La rivista ad accesso aperto Ius Publicum Network Review ospita contributi dedicati al problema del reclutamento accademico in Europa, con l’intento di approfondire il dibattito e allargarlo ad una dimensione internazionale.
Sono già apparsi gli articoli di:
R. Caballero Sànchez, La selecciòn del profesorado universitario en España (n° 2/2014)
A. Banfi, Aspetti problematici del reclutamento accademico in Italia (n° 1/2015)
A. Banfi, Academic recruitment in Italy: an overview for foreigners (n° 1/2015)
Contestualmente, sono stati già organizzati due incontri, svoltisi rispettivamente il 15 settembre 2014 e il 9 marzo 2015. Del primo è disponibile il video a questo indirizzo.
Segnaleremo man mano l’uscita di altri contributi sul tema.
In merito al contributo “A. Banfi, Aspetti problematici del reclutamento accademico in Italia (n° 1/2015)”
vorrei segnalare che tra i requisiti di accesso alle posizioni RTDb vi è anche un triennio di post-doc all’estero.
Vorrei anche rendere esplicito che chi ha usufruito di tre anni di assegno pre Gelmini, se non è emigrato nè ha cambiato mestiere, ha anche avuto la possibilità di usufruire di ulteriori assegni post Gelmini.
Queste due norme rendono inverosimile la presunta scarsità di candidati a posizioni RTDb, o perlomeno non consentono di generalizzarla a tutti i settori.
A mio avviso la scarsità di questo tipo di bandi va dunque ricercata in altre motivazioni e non nell’assenza di potenziali candidati. Il numero piuttosto importante di non-strutturati con l’abilitazione conferma questa interpretazione.
Tanti se ne vanno, scoraggiati. Viso che si parla di panorama internazionale, per chi volesse farsi un’idea dello squilibrio fra giovani ricercatori in uscita e in ingresso in Italia segnalo i dati del programma Marie Curie (i bandi IEF ed IOF sono in larga parte finanziamento per borse post dottorato): http://ec.europa.eu/research/mariecurieactions/documents/funded-projects/statistics/eu-countries/marie-curie-actions-country-fiche-it_en.pdf.
Nessun altro paese in Europa vede una simile “fuga” di postdocs (per ogni giovane ricercatore che arriva più di quattro se ne vanno).
Molto interessante l’affermazione, presente nell’articolo, che suggerisce come il superamento delle mediane prevede che metà dei docenti non sarebbero di fatto “abilitabili” per il ruolo che ricoprono. In aggiunta, se non erro, i docenti che non hanno inserito pubblicazioni venivano esclusi dal computo delle mediane stesse. Di conseguenza, i candidati ASN che superavano tre mediane andavano a collocarsi ben al di sopra del miglior 50% degli indici bibliometrici. Questi fatti rendono comprensibile come da parte degli abilitati non strutturati (e non reclutati) vi sia, come dire, una certa sensazione di presa in giro…
Con tutto rispetto dei non strutturati e senza entrare nel merito del valore del tutto congetturale di comparazioni basate sui soli indicatori bibliometrici, viaggiavano alti anche gli indicatori di moltissimi strutturati. La rottamazione di un’intera generazione sta scritta nel drastico taglio del turn-over che dal 2007 al 2013 ha fatto perdere più di 8.400 posizioni permanenti. Un fenomeno che era implicito nei tagli 2008 voluti dalla coppia Tremonti-Gelmini che, sulla linea Giavazzi-Perotti, ritenevano sovradimensionato il sistema universitario italiano. Una convinzione tuttora ben radicata.

https://www.roars.it/una-lezione-di-aritmetica-e-altro-per-ernesto-galli-della-loggia/
Da notare che la figura del rapporto ANVUR non include gli oltre 3.000 ricercatori a tempo determinato assunti nel periodo 2007-2013.