La fisica genera ricchezza: nel 2011 in Italia ha permesso di creare un milione e mezzo di posti di lavoro, pari al 6% del totale, e 118 miliardi di euro di Pil, pari al 7,4% del Prodotto interno lordo nazionale.


E’ quanto emerge dall’analisi condotta da Società Italiana di Fisica (Sif), Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), Istituto di Ricerca Metrologica (Inrim) e Centro Fermi. [si può scaricare a questo link, ndr]

Lo studio è stato commissionato alla società di revisione Deloitte per quantificare il contributo all’economia da parte dei tanti campi della fisica, da quelli che si occupano delle particelle elementari e delle proprietà della materia, a quelli impegnati nella ricerche sull’universo.

Per il presidente dell’Infn, Fernado Ferroni, “il primo risultato interessante di questo studio sia che la ricerca di base e applicata rappresentino un volano importante per l’economia di un Paese”. Positivo anche il giudizio del presidente del Cnr, Luigi Nicolais, per il quale il rapporto “ha il pregio di sdoganare con dati quantitativi quello che i ricercatori sostengono da tempo: per crescere c’è bisogno di investire in tutti i campi della ricerca, senza differenza alcuna fra ricerca di base e applicata”. Ne emerge che i settori basati sulla fisica sono i maggiori contribuenti per l’economia italiana: offrono occupazione a 1,5 milioni di persone e rappresentano il 7,4% del Pil nazionale. “L’analisi – ha aggiunto – descrive l’impatto delle scienze fisiche sull’economia italiana, consegnandoci un altro messaggio importante: il Paese per poter competere a livello internazionale deve disporre di ricerca e conoscenze sempre più raffinate e avanzate”.

I dati mettono in luce che questo è inoltre il comparto che ha maggiormente sofferto del periodo di crisi economica a causa degli stretti legami con le attività produttive. Si tratta di posti di lavoro molto più produttivi rispetto alla media italiana, circa il 22% in più. I maggiori contributi della fisica vanno al settore manifatturiero, seguito da quello dei trasporti e comunicazioni e le infrastrutture. Secondo i dati, circa il 20% di tutti i posti di lavoro nel manifatturiero sarebbero legati in modo diretto al contributo della fisica e nel complesso è responsabile del 7,4% del Pil nazionale. Un dato poco al di sotto del resto dell’Europa, la Gran Bretagna registra un 8% mentre l’Europa a 27 ha una media del 9%.

Fonte: Io Non Faccio Niente

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5 Commenti

  1. Perdonate la battuta, ma da ottobre anche la prostituzione, lo spaccio e il contrabbando contribuiranno al PIl, probabilmente più della fisica.
    Noi che qui parliamo di didattica e ricerca non abbiamo speranza di essere una voce. In Italia.

  2. Ho dato un rapido sguardo al rapporto di Deloitte e penso che in questi casi sarebbe meglio affidarsi a un qualsiasi dipartimento di economia e azienda, tra l’altro a Roma ci sono un certo numero di Università con diverse eccellenze nel campo. la maggior parte delle informazioni e dati provengono da Istat e Eurostat ma vorrei far notare che la stima dei benefici è un esercizo alquanto articolato che coinvolge non solo valori d’uso e di non-uso, ma spesso anche valori di opzione che non mi sembra siano stati considerati. Inltre la stima del valore di brevetti ecc. è anch’essa alquanto complessa, quindi i risultati potrebbero essere sottostimati e anche di molto.

  3. Le stime di Istat ed Eurostat dovrebbero, a mio avviso, essere considerate un limite inferiore.
    Il dato confortante è che, nonostante la nostra classe politica e dirigente, la ricerca produce un impatto economico e sociale elevatissimo.
    Dal punto di vista sociale, peraltro, non credo ci siano indicatori certi ed affidabili per evidenziare realmente l’impatto della ricerca, ancor più per quella di base.
    Personalmente, pur apprezzandone l’effetto mediatico, vorrei sempre staccare ogni valutazione sulla ricerca da mere implicazioni legate al PIL.
    L’impatto della ricerca è molto più esteso, di lungo termine e quindi di difficile valutazione.

  4. La ricerca produce anzitutto cultura e capacità critica. Inoltre crea strumenti innovativi e fornisce alla popolazione le competenze/conoscenze necessarie ad utilizzarli.

    È merito della scienza praticata ed insegnata se l’Italia non è più il Paese di cent’anni fa, in massima parte analfabeta e dedito all’agricoltura nel senso più primitivo del termine.

    Ricordiamoci che, se la tecnologia può essere d’importazione, lo stesso non si certo può dire dell’istruzione scolastica.

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