Marginalizzazione degli organi collegiali, carenza di finanziamenti per la ricerca – specie per quella di base – compressione del diritto allo studio, riduzione del turnover, blocchi delle retribuzioni, «fino all’uso distorto della parola d’ordine del “merito” per mascherare una generalizzata riduzione dei finanziamenti all’Università – già ai livelli minimi fra i Paesi più avanzati – anziché garantire un accesso alla ricerca e all’alta formazione equamente distribuito su tutto il territorio nazionale»: un elenco di ragioni di preoccupazione che 126 docenti del Politecnico di Milano evidenziano nella lettera aperta che indirizzano al Presidente della Repubblica, in qualità di garante dei principi costituzionali e della democrazia. Una lettera che si chiude con un significativo riferimento alla Legge di stabilità: «Per questo guardiamo con grande attenzione – e con altrettanta preoccupazione – alla prossima legge di stabilità, dalla quale ci attendiamo – per l’Italia prima che per noi – una reale ed effettiva inversione di tendenza, che assicuri le necessarie risorse umane ed economiche e restituisca dignità a chi nell’Università vive e lavora.».

Politecnico_Milano

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Al PRESIDENTE della REPUBBLICA
On. SERGIO MATTARELLA
Palazzo del Quirinale

Milano, 23 ottobre 2015
Signor Presidente,

in prossimità del Suo arrivo a Milano per l’inaugurazione dell’anno accademico della nostra Università, ci rivolgiamo a Lei appellandoci alla Sua alta funzione di garante dei principi costituzionali e della democrazia.
Seguiamo con attenzione – come insegnanti e ricercatori, oltre che come cittadini – l’evolversi del quadro ordinamentale ed economico entro il quale siamo chiamati ad operare.
Diverse sono, a nostro avviso, le ragioni di preoccupazione, che vanno dalla verticalizzazione, che ha caratterizzato tutti i più recenti provvedimenti che si sono occupati della “forma di governo” delle università e i cui effetti sono oggi evidenti, a partire dalla marginalizzazione degli organi collegiali, fino all’uso distorto della parola d’ordine del “merito” per mascherare una generalizzata riduzione dei finanziamenti all’Università – già ai livelli minimi fra i Paesi più avanzati – anziché garantire un accesso alla ricerca e all’alta formazione equamente distribuito su tutto il territorio nazionale.
Un esempio evidente del deficit democratico di cui soffre oggi l’Università è costituito, per quanto specificamente riguarda il Politecnico di Milano, dalla questione dell’esclusione dell’italiano come lingua di insegnamento nelle lauree magistrali.
Davvero, come da Lei recentemente affermato, Signor Presidente, “dobbiamo difenderla anche da noi stessi la nostra lingua rispetto a immotivate sostituzioni conlocuzioni di altre lingue o rispetto a destrutturazioni che ne attenuino la grande ricchezza espressiva”.
Quanto alle risorse, il contesto nel quale il Sistema universitario opera è sempre più caratterizzato da carenza di finanziamenti per la ricerca, specie per quella di base, compressione del diritto allo studio, riduzione del turnover, blocchi delle retribuzioni.
Nonostante tutto ciò l’Università italiana continua ad avere risultati che, per unità di investimento, sono tra i migliori al mondo e a formare validissimi professionisti e ricercatori, molti dei quali questo Paese non riesce a trattenere, costringendoli alla fuga, data la mancanza di prospettive per il loro futuro.
La progressiva riduzione delle risorse destinate a Università e ricerca appare, sempre più, come un indice sintomatico della scarsa o nulla considerazione in cui questi settori fondamentali per la vita economica e sociale della Comunità sono tenuti da molti degli attori politici. Ne è esempio evidente il blocco degli scatti stipendiali, che i docenti universitari, unica categoria dell’apparato statale, continuano a subire.
Per questo guardiamo con grande attenzione – e con altrettanta preoccupazione – alla prossima legge di stabilità, dalla quale ci attendiamo – per l’Italia prima che per noi – una reale ed effettiva inversione di tendenza, che assicuri le necessarie risorse umane ed economiche e restituisca dignità a chi nell’Università vive e lavora.
Nell’attesa di averLa fra noi, voglia gradire, Signor Presidente, l’espressione della nostra più alta considerazione.

 

Giovanni Agosta

Adriana Angelotti

Cesare Mario Arturi

Franco Autieri

Arianna Azzelino

Anna Barbara

Luca Bascetta

Giovanni Baule

Marco Belan

Riccardo Bertacco

Paolo Biagioni

Alberto Bianchi

Federico Bizzarri

Maurizio Boffadossi

Paolo Bolzern

Andrea Bonarini

Pellegrino Bonatti

Federica Boschetti

Giampiero Bosoni

Alberto Brambilla

Luca Alfredo Casimiro Bruchè

Valeria Bucchetti

Maria Agostina Cabiddu

Enrico Gianluca Caiani

Daniela Calabi

Riccardo Campagnola

Matteo Cantoni

Roberto Canziani

Giuliana Cardani

Andrea Castelletti

Mauro Attilio Cecconello

Alessandra Cherubini

Paolo Chiesa

Giorgio Ciucci

Lorenzo Codecasa

Luigi Pietro Maria Colombo

Simone Colombo

Giovanni Consolati

Fiammetta Costa

Stefano Crespi Reghizzi

Giancarlo Cusimano

Alessandro Dama

Dario D’Amore

Lorenzo De Stefani

Claudio Del Pero

Anna Delera

Giovanni Di Luzio

Ilenia Epifani

Luca Maria Francesco Fabris

Simone Ferrari

Luca Ferrarini

Giancarlo Ferrigno

Gianfranco Beniamino Fiore

Mario Fosso

Paolo Gaetani

Matteo Maria Gastaldi

Carmen Giordano

Sara Goidanich

Gianmarco Enrico Griffini

Mario Grosso

Giorgio Guariso

Francesco Ermanno Guida

Franco Guzzetti

Gerardus Janszen

Lucia Ladelli

Arturo Sergio Lanzani

Michele Lavagna

Marinella Levi

Andrea Lucchini

Muarizio Lualdi

Marco Lucchini

Andrea Lucotti

Daniela Elisabetta Lupo

Paolo Maffezzoni

Dino Mandrioli

Emanuele Martelli

Davide Martinenghi

Emilio Matricciani

Paco Vasco Aldo Melià

Lorenzo Mezzalira

Massimo Miari

Davide Mombelli

Carol Monticelli

Angelo Morzenti

Maria Gabriella Mulas

Lorenzo Mussone

Enrico Maria Orsi

Pier Luigi Paolillo

Achille Pattavina

Antonella Valeria Penati

Giancarlo Pennati

Gianfranco Pertot

Lorenza Petrini

Gianfranco Petrone

Francesco Pinciroli

Livio Pinto

Marco Andrea Pisani

Alberto Pizzati

Marco Politi

Ezio Puppin

Maurizio Quadrio

Luigi Quartapelle

Lucia Rampino

Francesco Repishti

Marcello Restelli

Dina Riccò

Lucia Rigamonti

Fabio Rinaldi

Gianpaolo Rosati

Michela Rossi

Renzo Rosso

Giuseppe Sala

Umberto Sanfilippo

Raffaele Scapellato

Roberto Sebastiano

Giovanna Sona

Rodolfo Soncini Sessa

Salvatore Stagira

Donatella Sterpi

Alberto Tagliaferri

Cristina Tonelli

Lucia Toniolo

Pasquale Vena

Laura Maria Vergani

Luigi Vigevano

Alessandro Volonterio

Salvatore Zingale

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7 Commenti

  1. “Un esempio evidente del deficit democratico di cui soffre oggi l’Università è costituito, per quanto specificamente riguarda il Politecnico di Milano, dalla questione dell’esclusione dell’italiano come lingua di insegnamento nelle lauree magistrali.”

    A quanto mi risulta questa decisione è stata democraticamente presa dal Senato Accademico del Politecnico di Milano. Sarà pure sbagliatissima, ma trovo alquanto inopportuno strillare al “deficit democratico” quando – democraticamente – viene assunta una decisione con cui non si è d’accordo. In democrazia è perfettamente possibile essere messi in minoranza. Sono le regole del gioco!

  2. Credo molto nell’insegnamento dei corsi in lingua inglese. Per il valore aggiunto che gli studenti ne ricavano. L’imposizione di tale lingua, pero`, mi sembra eccessivamente invasiva nei confronti della liberta` di insegnamento. Ci possono difatti essere eccellenti docenti in italiano, che si sentono poco confidenti con l’inglese. In questo caso la qualita` del corso ne risentirebbe a discapito quindi degli studenti. Lasciare quindi la liberta` al docente, mi sembrerebbe piu` saggio e nell’interesse degli studenti.

    Cordialita`,

    Enrico

  3. Good morning! Today we are going to explain in English the Divine Comedy by the famous Tuscan poet Dante Alighieri!
    The text will be translated into the only new global-total Language which is admitted in the world.
    Aristotle, Homer, Goethe, von Humboldt, Pascal, Voltaire, Leopardi, Dostojevskij etc. will be only read and discussed in English henceforward.
    If you are skilled in Greek, Latin, German, Russian, French or in some other inferior Language, you will be considered a sub-human being and bound to humble works or at most to pseudo-sciences such as Humanities.

  4. Plaudo all’iniziativa dei professori del politecnico. Quello che non si capisce, e debbo ammettere che mi fanno tenerezza i giovani “plagiati” (senza offesa per nessuno) dal delirio Inglesista. Siamo espressione similrenzista, la prima potenza al modo per patrimonio culturale,ma nel sogno di ciscun plagiato c’è una visita a New York, chi andrà a vedere Pompei i Bronzi di Riace, l’unica spada nella roccia esistente al mondo (San Galgano) etc. Il “costo” economico è immenso per un paeso come il nostro. Alle soglie ci sono computer quantici, skype che traduce in tempo reale. Usare l’inglese per chi non è madre lingua vuol dire, in molti casi, non essere capaci di sfumature raffinate che contraddistinguono la docenza universitaria (anche tecnica), magari con l’accento di Bustarsizio…reclutiamo i docenti direttamente dall’estero …. allora. O no?

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