Sull’edizione di Lucca del quotidiano la Nazione del 24 maggio, Marcello Pera ha lanciato un grido di dolore rivolto alla comunità lucchese, in un breve articolo intitolato “IMT rischia di sparire ma la città non lo sa”. L’ex Presidente del Senato enumera preoccupato una serie di “scandali” che stanno scuotendo la sua creatura, ma omette di ricordare il “caso Madia” sul presunto plagio della tesi che ha portato la Ministra a fregiarsi del titolo di dottore di ricerca. In attesa che le querele annunciate dalla Ministra a difesa della sua reputazione prendano forma concreta, rimediamo alla reticenza del cahier de doléance composto dal politico lucchese.
Sull’edizione di Lucca del quotidiano la Nazione del 24 maggio, Marcello Pera ha lanciato un grido di dolore rivolto alla comunità lucchese, in un breve articolo intitolato “IMT rischia di sparire ma la città non lo sa”.
Il padre putativo di questa istituzione accademica pubblica, organizzata come scuola di dottorato e centro di ricerca ed istituita con decreto MIUR del 18 novembre 2005, richiama l’attenzione dei suoi concittadini su quattro scandali che – a dire dell’Autore – stanno affondando il gioiellino nato negli anni del governo Berlusconi.
Il primo sarebbe il ritiro dei finanziamenti da parte degli enti locali. Pera si duole che gradatamente tutti i fondatori si siano defilati e che, a puntellare il finanziamento di IMT (che sta per: Istituzioni, Mercati, Tecnologia – non lo si ricorda mai), siano rimasti solo l’associazione degli industriali locali con un contributo poco significativo e – con una quota più sostanziosa – la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, accusata dall’ex senatore di Forza Italia di aver ormai fatto dell’IMT “cosa sua”.
Il secondo scandalo che turba Pera è il nuovo direttore Pietro Pietrini, neuroscienziato di estrazione Sant’Anna. Pera non va per il sottile: “ foss’anche il più grande neuroscienziato del mondo (…) ritengo che non sia qualificato all’incarico, sia per mancanza di esperienze di gestioni simili, sia per le sue competenze scientifiche, del tutto estranee a quelle dello Statuto di IMT”.
Il terzo scandalo origina dal secondo: il “padre” vede la sua creatura trasformarsi e protendere il suo DNA scientifico verso le neuroscienze. Pera si chiede retoricamente chi lo abbia deciso e perchè, dubitando che in questo settore IMT possa coltivare prospettive di successo, data la presenza in Italia in questo campo di scuole di alta formazione di grande valore e tradizione (che, invece, evidentemente non esistevano in Italia nel settore dell’economia e della regolamentazione dei mercati quando IMT fu istituita…).
Il quarto indice di Pera è puntato su uno scandalo che testimonierebbe un episodio di nepotismo. Il figlio dell’ex presidente della Fondazione della Cassa di Risparmio di Lucca – ente finanziatore di IMT – sarebbe stato elevato per chiara fama dalla posizione di associato a Pisa a ordinario presso IMT, con un concorso – ricorda senza reticenze il Senatore – che ha visto la partecipazione di due soli candidati.
Il grido di dolore dell’ex presidente del Senato italiano si chiude auspicando che la cittadinanza abbia uno scatto di orgoglio ed eviti che IMT porti a termine la sua parabola declinante, finendo per essere acquisita da altri soggetti non lucchesi.
Come tutti i padri preoccupati, Marcello Pera vede la “sua” creatura minacciata da alcuni mali, ma per pudore e (lo si deve immaginare) una ritrosia tutta paterna non vede tutti i mali che stanno minando la credibilità della sua pupilla, e proprio nel core business della sua mission scientifica originaria: quella dedicata allo studio dei mercati e delle istituzioni economiche.
Sì, perché nell’elenco di Pera manca il capitolo oscuro del presunto plagio di una tesi di dottorato di peso discussa negli anni scorsi presso l’IMT. Basterebbe rileggere le dichiarazioni sibilline che lo stesso Pera ha rilasciato alla Gazzetta di Lucca sul caso del sospetto plagio (copiatura di parti sostanziali della tesi di dottorato) e frode scientifica (non aver effettuato gli esperimenti descritti nella tesi di dottorato) del più illustre allievo dell’IMT, enfant prodige della politica italiana e attuale Ministro della Semplificazione e della Pubblica Amministrazione, restata al suo posto nel passaggio fra il governo Renzi e l’attuale governo Gentiloni, la dottoressa di ricerca Marianna Madia.
Sarebbe bastato che Pera si fosse ricordato delle dichiarazioni del Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Carlo Lattanzi, che a La Gazzetta di Lucca, ha dichiarato:
“Con tutti i soldi che gli diamo, ho il massimo interesse che venga tutelata la scuola. … Bisogna che l’IMT segua una procedura corretta che stabilisca se la tesi della Madia è stata giudicata superficialmente da chi di dovere oppure no”
A proposito, a che punto è la Commissione di inchiesta annunciata dai vertici di IMT? Al momento non è dato saperlo. Il prof. Roberto Perotti in un articolo ha difeso la Ministra Madia dall’accusa di non aver mai fatto l’esperimento descritto nella sua tesi di dottorato sostenendo che:
si può non essere stati visiting student (un ruolo che necessita l’autorizzazione dell’università), ma essere stati a Tilburg a lavorare alla tesi con le collaboratrici. E questo è esattamente ciò che è successo: MM è stata a Tilburg in quel periodo e tenne un seminario. Ci sono almeno tre testimoni, oltre a CG, che parleranno nelle sedi appropriate, dato che credo ci sia di mezzo una querela per diffamazione.
Su tutta la vicenda, che in attesa dei doverosi accertamenti continua a identificare un caso rivelatore dell’urgenza di riflettere sull’etica della ricerca e sull’etica della politica, è calato un silenzio tombale.
Anche delle annunciate azioni giudiziarie di cui Perotti era con sicurezza a conoscenza, di cui oggi resta traccia sbiadita solo nei lanci di qualche sito web pronto a comporre titoli senza verificare la verità della notizia annunciata, o nei titoli di uno sfortunato house organ, non si è saputo più nulla, in un epilogo che sembra, se non altro, aver accomunato le strategie giudiziarie della Ministra Madia a quelle della sua collega di governo Boschi, entrambe a quanto pare propense a presentare querele indignate e minacciose, ma solo nei lanci di agenzia.
Nel suo articolo sulla Nazione del 24 maggio scorso Pera chiariva che la parola “scandalo” la impiegava nel significato letterale di “comportamento che suscita sorpresa o riprovazione”. Nel frattempo, l’IMT resta solo a dibattersi con i suoi 5 (e non 4) comportamenti che suscitano sorpresa o riprovazione.
Solo una marginalissima precisazione: La Tecnica della Scuola non è un “sito web pronto a comporre titoli senza verificare la verità della notizia”, è il sito nato da una rivista classica e ottimamente informata per quasi 70 anni. Mi sembra decisamente veniale che nel titolo abbiano parlato di “querela” anzichè di “querela annunciata”, del resto, la prassi giornalistica è di comporre i titoli in questo modo (anche molto peggio!) e l’informazione nel corpo dell’articolo mi sembra completamente corretta. Mica stiamo parlando di un articolo scientifico! Passando alla sostanza, comunque, evidentemente chi si è rimangiata la parola non è stata TS…
Scusate la precisazione, ma a TS ci sono affezionato, ha fatto parte integrante della vita di qualunque insegnante… nonché dei loro conviventi.
E comunque, se davvero non ha annunciato querela, evidentemente…
Il problema è che chi è solito annunciare querele mediatiche vuole esattamente quel risultato lì. Che un sito o un giornale, magari serio come TS, titoli “Tizio querela Caio”, invece che “Tizio dichiara o annuncia di voler querelare Caio”. Chi legge percepisce che la reazione c’è stata e che la verità è rimessa a un accertamento terzo che un giorno verrà. E che invece non verrà mai. A quel punto la giustizia dello pseudo-querelante sarà fatta, il “suo” onore sarà difeso senza costi e rischi, e le mezze verità e le mezze bugie continueranno a coabitare per sempre nella melassa della rete, in attesa che cali il sipario e l’attenzione dei media molli il problema di cui alla pseudo-querela. Ma per fortuna, nel caso di specie, c’è la commissione di IMT…
Concordo solo per metà… La reazione c’è stata, c’è stata eccome! Se poi uno annuncia di querelare e non querela, dal mio punto di vista, ci perde la faccia “a prescindere”.
Sulla “memoria del web” si può dire tutto e nulla. Io personalmente ho un file di “cose da controllare ogni tanto” ;) Intanto la faccenda è ancora presente su wikipedia e difficilmente da lì verrà cancellata. Ci si può aggiungere la querela minacciata e, a quanto pare, non presentata; è una buona idea. Su wikipedia magari ci andranno solo dei mezzi nerd patiti di “fact checking”, ma anche i nerd hanno diritto di voto!
Intanto speriamo nell’indagine del Cambridge Journal of Economics…