontoiatria, Veterinaria e Architettura.

Tralasciando i dettagli del test di ingresso, la posizione dello studente nella graduatoria di ammissione è determinata da un punteggio centesimale ed è così composta:

  • 90 punti per i quesiti del test
  • 10 punti di valutazione del percorso scolastico (qui e altrove, è volgarmente chiamato “bonus maturità”)

Per i quesiti, il punteggio è così calcolato:

  • 1,5 punti per ogni risposta esatta;
  • meno 0,4 punti per ogni risposta sbagliata;
  • 0 punti per ogni risposta non data;

Il bonus maturità è un punteggio aggiuntivo che viene assegnato allo studente in base al voto conseguito all’Esame di Stato. Il bonus viene assegnato solo se il voto è maggiore o uguale ad 80 (art. 10, comma 3, lettera b) del DM), e va da 4 a 10 punti. Inutile dire che questo punteggio sarà spesso e volentieri decisivo per l’ammissione ai corsi di laurea, soprattutto per quelli più ambiti come Medicina e Chirurgia.

Il meccanismo di calcolo di questo bonus è completamente automatico e deterministico; il punteggio è funzione del proprio voto di maturità e della scuola frequentata. Si procede così: si acquisiscono i voti di maturità di ogni scuola dell’anno 2011/2012, e si calcolano separatamente l’80°, l’85°, il 90° e il 95° percentile. Poi si considera il voto di maturità dello studente, si vede quale percentile supera, e si attribuisce il punteggio secondo la tabella ministeriale. Citando il DM:

Il punteggio viene attribuito esclusivamente ai candidati che hanno ottenuto un voto di maturità almeno pari a 80/100, rapportato alla distribuzione in percentili dei voti ottenuti dagli studenti che hanno conseguito la maturità nella stessa scuola nell’anno scolastico 2011/12. […]

Qualora a intervalli percentili diversi corrisponda lo stesso voto di maturità, al candidato viene attribuito il punteggio medio dei rispettivi intervalli percentili.

Percentili: la spiegazione di Universitaly

(immagine tratta dalle slide di Universitaly)

L’aspetto fondamentale è che lo studente non ottiene i punti in funzione solo del proprio voto di maturità, ma ottiene i punti in funzione del proprio ranking rispetto agli altri studenti della propria scuola che hanno sostenuto l’Esame di Stato l’anno precedente.

Tramite l’istituzione di questo meccanismo, il MIUR ammette che il voto di maturità non è una misura oggettiva e uniforme della preparazione degli studenti su tutto il territorio italiano: esso in termini assoluti non è confrontabile tra istituti diversi, poiché, come mostrano i dati storici, il metro di giudizio sembra variare in modo significativo da istituto a istituto. Si può ragionevolmente concordare su questa tesi, ma il problema rimane: ha senso correggere un dato “sporco” e, se sì, ha senso basarsi sui ranking?

La correzione del voto di maturità in base al ranking rispetto agli altri studenti della stessa scuola presuppone un’ipotesi fondamentale, che non è verificata: che in tutte le scuole la distribuzione degli studenti “bravi” e meno “bravi” sia la stessa. La falsità di questa assunzione mina alla base tutto il sistema del “bonus”.

Andando nel dettaglio, il punteggio varia a seconda dei percentili secondo la tabella ministeriale:

% studentiVoto di maturitàPunteggio
Top 5%Voto ≥ 95° percentile10 punti
Top 10%90° percentile ≤ Voto < 95° percentile8 punti
Top 15%85° percentile ≤ Voto < 90° percentile6 punti
Top 20%80° percentile ≤ Voto < 85° percentile4 punti

Questo vuol dire che se lo studente ottiene 4 punti se è nel 20% migliore della propria scuola, 6 punti se è nel 15%, 8 punti se è nel 10% e 10 punti se è nel top 5%, sempre che abbia preso un voto di almeno 80 alla maturità. I percentili per le scuole sono già stati calcolati dal Ministero, e sono consultabili su questa pagina del portale Universitaly. Le scuole sono in tutto 6573 e i valori dei percentili variano dal 60 al 101 (che è la lode).

Esempi di attribuzione del punteggio

(esempi di attribuzione del punteggio, in due scuole diverse)

Il meccanismo ha questi effetti:

  • se lo studente non ottiene almeno 80, avrà sempre e comunque zero punti maturità;
  • se lo studente ha frequentato una scuola che l’anno scorso è stata di manica larga con i voti di maturità, anche se è bravo rischia di ottenere pochi punti;
  • se lo studente ha preso almeno 80 e se l’anno scorso i suoi colleghi sono stati particolamente scarsi o gli insegnanti sono stati particolarmente severi, potrà ottenere il punteggio massimo anche senza un voto altissimo;
  • in alcune scuole lo studente che si diploma con 100 e lode non raggiungerà mai i 10 punti di bonus.

Analizzando i percentili di tutte le scuole, si traggono alcune conclusioni interessanti, se si vanno a guardare i casi estremi.

In 739 istituti, il 90° percentile è pari a 100 (e dunque il 95° è 100 o 101). Questo vuol dire che lo studente diplomato con 100 non otterrà 10 punti, ma al più (10+8)/2 = 9 punti, per colpa del comma del DM: qualora a intervalli percentili diversi corrisponda lo stesso voto di maturità, al candidato viene attribuito il punteggio medio dei rispettivi intervalli percentili.

Ma questo non è nemmeno lontanamente il caso più estremo. In 58 scuole accade che tutti e 4 i percentili corrispondano al voto di maturità 100:

  1. chi si diploma con 99 (o meno) ottiene zero punti;
  2. chi si diploma con 100 non ottiene 10 punti, ma (4+6+8+10)/4=7;
  3. solo chi si diploma con 100 e lode otterrà 10 punti.

In 16 scuole, il 90° e il 95° percentile sono addirittura pari a 101 (cento e lode):

  1. chi si diploma con 100 piglia al massimo 6 punti, perché ricade nell’85% percentile;
  2. chi si diploma con 100 e lode piglia (8+10)/2 = 9 punti, se va bene; infatti…
  3. in 4 di queste scuole anche l’85° percentile è pari a 101: i cento e lode prenderanno allora solo 8 punti; i 100, 4 punti.

Andando ad analizzare l’estremo opposto, in 502 scuole tutti e 4 i percentili sono minori o uguali ad 80, la soglia minima per ottenere il “bonus maturità”. Ovvero, chiunque si diplomi con 80 prende automaticamente il massimo, 10 punti (a meno di percentili uguali, chiaramente). In un istituto (num. 5214), il liceo delle scienze umane Scotellaro (Napoli), accade persino che tutti i percentili siano pari a 60: solo il 5% degli studenti ha ottenuto un voto superiore alla mera sufficienza!

Come si può vedere, in molti casi queste correzioni conducono a risultati più “sballati” di quelli che si otterrebbero considerando il voto di maturità nudo e crudo. È mai possibile che un 80 dato in una scuola valga come un 100 e lode dato in un’altra?

Se da un lato c’è l’intento di integrare la valutazione dello studente considerando anche il suo percorso scolastico, l’effetto può essere controproducente se finisce  per  condurre ad assurdi, ingiustizie o discriminazioni.

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12 Commenti

  1. e di che ti stupisci? Dovranno imparare a convivere con le “mediane” fin da piccoli, no?

    A parte gli scherzi, io non ci vedo proprio niente di “lodevole” in nessuna forma di “test”, tanto meno nei “test d’ingresso”…

    Il ministro è cambiato, potrebbe almeno darsi la pena di annullare questa norma anticostituzionale, direi?

    • Intendevo che è lodevole tendere verso l’uniformità delle prove di ingresso. In passato, per medicina, vi erano N graduatorie per N università. Così in alcune università venivano respinti studenti che sarebbero stati accettate in altre, e viceversa. La graduatoria nazionale in questo senso è un passo in avanti.

    • Vabbe’, certo che “uniforme” è meglio di “completamente a caso”.

      Il punto è che io non ho mai visto nessun “test d’ingresso” che funzioni; solo dopo un anno di università si può vedere chi ce la fa e chi no. Studenti che, il primo giorno di lezione, sembravano delle “capre” assolute, si sono poi laureati prima e molto meglio di chi, magari partendo con una preparazione liceale migliore, ha iniziato pulito pulito per poi arrancare per anni, e magari alla fine abbandonare.

      Io non credo che si possa mai valutare nessuno con dei “test”. Ma il punto è un altro: l’istruzione universiatria è sostanzailemnte diversa dal tipo di istruzione precedente, per cui solo provando, puoi sapere quello che riesci a fare. Fare un test di ammissione all’università è come usare la prova di maturità (del quinto anno) per l’ammissione al primo anno delle superiori.

    • Resta il fatto che al primo anno di università non puoi fare classi di 2000 persone. Ci sono limiti oggettivi e materiali dettati dalle strutture e dagli strumenti in possesso dell’ateneo.

  2. Mentre vedevo Profumo annaspare su questi concetti di base (dico la stupidità del tentare una correzione con voti di tipo norm-based su una struttura che dovrebbe essere – se applicata bene – criterion-based) mi chiedevo se almeno qualcuno si sarebbe alzato per protestare. Un minimo di decenza, insomma. Temo però che non abbiano ancora capito veramente perché hanno sbagliato, al Ministero…

  3. E’una follia
    1- non esiste un criterio oggettivo per pesare il voto di maturita’
    2- ci sara’ un “feedback” per cui il comportamento delle commissioni sara’ influenzato dalla conoscenza del fattore bonus
    3- in parti del paese il voto di maturita’ corrisponde spesso al “ranking” della famiglia nel potere locale, spesso il rendimento universitario non corrisponde al “ranking” degli studenti prodotto dagli esami di maturita’.
    4- di fatto la valutazione ottenuta dallo studente alla maturita’ pesa in modo determinante (come spiegato nell’ articolo) rendendo il test di ammissione un mero filtro “taglia in basso” rispetto al punteggio del bonus.

    Personalmente credo che il vecchio sistema, con la correzione di rendere nazionale la graduatoria, fosse un sistema molto piu’ giusto e capace di valutare in modo piu’ efficiente.

  4. Più volte mi interrogo su questa discesa inarrestabile nel ridicolo e nel criminoso. Da tempo non albergano più nei ministeri non dico la cultura e la capacità di programmazione, ma nemmeno il buon senso minimo di cui ciascun individuo raziocinante dovrebbe essere naturalmente dotato. Allo scarso valore di tali persone è inversamente proporzionale l’ambizione provincialistica e perennemente ritardataria di adeguarsi ai GRANDI MODELLI, gli idoli cui genuflettersi pena il marchio infame di arretratezza. Adesso l’idolo della valutazione numerica è al centro dell’altare circondato da tanti ceri accesi: verrà abbattuto dopo aver fatto i suoi danni.

  5. Ciao potresti illuminarmi su una cosa?
    la mia scuola per l’80° da 92 per 85° da 95 per il 90° da 97 e infine per il 95° da 100… insomma..quale punteggio devo fare per raggiungere 4 punti bonus?
    Uscendo dal diploma con un voto uguale ad 80 mi vengono assegnati punti? Non ho chiaro il concetto e se me lo spiegassi ne sarei felice!

    • Se esci con 80 ottieni zero punti. Per averne 4 devi prendere almeno 92 (raggiungere l’80esimo percentile). Per 6 punti, devi raggiungere l’85esimo percentile (95), per 8 punti il 90esimo (97) e per 10 punti il 95esimo (100).

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