Il 26 febbraio scorso, la Commissione Europea ha pubblicato la Relazione per paese relativa all’Italia 2015 comprensiva dell’esame approfondito sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici. La parte relativa all’università è un piccolo capolavoro di understatement e (involontaria) ironia. La pubblichiamo insieme al grafico che la illustra.

SpesaIstruzioneTerziariaItaly

La spesa per l’istruzione terziaria in percentuale del PIL è ben al di sotto della media UE ma si sta dedicando maggiore attenzione alla qualità dell’istruzione superiore. Tra il 2009 e il 2013, il finanziamento pubblico complessivo all’istruzione terziaria è stato ridotto di circa il 20% in termini reali e la spesa dell’amministrazione pubblica per l’istruzione terziaria in percentuale del PIL è la più bassa dell’UE (0,4% nel 2012) (cfr. grafico 3.3.2). Secondo i principi della riforma del 2010, una quota crescente dei finanziamenti pubblici per le università dovrebbe essere assegnata sulla base dei risultati conseguiti in materia di insegnamento e di ricerca. Tuttavia, fino al 2013, ciò è stato difficile da attuare in pratica a causa dei tagli dei finanziamenti destinati all’istruzione superiore e delle norme restrittive che hanno limitato la variazione annua dell’importo dei fondi che ogni università poteva ricevere. Nel 2014 la quota di finanziamenti pubblici alle università legati ai risultati è aumentata dal 13,5% al 18% (con norme di attuazione meno restrittive rispetto al 2013) e sono stati definiti costi standard che vengono gradualmente introdotti fino al 2018 come criteri di assegnazione della quota residua di finanziamento pubblico. A medio e lungo termine, per migliorare i risultati del settore dell’istruzione terziaria in Italia sarà di fondamentale importanza che i finanziamenti siano adeguati.

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