ANVUR per voce di Andrea Graziosi:
le voci sul limite del 25-30% di abilitabili
sono frutto di “teorie cospirative e del complotto”.
Antonio Pioletti, Presidente del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Filologia Romanza:
Come se non fossero già abbondantemente sufficienti incongruenze, contraddizioni e prassi formalmente e giuridicamente più che discutibili, pare che l’ANVUR si arroghi il diritto di dare indicazioni su quanti dovrebbero essere gli abilitati, sembrerebbe il 25-30% dei candidati. Corre voce insistente che nel corso di un incontro, tenutosi il 9 novembre 2012 presso i locali del MIUR, con i presidenti delle Consulte scientifiche dell’Area 11, presenti Stefano Fantoni, Presidente ANVUR, Andrea Bonaccorsi, componente direttivo ANVUR, e Andrea Graziosi, presidente GEV Area 11, le Consulte siano state invitate a sensibilizzare i propri iscritti e i futuri commissari (sic!) a seguire una linea “virtuosa” circa il numero degli abilitati, sì da non screditare il procedimento stesso. L’ANVUR altresì si riserverebbe il diritto di valutare il comportamento dei settori concorsuali. Voce che trova autorevoli riscontri. (testo integrale)
Andrea Graziosi ha commentato su Roars l’intervento di Pioletti :
Sono momenti tesi e le voci naturalmente corrono, come gli storici ben sanno. Questa però può essere smentita. Come possono testimoniare decine di presidenti di società di area 11, di membri Gev e di Gruppo di Lavoro, e decine di componenti di direttivi delle società stesse, la riunione tenutasi il 9/11 al Miur ha avuto questo andamento: […] è emerso un orientamento favorevole al rispetto delle regole e del rigore tradizionali delle nostre discipline, che hanno sempre creduto nella serietà del lavoro scientifico e didattico e nel dovere di riconoscerla, ma anche di difenderla, che apprezzano appieno la criticità della situazione annuale e che sentono il dovere di non illudere e di non bloccare le generazioni future. […]
Personalmente ritengo la diffusione di teorie cospirative e del complotto uno dei segni più inquietanti della situazione del nostro paese, il cui futuro non può che essere affidato alla razionalità
In attesa che venga chiarito cosa è stato veramente dichiarato nel corso della riunione del 9 novembre, si prende atto che l’ANVUR, per voce di Andrea Graziosi, smentisce l’esistenza di un limite a priori sul numero massimo di abilitabili e di azioni a posteriori nei confronti dei settori scientifici che eccedessero tale limite.
Nelle stesse ore in cui Graziosi diffondeva la sua smentita, il numero di domande aperte arrivava a
70.831
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Nota. Abbiamo specificato che l’ANVUR ha smentito per voce di Andrea Graziosi, perché quest’ultimo, in qualità di “alto esperto di valutazione” si qualifica come uno “collaboratori esterni dell’agenzia” che “all’atto di ricevere l’incarico, si impegnano a rispettare il codice etico e le altre clausole contenute nel provvedimento di incarico” (art. 8 del Codice Etico ANVUR). In particolare, l’art. 6 del Codice Etico recita:
Nell’ambito delle materie di competenza dell’Agenzia, i rapporti con la stampa sono di norma affidati al Presidente. I membri dell’Agenzia e, per quanto attiene le attività ad essa connesse, gli studiosi collaboratori esterni, nell’intrattenere eventuali rapporti con organi di stampa o con altri mezzi di informazione, devono attenersi agli indirizzi espressi dall’Agenzia
Pertanto, è da ritenersi che la smentita di Graziosi sia conforme agli indirizzi espressi dall’Agenzia e che ne abbia ricevuto il preventivo consenso.
Per quanto il senso di frustrazione sia condiviso e dilagante, vorrei tanto che evitassimo sovrainterpretazioni di ogni singola cosa e arzigogoli senza fine. Le cose sono già tragiche nella loro sobrietà.
senza sovra-interpretazioni la smentita di Graziosi non ci sarebbe stata….
Va detto che il numero che si ottiene dall’ID di una nuova domanda creata è probabile non corrisponda al numero di domande “attualmente aperte”, ma al numero totale di domande create (è verosimile che l’ID sia un campo di un database con incremento automatico).
In altre parole ogni volta che, per verificare il numero di domande, qualcuno crea una domanda “di prova” per poi cancellarla, il numero potrebbe aumentare di un’unità (personalmente nei mesi passati, per la curiosità di vedere come crescesse il numero di domande, ho creato 6 domande “di prova”, poi eliminate. Non so quanto questa prassi sia diffusa fra i candidati; se lo è, il numero di domande realmente aperte potrebbe essere parecchio inferiore.
rc: certamente di “prove” ce ne sono state moltissime, ma ci sono due fattori che hanno anch’essi molto incrementato il “numero di serie”:
1) ci sono molti ricercatori universitari e non-universitari che, visto che superano tutte e tre le mediane da ordinario, hanno applicato sia come associato che come ordinario.
2)ci sono molte persone che fanno ricerca interdisciplinare, e che sono slegati dagli schemi borbonici dei settori disciplinari.
riassumendo: secondo me tra prove, domande doppie assoc+ord, persone con profili multidisciplinari il numero di candidati e’ parecchio inferiore.
PS il problema e’ che temo che il numero di posti banditi di qui a 4 anni saranno 71… in tutta italia !!!!!
Anche io credo che le domande effettive saranno molte meno del numero progressivo attualmente visibile. Per quanto mi riguarda ho presentato due domande, vere, su settori differenti e ho registrato altre due domande di prova (che mi sono state utili per capire come è strutturata la domanda nel suo insieme e quali sono gli step irreversibili).
Più che il numero progressivo assegnato a ciascuna domanda aperta, è significativo quello attribuito a ciascuna domanda inviata. Personalmente, fra ieri sera e oggi pomeriggio ho inviato due domande: alla prima è stato assegnato un numero di identificazione prossimo al 20000, alla seconda di poco superiore al 25000. Siamo quindi molto al di sotto dei 70000. Ma è vero che sino al 20 c’è ancora tempo…
A me non sembra che ci sia un diverso progressivo attribuito per le domande inviate: è sempre lo stesso assegnato inizialmente in fase di registrazione della domanda. Ad esempio ho chiuso la mia domanda due giorni fa, ma ha progressivo sotto il 6.000, perchè l’avevo aperta in agosto.
Giusto.
Scusate, faccio un’osservazione banale, che esula dall’oggetto della discussione (cioè l’eventuale interferenza dell’Anvur sull’attività delle Commissioni), ma che può contribuire a riportare la discussione su quello che è il vero problema di fondo. A chi importa il numero degli abilitati, se tanto il nostro sistema universitario non ha il becco di un quattrino e quindi ne chiamerà in servizio una percentuale irrisoria?
Ivan: A me pare che il tuo commento sia il piu’ importante. Furibonde discussioni pro e contro, siti come questo… per una procedura che servira’ quasi solo ad inserire una voce in piu’ nel curriculum.
PS Per la cronaca, alle 14.51 siamo giunti a quota 73143
a me pare evidente a chi importa il numero degli abilitati: pochi abilitati significa che le vere scelte di reclutamento si fanno in sede di abilitazione, tanti abilitati significa che le vere scelte di reclutamento (per quanto scarso) si fanno in sede locale. Se prevale la prima ipotesi tutto si fonda sull’onore dei commissari, ma porta con sé l’ingiusta umiliazione di tanti studiosi che verranno dichiarati non abili pur avendo fatto quanto coloro che auspicano questa soluzione stretta: chi volesse convincersene veda le raccomandazioni dei direttivi di sismed, sisem sissco esiss e confronti il cosiddetto profilo del candidato da promuovere con le pubblicazioni di alcuni membri di tali direttivi
Cara Letizia, gli abilitati potranno essere tanti o pochi, ma le vere scelte di reclutamento si faranno comunque a livello locale (dove c’è una vera valutazione comparativa). Come è sempre stato, del resto. A meno che tu non creda nella cattiva fede dei commissari abilitanti.
mi limito a preoccuparmi dei suggerimenti circolanti di dare abilitazioni in numero di poco superiore ai posti presumibilmente disponibili. questo potrebbe avere come conseguenza che i candidati preferiti dalle future commissioni locali non potrebbero essere scelti in quanto non abilitati. e non lo considero un male; mentre considero un male che si alzino le pretese per conferire l’abilitazione al solo scopo di restringere il numero degli abilitati
Ma il server che gestisce le domande online è stato correttamente dimensionato per sostenere gli accessi in vista della scadenza del 20 novembre? Oppure c’è un rischio di blocco degli accessi?
Oggi sul sito Anvur (http://www.anvur.org/sites/anvur-miur/files/delibere/delibera93_2012_allegato.pdf ) è uscita la Lista dei commissari in servizio presso Università di Paesi aderenti all’OCSE anche per il nostro settore concorsuale.
Credo che sarà preciso dovere di ciascuno di noi, e soprattutto dei colleghi ordinari, valutare attentamente i loro curricula (appena disponibili) per sapere in quale mani è stato affidato il futuro dei nostri colleghi più giovani.
I CV sono già online.
sono qui
http://www.anvur.org/?q=it/content/cv-aspiranti-commissari-paesi-ocse
Caro Eugenio,
in linea di massima: no’ bbuone (le mani). Da che dipende? Dalla scarsa appetibilità della partecipazione all’ASN oppure da chi ha spinto gli Ocse a presentare domanda? Memento: 1. Diffidare di chi non mette nel CV la lista delle pubblicazioni: 2. Controllare bene se si tratta di professori (Professeur, Full Professor). Parlo per i settori che conosco, ovviamente, ma in quelli limitrofi trovo raramente esempi di chiara fama.
Per storia moderna, 2 curricula sono privi della lista delle pubblicazioni…su quali basi sono stati considerati sorteggiabili…per chiara fama….?
all’ignominia non c’è mai fine
Credo che, quando il quadro sara’ completo, sara’ ancora peggio. Manteniamo la calma.
E’ uscita una lista di stranieri/oriundi per 03/A2 (chimica fisica e parte di chimica ambientale). Ci sono 3 chimici fisici (Carlo ADAMO e non Adamo CARLO, Wolfang KAUTEK e non Kautek WOLFANG, Tommy NILANDER), 1 chimico inorganico (Hansjorg F. GRUTZMACHER e non Grutzmacher HANSJORG) decisamente fuori settore e poi:
Bjorn ANDERSEN (Prodution and quality engineering, faculty of mechanical engineering)
Paul STRUIK (crop physiology)
La lista mi sembra un po’ strana.
Dal sito di Bjorn ANDERSEN:
In my work as professor the main academic interests are:
Performance measurement and management
Improvement of business processes
Benchmarking
Project management
Publications:
Author and contributor to 24 books
Author and co-author of 29 journal papers
Author and co-author of 52 research reports
Author and co-author of 74 conference contributions, presentations, and speeches
Le mediane per i commissari sono 42.5 pubblicazioni ISI/Scopus dal 2002, 1377.5 citazioni, h-index 20. Lo vedo difficile con 29 journal papers. E poi cosa c’entra con la chimica?
Personalmente ho fatto 4 domande per 4 diversi settori. temo prevarrà la logica di settore, con bocciature di gente proveniente da altri settori.
in assoluto, come già fatto notare, i vari settori tenderanno a voler fare massa critica. Più abilitati, potrebbe voler dire maggiore potere.
Ho controllato i venti sorteggiabili OCSE per il settore 10/A1 (Archeologia). La situazione è piuttosto strana e in qualche caso preoccupante. Stendo un velo pietoso sui nomi scorretti o sull’inversione di nome e cognome. Innanzitutto è chiaro che non esisteva un modello standard: ognuno sembra seguire un criterio personale, alcuni (gli spagnoli) utilizzano i loro CV standard nazionale. Qualche curriculum è brevissimo (una pagina), qualcuno chilometrico con tutte le conferenze tenute negli ultimi dieci anni. Un paio sono costituiti da un puro elenco di pubblicazione senza alcuna indicazione sul percorso professionale e nemmeno il ruolo attualmente ricoperto (uno di questi è un chiara fama di cui conosco il curriculum poderoso e da cui volentieri vorrei esser giudicato), la maggior parte manca della bibliografia. Ho il sospetto che abbiano trasmesso la domanda divisa in più files, uno solo dei quali è stato caricato sul sito.
Ci sono alcuni nomi eccellenti, un certo numero di persone di livello non eccelso, altri a me ignoti (di SSD troppo lontani dal mio).
C’è anche un americano-tedesco che dichiara la conoscenza di inglese, tedesco, francese e arabo elementare, ma non dell’italiano (come farà a valutare le pubblicazioni nella nostra lingua?).
Un altro è sempre stato curatore di prestigiosi musei, ma con esperienza universitaria trascurabile. Inoltre è egittologo: semmai dovrebbe essere preso in considerazione per il settore 10/N1 (Culture del vicino oriente antico, del medio oriente e dell’Africa). Per curiosità ho controllato anche questo settore che – come sapevo – è vastissimo e comprendente archeologi, linguisti, storici, storici delle religioni di qualche decina di civiltà ognuna delle quali è un mondo (Assiri, Egiziani, Persiani, Ebrei, Copti etc.), ha solo cinque aspiranti commissari (tre dal nome italianissimo) e nessun egittologo.
Certo che farmi giudicare da un collega che l’Italia antica la conosce solo da turista o che può leggere meno di un terzo degli articoli che presento (quelli in inglese o tedesco) non è il massimo delle mie aspirazioni…
Credo che se vengono sorteggiati commissari dal cui curriculum risulta che non conoscono l’italiano questo sarà un’altra fondata ragione per ricorsi.
Segnalo intanto alcuni nomi di candidati commissari “ocse” per filosofia:
Roberto Casati
Stefano Pedrelli
Achille Varzi
Ugo Perone
Con loro il problema della lingua non sussisterà, e sono più che qualificati. Ma non servivano commissari “stranieri”?
non si e’ mai parlato di commissari di nazionalita’ straniera. Il criterio non e’ la nazionalita’, e la sede universitaria in cui l’aspirante commissario lavora.
Visto che ho fatto domanda come commissario OCSE vi confermo che 1) non c’era un modello standard di curriculum e 2) che per le pubblicazioni era previsto un file separato.
aggiungo che i commissari OCSE devono avere gli stessi criteri dei commissari italiani che, per i settori bibliometrici, sono H-index, numero di articoli negli ultimi 10 anni (se ricordo bene) e numero totale di citazioni.
Quindi non bisogna essere di “chiara fama” per essere commissari OCSE. Basta avere gli stessi requisiti dei commissari italiani.
La questione non riguarda la chiara fama ma l’essere professore ordinario o equivalente nel settore concorsuale o equivalente. Se un professore OCSE si candida ma non è chiaramente del settore dovrebbe chiedere l’abilitazione non fare parte della commissione di valutazione. Ci sono intrusi nelle liste che andrebbero rimossi e questo non è stato fatto.
Immagino che sia possibile, se non espressamente proibito dalla legge, che un nostro “cervello” particolarmente ansioso di ritornare sia contemporaneamente commissario OCSE e candidato all’abilitazione. Ah, Ah, che si fa in questo caso?
Per essere commissario OCSE bisogna avere una posizione da ordinario all’estero. Quindi lo stesso commissario puo’ partecipare ai concorsi locali senza dover passare dall’abilitazione nazionale. Ne consegue che il conflitto che ipotizzi non esista.
Se ci sono “intrusi” nelle liste, i candidati possono fare istanza di ricusazione.
Qualcuno sa come è andato (se c’è stato) il sorteggio della commissione 10N1 che avrebbe dovuto tenersi ieri (16.11) in forma pubblica al MInistero?
Provo a riassumere alcuni punti sollevati dai commenti precedenti, relativi alla “bella pensata” dello Straniero (che, insisto, non è quello di Camus): 1. l’inversione, più volte denunciata, del nome e del cognome indica un’assoluta sciatteria di Anvur e Miur, ma mi chiedo se l’ordine alfabetico in cui vengono presentati i nomi non incida sul sorteggio; 2. se ho fatto allusione alla chiara fama, è perché la risonanza scientifica, in uno o più settori, può supplire alla mancanza di un adeguato CV. 3. nel mio settore (Francesistica) i sorteggiabili sono soltanto 4 (vi rendete conto?). Di questi, l’unico che presenta un voluminoso dossier bibliografico è un professore della Sorbonne, dal quale mi piacerebbe essere giudicata e che mi auguro venga estratto. Per gli altri, si deve ricorrere a Google, superando la noia di liste defatiganti di conferenze e di convegni (personalmente non li metto più nel mio CV) e difficilmente si arriva ai volumi o alle edizioni critiche. In due casi, si tratta di neo-cattedratici (da meno di un anno, il che se non mi sbaglio, renderebbe impossibile la candidatura di un neo-ordinario italiano). 3. la competenza linguistica è essenziale, trattandosi di un concorso che si svolge nel nostro paese. Persino nei settori linguistici, tutti hanno il diritto di pretendere che la produzione scientifica redatta nella propria lingua sia letta e giudicata. Mi si dirà: ma nei dottorati…Ebbene no: qui non stiamo parlando di dottori di ricerca, ma di docenti che sono funzionari dello stato. 4. gli oriundi. Troppo facile scherzarci sopra. Ce ne sono di bravissimi e di meno bravi. Qui devono essere scelti quelli davvero eccellenti. Non basta insegnare da qualche anno in un’università americana per diventare straniero in patria. Quando magari si fa parte di cordate accademiche italiane (esempi nei nomi che leggo a caso nelle discipline teatrali, in italianistica, in economia). Che dire? E’ un ulteriore pasticcio. Sta andando proprio maluccio!
“mi chiedo se l’ordine alfabetico in cui vengono presentati i nomi non incida sul sorteggio”
_____________________
Sì, incide sul sorteggio.
Mariella: “nel mio settore (Francesistica) i sorteggiabili sono soltanto 4 (vi rendete conto?).”
Perche’ ti stupisci? La legge prevede un minimo di 4 commissari. Quindi e’ tutto a norma. Se mai la cosa scandalosa e’ che, in certi settori, non si e’ riusciti a raggiungere il quorum di 4 commissari e quindi il commissario straniero non ci sara’. Questa cosa la dice lunga sulla internazionalizzazione di certi settori.
Mariella: “In due casi, si tratta di neo-cattedratici (da meno di un anno, il che se non mi sbaglio, renderebbe impossibile la candidatura di un neo-ordinario italiano)”
Per neo-cattedratici intendi persone che sono diventate ordinari da meno di un anno? In ogni caso la distinzione tra “straordinario” e “ordinario” all’estero non c’e’, e il CUN/MIUR hanno fatto delle belle tabelle di comparazione dei titoli accademici stranieri con quelli italiani. Presumo che abbiano usato quelle.
Mariella: ” gli oriundi. Troppo facile scherzarci sopra. Ce ne sono di bravissimi e di meno bravi. Qui devono essere scelti quelli davvero eccellenti. Non basta insegnare da qualche anno in un’università americana per diventare straniero in patria.”
Guarda che un posto da ordinario in USA mica te lo regalano !!! E poi non capisco dove sta la tua logica che per gli italiani che sono ordinari all’estero bisogna avere dei criteri supplementari. Me la spieghi?
Sam
Per esempio:
Bjorn ANDERSEN
Adamo CARLO
Grützmacher HANSJÖRG
Tommy NYLANDER
Paul C. STRUIK
Kautek WOLFGANG
dovrebbe essere:
CARLO Adamo
Bjorn ANDERSEN
HANSJÖRG Grützmacher
WOLFGANG Kautek
Tommy NYLANDER
Paul C. STRUIK
a parte chi non dovrebbe starci.
Sono un “aspirante” candidato per il settore 11-C3 (Filosofia Morale): sono stati pubblicati per il mio settore i possibili commissari “stranieri” e vedo che c’è Ugo Perone. Per carità un grande e riconosciuto studioso, ma mi domando e vi domando:> l’inserimento degli “stranieri” non doveva essere un modo per superare le parrocchie? Passi pure per gli italiani che hanno fatto la loro carriera accademica all’estero, ma Ugo Perone (come potete leggere dal CV) fino al 2011 è stato Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Piemonte. Poi ha evidentemente lasciato l’Università e risulta “straniero” perché ora è docente alla Facoltà Teologica di Berlino. Anche là dove la sua candidatura fosse legittima, non è quantomeno inopportuna?
Per evitare quello che dici te avrebbero dovuto inserire nella legge un minimo di anni di attivita’ all’estero che in altri campi (per esempio chiamate dirette) e’ di 3 anni. Ma per l’abilitazione questo criterio non e’ stato inserito. In igni caso io, pur essendo accademico all’estero da piu’ di 11 anni, non ci vedo niente di male a mettere nei commissari gente che ha una posizione da ordinario all’estero, anche se per poco tempo.
Anch’io credo che “non ci sia nulla di male” e, insisto, formalmente non fa una piega. Ti assicuro che ho anche molta stima per Perone. Ma, ripeto, è solo questione di opportunità visto il contesto in cui avviene il tutto. Tu negli ultimi 11 anni hai partecipato a Valutazioni Comparative in Italia? Hai allievi e una scuola in Italia? La democrazia è anche sostanza o solo forma?
Per dirla con Baglioni: W W W l’Inghilterra ma perché non sono nato là..
“La democrazia è anche sostanza o solo forma?” Scusa ma che c’entra la democrazia? Il sottoscritto e’ un self-made man senza ne arte ne parte tant’e’ vero che mi hanno ripetutamente segato ai concorsi in italia a partire dal dottorato dove non mi hanno neanche ammesso al concorso in quanto avevo una laurea americana. In ogni caso non ci vendo niente di male, ne nella forma che nella sostanza, che anche chi abbia rapporti con l’italia diventi commissario OCSE. La cosa che conta e’ che il commissario e’ ordinario all’estero.
Già, non c’è nulla di male (cioè di illegale), ma così è di fatto vanificato lo spirito con cui era stata introdotta la norma: avere commissari al di fuori delle logiche accademiche italiane. Non sono queste le solite furbate che screditano l’università italiana? E poi avete letto il curriculum? Sono riportate solo le cariche istituzionali, ma zero sui titoli scientifici e sulle pubblicazioni. Forse il prof. Perone – già assessore alla cultura della provincia di Torino (vedi http://www.provincia.torino.gov.it/organi/giunta/assessori/perone.htm) e in questa veste accusato di ‘familismo’ per aver finanziato il teatro della figlia (vedi http://www.lospiffero.com/article.php?id_sezione=2&id=843) – ha avuto troppo poco tempo per studiare e pubblicare, impegnato com’era in tutte le cariche istituzionali che elenca. E’ questa la qualità che doveva essere assicurata dalla scelta di commissari Ocse?
Alcuni rapidi commenti:
1. Al seguente link è disponibile la bibliografia di Perone fino al 2009: http://www.lett.unipmn.it/docenti/perone/
Ne deduco che il curriculum incompleto sia frutto di negligenza o di fretta. Non ho competenza, ma non sembra un caso di inattività scientifica (quanto meno fino al 2009, ultimo anno coperto nella pagina web citata).
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2. La mancanza dei titoli scientifici nel CV reso disponibile sul sito dell’ASN è comunque deprecabile perché impedisce di verificare il superamento dei requisiti (le mediane) che valgono anche per i commissari OCSE. In assenza di quelle informazioni, come ha fatto l’ANVUR a verificare il superamento dei parametri minimi? Sembra un altro esempio del pressapochismo che caratterizza questa procedura di abilitazione.
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3. Anche se la selezione di Perone (e di altri) fosse formalmente ineccepibile, rimane in me una certa perplessità. Se il commissario OCSE è un collega che fino ad un attimo prima era pienamente integrato nelle dinamiche accademiche italiane, aumenta il rischio che diventi una specie di jolly a favore di qualche scuola scientifica o cordata accademica nazionale. Inutile nascondersi, che il membro OCSE è stato inserito proprio per uscire dalle logiche consociative nazionali, un proposito che potrebber venire di fatto vanificato da un massiccio ricorso agli oriundi. Va anche detto che nella definizione delle liste dei commissari OCSE l’ANVUR appare disporre di ampi margini di discrezionalità (in diversi casi emergono dubbi sulla pertinenza dei titoli scientifici ed in altri casi non sembrano disponibili nei CV in rete tutti i dati necessari per valutare il superamento dei parametri minimi).
sarebbe stato forse meglio inserire un criterio di anzianita’ all’estero, per esempio 3 o 5 anni. Comunque, nella mia esperienza, oriundi con posizioni da ordinario all’estero non sono pienamente integrati nell’accademia italiana, anzi.
spero che queste situazioni che voi denunciate siano solo le eccezioni che confermano la regola. Ripeto, nel mio settore, ci sono tra i commissari sorteggiabili scienziati di fama mondiale.
Visto che sono stato io a lanciare l'”affaire Perone” voglio precisare:
1) non bisogna mettere in dubbio il profilo scientifico del Prof. Perone che è indiscutibile, almeno per chi conosce il settore di Filosofia Morale. E occorre sottolineare che dal punto di vista formale la sua candidatura è ineccepibile
2) non tocca a noi esprimere giudizi morali su episodi che riguardano l’attività politica di Perone (riportata peraltro dai quotidiani). Così, io davvero non ci sto.
3) Il punto è quello messo in evidenza da De Nicolao al punto 3 che saluto con piacere dal momento che rispecchia le mie perplessità sostanziali e che altri non avevano evidentemente colto. Qui non si tratta di rimpatriare forzatamente tutti i commissari OCSE, solo di segnalare, là dove ce ne sono, incongruenze e pressapochismi che, attenzione, possono incidere sul futuro dei candidati o di alcuni dei candidati che sulla trasparenza e sulla necessità di nuove regole per la carriera ci avevano contato, sbagliando evidentemente i conti. Delle due l’una: o il giudizio su di me lo danno i docenti dell’Università italiana (perché mai questi dovrebbero essere consociativi per definizione? Leggete le parole di presentazione della Riforma Gelmini e vedrete che è costruita sulla criminalizzazione dei docenti italiani, baroni e familisti per natura e opere), oppure se si ritiene che i docenti stranieri siano una garanzia per evitare cordate, allora occorrono stranieri (o oriundi) “sostanziali”. Insomma se, a sentire i proclami degli estensori della Riforma, uno come Perone fino al 2011 era un consociativo di natura, ora, solo per essere passato per la porta di Brandenburgo, avrebbe ottenuto l’indulgenza con tanto di remissione totale del peccato originale.
Sì certo la democrazia non c’entra, così come non c’entrano la forma, la sostanza, il self made man, la laurea americana, il dottorato, l’OCSE, l’ordinario estero, Roars, i segati, io e te.
un caro saluto a tutti
senza polemica
C.
mi fai una domanda, ti rispondo, e poi fai la spiritosa? boh