Nel silenzio generale dei media nazionali (e della gran parte dell’accademia), la vicenda della tesi del ministro Marianna Madia va avanti con clamore a livello locale. La Gazzetta di Lucca dà notizia che l’IMT avrebbe nominato una commissione interna per fare luce sulla vicenda. Non si conoscono i nomi di chi ne farebbe parte, ma si sa che l’ultima parola spetterà al direttore di IMT Pietrini. Che ha già anticipato il suo parere proprio al quotidiano locale: “un fuoco di paglia basato sul nulla”. Di diverso avviso il presidente della fondazione Cassa di risparmio di Lucca, Carlo Lattanzi: “Con tutti i soldi che gli diamo, ho il massimo interesse che venga tutelata la scuola. … Bisogna che l’IMT segua una procedura corretta che stabilisca se la tesi della Madia è stata giudicata superficialmente da chi di dovere oppure no”. Ed anche il fondatore di IMT, Marcello Pera. Non si pronuncia l’ex direttore e tutor della Madia Fabio Pammolli.

 

Nel silenzio generale dei media nazionali (e della gran parte dell’accademia), la vicenda della tesi del ministro Marianna Madia va avanti. La Gazzetta di Lucca dà notizia che l’IMT avrebbe nominato una commissione interna.

Scrive la Gazzetta di Lucca:

Il consiglio direttivo della scuola di alti studi Imt di piazza San Ponziano, dopo aver ascoltato il parere di Marcello Clarich, uno dei più illustri esperti di diritto amministrativo, professore ed avvocato, ha nominato la commissione interna che esaminerà il caso del presunto ‘palgio’ della tesi di dottorato del ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia. La scelta di avvalersi di una commissione interna deriva dalla osservanza di una legge, la 241 del 7 agosto 1990, che ne prevede la nomina in questi casi.

La commissione ha ricevuto il mandato di esaminare la sussistenza di elementi di criticità, in particolare con riguardo alla fattispecie di plagio, al fine di consentire al direttore Pietro Pietrini che sarà l’ultimo a decidere, se esistono i presupposti per andare avanti o archiviare la pratica. La commissione, quindi, non entrerà nel merito del contenuto scientifico della tesi di dottorato, peraltro mai messo in discussione, bensì dovrà approfondire e eventualmente rilevare gli aspetti inerenti il presunto plagio.

Non è dato sapere chi faccia parte della commissione. Sappiamo però che chi dirà l’ultima parola sarà il direttore Pietrini che appena un paio di settimane fa dichiarava sempre a La Gazzetta di Lucca che il caso Madia è:

Un fuoco di paglia costruito sul nulla

Nel cambiamento di atteggiamento di Pietrini forse hanno avuto un peso le dichiarazioni del Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Carlo Lattanzi, che, sempre a La Gazzetta di Lucca ha dichiarato:

“Con tutti i soldi che gli diamo, ho il massimo interesse che venga tutelata la scuola. … Bisogna che l’IMT segua una procedura corretta che stabilisca se la tesi della Madia è stata giudicata superficialmente da chi di dovere oppure no”

E di diverso avviso anche il padre fondatore di IMT, Marcello Pera, che sempre alla Gazzetta di Lucca ha rilasciato dichiarazioni sibilline.

Non si pronuncia invece nell’intervista esclusiva alla Gattezza di Lucca,  Fabio Pammolli ex direttore di IMT e tutor della Madia.

 

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13 Commenti

  1. Questo sonetto di Belli dice tutto… mi sembra che non ci sia bisogno di aggiungere altro…

    Noi, se sa, ar monno semo ussciti fori
    Impastati de mmerda e dde monnezza.
    Er merito, er decoro e la grannezza
    Sò ttutta marcanzia de li siggnori

    A ssu’ Eccellenza, a ssu’ Maestà, a ssu’ Artezza
    Fumi, patacche, titoli e sprennori;
    E a nnoantri artiggiani e sservitori
    Er bastone, l’imbasto e la capezza

    Cristo creò le case e li palazzi
    P’er prencipe, er marchese e ‘r cavajjere,
    E la terra pe nnoi facce de cazzi. […]

  2. Non capisco perchè nessuno intervisti il relatore della tesi prof. Giorgio Rodano e si cerchino dichiarazioni di persone che non hanno avuto ruoli diretti come Pera o ruoli marginali come il tutor dello studente Pammolli, che oggi non è più neanche un docente IMT. Il relatore invece è colui che ha avuto la responsabilità diretta della tesi e mi pare strano che nessuno gli chieda che ne pensi. Lui tra l’altro dovrebbe sapere se Madia andò o no a Tilburg per la parte sperimentale, ma nessuno pare interessato a chiederglielo. Riguardo la commissione interna, non credo sia necessariamente di parte, nessuno degli attuali docenti IMT lavorava in quella scuola all’epoca Madia.

    • p. marcati: «Riguardo la commissione interna, non credo sia necessariamente di parte, nessuno degli attuali docenti IMT lavorava in quella scuola all’epoca Madia.»
      _______________
      Senza alcun dubbio è così. Solo uno stupido potrebbe pensare che ci possano essere legami di qualsiasi tipo (scientifici o altro) tra i docenti attuali e quelli presenti all’epoca della tesi della Madia.

    • Della “dichiarazione spontanea” di Rodano – improntata agli italicissimi “volemose bene” e “chiudiamo a tarallucci e vino”, con l’aggiunta del tocco più personalizzante di un “fate come me che ormai so’ nonno e vedo tutto con la serenità onniassolvente propria della nonnitudine” – è interessante il punto in cui dice che la Madia avrebbe (avrebbe FORSE, si capisce) fatto meglio ad esprimere con parole sue le posizioni e gli apporti degli studiosi di riferimento nella parte della tesi in cui non era richiesta originalità, e spiegherebbe la decisione della Madia di non farlo con la fretta.
      In effetti, a monte della scorrettezza – non aver virgolettato le parti della sua tesi tratte di peso da testi altrui – c’è una scelta di per sé non scorretta – affidarsi a un mero copia e incolla invece di offrire un’esposizione-rielaborazione propria dei contenuti di quei testi, la quale, pur non raggiungendo livelli di originalità (d’altronde non richiesta in quella parte della tesi), avrebbe comunque dato un tocco personale. Ebbene, questa scelta originaria NON scorretta mi pare anche più interessante della scorrettezza stessa; e mi pare più interessante proprio perché a determinarla è certamente stata la fretta evocata da Rodano. Sobbarcarsi quel lavoro di esposizione-rielaborazione propria-personale avrebbe infatti comportato un “ritardo” di un paio di mesi; e proprio questo è l’inammissibile dal punto di vista di una certa mentalità, di cui questa storia può essere considerata emblematica. Ci sono persone che si autoconcepiscono in carriera praticamente già a 14 anni e da allora si comportano come tali, sic et simpliciter tirano diritto sempre e comunque come caterpillar alla massima velocità possibile, nell’assenza quasi totale di concessioni alla critica e soprattutto all’autocritica. Per soggetti del genere, per questi pressoché ciechi turboindividui, non contano, anzi sono concepiti come odiose minacce di rallentamento, la qualità, l’approfondimento, lo stile, il rigore, la durezza esigente riservata in primo luogo a se stessi; contano la quantità, la brama di autoaffermazione, la rapidità che agguanta risultati (ossia tratti di scalata socio-economico-politica sempre rinnovati fino al raggiungimento dell’agognato vertice) in virtù dell’astuzia di trovarsi al posto giusto nel momento giusto, di intercettare la persona giusta nel momento giusto e di rimanerci attaccati (finché serve, ovviamente), di recitare la parte giusta al momento giusto, insomma di farsi trovare puntuali agli appuntamenti. A chi obiettasse “ma quel paio di mesi in più avrebbero fatto davvero la differenza?”, rispondo che si tratta di entrare nella forma mentis di chi pensa “devo sprintare sempre e comunque, se comincio a concedere due mesi in più poi lo rifarò altre volte, e di due mesi di troppo in due mesi di troppo magari finisco per mancare a qualche grosso appuntamento”. Quale? Mah, solo per fare un esempio ovviamente del tutto a caso, magari l’appuntamento con l’accoltellamento di un collega di partito perpetrato dal proprio (nuovo) capatàz di riferimento, da cui può derivare l’occasione d’infilarsi al governo.
      Detto tutto questo, lungi da me sottostimare il secondo momento del comportamento della Madia. Anch’esso ha una motivazione interessante, e cioè: dopo aver schivato il lavoro che avrebbe dato un tocco personalizzante alla prima parte della tesi, ella ha preteso – non virgolettando – anche di (provare a) non passare per quello che in realtà sembrerebbe essere stata: una campionessa del passivo, brutale copia e incolla

  3. A parte i consueti lapidatori, mi chiedo quanti di noi sarebbero disposti ad apparire davanti a una “commissione interna” o a farsi intervistare da un giornale per rispondere, pagina per pagina, della qualità di una tesi di cui siamo stati relatori.

    • Chi non è disposto ad ad apparire davanti a una “commissione interna” o a farsi intervistare da un giornale per rispondere, pagina per pagina, della qualità di una tesi di cui è stato relatore non merita e non ha le qualità morali per definirsi “PROFESSORE UNIVERSITARIO”. Presso molte sedi i supervisori devono fornire una memoria scritta di valutazione del candidato e spesso anche della tesi. L’IMT potrebbe fornire i verbali della commissione di conferimento del titolo alla MEDIA poche i rapporti annuali di ammissione ad ogni anno del ciclo.

  4. Non si tratta di assolvere bonariamente o meno la ministra, ma di considerare i criteri che usiamo per stabilire il merito.
    Copiare non lo è…
    I nostri studenti non sanno che copiare è plagio e credono, almeno un certo numero, che sia normale il copia e incolla.
    L’orgoglio e consapevolezza del proprio lavoro è quello che dovremo insegnare agli studenti.
    Ma il Ministero … rema contro questi buoni propositi e ci chiede di laureare quanti più studenti in corso, pena la sopravvivenza di antichi atenei.
    Gli studenti hanno fretta … Non solo. Il Ministero ha fretta e nessuna idea chiara in testa. (a mio parere, sempre)

  5. Avendo io discusso la mia tesi nella stessa epoca, so che non c’era maniera semplice di posticipare la discussione (all’IMT magari sì, in altre Università era una sessione annuale rigida per corso e curricolo). Si poteva però prorogare all’anno successivo (ammesso di trovare un finanziamento). Dato che la ministra già faceva politica e non aveva tempo, poteva prorogare e impegnarsi un po’ di più nella redazione. La fretta è una scusa plausibile ma puerile e inaccettabile. Coerentemente con il discorso renziano del fare le cose pur che sia, si vede a cosa forzare la mano e scrivere in fretta porta.

  6. Vorrei complimentarmi con Ciro per l’acuta e ben scritta analisi psicocarrieristica. Aggiungerei che purtroppo tali individui che tirano dritto come caterpillar hanno in mano il potere e perciò hanno imposto il loro modus vivendi negli atenei, costruendo lo storytelling del ‘frettabellolentezzabrutto’, ‘perditempopococompetitivo’. Il tutto incentivato da misericordiose elargizioni ai maghi del ‘tilaureoinfretta’.
    Masse semiscolarizzate che avanzano a ritmo di marcia sulla media del venti attendono di ricoprire qualche posto nella società futura, o forse no. Gli abbiamo solo svenduto un titolo di studio.

    • Ringrazio indrani maitravaruni per i complimenti.
      Non c’è dubbio, e fa non poca impressione, che sia invalsa una retorica da asilo nido (chiedo ovviamente scusa ai bambini che ci vanno) secondo cui si contrapporrebbero come il bene al male la costellazione giovinezza-velocità-accelerazione-bruciare le tappe a rotta di collo-tirare comunque diritto-quantità-fare-esecutività-turbocompetitività-crescita-novità-futuro-guardare avanti-pensare sempre jovanottescamente positivo e la costellazione maturità/anzianità-lentezza-decelerazione-indugiare-dubbio-autocritica-scrupolo per la qualità-riflettere-cooperazione-decrescita-tradizione-passato e sguardo ad esso rivolto.
      Siamo a metà fra penoso fasciofuturismodannunzianesimo di ritorno e sbobba propagandistica del neoliberismo imperante e condizionante i cervelli e le vite.
      Chi sia stato negli ultimi tempi da noi il più febbrile e sovraesposto megafono umano della suddetta retorica, non c’è bisogno di ricordarlo. Ma suoi adepti, adeptini, emuli ed emulini pullulano. E, come dice indrani, li si ritrova facilmente ai posti di comando, inclusissimi quelli accademici

  7. Faccio anch’io grossi complimenti a Ciro per l’analisi.

    Una piccola precisazione, però. Da quanto risulterebbe (non ho letto personalmente la tesi) non si tratta solo di essersi dimenticata le virgolette. Sembra che la nostra “eroina” non si sia limitata al copia-incolla, ma abbia leggermente modificato le frasi, con piccolissimi aggiustamenti e modifiche. E questo mi pare decisamente più grave perchè non è una mancanza tipografica ma implica, appunto, l’intenzionalità di fingere/convincere di aver offerto “un’esposizione-rielaborazione propria dei contenuti di quei testi”.

    A meno che – e talvolta mi è capitato con alcuni studenti – non si creda in buona fede che, cambiando sporadicamente in qua e in là qualche parola, si sia compiuta un’operazione originale che rende “nostro” il testo così scopiazzato. E non mi stupirei che l’eroina, in perfetta buona fede, sia convinta che scienza, economia e politica si facciano in questo modo.

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