Questo contributo è tratto da un documento più ampio – Sull’università italiana. Sintesi dai dati MUR dal 2008 al 2022 – recentemente pubblicato sul sito UnRest-Net, insieme all’aggiornamento al 2022 (ove possibile) dei dati su docenti/ricercatori, abilitati, assegnisti, dottorandi e iscritti liberamente consultabili e scaricabili dal sito UnRest-Net, dove sono organizzati nelle seguenti tabelle:
- Pivot 1 – Fonte “Mur-Cineca” – Dati sui docenti/ricercatori delle università statali e non statali italiane – Anni 2008-2022 – Interrogabili per genere, fascia di docenza, area CUN di afferenza, area geografica, regione e tipologia dell’ateneo.
- Pivot 2 – dicembre 2022 – Fonte “USTAT-Mur” – Dati sugli iscritti alle classi di laurea triennali e magistrali delle università statali e non statali italiane – Anni accademici 2000/2001-2021/2022 – Interrogabili per genere, area geografica, regione e tipologia dell’ateneo.
- Pivot 3 – Fonte “USTAT-Mur” – Dati sugli iscritti alle Scuole di Dottorato delle università statali e non statali italiane – Anni accademici 2000/2001-2020/2021 – Interrogabili per genere, area geografica, regione e tipologia dell’ateneo.
- Pivot 4 – Fonte “Mur-Cineca” – Dati sugli assegnisti di ricerca – Anno 2020-2022 – Interrogabili per area CUN di afferenza, area geografica, regione e tipologia dell’ateneo.
- Pivot 6 – Fonti “Mur-ASN e Mur-Cineca” – Dati sugli abilitati alla prima e alla seconda fascia – Anni 2013-2022 – Interrogabili per genere, fascia di docenza, area CUN di afferenza, area geografica, regione e tipologia dell’ateneo.
Nel 2022 gli assegni di ricerca sono stati sostituiti dai contratti di ricerca. I nuovi contratti sono vincolati alla spesa per gli assegni negli ultimi tre anni e temiamo pertanto che questa innovazione, se migliorerà il rapporto di lavoro e le retribuzioni, apporterà anche importanti contrazioni nella numerosità degli assegnisti. E, almeno a nostro parere, potrebbe rafforzare piuttosto che correggere le tendenze che ci pare di poter evidenziare qui di seguito.
Partiamo dal filtro di genere. La Serie storica dal 2012 del personale docente e ricercatore disaggregato per genere, classe di età, ateneo, area geografica e grade (codifica internazionale della qualifica) dell’USTAT-Mur ci permette di annunziare una inversione di tendenza per l’appunto “storica”: le posizioni più “basse” dell’ingresso alla carriera accademica non sono più caratterizzate dalla prevalenza femminile.
(Cfr. Tabella di decodifica della classificazione delle qualifiche del personale docente e ricercatore secondo i Grade del Manuale di Frascati 2015).
Dagli stessi dati ricaviamo la seguente tabella, dalla quale si evince che – dopo una decrescita di circa l’11% dal 2012 al 2016 – dal 2017 gli assegnisti hanno recuperato quasi interamente. Questa rimonta, tuttavia, si configura anche come uno spostamento territoriale. Pertanto, negli ultimi dieci anni registriamo soltanto una lieve diminuzione nella numerosità dei titolari di assegni di ricerca che si declina, però, in crescite e decrescite che ne mutano piuttosto visibilmente la distribuzione geografica.
Nella figura seguente si evidenzia come il numero dei titolari di assegno di ricerca già nel 2012 si concentrasse per il 55,74% nelle università del. Nel 2021 questa percentuale è salita al 58,37%. Nelle università del Mezzogiorno nel 2012 era il 20,24% dei titolari di assegno di ricerca. Nel 2021 questa percentuale è scesa al 16,44%.
Per rapportare il numero degli assegni con quello dei docenti/ricercatori torniamo ai dati scaricati dal Mur-CINECA (La Serie storica dal 2012 del personale docente e ricercatore disaggregato per genere, classe di età, ateneo, area geografica e grade (codifica internazionale della qualifica) dell’USTAT-MUR raggruppa RUI, RTD-a e RTD-b nel grade C, non ci dà la possibilità di distinguere per Aree CUN e SSD e presenta in generale totali più alti di quelli ricavabili sommando i dati relativi ai docenti/ricercatori e agli assegnisti nel Cineca (cfr. nota 52) Tradotti in percentuali gli scostamenti sono tutto sommato accettabili. Ad esempio, dalla tabella 46 si evince che nel 2020 il 59,28% dei titolari di assegno di ricerca era nelle università del Nord e che nel 2021 essi erano il 58,37%. Dalla tabella 47 si desume invece che queste percentuali erano nel 2020 il 59,93% e nel 2021 il 58,81%).
Nella tabella seguente la distribuzione degli assegni di ricerca e il numero di docenti/ricercatori per ciascun assegnista nelle aree geografiche, dal 2020 al 2022. Abbiamo usato i dati di tutti gli anni di cui disponiamo perché – dato che il reclutamento degli assegnisti è particolarmente segnato da occasioni, necessità e circostanze – abbiamo voluto controllare se e quanto questa caratteristica si rifletta nei dati e se causi discontinuità nelle tendenze (Abbiamo voluto confrontare i dati dei tre anni di cui disponiamo anche perché – per un problema del Mur-Cineca – il 03/01/2023 i dati relativi al 2022 non sono stati scaricati completamente. Nel tempo intercorso fra scaricare i dati, trattarli e controllarli e quindi accorgerci della mancanza dell’intera Area 05, trovare l’origine del problema (non era possibile scaricare il SSD BIO/14), trovare la soluzione e adottarla, il numero dei titolari di assegno era alquanto variato. L’area 05 è stata scaricata in data 16/01/23, quando tuttavia non è stato possibile scaricare i dati degli assegnisti del SSD BIO/14 che, dunque, risultano assenti dalle nostre elaborazioni).
Dunque, nel 2020 il 59,93% dei titolari di assegno di ricerca era nelle università del Nord; nel 2021 la percentuale era scesa al 58,81%, e nel 2022 è scesa ulteriormente, e nelle università del Nord c’è il 56,14% dei titolari di assegno di ricerca. Viceversa, nel 2020 il 15,39% dei titolari di assegno di ricerca era nelle università del Mezzogiorno; nel 2021 la percentuale era il 15,98%, e nel 2022 è salita al 17,38%.
Ma abbiamo verificato anche che le disparità all’interno di una stessa area geografica, fra regioni città e Sedi sono a volte anche più profonde dei divari fra le aree. Nel 2022 in quattro regioni – Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Toscana – c’è il 54,85% degli assegni di ricerca dell’intera università italiana.
Nelle università della Lombardia nel 2022 c’è il 18,73% degli assegni di ricerca dell’intero sistema universitario italiano (v.a. 2.725): più che nell’intero Mezzogiorno (v.a. 2.528). Il 79,82% degli assegni di ricerca della Lombardia è nella città di Milano. L’87,22% degli assegni di ricerca della città di Milano è in tre università: Politecnico, Milano-Statale e Milano-Bicocca. In queste tre università c’è il 13% dei titolari di assegno di ricerca di tutte le università italiane (v.a. 1.897): solo 61 meno che in tutte le università di tutto il Sud.
Raramente in una università il numero dei titolari di assegno di ricerca raggiunge o supera il 3% del totale nazionale degli assegni. Questa evenienza si riscontra soltanto in 9 Sedi, distribuite in 8 città. In esse si concentra il 47% dei titolari di assegni di ricerca. In 5 università e 4 città del Nord sono concentrati circa il 25% degli assegni di ricerca dell’intero sistema universitario italiano.
D’altro canto, un alto numero di titolari di assegno di ricerca non corrisponde necessariamente a un alto numero di assegnisti per docente/ricercatore. Limitando la nostra osservazione alle università statali, il numero di assegnisti sopravanza quello dei docenti/ricercatori in tre delle Scuole Superiori: la Scuola Normale Superiore di Pisa, dove c’è un assegnista ogni 0,7 docenti/ricercatori e la Sissa di Trieste e l’IMT di Lucca dove c’è un assegnista ogni 0,9 docenti/ricercatori. Rimanendo alle Scuole Superiori, alla Sant’Anna di Pisa il rapporto è 1 a 1, mentre al Gran Sasso Science Institute è di un assegnista ogni 2,3 docenti/ricercatori e allo IUSS di Pavia è di un assegnista ogni 3,4 docenti/ricercatori. Nelle 9 Sedi in cui si concentra il 47% dei titolari di assegni di ricerca, soltanto al Politecnico di Milano abbiamo un rapporto avvicinabile a quello delle prime 4 Scuole Superiori (un assegnista ogni 1,6 docenti/ricercatori). Fra le altre 8 università, un rapporto di poco superiore a un assegnista ogni 2 docenti/ricercatori lo troviamo solo a Firenze (2,4) e a Bologna (2,5) che, comunque, hanno meno assegnisti per docente del Politecnico di Bari (2,1), e un rapporto fra assegnisti e docenti/ricercatori non dissimile da quello delle università di Modena e Reggio Emilia, Trento e IUAV di Venezia (2,5). Ancora fra le 9 Sedi in cui si concentra il 47% dei titolari di assegni di ricerca, hanno un assegnista ogni circa 3 docenti/ricercatori le università di Padova (3,1) e Pisa (3,8). Hanno un assegnista ogni 4 docenti/ricercatori le università di Milano “Statale”, Torino, Roma “La Sapienza (4,1). Napoli “Federico II” ha un assegnista ogni 5,6 docenti/ricercatori, in un Sud dove, all’Università della Calabria, c’è un assegnista di ricerca ogni 23,9 docenti/ricercatori.
In alcune università non statali non ci sono assegnisti. Esse sono: l’Università per Stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria e l’Università Medica Internazionale di Roma – UniCamillus, e 6 delle 11 università telematiche (E-Campus con sede legale a Novedrate (Como); Giustino Fortunato con sede legale a Benevento; Leonardo da Vinci in provincia di Chieti; Universitas Mercatorum; Uninettuno con sede legale a Roma e IUL con sede legale a Firenze). Più in generale, le università statali e non statali hanno diverse attitudini verso il reclutamento di personale. Le università non statali sembrano di solito meno propense a investire sul ricambio generazionale (eccezion fatta per i RTD-a).
Veniamo ora alla distribuzione dei titolari di assegni di ricerca nelle aree CUN, aggregati la cui numerosità va dal grande peso dell’area 06-Scienze mediche, alla piccola incidenza dell’Area 14- Scienze Politiche e Sociali. Nella tabella seguente abbiamo calcolato l’incidenza degli assegnisti di ciascuna delle 14 Aree CUN sul totale degli assegnisti di ricerca e il rapporto fra il numero dei docenti/ricercatori e gli assegnisti dell’Area CUN per i tre anni di cui disponiamo di dati sugli assegnisti.
Spicca decisamente l’incidenza sul totale degli assegnisti di Area 09-Ingegneria industriale e dell’informazione ma, ancor più, spicca il fatto che in quest’area c’è un assegnista circa ogni 2 docenti/ricercatori, laddove in Area 12-Scienze giuridiche nel 2020 e 2021 il rapporto era di circa 1 a 8 e in Area 13-Scienze economiche e statistiche di 1 assegnista per oltre 6 docenti/ricercatori. L’Area 09 e l’Area 13 sono entrambe in crescita, ma evidentemente operano – non sappiamo se per necessità, per scelta o per differenza nelle pratiche – scelte diverse in tema di collaboratori alla ricerca.