In Italia ci sarebbero troppe università, troppi corsi di laurea, troppi professori e troppi laureati. È proprio così? Vediamo cosa dicono le statistiche Eurostat per l’Unione Europea a 28 nazioni. Come percentuale di laureati nel segmento di età 30-34 anni, nel 2004 l’Italia era quartultima (seguita da Slovacchia, Repubblica Ceca e Romania). Oggi, dopo un decennio, occupiamo saldamente l’ultimo posto in Europa. Nella pagina Europe 2020 della Commissione Europea è anche possibile confrontare gli obiettivi per il 2020 di ogni nazione: quello dell’Italia è mantenere l’ultima posizione e aggravare il distacco, dato che il suo target (26-27% di laureati) è il più modesto di tutta l’Unione Europea. Non ci toglierebbe dall’ultima posizione nemmeno l’ingresso nell’UE della Turchia, perché anch’essa è in procinto di sorpassare l’Italia in quanto a percentuale di laureati.
Qualche giorno fa, Eurostat ha diffuso i dati aggiornati sul numero di laureati nelle nazioni dell’Unione Europea. È una buona occasione per fare il punto sull’evoluzione del numero di laureati nell’ultimo decennio, sempre con l’aiuto dei dati scaricabili dal database Eurostat.
In particolare, è interessante esaminare il grafico della percentuale di laureati nel segmento di età 30-34 anni lungo il periodo che abbraccia il decennio 2004-2013.
Come è immediato notare, nel 2004 l’Italia era quartultima (seguita da Slovacchia, Repubblica Ceca e Romania). Nel corso dell’ultimo decennio, siamo stati superati anche da queste tre nazioni e nel 2013 occupiamo saldamente l’ultimo posto in Europa.
Ma quali sono le prospettive nell’immediato futuro? Stiamo progettando una rimonta per risalire almeno qualche posizione? Non sembra proprio.
Sulla pagina Europe 2020 della Commissione Europea è disponibile un documento che riporta gli obiettivi per il 2020 di ogni singola nazione. Nel suo complesso, l’UE punta a raggiungere almeno il 40% di laureati:
In the area of tertiary education, the Europe 2020 Strategy set the headline target that at least 40 % of 30-34 year olds should have a tertiary or equivalent qualification by 2020.
Va notato che i target delle 28 nazioni dell’Unione sono differenziati tra loro. Come si può vedere dal grafico riportato di seguito, otto nazioni hanno un target superiore al 40%. L’Italia, al contrario, non solo è tra le dieci nazioni il cui target è inferiore al 40%, ma presenta il target più basso dell’intera UE: 26-27%, partendo dal 21,7% del 2012. Un target decisamente meno ambizioso di quello di altre nazioni come Malta (MT), Croazia (HR) e Slovacchia (SK), il cui dato di partenza supera di poco quello italiano.
Fonte: EUROPE 2020 TARGET: TERTIARY EDUCATION ATTAINMENT
In altre parole, l’Italia, che parte in ultima posizione, da qui al 2020 si prefigge di perdere terreno nei confronti di chi già la precede. Se gli obiettivi dovessero essere mantenuti, continueremo ad inseguire la Romania, il cui target – seppur modesto – è superiore a quello italiano, mentre si consoliderà un netto distacco da tutto il resto dell’UE.
Qualcuno potrebbe pensare che, se la Turchia entrerà nell’Unione Europea, spetterà a lei il ruolo di “fanalino di coda” dell’UE. Per verificarlo, approfittiamo del fatto che il database Eurostat fornisce anche i dati di alcune nazioni non appartenenti all’UE, tra cui la Turchia. Ecco il confronto tra la serie storica italiana e quella turca.
Negli utlimi anni, la Turchia ha quasi annullato il distacco nei confronti dell’Italia. Se la sua percentuale di laureati nella fascia 30-34 continuasse a crescere con la stessa velocità, è destinata a raggiungere il 30% nel 2020, una percentuale superiore a quel 26-27% che costituisce il target dell’Italia.
Pertanto, l’Italia ha ottime probabilità di mantenere e consolidare l’ultima posizione nella classifica europea della formazione universitaria, anche a fronte di un eventuale ingresso della Turchia in Europa.
La notizia del poco invidiabile primato italiano è stata ripresa anche nel corso della puntata di 8 e mezzo del 7 giugno 2014.
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[…] è che la formazione non serve ed è comunque un lusso che “non ci possiamo più permettere”. È sufficiente leggere le statistiche Eurostat per l’Unione Europea per comprendere la proiezione politica di questo messaggio. Come percentuale di laureati nel […]
Come specificato in fondo al post, la notizia del primato negativo dell’Italia è stata rilanciata anche nel corso di 8 e mezzo.
Se da un lato è positivo che qualche dato veritiero trapeli anche nelle trasmissioni televisive, il Presidente di Confindustria Veneto ha subito dato un esempio concreto dell’approssimazione con cui vengono di norma trattate le questioni relative all’istruzione e alla ricerca.
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Roberto Zuccato (Presidente di Confindustria Veneto): “Vorrei ricordare che oggi nel Veneto abbiamo quattro università tra cui l’università’ di Padova che in base ai dati Pisa è la numero uno per ricerca” (inizio: 20’ 34”)
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È ben noto che i test PISA non valutano la ricerca delle università, ma gli apprendimenti degli studenti (non quelli universitari,peraltro). Un lapsus ci può stare (anche se questo è un po’ grosso) ma né la Gruber né Daverio (che pure è professore universitario) sono intervenuti per correggere. Se anche se ne sono accorti, non hanno ritenuto che i telespettatori avessero il diritto di non vedersi sbattute in faccia delle sigle a casaccio.
[…] […]
[…] si vedono recuperi all’orizzonte. Anzi, ammesso e non concesso che l’Italia raggiunga il suo target “Europe 2020″, ovvero 26-27% di laureati nella fascia di età 30-34 anni (il target più basso dell’intera UE), […]
[…] è ultima in Europa per laureati e non raggiungeremo, per il 2020, nemmeno i modesti obiettivi posti dalla strategia Europe2020. Ciò anche per un sistema di diritto allo studio che faceva acqua da tutte le parti, ora un […]
[…] del caso italiano non è difficile: 1) gli studenti universitari in Italia sono pochi, meno della media europea; le università sono ancora di meno, e come risultato sono mediamente sovraffollate: poco attraenti […]
[…] ma direi che il fatto che è ultimo in Europa per investimenti nella ricerca, nella didattica e nel numero di laureati siano una base materiale almeno altrettanto […]