La settimana ROARS: 27 ottobre -2 novembre 2014.

Una rapida sintesi dei contributi pubblicati
nel corso della settimana appena conclusa.

 

  • «Equal opportunities is a problem that concerns us, so we are very nervous about the use of citations» affermava già nel 2010 David Sweeney, il direttore scientifico dell’agenzia di valutazione britannica. Come andò a finire? Fini che nel Regno Unito fu escluso ogni uso automatico di indicatori bibliometrici e citazionali nelle procedure di valutazione della ricerca. E da noi? In che misura la bibliometria fai-da-te dell’ANVUR ha discriminato le donne? (Le donne sono state discriminate nell’abilitazione scientifica nazionale?). Più in generale, le procedure di valutazione corrono il rischio di ridurre la biodiversità del panorama della ricerca. Al punto che il noto filosofo della scienza Donal Gillies ha proposto una modalità alternativa di finanziamento dei progetti, basata sull’estrazione a sorte, una proposta meno provocatoria e più seria di quanto si possa credere (Come ridurre i danni della valutazione. Un commento a margine di Donald Gillies).
  • Alle adesioni individuali alla lettera aperta “Hanno scelto l’ignoranza” si stanno aggiungendo quelle di società scientifiche e dipartimenti, anche italiani. Le ragioni per non fermarsi sono state illustrate nella conferenza stampa tenutasi a Roma lo scorso 18 ottobre di cui pubblichiamo il filmato (Conferenza stampa conclusiva di “Per la Scienza per la Cultura”). Ragioni confermate anche dal Rapporto Erawatch 2013, curato dal Direttorato Generale per la Ricerca e l’Innovazione della Commissione Europea (ERAWATCH sulla crisi della ricerca e dell’innovazione in Italia).
  • I problemi non finiscono con i tagli. L’università e la ricerca devono fare i conti con leggi e regolamenti, non solo lesivi di ogni autonomia, ma oramai giudicati insostenibili anche dai Direttori generali delle amministrazioni universitarie (Il CODAU su sistema universitario e semplificazioni). Insostenibile, in particolare, è la norma della l. 240/2010 che limita a quatro anni la durata degli assegni. In un regime di tagli e di limitazioni al turnover, sarà inevitabile la creazione di una categoria di “neoesodati” (I nodi vengono al pettine: i neoesodati). Non se la passano meglio gli enti pubblici di ricerca, privati della loro autonomia nel reclutamento dei cosiddetti “ricercatori di altissima qualificazione” (Un altro attacco all’autonomia degli enti di ricerca. E’ il ministro che decide sui ricercatori di altissima qualificazione).
  • E se il problema degli alti tassi di abbandono universitario fosse principalmente un problema di cattivo orientamento? Questo è quanto suggerisce la Stampa sulla base di una “ricerca” condotta da Cepu e skuola.net. Peccato che non si tratti di una “ricerca” e nemmeno di un “sondaggio” con valore statistico ma di una semplice consultazione on line. Che il vero problema sia un altro? (Orientamento: è davvero questo il problema?)
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