«Meglio il lavoro oggi che la laurea domani», «La laurea? inutile per lavorare», «Troppa formazione può addirittura essere dannosa», «Rivalutare il lavoro manuale», «Se rinasco faccio l’artigiano», «saldatori ed elettricisti. Ecco i posti anticrisi»: non sono chiacchiere da bar, ma un antologia di titoli presi dai maggiori quotidiani e settimanali italiani. Il Corriere si fa la domanda e si dà anche la risposta: «Meno studi e più trovi lavoro? Il mercato conferma», citando una campagna secondo la quale chi non si laurea «ha un ottimo reddito, un posto fisso e vive con la sua donna». Ma il mercato conferma davvero? Per quanto riguarda gli USA, il 31 marzo scorso J.P. Morgan ha fornito dei dati nei suoi Market Insights. Per l’Italia, invece, possiamo consultare il recente XVI Rapporto Alma Laurea ed anche le statistiche OCSE di Education at a Glance 2013.


1. Quello che raccontano i mezzi di informazione italiani

 


2. Chi non si laurea «ha un ottimo reddito, un posto fisso e vive con la sua donna»


3. I mercati confermano? Vediamo cosa dice J.P. Morgan


4. E in Italia? Vediamo cosa dicono Alma Laurea e l’OCSE

 

 

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14 Commenti

  1. “D’accordissimo” sul principio. In questo paese vogliono far credere ai giovani che è meglio andare a lavorare subito guadagnando uno stipendio sufficiente per tutto la vita ed essere degli “yes man”, piuttosto che studiare con la speranza di avere un ottimo stipendio, ma soprattutto di imparare a ragionare e poi poter dire la propria dando fastidio a chi comanda.
    Detto questo, ci sono due punti su cui vale la pena discutere con chi ci propina queste idee:
    1. La “further education” così com’è in Italia, ovvero così quanto dura, più dei 5 anni promessi, è un costo enorme. Non solo i costi diretti dello studente (tasse, alloggio, libri, ecc.) ma quello indiretto dei mancati guadagni di 5 o più anni da lavoro. Su questo bisognerebbe fare qualcosa, quantomento fare in modo che la stragrande maggioranza finisca nei tempi previsti.
    2. Le statistiche riguardanti l’Italia che mostrate sono da approfondire. Ovvero quanti tra i disoccupati a reddito basso sono studenti universitari (attuali o ritirati)? Il fatto che accanto al titolo di studio ci sia un fascia di età mi insospettisce. Quindi mi chiedo, quanti disoccupati con diploma sono in realtà studenti? Magari è un numero irrisorio, ma bisogna essere pecisi!
    Oltretutto quanti laureati che lavorano lo facevano anche prima?

    • “meglio andare a lavorare subito guadagnando uno stipendio sufficiente per tutto la vita ed essere degli “yes man”, piuttosto che studiare con la speranza di avere un ottimo stipendio, ma soprattutto di imparare a ragionare e poi poter dire la propria dando fastidio a chi comanda”: si tratta di un’affermazione a dir poco semplicistica, se non addirittura errata. Forte dell’anonimato che mi concede il nick, posso serenamente affermare che, nel mio settore accademico, essere degli “yes man” – naturalmente atteggiandosi come “teste pensanti” – è una risorsa fondamentale ai fini di un rapido avanzamento di carriera!

    • Scusa, se dici che gli “yes men” sono favoriti nella carriera, perché secondo te la mia affermazione è errata?
      A Chi vuol comandare fa sempre comodo potersi circondare di persone che non hanno la capacità di controbbattere. Piace vincere facile ;-)

  2. LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE (non l’università) ESCLUDE I CURRICULA DEI CANDIDATI!!!!!!!!!!!

    se io, precario della ricerca, con tanto di pubblicazioni e libri, vado a fare un concorso nella PUBBLICA AMMINISTRAZIONE (esclusa l’università, che a quanto pare, non mi vuole), devo fare 3 prove scritte e 3 o 4 orali.

    I miei titoli (articoli, libri, contratti di insegnamento, progetti di ricerca) valgono punti ZERO.

    Alla PA non importa se il curriculum di una persona contenga esperienze importanti (se hai lavorato nella banca d’affari più grande del mondo per 10 anni, certamente non sei un fannullone, dai sicuramente segno di affidabilità, ma questo alla PA non importa,

    nei concorsi pubblici, devi ristudiare 5 o 6 manuali e rimetterti a fare i temi e le prove di interrogazione orali.

    è possibile che risulti come un neo-laureato? alla pari di esso, dopo 10 dalla laurea e con un curriculum grosso?

    Questo è scandaloso!!!!!!!!!!!1

    Qualcuno se la sente di smentirmi?

    • Ricordo che fino a pochi anni fa i concorsi per ricercatore erano cosí, con il temino…

  3. @Plymouthian,

    è vero, erano con i temi (2) più prova orale.

    però tutto il resto della PA si rivolge a candidati, senza valutarne il curriculum.

    prova a pensare ad un esempio: un illustre PROFESSORONE di ECONOMIA, bravissimo, con un curriculum mondiale, in età non pensionabile, diciamo 63 anni oppure 58, si dimette (senza valutare la questione della mobilità)…

    ….poi vuole fare un concorso al MINISTERO dell’ECONOMIA……..lo costringono, diciamo, a fare 2 o 3 temi, più interrogazione………

    verrà esaminato da commissari che hanno studiato sul suo manuale………

    e………………..udite, udite, le sue pubblicazioni (mediamente 5 libri e 30 articoli)…………varranno punti ZERO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    ecco dimostrata la fregatura: la PA si priva dei migliori cervelli (normalmente giovani, ma con un buonissimo curriculum), e preferisce chi fa bene il tema quel giorno,

    come se noi dicessimo che siccome MESSI ha giocato male la partita 2 giorni fa e il Barcellona è uscito dalla C. League, allora MESSI vale 1 euro, senza contare il curriculum di MESSI.

    hai capito perchè SIA la laurea SIA i titoli in ITALIA non valgono?

  4. Per quello che può servire posso portare la mia esperienza: lavoro in una multinazionale farmaceutica, nei due siti produttivi che conosco NESSUNO dei capireparto è laureato, nemmeno il direttore della produzione; hanno contratto da quadri del settore chimico, 2000 euro/mese x 14 mensilità + premio produzione +bonus. Posso aggiungere che i capiturno, molti dei quali periti chimici ma c’è anche chi ha solo la 3a media, sono inquadrati come C1 CCNL, e con indennità/notti/festività/straordinari superano tranquillamente i 32000 euro/anno. 3 capireparto che conosco hanno meno di 35 anni ed hanno cominciato a lavorare subito dopo l’Istituto tecnico, negli anni di lavoro hanno acquisito una professionalità che di certo l’Università non avrebbe potuto dare loro.
    Non so quanto sia rappresentativa del mercato del lavoro questa mia esperienza, ma so che esistono molte realtà dove tecnici più o meno specializzati, che non hanno un’istruzione universitaria, possono ottenere stipendi che molti laureati non vedranno mai.
    Due considerazioni: chiedere ad almalaurea se i laureati trovano lavoro è come chiedere all’oste se il vino è buono…
    Ma la cosa più importante è che non ha nessun senso fare una media delle retribuzioni dei laureati e confrontarle con quelle dei non laureati:
    1. chiunque sa che chi si può iscrivere all’Università parte da una situazione sociale superiore rispetto a chi non si iscrive
    2. ad alzare la media delle retribuzioni dei laureati contribuiscono i dirigenti, i manager, Berlusconi, Tremonti, John Elkan eccetera. Che senso ha fare questi confronti?

    • Prima di commentare sarebbe il caso di informarsi su come vengono condotte le indagini AlmaLaurea. Le retribuzioni di Silvio, Giulio e John non c’entrano nulla.

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