Non pochi soggetti che hanno conferito prodotti per la valutazione VQR hanno presentato domanda di accesso agli atti per avere maggiori dettagli circa le valutazioni riservate ai loro prodotti. La risposta di ANVUR è negativa: si argomenta che essendo la valutazione di struttura e non individuale vi è carenza di interesse del richiedente. È lecito domandarsi se la pensino così anche gli atenei che intendono piegare  gli esiti VQR ad altri scopi.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera di Francesco Federico Mancini (Università di Perugia) e Massimiliano Rossi (Università del Salento )

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In un articolo del 26 novembre su «Repubblica», Massimo Recalcati, scrivendo a proposito del “carisma orizzontale” di Grillo , sottolinea che «il vento dell’antipolitica è suscitato non tanto da un fantasma di libertà, ma da quello di purezza e di incontaminazione sostenuto da un confine immunitario rigido e fondamentalmente paranoico che rende impossibile qualunque trattativa con chi non appartiene alla casta identitaria dei puri». Le parole dello psicanalista mi pare servano a caratterizzare perfettamente la ricaduta esiziale della VQR sul macrosettore della Storia dell’arte, un ambito in cui un numero cospicuo dei prodotti risulta sia stato valutato 0. Dico subito che, per ragioni personali (ho insegnato per cinque anni in altra Università come affidatario e temevo di esser stato azzoppato nel caso di una eventuale chiamata), ho presentato istanza di accesso agli atti per poter impugnare l’esito e fare ricorso al TAR. Allego la risposta negativa del dirigente ANVUR. La motivazione con la quale si dà conto del diniego costituisce, a detta del mio legale, “fonte interpretativa della disciplina” e dunque ritengo mio dovere darne la più ampia diffusione. In essa si intende ribadire che, considerato come le ricadute ad personam della VQR siano da considerarsi inammissibili, non ho (non avrei) interesse legittimo ad acquisire gli eventuali “commenti aggiuntivi” (questo in sostanza chiedevo), “poiché dalla documentazione relativa alla valutazione dei … prodotti … non corrisponde alcun effetto giuridico legato agli obiettivi della VQR, né alcun pregiudizio o beneficio, ancorché indiretto, in ambito accademico, dato il carattere riservato e strumentale delle valutazioni sui singoli prodotti”.

Fa meraviglia apprendere che l’accesso agli atti (e dunque ai giudizi) non viene concesso dall’ANVUR perché occorre che ci sia “un interesse personale e concreto ricollegabile alla persona che sia titolare di una situazione giuridicamente rilevante”. Diversamente dall’ANVUR, il MURST ha sempre reso noti i giudizi (peraltro molto articolati) espressi sui progetti PRIN e sui loro proponenti. Anche la normativa che disciplina le Abilitazioni Scientifiche Nazionali prevede la formulazione e successiva pubblicazione dei giudizi espressi sui candidati.

La lettera spiega diffusamente che la VQR è stata fatta con il solo fine di valutare le strutture e non i singoli ricercatori. Ci si chiede allora perché i singoli ricercatori siano stati messi al corrente del punteggio attribuito ai loro prodotti. L’ANVUR sostiene che ciò è accaduto “in ossequio al principio di trasparenza dell’attività della pubblica amministrazione”. E’ curioso che la trasparenza arrivi fino a un certo punto e non si spinga oltre.

Nella lettera si dice anche che “l’ANVUR diffonde, in forme appropriate i giudizi sulle singole pubblicazioni valutate, fermo restando l’anonimato degli esperti degli autori degli stessi”. Bene, nessuno vuole conoscere il nome del valutatore di ogni singolo prodotto. E tuttavia, come ha già fatto notare la Consulta Nazionale degli Storici dell’Arte al Ministro Carrozza e al presidente dell’ ANVUR Fantoni, sarebbe il caso di rendere nota, effettuata la valutazione, la lista degli esperti individuati dal GEV e il numero dei prodotti valutati da ciascuno. Se non altro per capire (e proprio in ossequio al principio di trasparenza), se la distribuzione e l’attribuzione dei prodotti da valutare sia stata fatta in modo equilibrato e mirato. Anch’io ho dato la disponibilità a esaminare trenta prodotti. Ne ho esaminato uno solo… Al contrario mi risulta che altri hanno valutato più di venti prodotti. Qualcuno potrebbe rispondere: ma questo è accaduto perché si è tenuto conto delle specifiche competenze. Quanto al reclutamento dei valutatori, credo che un diverso sistema, basato non sulla designazione diretta da parte del GEV ma sulla base di un sorteggio all’interno di aree di competenza, tendenzialmente coincidenti con i SSD – a partire ovviamente dalla dichiarata disponibilità dei valutatori e dalla verifica del possesso dei requisiti scientifici – riduca la discrezionalità delle scelte e fornisca maggiori garanzie di equità. Un’ ultima considerazione: i valutatori dei prodotti della ricerca dovrebbero essere chiamati non ad esprimere semplici punteggi ma a fornire obbligatoriamente (e non opzionalmente come accade ora) ampie, articolate e accessibili motivazioni a supporto dei giudizi.

Francesco Federico Mancini
Università di Perugia

Massimiliano Rossi
Università del Salento

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Allegato: lettera di risposta dell’ANVUR

pdf della risposta

 

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6 Commenti

  1. Suggerirei a tutti i colleghi a cui sia stato negato l’accesso agli atti di fare almeno ricorso (amministrativo) alla Commissione per l’accesso presso la presidenza del conisglio.
    Ecco il link al relativo sito dove si spiega il tutto e vi è la relativa moulistica(non costa nulla):
    http://www.commissioneaccesso.it/modulistica.aspx
    Sul piano giuridico la tesi di anvur mi pare debole, laddove trascura la esistenza di un diritto di agire in giudizio per la tutela della propria dignità e valore quale studioso, a fronte di una valutazione sulle proprie opere che non si può ovviamente escludere (senza aver visto gli atti) sia stata compiuta in modo superficiale o, peggio, dolosamente parziale e discriminatorio.

  2. E’ difficile non essere d’accordo con i colleghi Mancini e Rossi. Negando il diritto (sacrosanto) di accesso agli atti l’ANVUR non ci fa una bella figura. La cosa strana poi che non riesco a capire è “l’ossequio al principio di trasparenza” evocato dal rappresentante ANVUR, nella stessa lettera in cui viene dichiarato inammissibile qualsiasi ricorso. Ma è possibile una cosa del genere?
    L’auspicio è che per le prossime valutazioni VQR i criteri siano dichiarati prima e in modo chiaro. Solo in questo modo si eviteranno (o almeno si limiteranno) molti dei problemi emersi in questa prima tornata.

  3. Domanda per qualcuno giuridicamente competente: vista la risposta dell’Anvur, che cosa accadrebbe se la richiesta di accesso agli atti fosse formulata p.es. da un Direttore di Dipartimento relativamente a tutti i prodotti della sua struttura?

  4. la tenuta della affermazione :
    “un interesse personale e concreto ricollegabile alla persona che sia titolare di una situazione giuridicamente rilevante”
    sará messa alla prova dalla stessa ANVUR che in piu sedi sta indicando nelle valutazioni VQR i criteri per i “16 esposti” nei collegi di dottorato –

  5. La cosa stupefacente è che io posso leggere i giudizi di tutti gli altri candidati di qualsiasi settore, commissario per commissario con tanto di nome e cognome, e non posso avere i miei in dettaglio perché non c’è “un interesse personale e concreto ricollegabile alla persona che sia titolare di una situazione giuridicamente rilevante”
    Grande Anvur!!!
    Quando chiuderà i battenti sarà un giorno felice per il futuro dell’Italia

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